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Autore: Soul of Paper    04/06/2014    5 recensioni
Il mio finale della quinta serie. Cosa sarebbe successo se dopo aver ricevuto quella telefonata notturna a casa di Madame Mille Lire nella quinta puntata ed essersi seduti su quel divano, le cose fossero andate diversamente? Cosa sarebbe successo se Gaetano non avesse permesso a Camilla di "fuggire" di nuovo? Da lì in poi la storia si sviluppa prendendo anche spunto da eventi delle ultime due puntate, ma deviando in maniera sempre più netta, per arrivare al finale che tutte noi avremmo voluto vedere...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 33: “(Ri)sentimenti”
 

Dal capitolo precedente…

 
“Professoressa, aspetti!”
 
Avvolti nel loro mondo ovattato e pieno di luce, abbracciati, ridendo come ragazzini, ignari di tutto, ebbri d’amore e di sensazioni, non percepiscono né la presenza, né le parole di quella impicciona della portiera, fino a che non si para loro davanti, bloccando la strada e l’accesso alle scale.
 
“Rosetta? Che c’è?” chiede Camilla, con il tono indulgente di chi è talmente felice e sulle nuvole dal sentirsi al di sopra di tutte le complicazioni e le scocciature terrene.
 
“C’è che la polizia si è praticamente installata a casa di sua madre,” proclama agitata ed incuriosita al tempo stesso.
 
“Tranquilla, Rosetta, il pettegolezzo non è un reato e non ho intenzione di arrestarla,” ribatte Gaetano con una risata, che però si interrompe bruscamente, quando nota lo sguardo serio e grave della donna.
 
Ed è allora che la nebbia si solleva dagli occhi suoi e di Camilla e notano la pantera parcheggiata fuori da casa, accanto ad un’auto scura e anonima, ma che Gaetano sa essere un modello spesso in dotazione alla polizia, utilizzato per le uscite in borghese.
 
In quel momento sentono una cascata di passi alle loro spalle, quasi una carica di bufali, e vedono Ilenia, affiancata da Mancini e da Marchese, che la scortano lungo le scale.
 
“Ilenia? Marchese? Cosa sta succedendo?” domanda, sconvolta, chiedendosi se non stia ancora sognando.
 
Marchese fa per aprire la bocca ma un’occhiataccia di Mancini lo porta a richiuderla bruscamente.
 
“Queste sono informazioni riservate, professoressa, c’è un indagine in corso,” ribatte Mancini, brusco, per poi aggiungere, marziale, rivolto a Gaetano, “e non sono autorizzato a riferirle a nessuno, nemmeno a lei dottore, ordini superiori. Adesso dobbiamo andare, forza Marchese.”
 
E, sotto i loro occhi, si portano via Ilenia, lo sguardo basso e triste, spento, mentre Marchese le lancia un’occhiata di scuse, come a dire “non è colpa mia.”
 
Avverte la mano di Gaetano afferrare la sua e si lascia condurre lungo le scale, sentendosi come se stesse camminando sulla melassa, fino a quando le urla di sua madre e di una voce maschile la riconducono alla realtà, portandola a salire gli ultimi gradini e a spalancare la porta d’ingresso, ancora socchiusa, di corsa.
 
“Lei non ha un mandato, non ha alcun diritto di frugare in casa mia!”
 
“Signora, o collabora, ci lascia lavorare e mi dice quello che sa spontaneamente, oppure quando avrò il mandato, e le garantisco che lo avrò, mi premurerò personalmente di far sì che questa casa sia rivoltata da cima a fondo come un calzino… magari ci sarà bisogno anche di ispezioni ripetute. Per non parlare del fatto che, se scomodiamo un giudice, lei capisce che non posso garantirle alcuna riservatezza,” minaccia l’uomo che, sentendo il rumore dei tacchi alti sul pavimento alle sue spalle, si volta verso  l’ingresso e sbianca, come se avesse visto un fantasma.
 
“Professoressa Baudino?!”
 
“Salve, dottor De Matteis,” lo saluta asciutta, una nota metallica nella voce: i rapporti tra loro non erano mai stati buoni, ma che si mettesse a gridare in quel modo intimidatorio a sua madre, che comunque è una donna e per di più anziana…
 
“Buongiorno anche a lei, Grassetti,” aggiunge, notando la ragazza bionda che osserva la scena in disparte, sembrando in imbarazzo e che ricambia timidamente il saluto.
 
“Sinceramente me la ricordavo un po’ diversa, professoressa. Cos’è, c’era una festa in maschera stamattina o è una nuova moda andare in giro in abito lungo a tutte le ore del giorno?” domanda derisorio, riprendendosi dallo shock e guardandola dalla testa ai piedi in un modo che però fa ribollire il sangue a Gaetano. Non sa chi sia questo damerino con gli occhiali ma già non lo sopporta.
 
“Lei invece è sempre esattamente uguale, dottor De Matteis, dalla punta dei piedi a quella dei capelli,” ribatte Camilla, nello stesso medesimo tono.
 
“Allora è lei la professoressa di Marchese, della Misoglio e della moglie di Mancini? Avrei dovuto immaginarlo,” proclama sarcastico e rassegnato, aggiungendo poi, notando Gaetano dietro Camilla, “e quindi è anche la compagna del dottor Berardi… pure questo in fondo non dovrebbe sorprendermi, anche se vorrei capire cosa sia successo al grande ritorno di fiamma con suo marito… e questa… signora è sua madre, immagino.”
 
“La risposta è sì a tutte le sue domande. Quello che vorrei invece capire io è che cosa sta succedendo qui, perché i suoi agenti si sono portati via Ilenia come un pacco e perché si stava rivolgendo con quel tono a mia madre,” replica Camilla, dura e decisa.
 
“Non sapevo si fosse trasferita a Torino, professoressa, anche se in effetti era da un po’ di mesi che potevo finalmente lavorare in santa pace. Ma, mi tolga una curiosità, mio fratello l’aveva conosciuta sua madre?” domanda con sarcasmo, ignorando completamente le domande di Camilla.
 
“Sì, si erano conosciuti, ma non-“
 
“Doveva essere proprio innamorato perso allora, o aver preso una bella botta in testa… Dottor Berardi, sono il vicequestore De Matteis, ho preso il suo posto alla squadra omicidi qui a Roma quando lei si è trasferito a Sondrio. Ho sentito molto parlare di lei e dei suoi metodi investigativi,” proclama, porgendo la mano al collega e interrompendo bruscamente Camilla. Gaetano esita per qualche istante, la mascella contratta e l’aria di chi vorrebbe fare tutto tranne che stringere la mano all’altro uomo, ma alla fine estende il braccio, in un saluto formale e rigido, una specie di braccio di ferro.
 
“Io invece, purtroppo, non ho avuto il medesimo piacere,” ribatte Gaetano, pronunciando la parola piacere con lo stesso tono sarcastico con cui De Matteis aveva scandito metodi investigativi. Raramente ha provato un’immediata ed istintiva antipatia come per l’uomo di fronte a lui.
 
“Ah, no? Beh, non mi sorprende che la professoressa non le abbia parlato di me, dato che i nostri rapporti non sono mai stati propriamente idilliaci. Mi chiedo invece se le abbia mai raccontato di mio fratello e della loro relazione…” dichiara con un sopracciglio alzato.
 
“Il produttore di vini?” chiede Gaetano, omettendo gli aggettivi ma non il tono che di solito usa nel riferirsi a “quello lì” e guadagnandosi un’occhiata stupita di Camilla, che non gli aveva mai parlato della parentela tra Marco e De Matteis. Ma, evidentemente, ci aveva già pensato un certo ispettore partenopeo.
 
“Esatto. E le ha parlato anche di come è finita, con uno spettacolo indecoroso che nemmeno nelle peggiori soap opera? Sa, collega, sono indeciso se, nel suo interesse, dovrei augurarle che non le capiti mai quello che è successo a mio fratello, o invece l’esatto contrario,” asserisce sardonico, guardando però praticamente sempre Camilla, aggiungendo poi con un mezzo sorrisetto, alternando lo sguardo tra madre e figlia, “anche se invece, nel mio interesse, non posso che esprimerle tutta la mia gratitudine per essersi portato la Baudino a 700 chilometri di distanza da qui e soprattutto per aver contribuito ad evitare a me e a mio fratello certe parentele acquisite.  Certo, il ringraziamento più grande va al suo ex-ex-ex marito,  professoressa, e alla sua sceneggiata in pubblica piazza, sebbene, a quanto pare, non sia servita poi a molto, nel lungo termine.”
 
