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Autore: Ranyadel    03/06/2014    4 recensioni
Quando incrociò il mio sguardo, sembrò incassare leggermente la testa nelle spalle e sollevò un angolo della bocca in un minuscolo sorriso. Quanto poteva essere… cucciolo?!
Ecco, era un cucciolo. Avevo deciso.
***
“Oh, Coralie ha una capacità particolare. Sa leggere gli occhi come nessuno” disse Carol.
***
“So… so capire come sono fatte le persone solo guardandole negli occhi e osservando come si muovono” dissi a bassa voce. “Ti psicanalizza con uno sguardo” Fece Manuela ridacchiando. Luke mi guardò sorpreso. “Sarei curioso di provare.”
***
"Di solito le persone hanno paura."
"Di cosa?"
"Di sé stesse."
***
"Vieni con me."
"Eh?"
"Coco, vieni con me. Venite con me, tutte quante."
"Ma io non..."
"Ti ho promesso che ti sarei stato vicino, e ormai dovresti aver capito che mantengo sempre le mie promesse."
***
"È che ho troppi fantasmi alle mie spalle e mostri nella mia testa per poter essere davvero felice."
"Oh, ma li vedo."
***
Una ragazza particolare, che sa leggere gli occhi.
Coralie.
Un ragazzo speciale, con occhi che la catturano e la intrigano, così semplici da leggere e allo stesso tempo così complessi da capire.
Luke.
Un amore nato da sguardi e gesti.
***
trailer: https://www.youtube.com/watch?v=nPR1CdGLUV8
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Forgotten.

Eravamo a casa, sedute sul divano, l'una di fronte all'altra. Dopo un primo momento al parco, eravamo calate nell'imbarazzo più totale. "Vuoi qualcosa da bere?" chiesi improvvisamente. Lei annuì. "Il solito?" feci di nuovo. Lei, stavolta, sorrise. Significava che mi ricordavo ancora di cosa le piacesse, non l'avevo dimenticata. Fra noi erano sempre stato piccoli gesti con grandi significati. Andai in cucina e presi il bollitore, mettendoci in infusione il tè che sapevo piacere ad Emmaline. Dieci minuti dopo, tornai, con due tazze fumanti. "Tè alla menta con due cucchiaini di zucchero. Ricordo bene?" chiesi. Lei annuì. "Tu invece sei ancora per la camomilla con un cucchiaio di zucchero?" chiese titubante. Aveva paura di sbagliare, lo sapevo, era tangibile nelle sue iridi azzurre e lucide, nella sua espressione contrita e indecisa e nelle pupille che schizzavano da una parte all'altra della stanza. La voce incerta era solo la conferma alle mie ipotesi. Mi venne in mente la prima volta che avevo visto Luke, in quel momento era simile al suo essere spaesato. Mi nacque un piccolo sorriso a ripensarci.

“Che cosa è successo durante questi anni?” chiese Emmaline. Io esitai, cercando di scremare le informazioni. “Qualche giorno fa Cristine e Daniel si sono sposati” dissi poi. La vidi immobile, la tazza a mezz’aria, la bocca leggermente aperta. “Sono… sono felice per loro” balbettò. Io sentii una morsa alla bocca dello stomaco, quasi stessi per vomitare. “Emma…”

“Non preoccuparti, non è colpa tua. Non mi avrebbero mai fatto uscire, soprattutto per andare in Francia” fece lei in fretta. “Se vuoi, puoi vederli” risposi. “E come?”

“Sono qui, in luna di miele.” A queste parole, Emmaline sembrò rischiararsi leggermente. “Se le cose sono così, vado a trovarli domani. Spero che non venga loro un infarto. Sai no, il fantasma di Emmaline che sbuca dal passato” fece con tono scherzoso. Io ridacchiai, squadrando mia sorella. Sembrava molto più formale rispetto ad altre volte, e allo stesso tempo elegante: portava una camicia bianca con pantaloni attillati neri e tacchi alti.

Io, con quei tacchi, non sarei nemmeno rimasta in piedi.

