5th room ≈
Sotto il caldo sole di mezzogiorno, una
della ciurme più temute dei mari era approdata su una minuscola isoletta
comparsa sulla loro rotta.
Nemmeno il potente Log Pose ne aveva
registrato il magnetismo.
Ma probabilmente, fu proprio quello il
motivo che li spinse a sceglierla.
Si parla di poche spese e gran
risparmio, come in tutte le soste.
La Navigatrice non ammetteva repliche
in fatto di Berry.
Fu proprio lei a scegliere l'hotel di
poco conto in cui avrebbero alloggiato, abbandonando per una o qualche notte la
loro amata Merry: certo, dispiaceva sempre farlo, ma
dopotutto dormire tutte le notte in balia di onde era diventato sempre meno
rilassante.
Per questo, ogni tanto, anche se non
andati ancora in riserva di provviste -un miracolo, conoscendo Luffy- , si concedevano questo minuscolo lusso.
L'edificio non era nemmeno decorato
d'insegna, tant'è che i caratteri erano scritti a pennellate variopinte sulla
facciata, immediatamente sopra l'entrata.
< Nami,
ohi ... ma questa roba cade a pezzi ! >
L'intervento spontaneo del Cecchino,
lasciò per un attimo tutti spiazzati.
Certamente, rispecchiava i loro rispettivi pensieri, ma nessuno avrebbe osato mettere in discussione ... lei.
Nami
, in tutta risposta, lo incenerì con lo sguardo.
< se non ti va te ne puoi anche
andare; in questo modo ci costerà meno. >
Il clima si faceva sempre più caldo, e
dallo stato del terreno, non sembrava essere un caso.
< dai, Usopp
! Vedrai che ci divertiremo ! >
Luffy,
come al solito, trasportato da un invidiabile allegria, si fiondò dentro
all'hotel color terracotta.
A ruota lo seguirono tutti, chi più e
chi meno convinto.
Non sarebbero mai stati tutti
d'accordo, questo era un dato di fatto, ormai.
Ognuno aveva a propria disposizione una
camera singola dall'aspetto discretamente accogliente.
Data la presenza di altri ospiti, i Mugiwara furono sparpagliati per tutti i 6 piani del
palazzo, che si rivelò piuttosto fresco al suo interno, interamente ricoperto
da moquette verde acqua e muri di un pallido grigio pastello, che un tempo
dovevano avere avuto un colore più definito.
Ogni camera portava gli stessi colori,
con qualche piccola variazione, forse casuale.
Possedevano tutte un letto a mezza
piazza, un comodino molto esteso longitudinalmente, un paio di sedie e una
lampada a muro.
La finestra, a differenza di quanto il
luogo potesse sembrare da reclusione, era piuttosto grande e affacciava sul bellissimo mare azzurro.
E i bagni ?
Bè non si poteva chiedere troppo,
perciò quelli erano comuni per l'intero piano.
Tutti i membri della ciurma si erano
congedati andando alla ricerca del numero di stanza che era stato indicato
loro.
Chi più veloce degli altri -e chi soprattutto non si era perso- aveva già preso pieno possesso della doccia.
Ma, come già accennato, lo Spadaccino
impiegò più di tutti.
Si piazzò davanti all'ennesima porta,
stavolta davanti ai caratteri scrostati del “27” e l'aprì spazientito.
Si andò a lavare, si cambiò e, già in
procinto di dormire, testò il letto.
Un biglietto malconcio, incastrato nel
cardine più basso, attirò la sua attenzione.
Si sporse per prenderlo e lo lesse:
Innanzi tutto i miei
più sinceri complimenti per averlo trovato !
In tutto il tempo che
tu e quella testa di verza che ti ritrovi avete impiegato a trovare la camera,
io devo avere fatto
il giro dell'hotel 4, 5, 6 volte.
Ma si sa, non tutti
possono vantare le mie superiori capacità !
Arrivando al dunque,
stupido Marimo, fatti trovare al numero 5 stasera.
Cerca di non
perderti, come sempre fai.
- Mr. Prince
Dovette rileggerlo più volte per
decifrarlo e infine trattenere la rabbia.
