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Autore: bice_94    03/06/2014    9 recensioni
il primo capitolo è una one-shot! ho deciso di non mettere completa così, se in futuro vorrò pubblicare altre one-shot, le riunirò tutte in questa storia! spero vi piacciano. olicity ovviamente
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ed anche questa è finita.. a presto miei adorati.. :) 
spero vi piaccia... buona lettura.. :*




La cena si dimostrò veramente squisita. Felicity aveva un grande talento in cucina. Oliver ammise a se stesso di non averle dato molta fiducia, ma il risultato l’aveva sorpreso.
L’atmosfera era calda ed accogliente, in accordo con i colori sgargianti della casa. La conversazione era spontanea e divertente. Oliver notò che Felicity si era praticamente appropriata esclusivamente del vino che aveva portato. Sapeva che ama lo amava, ma non immaginava quanto.
Oliver Queen non poteva dirsi un intenditore, ma riusciva a gustare ed apprezzare una buona annata. Quello che Felicity stava facendo però era tutt’altra cosa. Ogni sorso sembrava per lei una passeggiata coinvolgente. La vedeva chiudere gli occhi ed assaporare il gusto di quel vino come se fosse qualcosa di assolutamente raro. Beveva lentamente, piccoli sorsi, attenti, misurati, ma pienamente amati.
Oliver non sapeva perché si fosse focalizzato proprio su questo, ma non riusciva a distogliere lo sguardo dall’espressione assolutamente conquistata di Felicity. Fece un appunto mentale per ricordarsi di portargli molte altre bottiglie di vino in futuro.
Roy e Diggle sembravano completamente rilassati. L’espressione malinconica di Roy era stata sostituita da una assolutamente divertita al racconto dell’ex militare su un episodio del college. Diggle sembrava aver lasciato per una volta le preoccupazioni che la gravidanza di Lyla aveva portato con sé fuori da quella casa.
Felicity era luminosa. Aveva iniziato a raccontare di come fosse stata quasi espulsa dalla scuola quando, durante il college, si era casualmente introdotta nel sistema per abbassare di un paio di voti il risultato della prova di letteratura francese di Sally “perfetta” Fuller. Fece spallucce quando spiegò che aveva copiato in maniera spudorata. Tutti gli altri furono trascinata in una risata convulsa.
Anche Oliver si ritrovò a raccontare come andarono veramente le cose la sera in cui, lui e Tommy, erano stati arrestati per atti osceni in luogo pubblico. I ricordi uscirono fuori come una culla piacevolmente accolta e non così terribilmente dolorosa come avrebbe immaginato.
Lasciò libera la sua anima, lasciò fuori i freni che gli avevano impedito di vivere, di ricordare, senza che il senso di colpa diventasse soffocante.
Diggle rise sonoramente e Felicity per poco non sputò tutto il suo vino. “Sono quasi ubriaco, ma credo che questa sia la serata più bella che io abbia avuto in molto tempo.” Roy si appoggiò pesantemente alla sedia e diede voce al pensiero che aleggiava ormai nella mente di tutti e quattro.
Oliver annuì e sorrise. Notò come gli occhi della donna si illuminarono guardandolo. “Dovremmo farne un appuntamento settimanale. The Arrow Team’s night. Che ne dite?” L’entusiasmo di Felicity era contagioso, perché un grosso sorriso si aprì sul volto di tutti. “Beh, penso possa essere organizzato, no?” Fu Oliver a parlare, lascando tutti completamente spiazzati. Non perché non fossero d’accordo, ma perché questo era totalmente fuori dal suo personaggio. L’imbronciato Oliver Queen aveva accettato con così tanta facilità da essere spaventoso.
Eppure l’uomo sapeva perfettamente il motivo di quella reazione. Lì, a casa di Felicity, si era sentito in pace, si era sentito l’uomo che era sopravvissuto ad un isola infernale per cinque anni, ma che era riuscito a lasciare lì i suoi fantasmi, le sue paure. Lì era riuscito ad essere solo Oliver, non l’amministratore delegato in rovina, non il figlio che aveva deluso la madre, non il fratello bugiardo, non il vigilante, non l’uomo così rotto da aver paura di amare.
Felicity gli sorrise con dolcezza e, senza rendersene conto, gli strinse la mano. “Oh, ho così tante idee!” La sua voce era piena di eccitazione, ma Oliver sapeva perfettamente cosa stava facendo.
Felicity aveva visto cosa l’uomo aveva realizzato e decise che per il momento sarebbe stato sufficiente, così riportò l’attenzione su di lei e sulle sue proposte bizzarre.
