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Autore: ChibiRoby    04/06/2014    5 recensioni
E se dopo la morte di Maria, German non fosse scappato dal passato?
Violetta vive in una gabbia dorata finché non le si presenta l'occasione di fuggire, grazie al suo amore per la musica e a un paio di occhi verdi troverà il suo posto nel mondo.
Pablo e Angie sono una coppia sposata alle prese con un arrivo speciale che rivoluzionerà la loro vita.
Diego e Camilla da sempre migliori amici si ritroveranno alle prese con un nuovo sentimento mai provato prima.
E German dopo anni di paure scoprirà che si può sempre tornare ad amare.
Tratto del capitolo 11
[...] -Non credevo che provassi quello che provo io. – ammise abbassando lo sguardo imbarazzata.
-Invece è così, mi piaci da impazzire Violetta, fin dalla prima volta che ti ho vista, mi sei entrata dentro e non riesco a smettere di pensare a te. – le rivelò alzandole il mento con due dita per guardarla negli occhi.
-Tu non mi piaci Leon, io ti amo! – rivelò con un’audacia che neanche lei sapeva di avere, annullò nuovamente la distanza tra i loro volti e lo baciò. [...]
Leonetta, Pangie, Fedemilla, Camiego accenni Naxi, Marcesca, Andresx?, Larax?, Brodwayx?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla, Diego, Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 – Prime volte 1/2
 
Era passata una settimana da quando Violetta aveva conosciuto Leon e da quel momento si erano visti o sentiti tutti i giorni, imparando a conoscersi lentamente e scoprendo di riuscire a capirsi con un solo sguardo, come se si conoscessero da sempre.
Quella mattina Violetta si trovava da sola in casa; Federico era allo studio, suo padre al lavoro insieme a Roberto mentre Olga era uscita per delle commissioni.
Non era la prima volta che accadeva ma era la prima volta che desiderava approfittare dell’occasione per uscire di casa.
Una parte di lei le diceva, con una voce identica a quella di sua zia Angie, di aprire quella maledetta porta e di correre allo Studio On Beat, come aveva sempre sognato: ci sarebbe stata un’oretta, giusto il tempo di assaporare un po’ di libertà e poi sarebbe tornata a casa e nessuno si sarebbe ancora di nulla. L’altra parte, con la voce di suo padre, invece le diceva di fare qualunque cosa tranne uscire di casa.
Camminava avanti e indietro come un’anima in pena, desiderava davvero uscire di casa ma aveva paura, non era mai uscita da quella casa negli ultimi undici anni. E quando era piccola usciva sempre in compagnia della madre, ricordava ancora le parole che le aveva detto l’ultima volta che erano uscite insieme:
 
“Violetta, il mondo è un posto meraviglioso, quando sarai più grande lo vedrai con i tuoi occhi e sono certa che lo amerai come lo amo io.”
 
