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Quando Andrius le sfiora il viso, Alyssa sente la disperazione espandersi per intero nel suo corpo. Aveva confidato troppo nella sua ultima cartuccia, si era appigliata al malessere intravisto nel giovane, come a uno spuntone di roccia su un precipizio.
Ma il cuore di Andrius non è un’arma da usare a proprio vantaggio. Il ragazzo si trova in trappola quanto lei, schiavo di un signore senza morale.
Quando sente le mani di lui scivolarle sotto la maglia, sulla pelle, tutto il suo corpo si irrigidisce. Aspetta, nell’attesa di abituarsi, ma non succede. E quando si rende conto che questo è solo l’inizio, un accenno millesimale di quello che verrà, il suo coraggio viene meno. Getta le braccia attorno al collo di Andrius e scoppia in un pianto angoscioso – È inutile – singhiozza – Non sono pronta. Non la sarò mai!
Sa che non serve a niente, che non cambierà nulla, ma non riesce più a fermarsi.
Lui si blocca immediatamente e dopo un’attesa di lunghi secondi, la stacca con delicatezza e si avvicina alla finestra. Il viola del crepuscolo sta scolorendo in un rosa più caldo, la sabbia della meridiana luccica iridescente ai colori del cielo.
Andrius osserva il paesaggio oltre il vetro e pensa. Alyssa trema sulle lenzuola, mentre lui continua a riflettere. Poi si volta e le porge una mano, aiutandola ad alzarsi. La catena è sufficientemente lunga da permetterle di raggiungere la finestra e appoggiarsi a lui, nell’attesa di quell’alba che ora anche lei, come il ragazzo, non vorrebbe mai veder sorgere.
Ma il tempo non rallenta a comando, tutt’altro: come la sabbia della clessidra, sfugge tanto più rapido quanto cerchi di trattenerlo. E mentre l’ultimo granello precipita sotto i loro occhi verso il fondo, il primo raggio di sole si leva a festa nel cielo.