“E invece la sa lei una cosa, giovanotto? Non credevo che avrei mai pronunciato queste parole, dato che suo fratello Marco sì che era un vero signore, ma temo che perfino a me toccherà ringraziare il mio ex genero per averci evitato di imparentarci con uno come lei,” sibila Andreina, fulminando De Matteis con uno sguardo quasi peggiore di quelli che rivolgeva a Renzo nei periodi di massima tensione tra loro.
 
“Prima di tutto la prego di chiamarmi dottore o vicequestore, non giovanotto, in secondo luogo la invito a moderare i termini e a portarmi rispetto, dato che esiste il reato di oltraggio a pubblico ufficiale e che lei mi ha sufficientemente sfinito nell’ultima mezzora da portarmi ad un passo dal far scattare la denuncia ancor prima che scoprissi con chi era imparentata.”
 
“Il rispetto bisogna guadagnarselo, e lei prima irrompe in casa mia senza una spiegazione, si porta via una mia ospite, trattandoci tutti come delinquenti della peggior specie e pretendendo di fare perquisizioni senza nemmeno un mandato e adesso si mette pure ad insultare me e mia figlia, e poi sono io che dovrei moderare i termini?” domanda Andreina in un altro grido, chiaramente furibonda.
 
“Mamma, per favore, calmati,” la implora Camilla, passandole un braccio intorno alle spalle, preoccupandosi non solo che la madre possa avere rogne legali, ma anche per la sua salute, dato che il viso di Andreina è ormai bordeaux e la donna soffre già di suo di problemi circolatori.
 
“Senta dottor De Matteis, io non la conosco, non so cosa sia successo tra lei, suo fratello e Camilla in passato, ma le ricordo che esiste anche il reato di abuso di potere e che i risentimenti personali non devono interferire con le indagini di polizia e con il ruolo che svolgiamo, con il modo in cui lo svolgiamo,” interviene Gaetano, piazzandosi davanti a Camilla e Andreina, cercando di mantenere un tono calmo ma deciso, nonostante l’atteggiamento e le parole di De Matteis gli stiano dando seriamente sui nervi.
 
“I risentimenti personali non devono interferire con le indagini di polizia? E i sentimenti personali, invece, dottor Berardi? Cos’è, pretende di insegnarmi il mestiere? Proprio lei che per motivi personali, anzi, oserei dire intimi, ormai evidenti a tutti, ha permesso e non so se continua a permettere ancora adesso ad una professoressa di lettere senza arte né parte di improvvisarsi detective e di partecipare alle investigazioni, interferendo in chissà quanti casi? E proprio lei che, ne ho avuto conferma di recente, oltre a tollerare queste intromissioni e il possibile rischio di inquinamento delle prove, ha anche spesso adottato procedure più che discutibili pur di ottenere un rinvio a giudizio?”
 
“Ma di cosa sta parlando? Come si permette?”
 
“Mi permetto eccome: lei, Berardi, deve ringraziare la sua buona stella e forse lo spirito di corpo se non è mai finito nei guai per la sua totale mancanza di rispetto delle procedure, ma la sua fortuna potrebbe non durare in eterno e la avverto che anche se è un mio parigrado, nonché il mio predecessore, non tollererò alcuna intromissione nelle mie indagini e nel mio operato né da parte sua, né da parte della sua compagna. Perché io sono qui per un’indagine in corso, come avrete potuto notare e, sentimenti o risentimenti personali a parte, sto cercando di svolgere il mio mestiere, cosa che mi è però impossibile, visto che sua suocera ha deciso di mettersi di traverso e di fare di tutto per impedirmelo.”
 
Gaetano serra la mascella di fronte a quest’evidente minaccia, neppure tanto velata, fa un respiro e sta per rispondere quando il collega prosegue con la sua tirata.
 
“Quindi invece di darmi consigli non richiesti su come fare il mio lavoro, dovrebbe preoccuparsi di far capire alle signore qui presenti che se non collaborano rischiano una bella denuncia per favoreggiamento in omicidio e-“
 
“Omicidio? Chi è stato ucciso e cosa c’entra Ilenia?” domanda Camilla prima di potersi trattenere.
 
“I dettagli non la riguardano, professoressa, sono riservati e ci sono appunto le indagini in corso. Ma, detto questo, credo che sia nel vostro interesse collaborare e farmi fare questa perquisizione, prima di dovervi obbligare con un decreto del GIP e aggravare la vostra posizione se dovessimo trovare, come penso, prove della colpevolezza della Misoglio.”
 
“Mi scusi, collega, ma penso che la domanda di Camilla sia più che legittima: il diritto a conoscere le motivazioni di una perquisizione è sacrosanto e sancito dalla legge e-“
 
“E infatti ve l’ho detto: c’è stato un omicidio. Penso che i dettagli non servano.”
 
“E invece servono, o quantomeno, il fatto che sia così restio a rivelare il benché minimo particolare mi dà da pensare, sa, De Matteis... Da un lato lei pretende collaborazione, ma poi non ci mette nelle condizioni di collaborare. Per quanto i suoi rapporti con Camilla in passato possano non essere stati idilliaci, se l’ha conosciuta, non potrà non ammettere che il suo senso civico e la sua onestà non siano in discussione e che sia sempre pronta a collaborare con le autorità, qualora possibile; forse potrebbe al limite contestarle un eccesso di collaborazione. Come se questo non bastasse, intima a me che, anche se non assegnato a questo caso, rimango comunque un pubblico ufficiale che indaga su decine di omicidi l’anno, di rimanerne completamente fuori, quasi come se mi stesse chiedendo di scollegare il cervello e quindi di non aiutarla nemmeno se dovessi avere degli elementi utili in mano. Capisce quindi, dottor De Matteis, che le sue richieste sono quantomeno contraddittorie.”
 
Stavolta è il turno di De Matteis di digrignare i denti e cercare di protestare ma venire interrotto.
 
“Non sarà forse che questa sua ritrosia a fornire dettagli, collega, derivi non solo da un timore di inquinamento delle prove che, visto il genere di persone che ha di fronte, non dovrebbe assolutamente sussistere, ma, anche e soprattutto, dal fatto che sa benissimo di non avere in mano alcun elemento solido? Perché, parliamoci chiaro, De Matteis, se lei avesse elementi solidi in mano, avrebbe anche un decreto di perquisizione, lo sappiamo benissimo entrambi come funziona. E se lei invece il decreto non ce l’ha, considerato che la persona sotto indagine non è nemmeno la padrona di casa ma un’ospite di passaggio, credo che concederle una perquisizione completa dell’appartamento, per di più ‘al buio’, sarebbe non solo un atto di buona volontà e di senso civico, ma, anzi, un enorme favore nei suoi confronti da parte della signora Andreina. Un favore che, di fronte al suo atteggiamento evidentemente ostile, all’invasione della privacy e alle possibili complicazioni legali che potrebbero scaturirne e che non possiamo valutare, dato che lei non ce ne dà modo, non mi sentirei assolutamente di consigliare alla signora Andreina di concederle. Se invece magari lei ci spiegasse cosa sta succedendo e perché ritiene necessaria una perquisizione-”
 
“Questo se lo può scordare, Berardi, magari la Baudino avrà un grande senso civico e sarà anche onesta, ma so benissimo com’è fatta e non voglio trovarmela tra i piedi come un’ombra fino a fine indagine a fare l’avvocato difensore della Misoglio e a mettere a repentaglio il mio lavoro. Per non parlare del fatto che ora ha pure lei come cane da guardia,” ribatte con un sorrisino sprezzante, “comunque se non volete concedermi una perquisizione, voglio sperare che possiate almeno rispondere a delle semplici domande, prima di costringermi a convocarvi tutti in questura. E, sia ben chiaro, il decreto del GIP conto di averlo presto e allora farò rivoltare e analizzare ogni centimetro di questa casa!”
 