-Mamma voleva che vedessi il mondo e che imparassi ad amarlo come lei. – sorrise mentre le parole della madre e le risuonavano in testa.
-Basta avere paura, è ora di uscire e conoscere il mondo! – s’incoraggio aprendo la porta di casa.
Percorse il vialetto a passo deciso e si fermò solo quando fu fuori dal cancello principale e respirò a pieni polmoni, poteva anche aver respirato più smog che aria ma per lei aveva il profumo della libertà.
-Se non sbaglio lo studio è da quella parte. – pensò cercando di ricordare il percorso da casa sua fino allo studio che Angie le aveva mostrato una volta su Google maps.
Iniziò a camminare guardandosi in torno, si sentiva eccitata come da bambina quando il giorno di Natale scendeva in salotto e trovava una montagna di regali sotto l’albero ed erano tutti per lei.
Per lei era tutto nuovo e fantastico, si sentiva rinata e libera, era talmente presa ad osservare tutto quello che la circondava che la circondava da non prestare troppo attenzione a dove stava andando. Ad un tratto sentì il suono di un clacson e una mano che l’afferrava tirandola bruscamente.
-Ma…- sussurrò incredula, una macchina era appena passata a tutta velocità nello stesso punto in cui si trovava fino a cinque secondi prima.
-Stai bene? – le domandò una voce sconosciuta, appartenente alla persona che l’aveva salvata. –Si grazie a te! – si voltò regalando un sorriso colmo di riconoscenza alla persona a cui doveva la vita, che si rivelo essere una ragazza poco più bassa di lei, doveva essere di qualche anno più giovane, dai lunghi capelli castano chiaro, quasi biondi.
-Non ringraziarmi, chiunque l’avrebbe fatto al mio posto. – sorrise – Però dovresti stare più attenta a dove metti i piedi, hai rischiato parecchio.
-Hai ragione, comunque mi chiamo Violetta. Tu invece come ti chiami? – le porse la mano, curiosa di conoscere il nome della sua nuova eroina personale.
-Sono Lena. – le strinse la mano ricambiando il sorriso che era nato sul volto dell’altra – Dove stai andando così di fretta da non avere neanche il tempo di controllare il traffico prima di attraversare? – scherzò sinceramente interessata alla risposta. Violetta la incuriosiva o meglio i suoi occhi, aveva lo sguardo innocente e curioso come quello di una bambina che vedeva il mondo per la prima volta.
-Allo Studio On Beat.
-Che coincidenza! Anch’io ci sto andando, se vuoi possiamo andarci insieme. – propose.
-Mi sembra un’ottima idea, così non rischierò di finire sotto una macchina! – scherzò cercando di mascherare l’imbarazzo.
-E ci faremo compagnia a vicenda. – aggiunse Lena prendendola a braccetto con fare confidenziale, come se fosse due vecchie amiche che si rivedono dopo molto tempo.
-Sei un’allieva dello Studio? – le chiese Violetta dopo qualche minuto in cui avevano passeggiato in silenzio.
Scosse il capo -Parteciperò agli esami di ammissione, tu invece?
-Sto andando a trovare degli amici che studiano lì. – una mezza verità, non voleva raccontarle la storia tragicomica che era la sua vita, si conoscevano appena e poi non voleva che la guardasse con pietà, durante i pochi momenti che avrebbero trascorso insieme. Se c’era una cosa che odiava era leggere la compassione negli occhi dei suoi interlocutori.
 
 
***
 
 
-Eccoci arrivate! – esclamò Lena indicando l’ingresso della prestigiosa scuola di musica. –Bello vero? – domandò senza ottenere risposta. Violetta era talmente assorta nella contemplazione del edificio da non accorgersi di quello che le accadeva in torno. Quel luogo racchiudeva tutti i suoi sogni e finalmente lo vedeva di persona.
-Entriamo o preferisci rimanere qui per tutto il giorno?
-Che domande! Entriamo! – esclamò in preda al euforia.
Si diresse verso l’entrata senza neanche aspettare la risposta di Lena, scese i gradini a due a due e all’improvviso le sembrò di essere in un altro mondo.
-Neanche nei miei sogni più belli lo studio era così meraviglioso!
Il sorriso le andava da un orecchio al altro mentre osservava il luogo che fungeva da teatro di tutti i suoi sogni fin da quando era bambina.
-Questo posto è fantastico! – commentò Lena raggiungendola.
-Sì… questa musica è meravigliosa. – sussurrò sentendo una melodia proveniente da una sala infondo al corridoio.
-Se non sbaglio li dovrebbe esserci l’auditorium. – pensò la Castillo avvicinandosi silenziosamente insieme a Lena.  
Aprirono lentamente la porta stando molto attente a non fare rumore per non disturbare l’esibizione e si affacciarono.
Sul palco c’erano diversi allievi, Violetta ne riconobbe alcuni che avevano partecipato al reality lo scorso anno e tra questi spiccavano: Ludmilla, Federico e, il suo cuore perse un battito, Leon che dalla prima fila esprimevano tutto il loro talento.
Le due ragazze seguirono l’esibizione con attenzione, sognando di potersi esibire anche loro su quel palco.
Appena la musica finì un forte applauso si sentì per tutta la sala.
-Violetta! – esclamò Angie sorpresa di vedere la nipote –Zia Angie, zio Pablo. – li salutò andando ad abbracciarli.
-Piccola, come hai fatto a convincere tuo padre a farti uscire? – domandò Galindo abbracciandola, forse German aveva finalmente ricevuto l’illuminazione divina e aveva capito che non poteva continuare a crescere la figlia come una detenuta agli arresti domiciliari. 
-A dir la verità…- iniziò titubante.
 
