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Autore: Natalja_Aljona    04/06/2014    2 recensioni
Novosibirsk, 2013.
Aljona Sergeevna Dostoevskaja e Lev Fëdorovič Puškin, l’aspirante pattinatrice e l’ex terrorista.
Lei quindici anni di sogni, lui ventidue anni di illusioni.
Lei scandalosamente bionda, coraggiosa e incosciente come poche.
Lui troppo impulsivo e troppo innamorato.
Lei frequenta il penultimo anno del Ginnasio, lui ha passato sei anni in carcere per un attentato a Putin.
Perché lui davvero non ci riusciva, a non idealizzare quel Paese, quella Siberia feroce e opprimente, il cuore bianco e grigio della sua Russia sanguinaria e corrotta, a non cullare l'illusione di una Patria gloriosa sotto le macerie della violenza fine a se stessa e le sue stesse cicatrici di ragazzino che credeva ciecamente nel suo mondo immaginario, nei suoi miti bellissimi e impossibili, perché non c'era davvero quella gloria, non c'era davvero quella Patria.
Non c'era davvero quella luce, c'erano solo loro.
Lev con la pelle mangiata dalla prigione e il cuore rubato da Aljona e Aljona fatta di ghiaccio, musica, libri e capelli.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Novantasei

But it's all right, yet it's all right

Ma va tutto bene, va ancora tutto bene

И я его последний друг

I ya yego poslednij drug

E io sono il suo ultimo amico

Il sangue di Nostal'hiya


Novosibirsk, 5 Settembre 2006


Una sera incontrò un ragazzo gentile
Lui quella sera era un lampo e guardarlo era quasi uno shock
E tornando, e tornando, e tornando, e tornando
E tornando, e tornando, e tornando, e tornando a casa...

(Amore disperato, Nada)

-Riferito ad Aljona e Lev-


L'allegro vociare mattutino della 3D si gelò non appena la classe si rese conto che ad aprire la porta era stata Aljona Dostoevskaja.

Era bastato intravedere una ciocca dei suoi capelli biondi, quel giorno sciolti, perché tutti smettessero di parlare.

Solo un sorriso, un lampo di ammirazione negli occhi: quelli di Vasilij Pugačëv.

Solo una voce, un grido: quello di Pavel Čechov.

-Aljona!-

Il ragazzino si alzò di scatto dalla sua sedia, con una furia tale che per poco non la ribaltò, e le corse incontro, cereo in volto e con gli occhi azzurri colmi di apprensione.

Lei gli sorrise, confusa.

-Ciao... Che cos'è successo?-

-Stai bene? Stai bene?!-

-Certo, ma... Perché?-

Pavel parve ancora più sconvolto.

-Ieri... In piazza... L'attentato... Quel ragazzo... Quel folle...-

-Putin, intendi? Stai tranquillo, non mi ha fatto niente di male!-

Vasilij Pugačëv scoppiò a ridere, e influenzati dal suo esempio alcuni ragazzi si lasciarono andare a timide risatine.

-Te l'avevo detto, Cechov! Lei non è una ragazzina paurosa come te!-

-Non Putin, Al... L'altro ragazzo... Quello che voleva uccidere Putin... Quello che hanno arrestato!-

Finalmente Aljona sgranò gli occhi e sbiancò di colpo, un'espressione costernata dipinta sul volto.

-Oh! Lui... Poverino! È stato terribile! Ho sperato fino all'ultimo che lo lasciassero andare...-

Dopo quella dichiarazione, Vasilij non poté fare a meno di raggiungerli e squadrare Cechov dall'alto in basso.

-Hai sentito la nostra Aljonka?-

-Ma... Com'è possibile...-

-È il sangue di Nostal'hiya. Quello che non hai tu-

Avevano mandato il video al telegiornale...

Ragazze più grandi di lei erano in lacrime, senza fiato e tremanti.

Ragazzini dall'aria prima spavalda avevano gli occhi sbarrati, in preda al terrore.

E lei cosa aveva detto?

Poverino!

Pavel provò ancora a farla ragionare, le prese la mano ma Vasilij lo allontanò bruscamente da lei, strappandolo letteralmente via dalla dolce stretta di Aljona.