“Se e quando il giudice le avrà firmato il decreto di perquisizione, sarà anche debitamente motivato, come deve essere per legge, De Matteis, e allora il discorso sarà diverso. Comunque credo che qui siamo tutti più che disposti a rispondere alle sue domande, nei limiti della ragionevolezza.”
 
Camilla e Andreina assentono, anche se rigidamente.
 
“Voglio conoscere i movimenti della Misoglio da quando siete arrivati qui a Roma fino ad adesso. Quando era con voi e quando invece era da sola?” domanda De Matteis altrettanto rigidamente, senza perdere altro tempo e andando subito al punto.
 
“Siamo arrivati venerdì sera, verso le 20.00, in tempo per la cena. Abbiamo cenato ed Ilenia è sempre stata con noi. Sabato era la giornata della rimpatriata… Ilenia è uscita di qui verso le undici del mattino, io, Gaetano e mia figlia avevamo un appuntamento con la sorella di Gaetano e la sua famiglia in un ristorante, mentre Ilenia doveva fare delle commissioni. Poi l’abbiamo rivista la sera, quando è arrivata nella tenuta Bianco, fuori Roma, ma credo che l’ispettore Mancini e Marchese le abbiano già riferito della rimpatriata tra ex compagni di classe e di dove si sia svolta la serata e cosa sia successo. Ilenia è rientrata verso le 21.00, l’ho incrociata mentre saliva in camera.”
 
“E quindi non l’ha né vista, né sentita nel lasso di tempo che va dalle undici alle ventuno?” chiede conferma De Matteis, mentre Grassetti prende appunti.

“No, mi ha solo mandato un sms verso le 16.30 dicendomi che avrebbe tardato e di cominciare ad avviarci e che ci avrebbe raggiunto alla tenuta. Io le ho risposto e basta.”
 
“E non è tornata qui nemmeno per un momento?” domanda, rivolgendosi ad Andreina.
 
“No, non l’ho più rivista quel giorno,” conferma l’anziana, con un tono ed uno sguardo glaciali.
 
“E poi?”
 
“E poi Ilenia è stata sempre con noi, prima alla festa, poi al mare e…” esita un attimo, sapendo che rivelare il malore di Ilenia potrebbe portare a domande sullo stato d’animo della ragazza a cui è più prudente non rispondere se, come pensa a questo punto, date le domande serrate di De Matteis, il sabato potrebbe essere stato il giorno di questo fantomatico delitto. Ma, qualcosa nello sguardo dell’uomo le fa supporre che lui già sappia, probabilmente Mancini gliel’ha già riferito e poi non ci metterebbe niente a fare un controllo negli ospedali.
 
“E… poi ha avuto una congestione, niente di grave ma ci siamo presi un bello spavento. L’abbiamo accompagnata in ospedale e dopo che è stata dimessa abbiamo trascorso quasi tutta la domenica alla tenuta a riposare. Siamo tornati qui verso le 17.00, più o meno ed Ilenia è restata sempre nella sua camera, anche ieri. Poi noi ieri sera siamo usciti e siamo tornati solo adesso, ma credo Ilenia sia rimasta qui, giusto mamma?”
 
“Sì, non si è mossa di qui, confermo,” assente Andreina con un sospiro.
 
“E com’era vestita la Misoglio sabato scorso quando è uscita da questa casa?”
 
Camilla e Gaetano si guardano scambiandosi un’occhiata interrogativa e dubbiosa.
 
“Sinceramente non me lo ricordo…”
 
“Ma come professoressa Baudino, mi stupisco di lei: è stata in grado di riconoscere l’ispettore Mancini dopo dieci anni, avendolo incontrato una volta sola, e sono sicuro che saprebbe dirmi anche il numero esatto di matite che tengo sulla mia scrivania e mi vuole far credere che non si ricorda com’era vestita la Misoglio tre giorni fa?” domanda sarcastico e con tono dubbioso.
 
“Essere fermati ad un posto di blocco per ore o incontrare qualcuno che tiene sulla scrivania dieci matite 2H e dieci matite HB tutte temperate allo stesso identico modo non sono cose che succedono tutti i giorni, dottor De Matteis,” ribatte Camilla con un tono altrettanto sarcastico, “invece notare come qualcuno esce di casa vestito una mattina di un giorno qualunque…”
 
“Senta, Baudino, parliamoci chiaro. Lei non ricorda o non vuole ricordare?” le chiede esasperato, avvicinandosi di più a lei con aria di sfida.
 
“Camilla, secondo me… non aveva su quella maglietta del tour di quella band, quella che piace anche a Livietta e ne avevano parlato, progettando magari di andare al prossimo concerto insieme, ti ricordi? Mi sembra fosse proprio sabato,” interviene Gaetano, frapponendosi di nuovo tra i due contendenti.
 
“Sì, hai ragione. Anche perché dopo non è più uscita…”
 
“E a parte la maglietta?” incalza De Matteis, ansioso di arrivare al punto.
 
“Mah… un paio di pantaloni bianchi, capri,” ricorda Camilla, richiamando infine l’immagine dalla memoria.
 
“Di che tessuto?”
 
“Non saprei, non erano pesanti, ma neanche di lino. Boh, forse di cotone, un tessuto estivo, comunque.”
 
“D’accordo. Allora, io ho bisogno di vedere i vestiti della Misoglio, in particolare quelli che mi avete descritto. Penso sia nel vostro interesse e anche in quello della Misoglio mostrarmeli: se è innocente, questo aiuterà a scagionarla. Ma se non lo fosse e tentasse di liberarsi dei vestiti o di altri elementi probatori, vi garantisco che potreste passare dei guai seri. Così invece vi tutelate, mostrando la vostra buona fede ed estraneità ad eventuali occultamenti di prove.”
 
Si guardano per qualche istante, Andreina e Camilla sembrano chiedere consiglio a Gaetano che, infine, prende in mano la situazione ed annuisce.
 
“Se la signora Andreina è d’accordo si può fare, secondo me, ma a due condizioni: primo, che ad effettuare l’ispezione sia lei”, spiega, indicando Grassetti, “secondo, che l’ispezione avvenga in presenza di Camilla e di Andreina, terzo, che non mettiate a soqquadro la camera. Ilenia la condivide con Livietta e ci sono anche i suoi oggetti personali lì dentro.”
 
“Per me così è ragionevole,” concorda Andreina con un sospiro, “però solo i vestiti di Ilenia, non voglio che tocchiate nulla di mia nipote, lei non c’entra niente.”
 
“D’accordo, può bastare, per adesso. Grassetti…” ordina De Matteis con tono secco ed evidentemente irritato, mentre Andreina e Camilla fanno strada all’agente e De Matteis e Gaetano rimangono in salotto a fissarsi in cagnesco, rigidi come due statue.
 
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“Allora, Misoglio, glielo chiedo per l’ennesima volta, che cos’ha fatto sabato dalle 15.30 alle 21.00 quando è arrivata presso la tenuta Bianco?”
 
“E io, ispettore, le ripeto per l’ennesima volta che sono stata a fare delle commissioni nel pomeriggio, ho fatto un po’ di shopping, vi ho anche dato gli scontrini e potete verificare con la mia carta di credito e-“
 
“E abbiamo verificato, infatti, ma il suo ultimo acquisto risale alle 15.25, dopo ci sono più di cinque ore di vuoto. Dov’era, Misoglio?”
 
“Sono andata a prendermi qualcosa da bere e a leggere e fare due passi,” replica Ilenia, aggiungendo con un tono esasperato ed sarcastico che sorprende Marchese, che sta assistendo a questo interrogatorio in un angolo della stanza, “purtroppo non ho l’abitudine di conservare gli scontrini del bar o di pagare una bottiglietta d’acqua con la carta di credito, nonostante i prezzi di Roma.”
 
“Senta, Misoglio, non faccia la spiritosa e si limiti a rispondere alle domande, astenendosi da commenti personali. Quale bar e dove li ha fatti questi due passi? C’è qualcuno che può testimoniare?”
 
