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Autore: bik90    04/06/2014    4 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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<< Mamma, viene Eleonora a pranzo da noi oggi! Te lo ricordi, vero? >>.
Sofia le lanciò un’occhiata tra l’esasperata e la divertita.
<< Marty, non so quante volte me l’hai ripetuto ormai! >> rispose << Me lo ricordo, tranquilla! >>.
<< E’ solo che non sta passando un bel periodo e io vorrei… >> finì di allacciarsi le scarpe << …che si sentisse a casa, in un certo senso >>.
Si rialzò e incontrò gli occhi della donna che la stavano fissando. La sera precedente avevano parlato molto di quello che era accaduto a Serena, Sofia non le aveva dato modo di sottrarsi e confidarsi con un adulto le era servito parecchio per ricevere la giusta dose di ottimismo da trasmettere poi ad Eleonora. Ovviamente aveva accuratamente evitato di menzionare Greta. Sua madre le si avvicinò per darle un bacio sulla guancia.
<< Casa è dove ci sono le persone cui vogliamo bene >> le disse con un sorriso << Quindi sta tranquilla, okay? >>.
Aspettò di vederla annuire prima di tornare alle sue faccende domestiche.
<< Mamma, sei un fenomeno >> mormorò Martina afferrando lo zaino e dirigendosi verso la porta di casa.
Sofia sorrise anche se la figlia non poteva vederla poiché le dava le spalle.
 
La notizia in classe della mancanza della professoressa di geografia astronomica causò un grido di esultanza generale perché i ragazzi sarebbero usciti a mezzogiorno invece che all’una. Il primo pensiero di Eleonora fu di comunicarlo a Martina e mentre scriveva si rese conto di aspettare impaziente la fine delle lezioni per poter stare un po’ con lei.
<< A chi scrivi? >> chiese improvvisamente Davide apparendo alle sue spalle.
La ragazza sobbalzò leggermente.
<< A Claudia >> rispose sbrigativamente bloccando l’iphone e infilandolo nella tasca dei jeans << Oggi hai fatto colazione con Lavi? >>.
L’amico annuì.
<< Mi ha chiesto di andarla a prendere a casa stamattina perché i genitori non potevano portarla e visto dove abita non era il caso che si facesse tutta quella strada a piedi >>.
Anche Eleonora annuì non trovando nulla di strano in quello che aveva detto Davide. Si guardarono negli occhi per qualche secondo.
<< Oggi pomeriggio che fai? >> domandò lui notando la professoressa di arte arrivare.
Le fece segno e i due si mossero verso il proprio banco.
<< Ospedale >>.
Perché devo ripetergli sempre le stesse cose?, pensò subito dopo la ragazza passandosi una mano tra i capelli.
<< Oh, certo…intendevo dopo…Lavinia ed io studiamo insieme, non riesci a unirti a noi? >>.
<< Non credo, Da >>.
Il ragazzo la guardò intensamente chiedendosi cosa gli stesse sfuggendo di tutta quella situazione mentre Eleonora, cercando di apparire il più tranquilla possibile, aprì il libro e fece finta di iniziare a seguire la spiegazione.
Quando la campanella suonò, mettendo fine alla lezione, i ragazzi si affrettarono a mettere in ordine le proprie cose per uscire. Nell’indossare il giubbotto, la diciottenne rifletté su come impiegare quell’ora che aveva a disposizione prima di tornare al liceo per prendere Martina. Tornò al presente sentendo Paolo strattonarla mentre la chiamava.
<< Ehi Ele, aperitivo al Caffè Nero? >> domandò.
Di solito quando uscivano prima da scuola, quel bar era tappa obbligata. Ormai conoscevano fin troppo bene i proprietari e i loro figli che alcune volte si erano perfino uniti a loro. Guardò l’amico e scosse il capo. L’altro parve rimanerci male per il rifiuto.
<< Oh, dai! >> esclamò << E’ tradizione! >>.