Quello stupido Cuoco.
Appallottolò il foglietto e lo fece
rimbalzare sulla parete.
Decise così, di godersi gli ultimi
attimi di pace prima di andare a cercare la stanza.
O meglio, prima di andare a cercare lui.
Ad aspettare pazientemente, un rinomato
cuoco, ma anche pirata, aspettava fuori nel corridoio del primo piano.
Sapeva già dal principio che avrebbe
dovuto dare una mano al suo ospite.
In abbigliamento molto poco consono
rispetto a come era solito presentarsi, sedeva su una panca porta dalla parte
opposta rispetto alle cinque porte.
Ed era proprio la sua stanza, la “5”.
Sapendo che il Marimo
avrebbe alloggiato non a qualche piano più
su, bensì all'ultimo, era motivo di sua preoccupazione farlo arrivare
incolume alla camera.
Non aveva ancora incontrato altri
clienti in quell'hotel traballante.
Ma non sarebbe importato a nessuno di
vederlo in quello stato; dopotutto anche i suoi boxer avevano un ché di
elegante.
Tamburellò impaziente i piedi sulla
moquette rovinata, ma -di primo acchito- pulita.
Aspirò più volte dalla sua amata
sigaretta.
In quel momento doveva placare il
nervosismo che gli si stava formando dentro.
Mica una volta che trovasse la strada
giusta, quell'idiota !
Spense il poco rimasto insieme al
filtro in quello che probabilmente non era stato concepito come posacenere, ma
che qualcuno già prima di lui aveva usato come tale.
Qualcuno stava scendendo non troppo
silenziosamente le scale.
Un ghigno comparse sulle labbra di Sanji che si mise il cuore in pace e appoggiò il mento sul
palmo della mano, attendendo che quel color d'alga entrasse nel suo campo
visivo.
Lo avrebbe sfottuto un po'.
Dopotutto glielo doveva, visto l'immenso
ritardo.
E lo vide, finalmente.
Scalzo anche lui, bermuda azzurri e una
maglia a maniche corte nera.
... ah, e dettaglio importantissimo, le katane.
Il Biondo trattenne l'impeto di rabbia.
Perchè
quale diavolo di motivo se le doveva sempre portare dietro ?!
Zoro si grattò distrattamente la testa
con aria truce.
Aveva lasciato il biglietto
accartocciato, a far compagnia alla polvere.
Eppure si ricordava ci fosse un 5 in
quello stramaledetto numero.
Passeggiò istintivamente di fronte a
tutte le porte, attendendo forse un segno divino.
... che in un certo senso arrivò.
< guarda, guarda; un Marimo errante >
Il Verde riconobbe la voce all'istante
e ne focalizzò la figura poco più in là.
La studiò attentamente, con fare acido.
Il Cuoco si alzò, camminando a passi
moderati verso di lui, senza trattenere una leggera risata di scherno.
< tsk.
Cuoco. >
< bingo > mormorò a mezza voce
< dimmi, cosa cerchi ? >
Lo accarezzò interamente con lo
sguardo.
Soppesò il silenzio.
Gli occhi scuri del compagno fissi nei
suoi, impassibili.
< ... chi cerchi ? >
Un'altra domanda, chiaramente retorica.
Probabilmente lo Spadaccino non aveva
una gran voglia di giocare e si limitò a continuare a guardarlo senza batter
ciglio.
Lentamente il Biondo alzò il braccio e
posò la mano sul collo dell'altro: la fece pian piano scivolare accarezzando i
muscoli con i polpastrelli, anche al di sopra della stoffa scura, fino ad
arrivare alla vita e improvvisamente perdere come interesse.
Sorrise maligno e andò ad aprire la
porta.
In fin dei conti, qualcuno era davvero arrivato al piano giusto.
Sanji aprì la porta con la perfetta nonchalance di uno che sa di essere seguito.
Dietro di lui infatti, il compagno
varcava la soglia subito dopo, taciturno ed inespressivo.