-Lasciala stare!- gridò, per poi sussurrargli all'orecchio, sprezzante: -Un giorno capirai che le ragazze di Nostal'hiya non fanno per te-

-Vas'ka, dai, non trattarlo così- lo difese Aljona, ma Pavel notò con un'insolita fitta al petto che dopo una breve occhiata di rimprovero la biondina aveva rivolto a Vasilij un sorriso indecifrabile e uno sguardo diverso, più fragile, come speranzoso.

A quanto pareva le veniva più facile perdonare Vasilij che difendere lui.

In quell'occasione, per la prima volta, Pavel sentì qualcosa incrinarsi fra lui e Aljona.

Si sentì come tradito da lei, dalle sue opinioni diverse, dalla sua posizione da sovversiva.

Erano piccoli, Aljona aveva otto anni e Pavel e Vasilij nove.

Ma c'era Nostal'hiya, l'aria selvaggia che si respirava, gli uomini sbagliati a cui si credeva.

E Pavel aveva paura.

-Aljonka...-

Aljona si voltò verso Vasilij, che le sorrise nel suo modo più naturale, con la sua complicata dolcezza.

-Sì?-

-All'intervallo possiamo parlare?-

Dopo un primo momento di sorpresa, Aljona annuì.

Vasja sembrava così serio...

-Oh... Certo-

-Perfetto. A dopo, allora-

-A dopo...-

Pavel, poco lontano, scosse la testa.

Non si fidava di Vasilij, ma credeva fin troppo in Aljona.

L'attentato del giorno prima e le loro idee contrastanti non potevano cambiare niente fra di loro.

-Perché mai dovresti parlare con Vasilij Pugačëv?- le chiese mentre tornavano ai loro banchi, infastidito e un po' preoccupato, anche se, questo lo sapeva bene, ad Aljona Vasilij non avrebbe mai fatto niente di male.

Aljona non intendeva ferirlo, davvero.

Eppure quella sua risposta, -Perché è mio amico-, raggelò Pavel nel più crudele dei modi.

Suo amico?

Del resto era lui, solo lui, quello che Vasilij spingeva forte nel corridoio, senza nessun motivo al mondo, con qualche parola tagliente che solo lui non avrebbe dimenticato.

Aljona, figurarsi, chi avrebbe mai osato toccarla?

Troppo angelica, intelligente e coraggiosa, troppo disperatamente siberiana.

Con lei nell'intervallo Vasilij parlava, non la spingeva.

Perché lei non aveva paura nemmeno degli attentati.

E stava sempre dalla parte sbagliata.


We, we dont have to worry 'bout nothing

'Cause we got the fire, and we’re burning one hell of a something

They, they gonna see us from outer space, outer space

Light it up, like we’re the stars of the human race, human race

When the lights turned down, they don't know what they heard

Strike the match, play it loud, giving love to the world

We’ll be raising our hands, shining up to the sky

'Cause we got the fire, fire, fire, yeah we got the fire, fire, fire


And we gonna let it burn, burn, burn, burn

We gonna let it burn, burn, burn, burn


Noi, noi non dobbiamo preoccuparci di niente

Perché noi abbiamo il fuoco, e stiamo bruciando di qualcosa di spettacolare

Loro, loro ci vedranno dallo spazio esterno, spazio esterno

Accendilo, come se fossimo le stelle della razza umana, razza umana

Quando le luci si spengono, loro non sanno cos’hanno ascoltato

Attacca la partita, suonalo forte, spargi amore nel mondo

Noi alzeremo le nostre mani, brilleremo alti nel cielo

Perché noi abbiamo il fuoco, fuoco, fuoco, sì noi abbiamo il fuoco, fuoco, fuoco


E noi lo faremo bruciare, bruciare, bruciare

Noi lo faremo bruciare, bruciare, bruciare

(Burn, Ellie Goulding)

-Riferito a Vasilij e Aljona-


All'intervallo Vasilij condusse Aljona in un angolo relativamente appartato del corridoio, si appoggiò a una colonna e la guardò con gli occhi chiari colmi di quella stessa speranza e fiducia che lei aveva intravisto quella mattina in classe.