<< Lasciala stare, Pa >> s’intromise Davide << Non vuole venire >>.
Eleonora alzò gli occhi al cielo e per poco non gli rispose in malo modo. Che bisogno c’era di dire simili cose sapendo cosa stava passando? Vide Paolo stringersi nelle spalle e allontanarsi dopo aver mormorato un breve saluto. Contraccambiò e si affrettò ad uscire prima che qualcuno le rivolgesse di nuovo la parola. Temeva di non riuscire a trattenersi ancora. Camminò spedita verso il suo motorino inforcando gli occhiali da sole e prese il suo cellulare per scrivere un messaggio, stavolta stava davvero contattando Claudia. Aprì il sellino per prendere il casco mentre osservava i suoi amici spintonarsi, urlare e fare battute spinte prima di allontanarsi. Notò Davide e Lavinia insieme sullo scooter del ragazzo chiedendosi se tra i due stesse nascendo qualcosa di più dell’amicizia. Sarebbe stata davvero felice se fosse stato così, anche l’amico meritava di innamorarsi di qualcuno e di non rimanere legato a lei che aveva trovato la persona giusta. Magari sarebbe stato anche più semplice rivelargli di Martina. Stava per mettere in moto con l’intento di farsi un giro in solitudine prima di passare a prendere la più piccola all’uscita della scuola, quando la sua attenzione fu attratta da una macchina parcheggiata nello spiazzo dove di solito mettevano le macchine i professori. C’era una Lancia Ypsilon che non aveva mai visto e la donna al volante era impossibile non riconoscerla. Serrò la mascella provando a ripetersi per parecchi secondi di rimanere calma ma, vedendo che non stava sortendo l’effetto desiderato, scese con una furia dal motorino gettando il casco che aveva indossato per terra e si diresse velocemente verso Greta. Nel vederla avvicinarsi, la donna uscì dall’auto infilando le mani nel cappotto scuro che indossava.
<< Cosa ci fa qui? >> domandò Eleonora fermandosi di fronte all’altra.
Era incredibile come, nonostante la rabbia per quello che Greta rappresentava e le parole poco educate che aveva usato varie volte, mantenesse lo stesso l’uso della terza persona.
<< Non devo dare conto sicuramente a una ragazzina maleducata come te di quello che faccio >>.
La diciottenne la guardò con odio.
<< Lei…lei non deve mettersi in mezzo, chiaro? Voglio che sparisca da qui e dalle nostre vita! E se mi sta per dire che sono maleducata, le assicuro che sto facendo un grosso sforzo a contenermi! >>.
Greta si limitò a fissarla. Aveva le gote arrossate e gli occhi che saettavano da una parte all’altra della sua figura. Se avesse potuto incenerirla con gli occhi, l’avrebbe fatto senza esitazione. Incrociò le braccia sul petto e fece schioccare la lingua sotto il palato.
<< Lo penso, questo è certo >> rispose << E mi sto domandando cosa veda in te Martina oltre la tua bella presenza >>.
Eleonora serrò le mani a pugno a quelle parole.
<< Lei mi fa stare bene >> disse poi con un filo di voce.
<< E tu? >> chiese la più grande facendo un passo verso di lei << Tu la fai stare bene? >>.
La vide mordersi con forza il labbro inferiore e farlo sanguinare.
<< Queste non sono cose che la riguardino! >> sbraitò accorgendosi di avere le lacrime agli occhi.
Era sempre stata restia a parlare dei suoi sentimenti, questa volta non faceva eccezione.
<< E invece lo sono, Eleonora! >> esclamò l’altra con irruenza tanto che alla più piccola ricordò l’atteggiamento della madre quando la sgridava << Martina merita qualcuno che voglia solo il meglio per lei >>.
Era la prima volta, inoltre, che pronunciava il suo nome. Si guardarono di nuovo attentamente.
<< E questo qualcuno non sarei io ma lei? Non è quello che le ha detto Marty, mi sembra >>.