“Poi, che altro mi dici? Di Manuela e Carol, ad esempio?” m’incalzò Emmaline. Io feci per parlare, ma fui interrotta dalla porta di casa che veniva aperta, rivelando appunto le due, con Madison e i ragazzi. “Coco, sei in casa?” chiese Manuela prima di voltarsi e vederci. Impallidì. Carol, invece, imprecò dalla sorpresa. Luke era basito, gli altri solo confusi. Emmaline si ritrasse in quella che era la sua posizione difensiva: con le spalle leggermente portate in avanti. Come me. Dopo anni e anni, capivo al primo colpo gli atteggiamenti di chiunque. Come in prima liceo.

Eravamo Giorgia ed io, in classe. Io davo le spalle alla porta, lei di fronte a me. Ad un certo punto, lei piegò la testa, guardò prima alle mie spalle, poi me, poi di nuovo alle mie spalle, e sorrise incantata. “È passato lui!” dissi subito. “Si nota tanto?” mi chiese ridacchiando. Io annuii. “Fai sempre così” risposi sorridendo. “No ragazzi, io sono messa troppo male!” commentò Giorgia, facendomi ridere.

“Ciao ragazzi” dissi io subito, notando la tensione nella stanza. “Emma, ma che… che ci fai qui?!” chiese invece Manuela. “È complicato” fece mia sorella, alzandosi e posando la tazza. Carol e Manuela, dopo un primo momento di stupore, l’abbracciarono, ancora scosse, e Emmaline rispose con un lieve sorriso. Poi guardò gli altri e si voltò verso di me. “Chi sono? Li conosco?” chiese a bassa voce. Io scossi la testa e lei sospirò di sollievo. Luke si fece avanti. “Ti ho già visto” fece solo Emmaline, stringendo la mano che lui le porgeva. “Sì, ci siamo incrociati per strada poco tempo fa. Piacere, sono Luke, il ragazzo di Coco” disse con un gran sorriso. Emmaline sgranò gli occhi e io arrossii. “Dopo mi devi spiegare molte cose” mi sussurrò lei.

Quando si presentarono anche Ashton e Michael, dicendo di essere a loro volta i ragazzi di Carol e Manuela, Emmaline rimase spiazzata. “Sono rimasta troppo indietro” mormorò sconfortata. Calum e Madison si presentarono per ultimi.

Era una situazione strana e non sapevo come comportarmi. Luke se ne accorse e si accostò a me, stringendomi la mano dietro la schiena. “Che cosa faccio?” chiesi a bassissima voce, con tono quasi disperato, mentre Emmaline non mi guardava. “Non ne ho idea” mi disse chiaramente Luke. Lo guardai storto, in quel momento non era d’aiuto. “Scusatemi se sono così insicura, ma non sono più capace a presentarmi alle persone” disse Emmaline contrita. Eccola di nuovo, quella sensazione di morsa allo stomaco. Avevo la nausea. Strinsi la mano a Luke in modo spasmodico, quasi malato. “Se ti va, potremmo andare da Cristine e Daniel. Saranno felici di rivederti dopo tanto tempo!” disse Carol. Questo fu ciò che mi fece scoppiare. Dovetti correre in bagno, trattenendo un conato di vomito. Quando arrivai, mi chinai sul water. Penso di aver vomitato anche l’anima, dopo tutti gli organi. Mi sentivo svuotata, in ogni senso. Nella mia testa echeggiavano mille parole.

Dopo tanto tempo.

Non riesco a pensare che tu possa averla ignorata…

Ti prego.

Credo che non ti importi più di me.

Ti voglio bene.

Anche se non erano state dette con cattiveria, nella mia mente mi opprimevano accusatorie. Suonavano come la condanna a morte di un detenuto. Sembravano gridare a loro volta: colpevole!

L’avevo dimenticata, avevano ragione. Avevo voluto dimenticare mia sorella.

Ero un mostro.

E le voci continuavano ad incolparmi. Riecheggiavano nella mia mente, inesorabili, ripetendosi all’infinito, rimbombando, sussurrate ma allo stesso tempo insopportabili.