“In un chiosco al Pincio e poi ho fatto due passi per il parco, mi sono fermata su una panchina, il percorso preciso non lo ricordo, ho camminato un po’... Di gente in giro ce n’era parecchia, ma…”

“Ma?” la sollecita Mancini, notando l’esitazione della ragazza.
 
“Ma nessuno che conosco o a cui potrei chiedere. Forse il personale del chiosco si ricorda di me…” ribatte Ilenia, aggiungendo, dopo un attimo di riflessione, “e c’erano delle telecamere in giro, magari mi hanno ripresa.”
 
“No, Misoglio, forse a Torino la notizia non è arrivata, anche se, le dirò, non so perché ma ne dubito, ma le telecamere del Pincio sono fuori uso da un mese, in seguito all’ennesimo atto di vandalismo e non so nemmeno se qualcuno si prenderà la briga di ripararle, dato che vengono regolarmente manomesse,” replica Mancini, con un tono che le fa capire che sia convinto che lei fosse perfettamente al corrente del mancato funzionamento delle telecamere.
 
“Le garantisco che informarmi sulle telecamere e sugli atti di vandalismo in un parco di una città a centinaia di chilometri dalla mia e dove non mi reco da anni non è una delle mie attività preferite nel tempo libero.”
 
“Ma il Pincio non è un parco qualunque, Misoglio,” sibila Mancini, avvicinandosi a lei con fare minaccioso, chiaramente irritato dal modo in cui Ilenia sembra non farsi intimidire e, anzi, quasi farsi beffe di lui, “è il parco dove è morto suo fratello. Scelta strana e anche un po’ macabra e morbosa come luogo per passare un pomeriggio libero d’estate nella propria città d’origine, per di più una città piena di cose da fare e vedere come Roma. Soprattutto considerato che è arrivata in ritardo al ritrovo con gli altri alla tenuta Bianco e che ha addirittura avvertito la professoressa Baudino con largo anticipo di recarsi alla tenuta senza di lei, e che quindi il suo attardarsi era programmato e previsto.”
 
Del resto l’ispettore per sua fortuna aveva assistito alla conversazione tra la professoressa e Allegra, che chiedeva lumi sull’assenza di Ilenia.
 
“Avevo bisogno di un po’ di tempo per me e il Pincio non è solo il parco in cui è stato ucciso mio fratello, è anche e soprattutto legato a ricordi belli di me e lui, spesso ci incontravamo lì negli ultimi anni in cui era vivo, e di me e le mie amiche. E non ci vedo nulla di macabro o di morboso a volerlo visitare e a voler passare un po’ di tempo per conto mio a rilassarmi nel mio primo giorno di ferie dopo mesi e mesi di lavoro non-stop.”
 
“D’accordo, ipotizziamo pure per un momento che io le creda, questo comunque mi indica chiaramente che lei è ancora molto legata alla memoria di suo fratello, Misoglio, nonostante gli anni trascorsi.”
 
“E c’è qualcosa di male in questo?”
 
“No, ma mi porta a pensare che lei debba nutrire ancora molto risentimento nei confronti del presunto assassino di suo fratello e mi porta altresì a dubitare che lei, come ha asserito prima, non si sia informata sulle sorti dello Scortichini in seguito alla sua scarcerazione e, a maggior ragione, quando ha avuto pochi mesi fa la conferma definitiva che suo fratello probabilmente non avrebbe mai avuto giustizia.”
 
“Prima di tutto Scortichini non era il presunto assassino di mio fratello: è stato lui ad ucciderlo, l’ha anche confessato e se è stato assolto è solo perché aveva un avvocato che contava e che dio solo sa come si sia potuto permettere o chi gliel’abbia pagato, e perché invece noi non avevamo nemmeno i soldi per pagarci il più economico degli avvocati per costituirci parte civile o per fare pressioni per riaprire le indagini e cercare nuovi elementi, e di un punkabbestia morto ammazzato non gliene frega niente a nessuno, purtroppo. Però, per quanto risentimento potessi nutrire per lo Scortichini, e per quanto sia stato lui materialmente ad uccidere mio fratello, non è lui la persona che incolpo di più della sua morte. E, sebbene il fatto che abbia fatto la fine che dite non mi addolora, e sebbene non pensi che il mondo ci abbia rimesso dalla dipartita di un uomo del genere, non mi sono mai augurata che morisse, né ho mai pensato di ucciderlo o di vendicarmi. In quanto ad informarmi su di lui, sinceramente ho una vita pienissima ed incasinata e dopo otto anni l’idea di combattere ancora contro i mulini a vento non mi attirava per niente e, anzi, volevo e voglio solo guardare avanti.”
 
“Andando a passeggiare e a rilassarsi nel luogo dove è morto suo fratello?” le domanda di nuovo Mancini, sempre più sarcastico.
 
“Guardare avanti non significa dimenticare e rimuovere dalla memoria, ispettore,” ribatte Ilenia, con tono deciso e quasi duro.
 
“D’accordo. E, sentiamo, chi è questa persona che incolperebbe di più morte di suo fratello, Misoglio?”
 
“Mio padre. Se non fosse stato per lui mio fratello non sarebbe scappato di casa e non sarebbe entrato nei punkabbestia, né avrebbe sviluppato quell’amore quasi ossessivo per i cani,” replica Ilenia, il tono che da duro diventa gelido al ricordo di quell’uomo di cui detesta portare ancora il cognome. Ma era anche il cognome di suo fratello e aveva deciso di mantenerlo come un doloroso ricordo di ciò a cui era sfuggita per miracolo, del punto di partenza, come monito e stimolo per ricordarle di non mollare mai, anche di fronte a mille difficoltà, e di non ripetere mai gli errori di sua madre.
 
“Già… un’ossessione per un certo tipo di cani in particolare, giusto, Misoglio? Dagli atti del caso di suo fratello abbiamo recuperato la foto del cane che, da quanto annotato da Berardi, fu la causa scatenante della lite tra suo fratello e suo padre e quella del cane oggetto del contendere sfociato in omicidio tra suo fratello e lo Scortichini. E si tratta di cani neri, nel secondo caso un rottweiler. Ed è quindi una coincidenza quantomeno singolare che il cane che ha sbranato lo Scortichini sia proprio un rottweiler, quasi identico a quello ucciso insieme a suo fratello, non le pare?”
 
“No, non mi pare. I rottweiler sono i più usati insieme ai pittbull nei combattimenti clandestini e quindi mi sembra perfettamente normale per le leggi della probabilità,” ribatte Ilenia con un sopracciglio alzato che imita perfettamente quello dell’ispettore.
 
Marchese è sempre più sorpreso dal modo in cui Ilenia, che lui ricorda da sempre come dolce, gentile e a volte fin troppo remissiva, ribatte colpo su colpo alle accuse di Mancini, in un modo sicuro e quasi sfrontato. Tanto che non sembra nemmeno essere la stessa ragazza che si era lasciata portare via dalla casa della madre della prof. senza protestare o che beveva un mojito dopo l’altro guardando gli altri ballare con aria malinconica la sera della festa.
 
E non sa questo nuovo lato di Ilenia lo tranquillizzi o lo spaventi di più.
 
“Ah, sì? E, mi dica, Misoglio, quante sono le probabilità che il presunto assassino di suo fratello rimanga vittima di un tragico incidente proprio quando lei ritorna a Roma dopo anni di assenza, vera o presunta, oltretutto nell’unico lasso di tempo in cui era da sola senza un alibi, né alcun elemento che possa attestare la sua localizzazione? Oltretutto aveva pure il cellulare spento e irrintracciabile.”


“Come le ho detto volevo rilassarmi e starmene per conto mio per qualche ora e quindi ho spento il telefono. Non ci vedo nulla di male.”
 
“No, certo, peccato che, guarda caso, proprio mentre lei si rilassava, un cane identico a quello per cui suo fratello è stato ucciso ha ridotto l’uomo che lei ritiene essere senza ombra di dubbio il suo assassino così,” esclama Mancini, duro e sprezzante, sbattendo sul tavolo davanti ad Ilenia una foto dei resti dello Scortichini.
 