-Avete visto la ragazza che sta parlando con Angie e Pablo? È molto carina! – esclamò Andres avvicinandosi al gruppo composto da Diego, Camilla e Leon che fu il primo a voltarsi per vedere la ragazza che aveva attirato l’attenzione del più ingenuo dei suoi amici.
-Ed è anche molto al di sopra della tua portata Andres! – commentò freddamente incrociando le braccia mentre gli lanciava uno sguardò infuocato.
-Quindi lei è la famosa Violetta. – dedusse Camilla appoggiando un braccio sulla spalla dello spagnolo.
-Ottima scelta amico. – aggiunse Diego dando una pacca sulla spalla a Vargas mentre con l’altro braccio cingeva distrattamente la vita di Camilla.
Leon li fulminò con lo sguardo maledicendo il giorno in cui aveva deciso di confidarsi con loro. Non avrebbe dovuto raccontargli di Violetta, lo sapeva eppure lo aveva fatto e da quel momento quei due non avevano fatto che punzecchiarlo in ogni occasione.
-Sapevi che sarebbe venuta? – domandò Federico raggiungendolo insieme a Ludmilla che lanciava sguardi preoccupati in direzione della Castillo.
-No, credi che sia venuta di nascosto? – chiese senza distogliere lo sguardo da Violetta che se ne stava con lo sguardo rivolto al pavimento. Sembrava che Pablo e Angie la stesse rimproverando a bassa voce.
-È meglio se ci avviciniamo! – interviene Ludmilla preoccupata. 
 
-Non avresti dovuto uscire da sola! – la rimproverò Pablo, non era arrabbiato, solo deluso e preoccupato. Era sempre stato il primo a sostenere che dovesse uscire e essere libera come le ragazze della sua età ma Violetta era cresciuta in una gabbia dorata e sicuramente non sapeva muoversi in città, sarebbe potuta finire sotto una macchina oppure perdersi e finire nei guai. Senza contare German, se fosse tornato a casa prima della figlia, sarebbe stato capace di mobilitare l’esercito pur di ritrovarla, sempre che prima non fosse morto a causa di un infarto.
-Ormai quel che fatto è fatto. – pensò sospirando, era inutile continuare a rimproverarla e lasciarle un brutto ricordo della sua prima giornata di libertà.
-Non farlo mai più! La prossima volta che decidi di evadere chiamami, verrò a prenderti così io e tua zia saremmo più tranquilli. – sorrise complice.
-Grazie zio, sei il migliore! – urlò Violetta abbracciandolo con foga.
Alle spalle della ragazza, Angie sorrise al marito, capiva perfettamente quello che stava pensando: era giunto il momento che Violetta avesse un po’ di libertà ma da soli non potevano aiutarla, doveva parlare al più presto con Olga e Roberto. Insieme sarebbero sicuramente riusciti a fare ragionare German o almeno lo sperava.
-Allora come ti sembra lo Studio? Ti piace? - sorrise Angie quando i due si separarono.
-Sì, è ancora più bello di quanto avessi immaginato!
Il sorriso di Angie si allargò mentre sentiva gli occhi riempirsi di lacrime – Maledetti ormoni! Angie Galindo non devi piangere! – si rimproverò mentalmente ma era più forte di lei, amava così tanto la sua nipotina che non riusciva a non commuoversi nel vederla con gli occhi che le brillavano per la felicità di trovarsi nel luogo che sognava fin da bambina.
-E finalmente puoi vederlo con i tuoi occhi. – aggiunse Ludmilla avvicinandosi insieme a Leon e Federico.
-E non potrei essere più felice! – sorrise raggiante ricambiando l’abbraccio della bionda.
-Visto che sei in buona compagnia, ti lascio qui e vado a lezione. – intervenne Angie che sentiva di non riuscire più a trattenere le lacrime e l’ultima cosa che voleva era far preoccupare gli alunni e ovviamente Violetta che per fortuna della futura neo mamma era toppo euforica per accorgersi che qualcosa non andava. Non le diede neanche il tempo di risponderle e uscì velocemente dalla stanza.
 