Lei scartò la sua barretta di cereali e cioccolato fondente con aria sognante, la addentò e sorrise a Vasilij.

-Dimmi tutto-

Vasilij fece un bel respiro, dopodiché cominciò a parlare.

-Tu... Come me... Credi in lui? Pensi che ieri avesse ragione lui?-

Aljona si illuminò quando qualsiasi altra si sarebbe incupita o sarebbe sbiancata, e Vasilij fu pervaso da un sollievo tanto profondo che le cercò e strinse la mano con una forza esagerata, a cui però lei non sembrò fare caso.

-Certo! Certo che aveva ragione lui! Mia sorella mi odierebbe per quello che ho detto, ma neanche mia sorella può capire... Quanta ragione abbia lui-

-Neanche gli altri capiscono. Igor' ha paura, dopo quello che è successo a suo padre, ed è comprensibile, ma Svetlana lo condanna in modo orribile e Khadija... Khadija cerca di ascoltare i miei pareri, ma è come distante, perplessa... Lei non è una che si scompone facilmente, lo sai, ma esita a prendere del tutto le sue parti... Le nostre parti. E poi tutti gli altri credevano che tu fossi sconvolta, ma io sapevo che eri semplicemente incantata. Non avevo dubbi su questo. Tu sei diversa da loro, in queste cose. Le senti in modo diverso, come... Come me. Quanto a lui... Noi dovremmo rendergli onore, dovremmo sostenerlo. E un giorno riuscirà a tornare, vedrai-

-Mio Dio, mi dispiace così tanto... E se ha paura? Gli faranno del male? Lui è forte abbastanza, vero?-

-Giurerei di sì... Ma non lo perdoneranno. Qui fuori, Aljona... Sono tutti contro di lui-

-Come mia sorella-

-Almeno ci sei tu-

Vasilij le diede un buffetto su una guancia.

-Grazie mille, Al, grazie di tutto-

-Grazie a te-


-Cosa ti ha detto? Cosa ti ha detto?-

-Oh, niente, non posso... È una cosa tra me e lui-

Pavel si bloccò, fermò Aljona per un braccio e la guardò con gli occhi sbarrati.

-Come può esistere... Qualcosa tra te e lui? Tra te e Vasilij Pugačëv? Qualcosa che non mi puoi dire?-

-Sai, lui non è come pensi tu- sussurrò lei, evasiva, e le sfuggì un sorriso che a lui si conficcò nel cuore più in profondità di quanto sarebbe bastato a fare male.

Si tirò su la manica della felpa e della maglietta che aveva sotto con un solo gesto e guardò il lungo graffio ancora arrossato che si era procurato il giorno prima, quando Vasilij l'aveva spinto contro la porta della loro classe, prendendolo in giro per gli errori che faceva nel parlare in russo, per le numerose pronunce sbagliate ed il suo forte accento rumeno.

Esattamente, secondo Aljona, cosa avrebbe dovuto pensare, lui?

-Pare che non sia io, tra me e Pugačëv, quello con i pregiudizi- mormorò tra sé e sé, in rumeno.

-Eh?- chiese lei, con gli occhi illuminati da un'allegria insopportabile.

-Però ha un bel suono la tua lingua, sai? Buffo!-

-La tua non è buffa, invece- borbottò Pavel, sempre in rumeno. -È semplicemente terribile-

Aljona continuava a guardarlo un po' perplessa, ma divertita, e lui si chiedeva cosa ci fosse di tanto divertente a sentirlo parlare in rumeno, quando a lui a sentir parlare i russi veniva il mal di testa.

Poi notò il graffio sul braccio di Pavel e sussultò.

Lui sorrise, sarcastico.

-Il tuo caro amico-

-Oh... Mi dispiace!-

-Ma figurati! Tanto lui non è come penso io, no? È molto diverso da così-

-È stato un po'...-

-Cattivo?- propose Pavel, e Aljona annuì, contrita.

-Ma allora cosa ci trovi in lui?-

-Oh, io non lo so perché lui si comporta così con te! Ma ci sono delle cose, delle cose che provo io, che può capire solo lui!-

-Fantastico. È il tuo amico del cuore, quindi?-

-No...- sospirò Aljona. -Ma è comunque un carissimo amico-

-Oh, certo. Attenta agli spintoni, però!- sibilò lui in rumeno, tagliente.