L’ultima frase fu detta con l’intento di ferire Greta e, dall’espressione che assunse, Eleonora ci riuscì perfettamente.
<< Voglio solo che non si faccia male >> rispose la donna con voce apparentemente calma.
<< Non si farà male! Cazzo, io non voglio farle male! >>.
Involontariamente la ragazza si ritrovò ad arrossire e a spostare lo sguardo da lei al marciapiede. Quel gesto di timidezza improvviso fece apparire sul volto di Greta un piccolo sorriso e si ricordò com’era avere diciotto anni ed essere innamorati di un’altra ragazza. Quando capitò a lei la prima volta aveva pressappoco la sua stessa età e non fu facile proteggere quello che provava da chi pensava che fosse sbagliato. Chinò il capo facendo ondeggiare i lunghi capelli chiari e notò che Eleonora la stava guardando con aria interrogativa.
<< Se lo farai, sappi che verrò a cercarti per prenderti a calci nel tuo bel sedere >>.
La più piccola non seppe se prendere quelle parole per un complimento per il suo fondoschiena o per una minaccia. Alla fine pensò che non era importante perché era convinta che non sarebbe mai accaduto e sostenne il suo sguardo. Greta non aggiunse altro voltandosi verso la sua auto. Stava lasciando andare Martina, in fondo era giusto così. Lei ed Eleonora erano coetanee ed innamorate, era giusto che vivesse quell’amore. Con la più grande si portava sedici anni, non era cosa da poco e per quanto fossero state bene insieme, quella era la scelta migliore da fare. Con quell’unica clausola, ovviamente.
Solo quando vide la macchina allontanarsi, la ragazza si permise di lasciar andare l’aria dai polmoni. Scoprì che le stavano tremando le gambe per quello che aveva appena sostenuto e dovette sedersi sul bordo del marciapiede. Quando iniziò a sentirsi meglio e l’ansia abbandonò il suo corpo, si accorse di un’ombra che si avvicinava. Alzò gli occhi e vide la figura di Martina che le sorrideva.
<< Ehi >> disse la più piccola chinandosi per arrivare alla sua altezza << Che fai qui? >>.
Eleonora la guardò a lungo negli occhi e lentamente si ritrovò a sorridere anche lei.
<< Riflettevo >> rispose infine senza muoversi.
<< E vuoi riflettere ancora? Perché io avrei un po’ di fame >>.
La più grande a quelle parole scoppiò a ridere e l’altra ne fu veramente felice. Era la prima volta, da quando sua sorella si era ammalata, che la sentiva farlo. E la sua risata era meravigliosa, di quelle che raramente si sentivano. Era vera. Ancor prima di rendersene conto le diede un bacio sulla guancia che la fece immediatamente arrossire. Sghignazzò leggermente nel vedere la sua reazione mentre Eleonora si alzava in piedi.
<< Piantala >> le disse semplicemente incamminandosi verso il motorino dopo averle fatto cenno di seguirla.
Sotto casa di Martina, la ragazza attese che l’altra parcheggiasse prima di citofonare.
<< Com’è andata oggi? >> chiese osservandola.
Eleonora si strinse nelle spalle e sollevò gli occhiali da sole sulla testa.
<< Nella norma >> disse ricordando con una nota di dispiacere l’episodio di quella mattina legato a Davide, Paolo e l’aperitivo << A te? >>.
<< Anche con Greta? >>.
A quella domanda la maggiore spalancò gli occhi per la sorpresa.
<< Cosa…cosa ne sai tu… >>.
<< Ho visto la sua macchina allontanarsi e l’ho semplicemente dedotto >> la interruppe Martina notando che sua madre aveva sganciato il portone << Che ti ha detto? >>.
<< Che ho un bel culo >> disse prontamente Eleonora scoppiando a ridere nel vedere l’espressione meravigliata e arrabbiata di Martina << Sul serio! E credo che tua madre ci stia aspettando! >> aggiunse superandola ed entrando all’interno del palazzo.