 
***
 
 
Angie si rifugio nell’aula professori, a quell’ora i suoi colleghi avevano lezione e Antonio era in riunione con quelli di youmix, nessuno l’avrebbe disturbata con domande imbarazzanti. Chi mai le avrebbe creduto se avesse detto che era gioia pura trasformata in lacrime dagli ormoni? Avrebbe dovuto annunciare la sua gravidanza ma non aveva intenzione di farlo, non prima del terzo mese.
-Angie sei qui?
Sobbalzò prima di rendesi conto che la voce che l’aveva appena chiamata apparteneva all’amore della sua vita.
Annuì asciugandosi le lacrime, da quando era incinta piangeva per qualunque cosa, si sentiva una piagnucolona e dire che non aveva mai pianto tanto in vita sua come in quel mese e ne rimanevano ancora otto.
-Non pensavo che vedere Violetta allo Studio ti avrebbe portata alle lacrime. – scherzò abbracciandola da dietro.
-Dovrebbe studiare qui… – sussurrò sciogliendo l’abbraccio -… così da prepararsi a diventare la stella che è destinata a essere. – continuò iniziando a camminare per la stanza. –Dovrebbe essere circondata da amici sinceri con cui trascorrere tutto il suo tempo libero e vivere serenamente il suo primo amore come ogni ragazza della sua età! E invece vive come una prigioniera nella sua stessa casa e tutto perché suo padre è un codardo incapace di andare avanti. Che tiene prigioniera la sua unica figlia invece di accompagnarla nella crescita come fa ogni padre di questo mondo! – scoppiò tirando fuori tutto quello che pensava. Non odiava suo cognato, anzi lo amava come si ama un fratello maggiore e sapeva bene che tutto quello che faceva era per proteggere Violetta, l’amava troppo e era troppo ottuso per capire che lo stava facendo nel modo sbagliato.
-Lo so, è una vita che tentiamo di far ragionare German, le abbiamo provate tutte per fargli capire che sta sbagliando. Ma sembra che il concetto non voglia entrare in quella sua testaccia più dura del diamante! - concordo Pablo riuscendo a strapparle un sorriso.
-Giurami che tu non ti comporterai mai così con nostro figlio! – esclamò puntandogli l’indice contro con fare minaccioso, Pablo si sarebbe sicuramente lasciato intimidire se non avesse notato la luce divertita che splendeva negli occhi verdi delle moglie.
Entrambi sapevano che non sarebbe capace di fare una cosa del genere.
-Credi davvero che sarei capace di fare una cosa simile?
L’unica risposte che ricevete fu un dolce bacio.
 
 
********
Salve a tutti, lo so, ho un ritardo mostruoso ma il capitolo si sta dimostrando più lungo del previsto perciò ho deciso di dividerlo in due parti così non dovrete aspettare troppo o almeno spero.
Tornando al capito scommetto che fosse Leon a salvarla oppure un altro bel ragazzo che sarebbe diventato il rivale di Vargas, e invece no! Nella serie originale abbiamo già troppi triangoli perciò ecco che entra in scena Lena, un personaggio che adoro.
E abbiamo il ritorno dei Pangie che nello scorso capitolo sono stati solo nominati.
Che altro dire?
 Un bacione, ci sentiamo presto con la seconda parte!
   
 
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