Per un secondo Ilenia pare non reagire, poi si volta portandosi la mano alla bocca e trattenendo un conato di vomito.
 
“Ispettore!” protesta Marchese, indignato, avvicinandosi per prendere in mano la foto, ma Mancini lo blocca, fulminandolo con lo sguardo.
 
“Allora, Misoglio?” la incalza, senza esitazione alcuna, avvicinandosi ancora di più a lei, fino a torreggiare sopra di lei, a pochi centimetri dal suo viso, “mi spiega com’è possibile questa straordinaria coincidenza? Che proprio mentre lei era nei paraggi, lo Scortichini sia finito a fare da cibo per i cani, aggredito da un cane da combattimento con una forte dose di fluoxetina nel sangue, oltre a farmaci anabolizzanti? E il veterinario che ci fa da consulente ci ha spiegato che non solo la fluoxetina può causare aggressività nei cani predisposti, ma che una variazione improvvisa nel suo dosaggio o un’assunzione iniziale troppo elevata possono provocare comportamenti aggressivi incontrollati, mania, e che anche a dosaggi normali riduce in ogni caso le inibizioni, quindi combinata con gli anabolizzanti che già di loro possono incrementare l’aggressività, e con l’allenamento da combattimento, si crea una bomba ad orologeria pronta a scoppiare. E lei, come veterinario, aveva tutte le conoscenze e i mezzi necessari per armarla e per farla detonare questa bomba, o sbaglio?”
 
L’esito completo delle analisi del sangue sul cane, arrivato quella mattina, e la successiva ispezione del capanno dello Scortichini alla ricerca di farmaci, nonché il parere di un secondo veterinario comportamentalista, specializzato nella riabilitazione dei cani da combattimento, avevano gettato una luce ancora più inquietante sul caso e fatto propendere per l’immediato interrogatorio della Misoglio, nella speranza di ottenere elementi utili prima che si fosse liberata di eventuali prove compromettenti e di metterla sotto pressione per farla crollare ed ottenere una confessione.
 
“Io come tutti i miei colleghi e forse lo Scortichini stesso. Non ha pensato che magari sia stato proprio lo Scortichini a dopare in questo modo il suo cane per spingerlo a combattere senza esitazioni fino alla morte? Magari lo faceva a tutti i suoi cani!”
 
“E infatti stiamo verificando, Misoglio, ma, mentre le confezioni di anabolizzanti le abbiamo trovate nel capanno dello Scortichini in quantità tali da far pensare appunto che li somministrasse a tutti i suoi cani, di fluoxetina non ce n’era nemmeno l’ombra. Mentre a lei sarebbe stato semplicissimo procurarsela.”
 
“Prima di tutto come avrei potuto sapere che Scortichini dava gli anabolizzanti ai suoi cani? Inoltre l’assenza di confezioni non vuol dire niente e poi comunque non ho mai prescritto farmaci veterinari a base di fluoxetina, può controllare,” ribatte Ilenia, anche se entrambi i poliziotti notano un’esitazione nel tono di voce.
 
“A quanto ci dice un suo collega, Misoglio, dare anabolizzanti ai cani da combattimento è la norma e quindi era perfettamente prevedibile che anche lo Scortichini lo facesse, per la sua amata legge delle probabilità. E comunque già l’addestramento da combattimento ed uno sbalzo nel dosaggio sarebbero stati sufficienti, sempre secondo il suo collega, per scatenare un’aggressione violenta ed irrefrenabile, anche senza anabolizzanti. In quanto alle sue prescrizioni, ho già provveduto a fare i dovuti controlli, ed in effetti lei non li ha mai prescritti, peccato che però la fluoxetina la usino anche gli umani e che sua madre sia in cura psichiatrica ormai da anni per disturbi depressivi. E, ma guarda un po’ di nuovo che coincidenza, assume tutti i giorni proprio il prozac, cioè la fluoxetina,” la pressa l’ispettore, un mezzo sorriso trionfante sul volto.
 
“Se avere un parente che assume farmaci antidepressivi bastasse per essere sospettati di omicidio, allora non dovreste interrogare solo me ma, purtroppo, altri milioni di italiani. E non so cosa spera di ottenere continuando a sventolarmi quella foto sotto al naso, ispettore, quali reazioni si aspetta da me, ma la verità è che non avete in mano nulla di concreto che giustifichi il trattamento che mi state riservando e che, sinceramente, dubito perfino che quello dello Scortichini sia stato qualcosa di più di un incidente, o meglio, il prevedibile risultato che ottiene chi tratta gli animali come se fossero armi, dimenticandosi che, a differenza di un fucile o di una pistola, un animale ha un cervello proprio ed è per sua natura non del tutto controllabile.”
 
Il sorriso trionfante svanisce, le labbra tese in una linea sottile, i muscoli facciali contratti, la fronte corrugata, Mancini fissa Ilenia che lo fissa di rimando, senza battere ciglio, con il mento alzato e l’aria di chi non ha intenzione di indietreggiare di un millimetro.
 
Marchese osserva in disparte questa battaglia e non sa se essere più sconvolto dall’atteggiamento del mastino che, tutto sommato, è nella norma per lui, o da quello di Ilenia che è invece completamente inatteso. Se Mancini si aspettava di ottenere una facile confessione o rivelazioni incriminanti è evidente che si sbagliava di grosso, ma Marchese sa per esperienza che provocare in questo modo il mastino ha un solo ed unico effetto: ora per Mancini trovare prove della colpevolezza di Ilenia è diventato un fatto personale. Marchese prega e spera per Ilenia che non salti fuori nulla di nuovo e di compromettente, perché è sicuro che il mastino non mollerà fino ad aver completamente spolpato la sua preda.
 
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“Allora Grassetti?”
 
“Niente, dottore, la maglietta c’è, ma i pantaloni mancano,” spiega la ragazza, con l’aria di chi non voleva affatto trovarsi nella posizione di dover dare al vicequestore questa notizia.
 
“Cosa? È sicura? Ha controllato bene?” domanda De Matteis, con un tono da far invidia a Zeus sull’Olimpo.
 
“Abbiamo fatto passare tutti gli effetti personali della Misoglio e il dottor Berardi e la professoressa hanno riconosciuto la t-shirt, ma non hanno identificato nessuno dei pantaloni presenti come quello indossato sabato dalla Misoglio.”
 
“Confermo,” ribadisce Gaetano, annuendo col capo.
 
“Beh, quei pantaloni non possono essere spariti. A questo punto vi devo chiedere di controllare tra gli effetti personali di sua figlia, Baudino, magari le ragazze hanno fatto uno scambio di vestiti. Altrimenti dovrò fare ispezionare tutta la casa.”
 
“Escludo lo scambio, dato che Ilenia e Livietta hanno due strutture fisiche e due taglie completamente diverse: a mia figlia i pantaloni capri che indossa Ilenia arriverebbero sopra al ginocchio e starebbero larghi, E per quanto riguarda l’ispezione se lo può scordare. Oltretutto Ilenia è praticamente sempre rimasta nella sua stanza e con mia madre in casa con lei le garantisco che non avrebbe potuto nascondere nulla da nessun’altra parte senza che lei se ne accorgesse.”
 
“Su questo probabilmente non posso darle torto,” ammette De Matteis, passandosi di nuovo una mano sulla fronte e scambiando un’occhiata omicida con Andreina, che sentitamente ricambia, “però credo che sia nell’interesse di sua figlia a questo punto che ci togliamo ogni dubbio residuo e che Grassetti ispezioni bene tutta la stanza ed anche i suoi oggetti personali. La Misoglio potrebbe ad esempio avere infilato i pantaloni nella valigia di sua figlia senza che lei se ne accorgesse.”
 
Camilla apre la bocca per obiettare ma Gaetano interviene.
 
“Camilla, credo che De Matteis questa volta abbia ragione. È meglio sgombrare il campo subito da ogni dubbio per evitare problemi a Livietta. A patto che nulla venga messo agli atti e non vengano scattate foto od altro agli oggetti personali di Livietta, che tutto venga rimesso a posto e che sia usata la massima discrezione.”
 