Finirono di cenare e, dopo l’ultimo bicchiere di vino, Felicity si alzò, allontanandosi da tavolo. “Bene, io dovrei andare a cambiarmi.” Gli uomini la guardarono con aria confusa. La bionda scosse la testa. “Potrete anche non vedermi in quel modo, ma anche io sono una donna e tengo al mio aspetto. Quindi non-guardatemi-così!” Lo disse con risentimento divertito e Roy fece una faccia che lasciava intendere che di sicuro non tutti loro non la vedevano in quel modo. Il ragazzo notò lo sguardo arrabbiato che Oliver gli lanciò e capì che probabilmente aveva ricevuto il messaggio forte e chiaro.
“Vai, Blondie. Vai e fatti bella. Qui ci pensiamo noi.” Felicity diede uno sguardo riconoscente a Roy e scomparve velocemente, mentre gli occhi di Oliver non si mossero dalla schiena della donna.
 
Quando riapparve quasi un’ora dopo, la reazione dei tre uomini fu più o meno la stessa. La fissarono con la bocca leggermente aperta. “Oh mio-..” L’esclamazione di Roy fu sorpassata da quella di Diggle. “Accidenti Felicity. Sei uno schianto.” La donna arrossì leggermente. “Sono contenta che vi piaccia.” Ridacchiò, ma il silenzio di Oliver non era passato inosservato.
Né per lei, né per gli altri due uomini.
Felicity aveva un abito di un azzurro molto acceso. I suoi occhiali erano stati sostituiti dalle lenti e un trucco delicato le illuminava i lineamenti. I capelli, mossi sulle punte, giacevano orgogliosamente sul lato destro del suo collo. La donna si schiarì la voce sotto lo sguardo intenso di Oliver. Solo lui sarebbe in grado di mettere a disagio qualcuno solo con i suoi occhi. “Bene, andiamo che ne dite?”
L’esortazione riportò tutti alla realtà. Afferrarono rapidamente le giacche e uscirono dall’appartamento. L’ultima ad uscire fu proprio Felicity. Aveva notato che Oliver era rimasto leggermente più indietro rispetto agli altri due uomini e, mentre stava per chiudere la porta, si abbassò vicino all’orecchio della donna, sfiorandole la guancia con il naso. “Sei bellissima.”
Felicity aprì la bocca per ringraziarlo, ma non uscì nessun suono. Gli occhi di Oliver si soffermarono per un secondo di troppo sulle labbra della donna. Sorrise e si allontanò lentamente, lasciando Felicity stordita per la seconda volta quella sera.
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“Beh, sembra che nonostante tu sia povero, tu sia ancora una star, quando si parla di locali.” La voce di Felicity era assolutamente divertita. Roy era semplicemente entusiasta. “Pare che sia ancora utile portanti in giro allora, amico.”
Oliver grugnì in risposta e Diggle diede una pacca soddisfatta sulla spalla del giovane, mentre riuscirono a farsi largo nel nuovo locale in centro. La musica era assordante e per un momento si trovarono disorientati dal rumore, le luci e la folla. Roy scomparve rapidamente e Diggle si diresse al bancone del bar. Felicity rallentò il suo passo e si uniformò a quello di Oliver. L’uomo spostò il suo sguardo su di lei, nonostante la donna sembrava non prestare veramente attenzione a lui. Era meravigliosa e sentì istintivamente il bisogno di sentirla accanto a lui. Le afferrò la mano e lasciò che le sue dita scivolassero tra le sue. Oliver distolse immediatamente lo sguardo, ma vide comunque lo sguardo sorpreso di Felicity e il sorriso delicato che lo seguì. Raggiunsero gli altri, nonostante la confusione e, senza rendersene conto, Roy li trascinò in mezzo pista.
Oliver ricordava perfettamente se stesso molti anni prima nella stessa situazione. Amava i corpi che si spintonavano al ritmo di quella musica assordante, amava il contatto inevitabile. Ora, si ritrovò infastidito da questo. Diggle fuggì poco dopo e l’arciere avrebbe voluto seguirlo, fino a quando vide Felicity.
Ballava lentamente, con piccoli movimenti, in accordo con la musica. Aveva gli occhi chiusi e i suoi capelli balzavano delicatamente sulle sue spalle.  Notò come fosse completamente rilassata, come avesse lasciato il resto del mondo fuori da lì. Era come se avesse lasciato in una scatola la sua parte razionale, quella che era perfettamente consapevole di quanto il mondo fosse ingiusto e doloroso, quella che aveva ottenuto solo un cuore spezzato da Oliver, quella che credeva che il “ti amo” che lui stesso gli aveva sussurrato in una casa troppo vuota e silenziosa fosse solo uno stratagemma per salvare un’altra donna e la città.
L’uomo rimase lì, davanti a quella donna ad osservarla e a desiderare di tenerla per sé. Roy, che era stato fino a quel momento insieme a loro, si dileguò. Oliver iniziò a muoversi lentamente, causando un sorriso soddisfatto sul viso di Felicity. L’uomo vide tuttavia che non era il solo ad apprezzarla.