Martina la seguì senza essere riuscita a comprendere se l’altra stesse scherzando o meno. Una cosa però era certa, Eleonora non aveva più paura di Greta.
 
Il pranzo si svolse piuttosto tranquillamente. Martina aveva informato entrambi i suoi genitori della delicata situazione di Serena il giorno precedente pregandoli di apparire, però, normali. Eleonora non avrebbe sopportato, altrimenti, sguardi commossi o occhiate impietosite. Sofia aveva preparato le famose trofie al pesto ricevendo i complimenti della diciottenne e un semplice pollo con le patate al forno.
<< Sei parecchio sciupata, Eleonora >> disse la donna tra il primo e il secondo << Stai mangiando? >>.
La ragazza s’irrigidì leggermente mentre Martina lanciava alla madre uno sguardo di disapprovazione. Anche lei aveva notato che Eleonora era dimagrita ma, dato lo stress che stava vivendo, era piuttosto normale.
<< Non è un bel periodo >> mormorò infine guardando la sedicenne << Mi spiace, Sofia >>.
La donna le sorrise affettuosamente posandole una mano sulla testa. Per certi versi Eleonora le faceva tenerezza, chiedeva scusa e ringraziava con la stessa frequenza. La sua educazione doveva essere stata molto rigida da bambina.
<< Se mangiassi più spesso qui rischieresti di esplodere >> commentò Martina con l’intento di alleggerire la situazione.
<< Voi ragazze non fate altro che pensare alla linea e con questa fissa vi ammalate >> fece Stefano.
Eleonora rise pensando a quanto fosse normale quella situazione. Era da molto che non viveva della semplice quotidianità. Guardò l’uomo pensando che suo padre era così diverso. Non si era mai interessato ai problemi dei figli, era sempre troppo impegnato a lavorare e, quando non lo faceva, l’unica cosa che sapeva fare bene, era portarli in vacanza. Non c’era mai stato per loro, l’unica persona su cui avevano fatto affidamento era Fulvia e nel caso di Federico su Letizia. Invece Stefano le piaceva, si vedeva che voleva davvero bene alla sua famiglia e che erano felici nonostante non avessero le stesse possibilità economiche di Augusto. Tutto in quella casa parlava modestia e semplicità, non c’era nullo che fosse costoso o sfarzoso. E nonostante lei fosse vissuta nell’agio e nel lusso, ciò che aveva la famiglia Capasti le piaceva tanto. Finirono di pranzare con calma mentre Martina raccontava come si era svolta la sua giornata scolastica e Alice invece parlava di quanto fosse stato bello in film che la sua classe aveva visto. Eleonora partecipò poco alla conversazione e, quando si alzò da tavola, era quasi contenta di recarsi finalmente in ospedale dalla sorella. Attese che l’altra ragazza uscisse dal bagno per poter salutare tutti. Ancor prima di aprire la bocca per parlare, Sofia la abbracciò interpretando i suoi saluti come una barriera da frapporre tra lei e gli altri.
<< Andrà tutto bene Eleonora >> le sussurrò accarezzandole la schiena << Devi solo avere fiducia >>.
In quel momento la ragazza comprese che entrambi gli adulti erano a conoscenza della sua situazione e che avevano avuto la discrezione di non dire nulla fino ad allora. Si ritrovò a sorridere di fronte a quel calore materno che nemmeno sua madre era stata in grado di trasmetterle.
<< Io…io lo voglio davvero >> rispose.
<< Tra poco sarà Natale, sono convinta che lo festeggerete nel migliore dei modi >>.
<< Grazie Sofia, lo spero tanto >>.
<< Manda un grosso abbraccio anche a tua sorella >> fece la donna salutando subito dopo la figlia e chiudendo la porta alle sue spalle.
<< Che brutta situazione >> commentò Stefano non appena fu abbastanza certo che le ragazze fossero uscite dal palazzo.
<< Immagina come debba sentirsi sua madre con una figlia in ospedale >> disse Sofia << Con quale diagnosi poi! >>.
