Ciaooooooooooooooo!!!!!!Questo è il primo capitolo della mia prima storia. Devo dire che è un po’ corto ma i prox capitoli saranno più lunghi, promesso!!! Intanto spero proprio che questa introduzione vi piaccia. Recensite, please! Ora vi lascio alla storia….Buona lettura!!!
Grazie in anticipo anche a chi legge…
Capitolo 1:
“La perlustrazione”
Gelo. Nebbia. Solitudine.
Una creatura ammantata di nero, con lunghi capelli
argentei fluttuanti, saltava nelle rocce disseminate qua e là, cercando di
raggiungere la sua meta: la base di Roccaluce, la dimora degli ultimi esseri
intelligenti rimasti sulla Terra.
Avvertì un lieve fruscio dietro di sé e si mise a
correre più veloce. Resisteva al freddo e riusciva a vedere nella nebbia, ma
aveva la sensazione che qualcuno o qualcosa la stesse
seguendo. D’altronde come si poteva stare tranquilli in un pianeta ormai
ostile, dove gli ultimi esseri intelligenti vivevano tutti a Roccaluce, mentre
il resto della Terra era pullulante di mostri ripugnanti, pronti ad aggredire
qualsiasi creatura che gli si avvicinava?
Roccaluce era distante ancora qualche miglio, ma la
creatura sapeva che ci sarebbe arrivata comunque.
Ad un certo punto il terreno roccioso cedette il
posto ad un’infinita distesa d’erba viola. Lo strano colore
dell’erba era dovuto alla fioca luce del sole, pallido per tutto l’anno,
e soprattutto dalla mancanza del satellite della Terra,
La separazione della Luna dalla superficie terrestre
ha inoltre causato l’allontanamento della Terra dal Sole, provocando la
diminuzione della temperatura della superficie terrestre e la visione di un
pallidissimo Sole. Di conseguenza, anche se il Sole non è molto distante dalla
Terra, la sua luce non è più brillante come un tempo, ma molto più debole.
Questo successe circa 150 anni fa.
Prima d’immergersi nell’erba altissima si
guardò attorno, come in cerca di qualche misteriosa presenza... quando
all’improvviso sentì l’aria squarciata da una lama a pochi
centimetri da lei e si tuffò immediatamente nell’erba, cercando di correre
più che poteva. Sentiva i passi del misterioso essere dietro di sé avvicinarsi
sempre di più. Ad un tratto non sentì più nulla. Avvertiva, però, la presenza
della creatura. Sapeva che era lì, in agguato. Così si girò di scatto e allora
la vide: davanti a lei c’era una creatura alta circa
Finalmente la distesa d’erba cominciò a
diradarsi, fino a lasciare solamente alcuni ciuffi dispersi qua e là.
La creatura cominciò a rallentare fino a fermarsi.
Davanti a lei non c’era nulla, o almeno era quello che un semplice essere
umano avrebbe constatato. Fece ancora due passi in avanti e scomparve. Era
entrata nella barriera di Roccaluce. Solamente un occhio molto attento avrebbe
potuto notare un sottile involucro che proteggeva da qualsiasi pericolo
l’enorme base. La figura avanzò ancora fino alle porte che conducevano
all’agognata meta, anch’esse impercettibili. Estrasse dalla
tracolla una piccola sfera trasparente, tese il palmo in alto e distese
elegantemente il braccio. I battenti si aprirono, dando l’accesso
all’enorme base.
Roccaluce era come una piccola città in miniatura,
costituita da vari edifici colorati, dalle forme più svariate. Su tutte quelle
costruzioni ne spiccava una ottagonale che rifletteva
i colori degli altri edifici, facendola sembrare un arcobaleno che non scompare
mai. Era il cuore della base: l’Hiroyuki.
La creatura, però, aveva un’altra meta. Si
trattava di un piccolo edificio rosato di forma esagonale accanto allo Hiroyuki. Oltrepassò i grandi
battenti di Roccaluce e si diresse verso la piccola struttura rosata. Varcò
l’ingresso e si trovò in una stanza colma di computer.
-Salve, Yukiko. Com’è andata la tua
perlustrazione?-, disse un ragazzo da dietro lo schermo di un computer. -Male-, rispose lei. In fretta si tolse il mantello e lo
gettò svogliatamente su un attaccapanni. -Come mai?-. -Un Oscuro è arrivato nei
pressi di Roccaluce e…mi ha aggredita-, disse frettolosamente. Lui apparì
leggermente sorpreso. -Chissà cosa lo ha spinto fin qui…comunque te la
sei cavata, a quanto pare. Complimenti sorellina-. Le rivolse un sorriso
ironico. -C’è poco da scherzare, Shizu. Se non
avevo la tua fialetta con me non so se potevo scampare al pericolo-, i suoi
occhi viola cominciarono a diventare lucidi. Shizu le si avvicinò e la strinse
forte a sé. -Ora ci sono qui io, piccola-, le sussurrò dolcemente
all’orecchio. -È ora di riposare, sorellina. È
tardi e hai fatto un lungo viaggio-.
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