Un ragazzo che avrà avuto più o meno l’età di Felicity, moro, alto e con uno sguardo non del tutto lucido le si avvicinò. Oliver sentì la rabbia attraversargli le vene, ma decise di non muoversi. Non era un suo diritto.
O almeno non lo era fino a quando non vide la reazione della donna.
Al contatto troppo invadente di quel ragazzo, Felicity si irrigidì e fece istintivamente un passo più vicino ad Oliver. Questo fu sufficiente.
Allungò un braccio e la portò possessivamente contro il suo corpo. Oliver non parlò, non ne ebbe bisogno. Guardò quell’uomo con uno sguardo degno di Arrow e questo bastò per farlo allontanare velocemente.
Felicity gli sorrise con riconoscenza. L’uomo le chiese se stesse bene e, solo dopo averla vista annuire con tranquillità, Oliver si decise a rilassarsi, ma senza abbandonare la presa su di lei.
La donna lo guardò con curiosità, ma di certo non si sarebbe lamentata, anzi, si strinse leggermente a lui e finì con l’aderire completamente al suo corpo.
Il calore che quella donna emanava era impressionante. Nonostante la puzza di alcool e fumo, Oliver poteva distinguere perfettamente l’aroma assolutamente unica di Felicity, poteva sentire il suo cuore pulsare violentemente nel suo petto. Per la prima volta da quando era tornato dall’isola, per la prima volta dopo due anni, in una squallida discoteca, Oliver Queen provò un senso di appartenenza in quell’abbraccio, un senso di pace.
Una mano vagò tra i capelli di Felicity. Immagini di lei, gli riempirono la mente. Il conte che la teneva legata ad una sedia, il fabbricatore di bambole, il re orologio, Slade. Aveva rinunciato a lei per tenerla al sicuro, ma non era riuscito a farlo. Si chiese se ci fosse un altro modo.
Si scostò leggermente da lei e le accarezzò il viso. Felicity lo guardò negli occhi e dovette vedere la sua tempesta interiore. Le iridi della donna si inumidirono, illuminandosi con una tenerezza che lasciò Oliver senza fiato. Nel sorriso di Felicity, Oliver trovò la risposta alla sua domanda.
Non avrebbe mai potuto proteggerla dal mondo che c’era al di fuori, ma non avrebbe mai lasciato il suo fianco.
Oliver le sorrise e la baciò, lasciando la donna sorpresa e stordita. Per un secondo rimase immobile sotto le labbra dell’uomo, ma non appena riuscì a riprendere il controllo di sé, si lasciò invadere dall’essenza di Oliver. La musica divenne una sfocatura e per un secondo rimasero solo loro, soli, due amanti sofferenti alla ricerca di qualcosa.
Quando si staccarono, Felicity lo guardò, sorridente. “Questo per cos’era?” Oliver non rispose, ma si abbassò e lasciò un tocco leggero sulle sue labbra di nuovo. “Volevo dirlo. Quella sera, ero sincero.” Cercò i suoi occhi e sperò che capisse, che capisse quello che non voleva dirgli lì, dove a mala pena riusciva a sentirla. Felicity lo prese per mano. “Andiamo a casa.”
Oliver la guardò, quasi a chiedere se fosse sicura di quello che stava facendo. Felicity diede una leggera stretta alle loro mani. Si avvicinarono di corsa al bancone, dove intravidero Roy e Diggle.
Oliver si abbassò sull’orecchio della donna. “Aspettami qui, vado a trovare un letto per Roy.” La baciò e si allontanò. Felicity lo vide parlare con Diggle e non mancò di vedere lo sguardo schifato del più giovane. La donna ridacchiò.
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Felicity si trovò a lottare con la sua porta. Scoprì che non era così facile girare una chiave quando Oliver Queen stava lavorando con le sue labbra sul suo collo. “Oliver..”
L’uomo si fermò e sorrise. Decise che nessuno aveva detto e mai avrebbe detto il suo nome in quel modo. Quel misto di amore, desiderio, esasperazione e quasi paura. Oliver sorrise alle sue spalle e le lasciò un piccolo bacio proprio dietro il suo orecchio, facendola sospirare.
Si allontanò leggermente da lei, permettendole di aprire.
Poco prima di richiudere la porta alle spalle, Oliver le afferrò la mano. “Dobbiamo fare una cosa domani..”
Fermandosi proprio prima di baciarlo, Felicity lo guardò con curiosità, mentre le sue braccia circondarono il collo di lui. “Dobbiamo spostare tutte le tue posate.”
La donna aprì la bocca, guardandolo come se fosse impazzito. Oliver scoppiò a ridere e prima di permetterle di chiedere, tornò a baciarla.
   
 
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