“Se Gaetano lo ritiene necessario, mi fido del suo parere e per me non ci sono problemi,” replica Andreina, senza di nuovo dare il tempo a Camilla di aprire bocca.
 
Sentendosi quasi accerchiata, alla fine Camilla acconsente, anche se non è del tutto convinta che sia la cosa giusta da fare.
 
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“Ispettore?”
 
“Si può sapere che succede? Ho detto che non volevo essere disturbato!” esclama in quello che è quasi un grido, facendo il pelo e il contropelo al povero agente che aveva osato bussare alla porta della sala interrogatori.
 
Del resto l’interrogatorio di Ilenia era ormai ad un punto di stallo e Mancini non era riuscito a scoprire nulla che non sapesse già.
 
“Mi scusi ispettore, ma il dottor De Matteis è ancora fuori e mi avevate detto che volevate essere aggiornati subito se ci fossero state novità sulla registrazione delle telecamere.”
 
“D’accordo, vieni con me,” ribatte l’ispettore, avviandosi verso l’uscita della stanza, “vieni anche tu, Marchese. Lei Misoglio aspetti qui che non abbiamo ancora finito.”
 
Marchese lancia un’ultima occhiata ad Ilenia che però si limita ad abbassare lo sguardo e segue l’ispettore, sapendo benissimo che non lo lascerebbe mai da solo con la ragazza.
 
“Allora, che novità ci sono?”
 
“Abbiamo spulciato tutti i filmati e a parte il furgone dello Scortichini, che è passato davanti alle telecamere verso 13.45 ed è poi tornato indietro verso le 18.15, è passato solo un altro veicolo, che si è diretto verso il capanno dello Scortichini alle 17.40 ed è tornato verso la strada principale alle 19.00 circa. Il guidatore non si vede, o meglio, è una figura scura indistinta, pare che chiunque fosse al volante indossasse un cappellino e forse un impermeabile. Erano però leggibili le prime due lettere e il primo numero della targa, e incrociandole con il modello di macchina e con le denunce di furti in zona siamo probabilmente riusciti a risalire al veicolo: una fiat panda 4x4 bianca, che è stata rubata il giorno stesso dell’omicidio, in zona EUR. A quanto pare il proprietario, un cameriere che lavora in un hotel della zona, non avrebbe più trovato l’auto quando ha staccato il turno alle 22.00. L’auto era lì dalle 15.00, più o meno.”
 
“Quindi un’auto che non dà nell’occhio e adatta allo sterrato, la scelta ideale per recarsi nella zona del capanno dello Scortichini. E il proprietario non sarebbe potuto tornare in tempo per accorgersene prima dell’omicidio dello Scortichini, tutto premeditato nei minimi dettagli… L’EUR è pieno di telecamere, chiamami i colleghi del commissariato di zona e chiedi loro di visionare i nastri e mettiti in contatto anche con i carabinieri per le telecamere di loro competenza. E se c’erano telecamere private nella zona in cui era parcheggiata l’auto, procuratevi i nastri. Magari anche loro li hanno conservati per più di 24 ore, anzi, è probabile.“
 
“Sì, ispettore,” proclama l’agente, mettendosi sull’attenti e allontanandosi rapidamente per eseguire i compiti richiesti.
 
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“Niente?”
 
“No, niente, dottore. I pantaloni mancanti non erano né tra gli indumenti della figlia della professoressa, né altrove nella stanza,” conferma Grassetti, con l’espressione di chi si prepara ad un’imminente esplosione.
 
“Allora bisognerà ispezionare anche…”
 
“Allora niente, mi dispiace ma non intendo autorizzare altre ispezioni,” si mette di traverso Andreina, decisa, “come le hanno già spiegato, è praticamente impossibile che quei pantaloni siano finiti altrove in questa casa senza che io me ne accorgessi.”
 
“E se lei continua a credere che la Misoglio sia colpevole, e se questi pantaloni sono, a quanto pare, una prova incriminante, sarebbe in ogni caso più probabile che se ne sia liberata altrove, non le pare?” si inserisce Gaetano, con un sopracciglio alzato, “oltretutto siete arrivati senza preavviso di mattina presto, quindi è improbabile anche un tentativo dell’ultimo momento di occultare le prove.”
 
“A questo c’ero arrivato anche io, collega, grazie. Volevo solo assicurarmi di escludere che fossero in questa casa, prima di mettermi a cercarli altrove,” ribatte De Matteis, infastidito, “e comunque la sparizione dei pantaloni incrementa ancora di più i sospetti sulla Misoglio.”
 
“Come potrebbe esserci una spiegazione ragionevole e che nulla ha a che fare con un omicidio. Camilla, Ilenia indossava ancora quei pantaloni quando l’hai vista arrivare alla tenuta la sera di sabato?” domanda Gaetano, guardandola negli occhi.
 
“Mi sembra di sì… non ho notato nulla di particolare e credo che se si fosse cambiata me ne sarei accorta, anzi, sono sicura al 99% che li avesse ancora indosso, ma-”
 
“Benissimo, allora siccome poi la sera alla festa e in spiaggia indossava altro e i pantaloni qui non ci sono, mi sembra evidente che debbano essere rimasti per motivi non meglio precisati alla tenuta Bianco. Magari nella confusione Ilenia se li è semplicemente dimenticati mentre rifaceva i bagagli,” ipotizza Gaetano, rivolgendosi a De Matteis.
 
“Ilenia non aveva una valigia, solo alcune buste con gli acquisti della giornata, che Grassetti ha già controllato, ed una tracolla. E i vestiti di Ilenia li ha ritirati Sammy, in realtà, dato che Ilenia non stava ancora bene,” precisa Camilla, con un’espressione con gli occhi a fessura che Gaetano sa essere foriera di guai.
 
“Sammy? La moglie dell’ispettore Mancini?” domanda De Matteis, sorpreso e riconoscendo perfettamente anche lui lo sguardo della Baudino, che ricollega ad alcune delle peggiori figuracce fatte nella sua carriera.
 
“Esatto, potete verificare. Volete per caso incriminare anche lei per favoreggiamento personale ed occultamento di prove?” chiede Camilla con un sopracciglio alzato ed un mezzo sorriso sarcastico.
 
“D’accordo, ho capito. Grassetti, andiamocene. Grazie mille per l’aiuto e non disturbatevi, conosciamo la strada. Ma probabilmente saremo presto di ritorno.”
 
E, senza attendere risposta né dalla collega, né dai presenti, si avvia a passo marziale verso l’ingresso, sbattendo la porta dietro di sé.
 
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“Ilenia? Che ci fai qui? Sei venuta a trovare Marchese?”
 
“No, Sammy, purtroppo non si tratta affatto di una visita di cortesia,” risponde Ilenia, con un tono tra l’amaro e il triste e rassegnato, trafiggendo con un’occhiata prima Marchese e poi l’ispettore, che l’affiancano e la stanno riaccompagnando alla pantera che la riporterà a casa della signora Andreina.
 
“Come? Ma è successo qualcosa?” domanda Sammy, sempre più spiazzata. Aveva appena finito delle commissioni in tribunale per conto dello studio legale dove stava facendo il praticantato da avvocato e ne aveva approfittato per fare un salto in questura a proporre al marito di pranzare insieme, se non aveva altri impegni. Tutto si sarebbe aspettato tranne di trovarsi davanti Ilenia, con una faccia da funerale, oltretutto.
 
“Scusami Sammy ma non ne possiamo parlare, ci sono delle indagini in corso,” risponde l’ispettore, cercando di tagliare corto, chiaramente a disagio.
 
“Indagini in corso? Che indagini?”
 
“Indagini di omicidio. Pensano che abbia ucciso l’assassino di mio fratello, per vendetta,” risponde Ilenia, aggiungendo poi, di fronte all’occhiataccia di Mancini, “dubito che l’indagato abbia l’obbligo di riservatezza, giusto? Una volta che mi avete gentilmente invitata ad essere interrogata non potete certo pretendere che finga che non sia successo niente o che non possa parlarne con altri.”
 