L’uomo si alzò in piedi e abbracciò sua moglie comprendendo che aveva bisogno di lui mentre i loro sguardi si posavano inevitabilmente su Alice che aveva iniziato a fare i compiti nel salone.
<< A noi non succederà mai una cosa del genere >> la consolò sfiorandole il collo con le labbra.
Sofia portò le mani su quelle del marito.
<< Promettimelo per favore >>.
<< Te lo prometto >>.
 
<< Mi piacciono i tuoi >> disse Eleonora mettendo il cavalletto alla sua vespa.
Martina sorrise.
<< E tu piaci a loro >> rispose baciandola.
Aveva deciso di accantonare il discorso Greta per qualcosa di ancora più importante, l’esito di compatibilità di Fulvia. Si mise il casco sottobraccio notando che l’altra aveva preso il suo iphone dallo zaino.
<< Mi ha chiamata Federico >> fece dopo aver controllato. Alzò gli occhi verso la struttura sanitaria e quasi non si accorse si stare quasi correndo. Martina le andò dietro e, nel raggiungerla, le prese la mano stringendogliela. Quel semplice gesto bastò a far riacquisire alla più grande un minimo di tranquillità. Si guardarono prima di entrare e salire le scale verso il reparto senza dire nulla. La più piccola aveva quel potere sull’altra, la calmava semplicemente attraverso un’occhiata.
Fu facile capire qual era la stanza di Serena. Non appena varcarono la porta di quel settore ospedaliero, videro Federico appoggiato a una parete vicino la finestra mentre poco distante da lui c’erano Claudia, Ilaria e Tommaso. Il ragazzo si passò nervosamente una mano tra i corti capelli prima di vedere Eleonora e Martina avanzare verso di loro. Nessuna delle due si curò di lasciare la mano dell’altra. Sapevano che le avrebbero viste ma in quel momento non importava a nessuno.
<< Allora? >> chiese la maggiore senza nemmeno salutare << Perché mi hai chiamata? Che succede? >>.
Intanto si avvicinarono anche gli altri.
<< Ciao Ele >> salutarono Claudia e Ilaria.
<< Tua madre ha avuto i risultati >> rispose Federico << Non c’è abbastanza compatibilità per un trapianto >>.
<< Merda! >> esclamò Eleonora dando un pugno al vetro della finestra e dimenandosi dalla presa di Martina << Merda! Merda! >>.
<< Ele, non fare così adesso >> mormorò la quindicenne sporgendosi per abbracciarla << Troveremo un’altra soluzione >>.
<< Vaffanculo >> continuò a urlare la più grande senza rivolgersi a nessuno e serrando entrambe le mani a pugno.
A quell’abbraccio si unì immediatamente anche Ilaria che comprendeva, nella sua ingenuità di tredicenne, che quella non era una bella notizia. Dopo un attimo di titubanza decise di partecipare a quel gesto Federico, ultimo arrivato nella famiglia Domenghi ma che non per questo aveva minore importante. Martina e Tommaso si guardarono per un secondo capendo che ciò che stava accadendo era una cosa solo di quella famiglia.
<< Lo farò io >> propose Eleonora non appena si furono sciolti mentre si asciugava le lacrime << Lo voglio fare subito >>.
<> fece Claudia frenando i suoi ragionamenti e prendendola per un braccio << C’è un’altra cosa che devi sapere >>.
Sua sorella la guardò senza capire.
<< Cosa? Serena è peggiorata? Dov’è mamma? >>.
<< Mamma è andata a parlare con i dottori di Serena >> rispose Ilaria.
Eleonora tornò a fissare Claudia e subito dopo Federico che evitò di guardarla negli occhi.
<< E’ arrivata un’altra…persona >> mormorò la quindicenne cercando la mano di Tommaso per affrontare anche quel nuovo arrivo << E’ di là, nella stanza >>.