-Cosa?-

-Non le so dire tutte queste cose in russo, va bene?!-

-Va bene... Tranquillo... Scusa-

Per Pavel non c'era giustizia in quello che aveva visto e sentito.

Due parole dette nell'intervallo in privato, in quel corridoio maledetto, e anche Aljona, la sua Aljona, era caduta ai piedi di Vasilij Pugačëv.

Chissà che potere aveva mai, quello.

Due occhi grigi che fulminavano qualunque cosa e una cattiveria infinita.

E Aljona, Aljona che lo difendeva sempre e l'aveva sempre difeso, gli diceva: “Mi dispiace, ma ci sono cose di me che può capire solo lui”.

Così al diavolo tutte quelle illusioni, tra lui e Aljona non c'era mai stato niente di esclusivo, nessuna amicizia speciale.

Lo difendeva per pietà, perché era per natura buona e gentile, ma quando voleva essere capita veramente, quando voleva parlare di cose serie, andava da Vasilij Pugačëv.

E poi c'era il sangue di Nostal'hiya.

Il dubbio che Aljona non fosse poi così buona e gentile.

Il dubbio che la sua vera natura fosse un'altra, e che per questo sembrasse così legata a Vasilij Pugačëv.


All'uscita da scuola, sotto lo sguardo esasperato di Pavel, Vasilij affrettò il passo e affiancò Aljona, che immediatamente si girò verso di lui e gli sorrise.

Khadija li guardò incuriosita, ma per nulla preoccupata.

Anche lei, a quanto pareva, sembrava conoscere un altro Vasilij.

-Io e Aljona dobbiamo fare una piccola deviazione- spiegò Vasilij agli altri, e Igor', Khadija e Svetlana annuirono.

Pavel si limitò ad abbassare lo sguardo.

Che fosse d'accordo o no, quella spiegazione non era rivolta a lui.

Vasilij non lo interpellava mai, se non per deriderlo.

Dentro di sé, però, era furioso.

Perché non lo odiate quanto me?

Cosa avete fatto per meritarvi il suo rispetto?

Cos'avete, voi di Nostal'hiya, voi che siete nati qui, in più di me?

Khadija, peraltro, era uzbeka, era nata a Tashkent.

Ma questo a Vasilij sembrava non importare.

-Dove dovreste andare?-

La voce di Pavel era suonata stranamente autoritaria, e Vasilij si voltò con uno scatto serpentino.

-Non ho capito cosa hai detto. Stavi parlando in russo o in una lingua di tua invenzione?-

-Ti ho chiesto dove vorresti andare, con lei-

-Santo Cielo, che accento terribile!-

-Vasja, dai, lascialo stare- lo rimbeccò Aljona, ma lui non si scompose minimamente.

-Pensi davvero che lui si sarebbe comportato diversamente con quest'individuo? Che l'avrebbe preso in simpatia? Che avrebbe avuto più pietà di quanta ne ho io?-

Aljona sbiancò e distolse lo sguardo e Pavel non capì e li maledisse entrambi.

Ma pochi attimi dopo lei rialzò lo sguardo e gli intimò: -Lascialo stare comunque-, severa.

Vasilij le sfiorò i capelli e le posò affettuosamente una mano su una spalla.

-Non fare così, dai-

E lei sorrise, perdonandolo all'istante.


-Due copie del Nostal'hiya, per favore-

Vasilij posò una manciata di kopeki sul bancone dell'edicola, ringraziò e prese sottobraccio i giornali che l'edicolante gli porgeva.

Una volta fuori tese una copia ad Aljona e le diede un veloce bacio su una guancia.

-Non badare a quello che hanno scritto. Noi due sappiamo la verità-

Ed eccola, sulla prima pagina dell'edizione speciale del mensile del loro quartiere, la foto di Lev Puškin con il relativo articolo sotto.

E quanto facevano male quelle parole, nessuno dei due lo poteva ancora immaginare, ma ad Aljona pizzicavano gli occhi e Vasilij aveva un feroce senso di vertigini, da tanto che erano coinvolti nella tragedia del loro eroe.