Di nuovo Marchese non sa se ammirare il carattere di Ilenia o preoccuparsi per lei: sa benissimo che Ilenia non è stupida e che ha capito perché Mancini fosse restio a parlare davanti a Sammy, che volesse evitare la prevedibile reazione indignata, che infatti non tarda ad arrivare.
 
“Che cosa?? Indagata di omicidio? Ma siete impazziti? Marchese, tu Ilenia la conosci da una vita come me e sai che non sarebbe mai capace di nulla di simile!” esclama Sammy, furente, fulminando entrambi gli uomini con lo sguardo.
 
“Mi dispiace, Sammy, ma non dipende da me,” ribatte Marchese, sapendo benissimo che l’ira di Mancini si abbatterà presto su Ilenia e anche su di lui, ma in fondo lui ci è abituato, e tanto vale togliersi almeno un sassolino dalla scarpa, prima di andare in guerra.
 
“Pietro, tu invece sei davvero convinto che sia colpevole? È così?” domanda Sammy, riconoscendo benissimo lo sguardo del marito, del resto l’aveva già visto una volta rivolto alla prof. a quel famoso posto di blocco.
 
“Sammy… ci sono motivi per ritenere che…” abbozza Mancini, che sta praticamente sudando freddo.
 
“Che cosa?? Quali motivi ci possono essere?”
 
“Scusate, ispettore, se lei aveva un appuntamento con Sammy, riaccompagnerei io Ilenia dalla signora Andreina e andrei a vedere se il dottor De Matteis e Grassetti sono ancora lì e se hanno bisogno di aiuto,” si intromette Marchese, sapendo di starsi giocando il tutto per tutto ma sapendo altresì che Mancini non può allontanarsi di lì senza aver parlato con Sammy, che indossa l’espressione da litigata furiosa, quella che, quando stavano ancora insieme, preannunciava l’apocalisse imminente e giorni di fiori, cioccolatini, scuse in ginocchio e di autoflagellazione, per avere qualche speranza di uscirne vivo. E sa anche che Mancini si farebbe spellare vivo piuttosto che litigare con la moglie davanti a lui.
 
“D’accordo Marchese, ma ti rivoglio qui il prima possibile, chiaro?”
 
“Chiarissimo ispettore,” risponde, sapendo benissimo che è una specie di messaggio in codice, che significa che faranno i conti dopo e di non azzardarsi ad intrattenersi né con la prof., né con il dottor Berardi.
 
Salutando con un cenno del capo Sammy, precede Ilenia fino alla volante e le apre la portiera del passeggero davanti, anche se sa che non è da protocollo. Ma a questo punto, dubita che possa peggiorare ulteriormente la sua situazione con Mancini.
 
Ilenia non dice niente e mantiene la testa bassa, sembrando di nuovo spenta, triste, malinconica e remissiva come quando l’avevano prelevata quella mattina.
 
“Ilenia… come va?” si azzarda a domandarle dopo un dieci minuti buoni di assoluto silenzio, che contrasta con il caos del traffico cittadino.
 
“Secondo te, Marchese?” domanda sarcastica, continuando però a guardarsi i piedi come se fossero la cosa più interessante del mondo.
 
“Lo sai che non ci posso fare niente, che non decido io chi indagare e chi no, vero?” le chiede, ma Ilenia non risponde, limitandosi a scuotere il capo.
 
“Ilenia, per quello che vale, io penso che tu sia innocente, dico davvero,” aggiunge dopo un attimo di esitazione, cercando di toccarle la mano, che però lei ritrae bruscamente.
 
“Scusami Marchese, ma non so se questa sia una recita da poliziotto buono o se tu ci creda sul serio, ma poco cambia. Come hai detto prima non ci puoi fare niente e non dipende da te: se De Matteis e Mancini ti ordinano qualcosa tu devi obbedire, quindi non rendiamo tutto più difficile e più imbarazzante di quanto già è,” ribatte Ilenia, amara, trafiggendolo con un’occhiata che è come una pugnalata al cuore, prima di voltare la testa verso il finestrino.
 
“D’accordo. Però, Ilenia, se ti posso almeno dare un consiglio, non dovresti sfidare Mancini in quel modo: è pericoloso. Se si impunta su di te quello non molla più.”
 
“Tanto… peggio di così… e poi almeno qualcuno dovrà provare a tenergli testa, no, Marchese?” chiede, una nota nel tono di voce che è una seconda stilettata nel petto, facendogli perdere del tutto l’uso della parola.
 
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“Questo posto è davvero bellissimo, dottore, non trova?”
 
“Mah, preferisco il casale di mio fratello,” ribatte De Matteis, continuando a camminare verso l’ingresso dell’edificio, “e comunque non siamo qui in visita di piacere, Grassetti, si concentri!”
 
“Sissignore,” risponde la ragazza, abbassando il capo mestamente e rinunciando ad ogni ulteriore tentativo di tirar su di morale il suo superiore o di fare conversazione.
 
E dire che per un periodo le era quasi sembrato che lui potesse accorgersi di lei ma poi niente… continuava ad essere quasi invisibile per lui, solo uno dei suoi “uomini”. Vederlo tutti i giorni di sicuro non la aiutava a toglierselo dalla testa, purtroppo.
 
“Buongiorno, desiderate? Se volete una camera ne abbiamo ancora un paio disponibili,” li saluta Allegra con un sorriso e tono professionale, mentre Grassetti arrossisce fino alla punta delle orecchie.

“No, polizia,” risponde De Matteis, annoiato, mostrando il distintivo per identificarsi, dato che sono entrambi in borghese.

“Ah, capisco. Come posso aiutarvi?” chiede Allegra, mentre il sorriso le muore sulle labbra, visibilmente in apprensione.
 
“Vorremmo vedere la stanza dove ha soggiornato durante il fine settimana Ilenia Misoglio. Poi vorremmo anche sapere se avete ritrovato degli oggetti nella stanza, quando è stata pulita,” spiega De Matteis, fissando la ragazza come per cogliere la minima esitazione o menzogna.
 
“Ilenia? Mi scusi, ma posso sapere il perché di tutto questo?”
 
“Sono notizie riservate, ci sono delle indagini in corso,” taglia corto De Matteis, asciutto.
 
“E avete un mandato?”
 
“No, però mi creda, è nell’interesse suo, della sua attività e anche della Misoglio stessa che lei ci lasci fare questa verifica adesso, quando possiamo garantirle la massima riservatezza. Lei mi capisce, un decreto di perquisizione attira inevitabilmente l’attenzione. E comunque sono stati la professoressa Baudino e il dottor Berardi a suggerirmi di venire a parlare con lei, dicendo che avrebbe saputo aiutarmi,” aggiunge con un mezzo sorriso, guadagnandosi un’occhiata stupita di Grassetti per questa… interpretazione molto elastica della realtà.
 
“La prof. e il commissario? D’accordo in questo caso vi mostro la stanza. Per quando riguarda gli oggetti smarriti, la donna delle pulizie non mi ha fatto sapere niente, quindi tenderei ad escluderlo,” risponde Allegra, stupita, ma fidandosi delle parole di De Matteis e facendo loro strada.
 
“E immagino che non sia qui, giusto?”
 
“No, infatti, è qui al mattino, se n’è andata un’ora fa, più o meno.”
 
“E i rifiuti invece, che mi dice? Della stanza della Misoglio, ovviamente anche se immagino siano ormai insieme agli altri. Sono ancora qui da qualche parte o li avete già fatti portar via?” domanda De Matteis, pregando che, dato il relativo isolamento della tenuta, il furgone della nettezza urbana non passi tutti i giorni.
 
“Su questo siete fortunati: li ritirano il mercoledì e il sabato mattina, quindi sono ancora qui nel cassonetto…”
 
“Grassetti, te ne occupi tu?” domanda De Matteis in una domanda retorica che è un ordine, mentre Allegra lancia un’occhiata di solidarietà mista a compatimento alla ragazza: è proprio vero che la cavalleria è morta.
 
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“Ilenia, finalmente! Che è successo, tutto a posto?”
 