Ti ricordi?

Ho paura che tu mi odi.

È andata così, vero? Non è solo un’altra delle mie visioni, vero?

Ho bisogno di te.

“Coralie!”

Un attimo. L’ultima non era nella mia testa, forse. “Coco, svegliati!” fece di nuovo la voce estranea. Le altre si ritirarono in un angolino della mia mente, come avvoltoi che se ne vanno dalla carcassa, disturbati da un predatore, e aspettano solo di rimanere da soli di nuovo per tornare al loro banchetto. “Coco!” era lontana, ma stavolta la riconobbi. Era Luke, ed era terrorizzato. Improvvisamente, qualcosa di gelido si infranse contro il mio viso. Annaspai, tossendo, e aprii gli occhi. Manuela era sopra di me, di fianco a Luke, e aveva un bicchiere vuoto in mano. Mi sfiorai la faccia e la trovai bagnata, quasi certamente mi aveva rovesciato un bicchiere d’acqua addosso. Ero svenuta? Non ricordavo.

“Coco!” esclamò Luke, visibilmente sollevato. “È colpa mia?” chiesi, con le lacrime agli occhi. Mi guardarono confusi. “Coco, cosa succede?” chiese Manuela inginocchiandosi di fianco a me. Io scoppiai a piangere, senza sapere perché. “Coco?! Coco!” mi chiamò Luke, mentre io scivolavo di nuovo nell’oblio.

 

Mi svegliai in un letto d’ospedale. Non capivo come ci ero finita, ma ero troppo stanca per dire qualcosa, così mi limitai ad ascoltare le parole del dottore accanto a me. “È stato solo un esaurimento nervoso. Il rivedere la sorella l’ha traumatizzata, e questo insieme a dello stress accumulato l’ha fatta esplodere. Si riprenderà, ma deve riposare per almeno due settimane. Fortunatamente non ha avuto niente di grave, il che è quasi miracoloso, notando l’inclinazione della famiglia alle malattie psichiche.” A quelle parole, una parte di me si rilassò.

“Cosa crede che sia stato a scatenare il tutto? Perché ha parlato con me per quasi un’ora, e mi sembrava tutto normale.” Era la voce di Emmaline. “Mi avete detto che ha vomitato, no?” chiese il dottore. Non potei vedere cosa fece Emmaline, ma intuii che stesse annuendo. “Può darsi che qualcosa, magari delle parole, abbiano alimentato i suoi sensi di colpa, facendola sentire sempre peggio e facendola crollare.”

“Se avessi saputo queste cose, avrei evitato di chiederle cosa fosse successo in questi anni.”

“Sa, signorina Lemaire, a volte non è l’intera struttura ad essere importante. Sono i bulloni che la tengono insieme. Non penso che sia stato l’argomento a farle male, bensì alcune piccole parole, o frasi” spiegò il dottore. Non poteva immaginare quanto avesse ragione. Il silenzio che ne seguì mi fece immaginare Emmaline che abbassava lo sguardo. “Non è colpa tua” disse una terza voce, sicura. Sentendola, mi irrigidii. Luke.

Rimasi ad ascoltare i discorsi del dottore fino a quando esso non se ne andò. Poi aprii gli occhi. “Secondo me sei sveglia da tempo!” mi disse subito Manuela ridacchiando, che non mi ero accorta essere nella stanza con noi. C’erano tutti, a dire il vero, compresi Cristine e Daniel. “Sì, in effetti sì” risposi allo stesso modo. Luke sembrò accorgersi solo in quel momento del fatto che sì, ero sveglia. “Coco!” esclamò. Io mi trattenni dal ridere, mentre Carol commentava al posto mio: “Sei a scoppio ritardato?” Luke gli fece una linguaccia. “Come ti senti?” mi chiese poi. “Come una a cui hanno frullato il cervello e nel frattempo martellato la testa” risposi spassionatamente. “Il dottore ha detto che potrebbe tornarti la cefalea a grappolo” mi avvertì Carol. “Cosa?!” esclamai, disperata. “Cos’è?” mi chiese Ashton. “Un mal di testa atroce. Prima non vedo niente, poi sento come se mi stessero schiacciando la testa” risposi. “E in che senso, tornare?”