Mentre uscivano dall'edicola, però, incrociarono un ragazzo che invece stava entrando, un giovane ad occhio di poco meno di vent'anni, altissimo, biondo e dai lineamenti taglienti.

Aljona gli sfiorò casualmente un braccio con un gomito e sussultò, per poi scusarsi sottovoce subito dopo.

Lui la guardò di sfuggita, con un paio di occhi chiari velati di una travolgente tristezza e un pallore quasi malato sul volto scarno, sottile e affilato, si morse un labbro screpolato e procedette dritto, annuendo lievemente, tra sé e sé, alle scuse di Aljona.

Solo dopo esserle passato davanti ebbe come un fremito, un pensiero, e si voltò a guardarla, riconobbe il giornale tra le sue mani e rabbrividì.

Socchiuse gli occhi e si appoggiò stancamente al bancone dell'edicola, come se facesse troppa fatica a stare in piedi.

-Non si sente bene?- mormorò Aljona, preoccupata, ma Vasilij la prese per mano e la trascinò fuori quasi ne andasse della sua stessa vita.

-Aljonka...- sussurrò una volta fuori, senza fiato.

-Chi era?- gli chiese lei, confusa.

-Nikolaj Gončarov. Il migliore amico di Lev-

-Nikolaj Gončarov... Quello...-

-Di Svetlana, sì. La prima grande cotta di Svet-

-È un militare, vero?-

-È il suo sogno, ma non ancora-

-Ha già lo sguardo e il portamento-

-Oh, quelli li ha sempre avuti-

-Era distrutto per Lev...-

-È un bravissimo ragazzo, molto serio. Sono sicuro che lo aiuterà-


Lei ballerà tra le stelle accese
E scoprirà, scoprirà l'amore
L'amore disperato

(Amore disperato, Nada)

-Riferito ad Aljona e Lev-


-Una copia del Nostal'hiya, grazie-

Nikolaj aveva le lacrime agli occhi, e l'edicolante gli lanciò un'occhiata apprensiva.

-Ti senti bene?-

-Sì, non si preoccupi- rispose lui, flebile.

Posò sul bancone il prezzo del giornale, ma nel prendere quest'ultimo vide la foto del suo migliore amico condannato e non era ancora pronto, avrebbe preferito guardarla con calma da solo, o al massimo con Sof'ja in camera loro, o con i suoi genitori e i suoi fratelli, lontano da tutti gli altri.

Si rese conto di non poter più alzare lo sguardo e fingere di stare bene, così tenendo gli occhi bassi, inchiodati alla foto di quel ragazzo che conosceva veramente solo lui, salutò l'edicolante a denti stretti e gli diede le spalle.

-Ehi...- cercò di richiamarlo l'altro, allarmato dall'aria sofferente del ragazzo.

-Mi lasci stare, per piacere...-

Solo quando si fu allontanato di alcuni passi le lacrime cominciarono a rigargli le guance.

Non era giusto, non era giusto...

Ma Lev non si sarebbe pentito mai, e Kolja era fiero di lui.

Loro erano dalla sua parte, Lev doveva sentirlo, doveva continuare a sentirlo.

Il nostro adorato Lev”, ripeteva Lidija accarezzando i capelli biondi di Sof'ja che piangeva, e lui accarezzava le esili spalle dei suoi fratellini, sentendo una stretta al cuore ogni volta che incontrava i loro occhi tristi, chiari e infinitamente ingenui, non sapevano quasi niente, loro, ma sapevano che il loro Lev aveva ragione, che meritava di tornare da loro.

Nikolaj camminava stancamente verso casa e pensava che avrebbe potuto anche sorridere alla ragazzina che l'aveva urtato nel passare, almeno provarci, anche un solo tentativo, per essere un po' più come Lev, che sorrideva sempre e comunque, in ogni caso.

Lui invece era troppo più fragile, ed era crollato così facilmente.

Avrebbe voluto che tutti sapessero che non avrebbero mai potuto incontrare al mondo un ragazzo migliore di Lev, il suo carissimo amico, anche quella bambina avrebbe dovuto saperlo, perché nessuno sentiva la mancanza, l'assenza, le ferite di Lev?