Per qualche secondo nessuno parlò aspettando che la più grande comprendesse a chi si stesse riferendo. Ed Eleonora non impiegò molto. Sgranò gli occhi per la sorpresa e le mani iniziarono a tremarle.
<< Oh, no >> disse semplicemente prima di voltarsi e dirigersi verso la stanza di Serena.
<< Ele, vieni qui! >> tentò di bloccarla suo fratello senza successo << Non serve a nulla fare la pazza ora! >>.
Ma l’altra non si fermò. Entrò in camera e rimase paralizzata nel vedere un signore che le dava le spalle seduto vicino al letto della sorella mentre un bambino di circa quattro anni era seduto sul materasso. Fu il bambino il primo a voltarsi e nell’incontrare i suoi grandi occhi verdi rimase senza fiato. Erano come i suoi ed erano incorniciati da una cascata di boccoli castani.
<< Hi >> disse agitando la manina.
A quel saluto anche l’uomo si voltò e sorrise amabilmente nel vedere la ragazza.
<< Ciao Eleonora >> fece semplicemente.
<< Ele! >> esclamò Serena << Finalmente sei arrivata! >>.
<< Ciao pulce >> rispose la sorella inghiottendo tutte le parole che avrebbe tanto voluto dire << Hello Michael >>.
Diede un bacio alla bambina e subito dopo incontrò lo sguardo dell’altro. Nessuno poteva sbagliarsi riguardo l’identità di quella persona, la somiglianza era troppo evidente. Gli occhi azzurri e i capelli così chiari da sembrare quasi bianchi era un tratto distintivo della loro famiglia.
<< Che ci fai qui? >>.
<< Ele, papà è venuto a trovarmi >> disse Serena prima che l’uomo potesse ribattere.
Augusto abbozzò un sorriso nel sentire le parole della figlia.
<< Starai presto bene, riposati Serena >> rispose prendendo il bambino in braccio e alzandosi in piedi.
<< Puoi uscire un attimo? >> domandò Eleonora evitando di guardare Michael << Sere, adesso arriva mamma o Claudia >>.
<< Ma papà non… >>.
<< Sono proprio qui fuori >> la tranquillizzò il signor Domenghi << Non vado da nessuna parte >>.
Le passò una mano tra i capelli prima di dirigersi verso la porta. Anche Eleonora si voltò e vide Martina sulla soglia che osservava la scena in silenzio. Non c’era bisogno di spiegazioni per capire chi fosse il nuovo arrivato, bastava guardarlo. Lentamente staccò gli occhi dalla sua figura per posarli prima sulla ragazza e poi su Federico, indubbiamente le persone che gli somigliavano di più tra tutti. Si spostò per permettergli di passare e sfiorò le dita della diciottenne quando le passò accanto.
<< Claudia, potresti portare Michael a prendere una bottiglietta d’acqua? >> chiese Augusto facendo scendere il bambino per terra.
La figlia guardò Eleonora prima di annuire e allungò la mano per prendere quella del piccolo.
<< Come with me, Mike >> disse in tono confidenziale allontanandosi.
<< Che cosa cazzo fai qui? >> sbottò la maggiore che si era trattenuta fin troppo << Chi ti da il diritto anche solo di guardare le mie sorelle? >>.
<< Io sono vostro padre Eleonora >> rispose con calma Augusto << Ho preso il primo aereo non appena tua madre mi ha informato della situazione di Serena >>.
<< Tu non sei nostro padre! Hai perso questo privilegio quando te ne sei andato otto anni fa! >>.
Federico mise una mano sulla spalla della sorella per invitarla a calmarsi. L’ospedale non era certo un posto per dare spettacolo della propria vita privata.
<< Detta così, sembra ch’io vi abbia abbandonato. Invece, mi sembra d’avervi sempre mantenuto >>.
Quelle parole, dette con così tanta disinvoltura, ferirono perfino Martina.
<< Papà, smettila >> lo ammonì il ragazzo << Mandare i soldi a casa non significa fare il padre soprattutto se si sceglie deliberatamente di andarsene >>.