“Nel senso che qualche anno fa ne soffrivo spesso, poi mi sembrava di esserne uscita. Ma a quanto pare un esaurimento nervoso risveglia queste brutte abitudini del mio corpo” risposi amara. Quelle cefalee erano davvero terribili, spesso scoppiavo a piangere dal dolore. Mi spiegarono tutto quello che aveva detto loro il dottore, mentre io giocherellavo con il bordo del lenzuolo. “Quindi, ricapitoliamo, mi rilasciano stasera, ma devo avere due settimane di riposo completo?” chiesi. Luke annuì. “Com’è che non mi è venuta prima, l’idea di farmi venire un esaurimento nervoso?!” feci. Cristine alzò gli occhi al cielo. “Sarai stupida, eh?” chiese. Io annuii, con una faccia da completa fumata. “Sai che bella cosa? Esaurimento nervoso ogni volta che non ho più voglia di avere contatti umani!” feci. “Coralie Alyssa Lemaire, rimangiati tutto!” mi ammonì Luke. “Ok, ok, scherzavo” dissi. Rimanemmo un attimo in silenzio. “Ragazzi, forse è meglio se vi lasciamo da soli. Sapete, dobbiamo fare quella cosa, in quel posto lì, per quella certa persona” fece Calum. Madison lo guardò malissimo, come a dire: “Ma sei serio?”. “Calum voleva dire che adesso vi lasciamo da soli” disse poi. “Certo, perché per capirmi serve il Maddyzionario, Calum-mondo e mondo-Calum!” la schernì il ragazzo. Ci mettemmo a ridere. “Ok, però seriamente, lasciamole un po’ d’aria” fece Daniel. Tutti si alzarono e si incamminarono verso la porta. Vidi Cristine circondare il collo di Emmaline con un braccio e dire: “Tesoro, mi devi spiegare molte cose.” Sorrisi mesta, in fin dei conti era la prima volta che si vedevano dopo anni e anni. Io e Luke rimanemmo soli. “Vieni qui?” chiesi con tono da cucciola, indicandogli lo spazio vuoto accanto a me. Lui sorrise e si sedette al mio fianco, abbandonando la scomoda sedia di plastica grigia. Mi scoccò un bacio sulla punta del naso. “Lo sai che stavano per ricoverare anche me? Mi sono preso come minimo dieci infarti” mi disse. Io sporsi il labbro all’infuori. “Mi dispiace” dissi, affranta. “Ehi, piccola, non è colpa tua. Tranquilla” mi rassicurò, abbracciandomi. Io mi abbandonai nella sua stretta, accorgendomi solo in quel momento di quanto ne avessi bisogno. “Luke?”

“Sì, amore?”

“Posso piangere?” chiesi. Lui si staccò un attimo dall’abbraccio e mi guardò sorpreso. “Perché?” mi chiese poi. “Posso?” insistei. Lui esitò un attimo, prima di annuire. “Va bene, piccola” mi disse solo, stringendomi di nuovo. Io resistetti ancora un paio di secondi, poi iniziai a singhiozzare. Lui mi cullò piano, carezzandomi la schiena. “Shh” sussurrò ad un soffio dal mio orecchio. “Grazie di essere qui” risposi io. Lui mi asciugò una lacrima con un piccolo bacio. “Coco?”

“Sì?”

“Posso dirti una cosa?” mi chiese. Io tirai su col naso e lo guardai interrogativo. “Ti amo” sussurrò lui prima di baciarmi. Io singhiozzai un’ultima volta. “Ti amo anche io” risposi. Non cercai di baciarlo di nuovo, semplicemente affogai fra le sue braccia. Avevo bisogno di lui, in quel momento soprattutto.

Lo amavo con tutta ma stessa.

  
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