La stanzetta non si presentava certo
meglio dell'edificio nel suo complesso: la luce della lampadina risultava fioca
nei miseri metri quadrati, il letto occupava i tre terzi e la finestra, in
questo caso, si trovava alla parete all'estrema sinistra e, nonostante fosse
socchiusa, era celata da sottili tende color verde mela pallido che si
increspavano ogni qual rara volta il vento soffiasse.
Zoro richiuse la porta di legno alle
sue spalle e si trovò a fissare soltanto le spalle del Biondo che continuava a
far sembrare che non facesse caso a lui.
Entrambi non avevano nulla da dire.
Il Cuoco si sedette sul bordo del letto
passando lentamente la mano sinistra sulle coperte bianco panna.
L'altro azzardò qualche passo verso di
lui, decidendo successivamente di piantarsi poco più in là, esattamente di
fronte a lui.
< proprio non capisco perchè la tua stanza debba essere in capo al mondo >
formulò guardandosi attorno.
Sanji
rispose osservando le sue stesse dita < per far perdere le Teste d'Alga come
te >
< fottiti > lo rimbeccò
ghignando.
Piantò gli occhi su di lui, carico di
aspettative e guardandolo mentre non prestava attenzione a nulla.
< oh no, grazie. Per quello ... ci
sono le camere di Nami-san e Robin-chan qua di fianco >
Punto sul vivo, Zoro non esitò a mutare
espressione radicalmente e a sfoderare la Yubashiri
puntandone la lama al collo dell'amico.
< tu dici ? >
Così facendo gli sguardi di entrambi si
incrociarono.
< ohi, ohi, tieni giù le tue katane, Idiota >
Lo Spadaccino ne rigirò il manico
lentamente, senza smettere di appoggiarla alla pelle diafana dell'altro, e
cominciò ad avvicinarsi a passi minuscoli.
< come se bastasse così poco ...
>
< ho detto toglile > incalzò in modo autoritario.
Il Verde attese qualche altro istante
lasciando che la parte più affilata sfregasse ancora un poco e si gustò la
maschera sempre più irritata e decisa che andava dipingendosi sul volto di Sanji.
Con una lieve risata amara poi la
ripose nella propria custodia.
< no > intervenne nuovamente l'altro puntando il dito per essere più chiaro < tutte e tre >
Come se gli avesse appena sputato in
faccia, Zoro lo guardò tra un misto di
scetticismo e disprezzo. < impartiscimi un altro ordine e non avrò pietà
>
Per niente turbato da questa frase, il
Cuoco roteò gli occhi in maniera molto teatrale e spazientito si alzò velocemente
annullando la distanza tra di loro e portando una mano dietro la nuca
dell'altro per trarlo a sé ancora di più mentre apriva le danze con un bacio
che di casto non aveva nulla.
L'imponente figura del Vice-capitano
non si scompose per nulla al mondo ma partecipò attivamente facendo passare le
loro lingue l'una sull'altra e spingendo all'interno della sua bocca.
Improvvisamente Sanji
si staccò e con la bocca andò in direzione dell’orecchio del compagno.
< se non le togli
potrei accidentalmente decidere di non voler fare più nulla per …>
A occhi socchiusi, Zoro indugiò
malevolo.
< … be’ diciamo fino a quando il
sole non tramonterà ad Est > concluse beffardo.
La reazione dello Spadaccino fu
fulminea e goffa: con un forte clangore le katane
caddero a terra e le dita intrecciarono dei capelli biondi tirandoli verso il
letto.
A qualche centimetro dalla faccia del Biondo
emise quello che poteva sembrare un ringhio animalesco.
< le tue chiacchiere mi hanno
proprio stancato > sentenziò.
Con una mano toccò l’interruttore della
luce, lasciandoli al solo chiarore della sera.
Un invisibile ghigno vittorioso si aprì
sulla bocca di Sanji.
Inutile dirlo che quel trucco con Zoro aveva sempre funzionato.
Buonsalve~!
Ogni tanto ritrovo qualche reperto di FF
e tento di renderlo degno di essere letto.
Spero sia di vostro gradimento !
(e sentitevi liberi di dare consigli in recensione, abbiamo tutti
qualcosa da imparare :3)
A prestooo !
[Zosan]