Resisti, amico mio, e non pentirti mai.

E gli faceva una rabbia quella Ekaterina, a cui Lev aveva voluto bene per caso o per errore, che lui era andato ad aspettare quel pomeriggio fuori da scuola solo per vedere i suoi occhi, se le erano già fluiti dentro il terrore e il tradimento, come un fascio di luce sbagliata, se l'aveva già rinnegato, se l'aveva già perso.

Ed era già successo, lui era l'ultimo amico rimasto a Lev, l'unico fedele.

-И я его последний друг- I ya yego poslednij drug, mormorò tra sé e sé, un onore per lui e un'ingiustizia per Lev.

E io sono il suo ultimo amico.

Rabbrividiva a ogni passo, a ogni persona che incontrava.

Tutti nemici, nemici di Lev.


Должен я...

Печальная честь…

Как мне сказать ему слова?

Я не смогу сказать слова...


Dolzhen ya...

Pechal'naya chest'...

Kak mne skazat' yemu slova?

Ya ne smogu skazat' slova...


Io dovrei...

Triste onore...

Come posso dire a lui queste parole?

Io non posso dirgli queste parole...

(Kak mne skazat', Sergej Li,

Roméo et Juliette Russian Version)

-Riferito a Nikolaj e Lev-


[...]


Dopo quella volta lei lo perse di vista
Disperata lo aspetta ogni sera al “Sassofono Blu”
Una notte da lupi lei stava piangendo...

(Amore disperato, Nada)

-Riferito ad Aljona e Lev-


Ekaterina credette di essere impazzita, quando lo vide.
Era entrata in camera di sua sorella per chiamarla per la cena, e per poco non era svenuta.
Mentre lei sull'armadio aveva le foto di Anna Pavlova, la ballerina de
La morte del cigno, e di Nikolaj Legat, il suo partner ne La Fille Mal Gardée, sull'armadio di Aljona, accanto ai poster artigianali fatti da lei di Emel'jan Pugačëv e Salavat Julajev, troneggiava la foto di Lev ritagliata dal giornale.
Come un eroe.
Come se fosse stato un eroe.
Il giorno prima lui era stato arrestato per sovversione politica, e il giorno dopo lei aveva appeso la sua foto all'armadio.
Ma era sua sorella ad essere impazzita, non lei...
Aljona era sdraiata sul letto, assorta nella lettura de I racconti di Pietroburgo di Gogol', e Ekaterina, davanti all'armadio, non aveva la forza di accettarlo, di perdonare quella ragazzina che non conosceva, come non conosceva il criminale in quella foto.
Aljona fece un salto sul letto quando udì quell'orribile rumore di carta strappata, si tenne forte al piumone per non cadere e per molto tempo non volle guardare, ma la violenza con cui Katja si era accanita contro la foto di Lev fu tale da costringerla ad alzare lo sguardo per difenderlo, perché lei non aveva il diritto di distruggere per la seconda volta le idee di quel ragazzo.
Gli occhi feroci e infiammati di Katja, i brandelli di giornale per terra e la sua disperazione.
-Katja! Perché l'hai fatto?!-
Ekaterina marciò furiosamente verso il letto della sorella e sibilò, pallidissima:
-Perché è un maledetto terrorista e non esiste, non permetterò mai che tu, sangue del mio stesso sangue, lo idolatri come un eroe o che provi un qualsiasi tipo di ammirazione per lui, perché lui non sarà mai un eroe, è solo un criminale, un criminale, capisci?! E anche se non capisci, come temo, te lo devi dimenticare, e non osare mai più pronunciare il suo nome o pensare a lui, perché lui ha tradito ogni legge umana, non c'è più niente di umano in lui dopo quello che ha fatto, e nessuno, nessuno al mondo lo potrà mai perdonare!-
Gli occhi di Katja bruciavano e bruciavano anche le sue mani quando tirò uno schiaffo ad Aljona, la sorella che amava e non poteva tradirla, non poteva lasciarla, e soprattutto non poteva farlo per lui!
Ma quella volta Aljona non rimase immobile e incredula come il giorno prima nella piazza dell'attentato, bensì balzò giù dal letto e si scagliò contro un'altra foto appesa al suo armadio, una foto a cui entrambe tenevano da morire, di loro due abbracciate sul divano di casa, semplicemente, con i capelli biondi di Aljona e neri di Katja che si mescolavano sulle spalle di entrambe, appoggiate l'una contro l'altra, e quei sorrisi accesi, immensi, che facevano brillare loro gli occhi e creavano qualcosa di impenetrabile, l'alchimia di due sorelle che non potevano stare separate, che condividevano il sangue e molto di più, Aljona e Ekaterina con gli stessi occhi, stesso azzurro e stessa luce, una cosa sola e nessuna distanza.
Significava tutto quella foto per loro, eppure Aljona la strappò dall'anta e subito dopo scoppiò in lacrime, la foto ancora integra stretta tra le dita tremanti, cos'aveva fatto Katja, e cos'aveva fatto lei?
-Pensi che sia così importante?- le chiese Ekaterina, flebile. -Pensi che ne valga davvero la pena per lui?-
-Vai via...- la pregò Aljona, dandole le spalle.
-Tra poco vengo a cena, ma adesso vai via-
E dopo tutta quella disperazione, quella paura e quell'incomprensione, nel vuoto che si era creato tra lei e Katja da quando era uscita dalla sua stanza sbattendo la porta e Aljona era corsa a sedersi davanti a quest'ultima per bloccare qualsiasi altro ingresso, qualsiasi altro squarcio di rabbia e condanna, lei posò la foto delle due sorelle Dostoevskij per terra accanto a lei e allungò le dita a sfiorare i frammenti della foto di Lev impietosamente sparsi sul pavimento.
-Scusa...- le fu inevitabile chiedere, per il disprezzo di sua sorella, per la fine che aveva fatto, per quanto ci teneva.
-Scusami, e perdona anche Katen'ka... Lei non capisce, non capisce, non ti può capire-
E mai niente era stato più vero, e mai niente aveva fatto più male ad Aljona e Ekaterina.