<< Papà? >> ripeté Eleonora rivolgendosi a Federico << Hai anche il coraggio di chiamarlo in questo modo? Tu più di tutti dovresti odiarlo per quello che ti ha fatto e che ti ha fatto mancare! E invece…papà? Ma come… >>.
<< Come dovrei chiamarlo allora? >> esclamò il fratello come se improvvisamente il padre fosse diventato trasparente << Credi di sapere come mi sento? >>.
<< Non c’era nemmeno al funerale di tua madre! Eppure mi pare che se la sia scopata e che tu sia suo figlio! >>.
<< Cosa sta succedendo qui? >> proruppe Fulvia arrivando dalla fine del corridoio con Ilaria che era andata a cercarla << Eleonora, cosa sono queste parole? >>.
La figlia la guardò sentendo le lacrime formarsi agli angoli degli occhi.
<< Tu lo sapevi? >> urlò << Sapevi che sarebbe arrivato? >>.
La donna si fermò vicino la ragazza e con la coda dell’occhio guardò il suo ex marito.
<< Ho dovuto dirgli di Serena, mi sembra ovvio >>.
<< Avresti dovuto dirmelo! >>.
<< Eleonora >> s’intromise Martina decidendo di aiutare la diciottenne. Le si avvicinò con l’intento di fermarla se la situazione fosse degenerata << Calmati per favore. Fa un respiro profondo >>.
Le faceva male vederla in quello stato e ancora di più la feriva l’atteggiamento completamente impassibile del padre. Sua figlia era sull’orlo di una crisi di pianto, gli rivolgeva accuse pesanti e lui non diceva o faceva nulla? Come poteva aver generato dei figli dotati di una sensibilità non indifferente?
<< Mi dispiace molto per Letizia, Fede >> commentò finalmente l’uomo guardando il figlio << Ho saputo da Fulvia quello che è successo. Purtroppo ero a Singapore per lavoro e non ne sapevo niente >>.
Federico inghiottì un groppo di saliva e non disse nulla anche se sui suoi occhi passò un velo di malinconia.
<< Ehi mamma >> disse Claudia ritornando con Tommaso e il bambino << Cosa hanno detto i medici? >>.
<< Io devo ancora capire perché lui è qui! >> fece Eleonora indicando il padre.
<< Cosa credi che avremmo dovuto fare, eh Eleonora? >> sbottò Fulvia << Tua sorella ha la leucemia, io non una compatibilità tale da effettuare un trapianto, tu hai diciotto anni, Claudia quindici e Ilaria tredici! E Federico condivide metà del vostro patrimonio genetico! >>.
Per una manciata di secondi nessuno parlò. Il ragazzo si rese subito conto che l’aver sottolineato di essere figlio di un’altra donna non era un’accusa rivolta ad Augusto ma una semplice constatazione. E tutti sapevano bene che quello che aveva detto era vero, la donna non poteva non contattare l’ex marito.
<< Posso fare io il test >> mormorò la ragazza dai capelli chiari.
<< Sei maggiorenne da qualche mese, credi che questo basti a farti prendere decisioni del genere? >> rimbeccò la madre << Ricorreremo a voi solo se sarà necessario >> aggiunse guardando finalmente l’uomo negli occhi che lentamente annuì.
Martina gettò una veloce occhiata ad Eleonora prima di tornare a fissare Michael. Aveva già visto quel volto su una foto a casa dell’altra e adesso sapeva chi fosse. Doveva essere il figlio più piccolo di Augusto, nato da un’altra possibile relazione e ipotizzava che sua madre non fosse italiana.
Quest’uomo non ha freni, pensò, Ha sei figli avuto da tre donne diverse.
<< Ho bisogno di un po’ d’aria >> disse la ragazza più grande superando il padre e avviandosi verso l’uscita d emergenza.
Martina le andò dietro.
 
 
 
 
 
 
 
  
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