Sembra un angelo caduto dal cielo
Quando si incontrano toccarsi e' proprio uno shock
E tremando, e tremando, e tremando, e tremando
E tremando, e tremando, e tremando, e tremando forte...

Lei ballerà tra le stelle accese
E scoprirà, scoprirà l'amore
L'amore disperato

(Amore disperato, Nada)

-Riferito ad Aljona e Lev-






Note


But it's all right, yet it's all right - Ma va tutto bene, va ancora tutto bene: These days, Foo Fighters.

И я его последний друг - I ya yego poslednij drug - E io sono il suo ultimo amico: Kak mne skazat', Sergej Li, Roméo et Juliette Russian Version.


Questo capitolo l'avevo in mente da tantissimo tempo, praticamente dall'inizio della storia, ma così mi piace decisamente di più di come me l'ero immaginato la prima volta, per fortuna, e spero che sia piaciuto anche a voi ;)

In particolare è sottolineata l'amicizia tra Aljona e Vasilij, che hanno una complicità tutta loro spesso difficile da capire per gli altri, ma assolutamente sincera e che durerà negli anni.

Con Pavel Vasja è ingiusto, troppo, ma lui fatica molto a mettersi nei panni degli altri, specialmente nei suoi, e non riesce a vedere la sua fragilità.
Per lui è solo un ragazzino che disprezza la sua città ingiustamente, e il fatto che Pavel non rispetti Novosibirsk, Nostal'hiya e tutto quello che rappresentano per Vasja è intollerabile, a prescindere dai traumi di Pavel, che per moltissimo tempo Vasilij non capirà.

Così, in questo capitolo c'è la prima incrinatura tra Aljona e Pavel e tra Aljona e Ekaterina, che come ormai sapete non perdonerà Lev fino al 2015, ma anche la sofferenza silenziosa di Nikolaj per l'arresto del suo migliore amico, che ha sempre idealizzato e ammirato moltissimo, come del resto tutta la sua famiglia.

Amore disperato di Nada secondo me è la canzone di Aljona e Lev, oltre al fatto che la adoro in generale ;)

Spero che vi sia piaciuto!


A presto! :)
Marty

  
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