Avevano appena finito di calmare e di rassicurare Andreina e di spiegare ad Amedeo, che era tornato dalla sua gita di pesca con gli amici pensionati del circolo, quanto era successo, cercando di tranquillizzare anche lui. L’uomo non era stato per nulla contento al ricevere la notizia della “visita” della polizia ed era evidente a tutti che cercava di trattenersi al massimo data la presenza degli ospiti, ma che l’idea di trovarsi l’inquisizione in casa per aver ospitato quella che in fondo era una perfetta sconosciuta, per fare un favore ad Andreina e a lei, non l’aveva per nulla entusiasmato.
 
Camilla sperava solo che questo non peggiorasse ulteriormente le cose tra Amedeo e Andreina. Già spesso si sentiva in colpa per i problemi che aveva creato negli anni alla vita coniugale di sua madre che, pur con tutti i suoi tanti difetti, aveva sempre anteposto i bisogni, i problemi e le necessità sue e di Livietta a quelli del marito. Amedeo aveva sempre accettato ed abbozzato, ma ora la situazione era molto diversa, molto più tesa e c’era il rischio che questa fosse la proverbiale ultima goccia che fa traboccare il vaso.
 
“Non si preoccupi, prof., va tutto bene. Non hanno niente in mano, solo un sacco di supposizioni, di congetture e di castelli di carta. Mi spiace solo per tutto il disturbo che vi ho provocato, siete stati così gentili ad ospitarmi e questo è il risultato… Comunque non vi preoccupate: mi cerco un albergo, così qualsiasi cosa possa succedere voi non rimarrete coinvolti,” risponde Ilenia, alternando lo sguardo  tra Camilla, Gaetano, Andreina ed Amedeo, cercando poi di avviarsi verso la sua stanza.
 
“Ilenia, scusami, però… lo sai che non puoi lasciare la città per ora e a questo punto la prof. e la sua famiglia sono coinvolti in ogni caso e non credo che De Matteis gradirebbe se tu cambiassi recapito,” interviene Marchese, vincendo finalmente l’imbarazzo e il mutismo.
 
“Non ti preoccupare, Marchese, vi darò subito il nuovo recapito e, anzi, se vuoi mi puoi scortare fino in albergo per accertartene di persona.”
 
“Prima ne devo parlare con De Matteis, lo capisci vero?”
 
“Fai come credi, io intanto preparo le mie cose, fammi sapere qualcosa,” replica Ilenia, raggiungendo la camera prima che qualcun altro possa obiettare e chiudendo la porta dietro di sé.
 
“Marchese, si può sapere che succede? Di cosa è accusata Ilenia? E davvero non c’è da preoccuparsi o-“
 
“Prof. mi creda che voglio parlarle, devo parlarle, anzi parlarvi, sia a lei che al vicequestore, ma se torno in ritardo e Mancini o De Matteis se ne accorgono si scatenerà il finimondo e ci finirete di mezzo anche voi. Potremmo vederci stasera verso le 20.00? Magari al centro commerciale Roma Est? C’è sempre un sacco di gente, l’ideale per non dare nell’occhio.”
 
“Beh, per me potrebbe andare bene e-“
 
“Scusami, Camilla, però.. Marchese, sei sicuro che non ci siano altri agenti in borghese a seguire i nostri movimenti. O i tuoi, a questo punto? Considerati i risentimenti personali tra te e Mancini e tra De Matteis e Camilla… sinceramente sono molto preoccupato di cosa potrebbe succedere se scoprissero che ci siamo incontrati di nascosto e che ci hai riferito dettagli sul caso, contravvenendo agli ordini,” si inserisce Gaetano, un tono serio e grave che si riflette nella sua espressione e che Camilla ha raramente visto prima.
 
“Lo so, dottore, ed è possibile che nei prossimi giorni mettano qualcuno a seguire i movimenti di Ilenia o anche i vostri, anche se lei dovesse andarsene da qui. Però secondo me stasera è troppo presto perché riescano a muoversi in questo senso. A meno che De Matteis non dia l’ordine adesso, ma in quel caso posso scoprirlo. Tra l’altro, sapete dov’è?”
 
“Credo sia andato alla tenuta di Allegra,” commenta Camilla con un tono di voce irritato, lanciando un’occhiata eloquente a Gaetano, “se fosse così penso che ne avrà per un po’ e quindi credo che Marchese abbia ragione e che stasera possiamo incontrarci senza problemi.”
 
“Camilla, io-“
 
“Scusate, ma io devo assolutamente chiamare De Matteis e rientrare. In ogni caso stasera sarò alle 20.00 alla biglietteria del cinema. Se non vi vedo arrivare entro mezz’ora mi guarderò uno spettacolo…” si inserisce Marchese, avviandosi verso l’ingresso ad un passo deciso e risoluto che Camilla non gli aveva mai visto usare prima.
 
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“Si può sapere tu da che parte stai?”
 
“Eh?” domanda, sperando di non aver capito bene la domanda, ma bloccandosi quando nota lo sguardo realmente risentito, per non dire proprio arrabbiato di lei.
 
Sono appena rientrati nella loro stanza, dopo che Ilenia, nonostante le insistenze di Camilla e di Marchese di rimanere a casa di Andreina, avuto il via libera da De Matteis, aveva deciso di trasferirsi in albergo. Camilla non era stata troppo sorpresa dall’assenso di De Matteis: probabilmente non voleva che lei e la ragazza avessero molte occasioni per scambiarsi informazioni. Camilla aveva anche provato a convincerla ad accettare un aiuto per le spese dell’albergo, dato che sapeva che Ilenia aveva problemi di soldi, ma la ragazza aveva rifiutato e se ne era andata via dopo un rapido saluto ed altre scuse ad Amedeo e Andreina, scortata da Marchese.
 
“Da che parte stai, Gaetano? Da quella di Ilenia, e quindi dalla mia, o da quella di De Matteis? Perché il tuo comportamento sinceramente non lo capisco. Prima ci hai difeso a spada tratta, con le unghie e con i denti, per un momento ho quasi temuto arrivaste allo scontro fisico tu e De Matteis, ma poi non solo hai convinto mia madre a concedere a De Matteis di ispezionare anche gli oggetti di Livietta, cosa che non reputavo affatto necessaria, ma, soprattutto, ti sei messo addirittura a suggerirgli dove e come trovare questi benedetti pantaloni, sebbene, per quanto ne sappiamo noi, questo potrebbe mettere Ilenia ancora di più nei guai. E, dulcis in fundo, non vuoi nemmeno che ci incontriamo con Marchese per scoprire cosa sta succedendo? Soprattutto ora che Ilenia se ne è andata e, visto che, in ogni caso, dal suo atteggiamento mi sembra evidente che non voglia parlarne e che da lei non caveremo un ragno dal buco.”
 
“Camilla, come puoi chiedermi questo?” le domanda, incredulo e ferito dalle parole di lei, “io sto dalla tua parte, dalla nostra parte, ma sto soprattutto dalla parte della verità, qualunque essa sia. E se Ilenia è davvero innocente-“
 
“Allora ne dubiti? Tu pensi sul serio che possa essere coinvolta in un omicidio?” gli domanda, stupita ed addolorata, trafiggendolo con uno sguardo che gli fa male al cuore.
 
“Camilla, come faccio ad avere una qualsiasi opinione su un caso di cui, come te del resto, non so praticamente niente, se non il fatto che evidentemente è avvenuto sabato scorso e che devono avere trovato delle fibre o una qualche prova riconducibile a dei pantaloni bianchi?”
 
“Non conoscerai nulla del caso ma conosci Ilenia, come la conosco io, e dovresti sapere benissimo che non sarebbe mai capace di nulla di violento e sicuramente non di un omicidio. E-“
 
“E infatti penso, spero che sia innocente. E proprio per questo motivo credo che sia soprattutto nell’interesse di Ilenia che De Matteis trovi questi dannati pantaloni e si levi ogni dubbio, piuttosto che possa davvero pensare che li abbia fatti sparire lei di proposito perché aveva qualcosa da nascondere. E soprattutto, sinceramente, volevo evitare a tutti noi, a te, a Livietta, a tua madre e ad Amedeo altri interrogatori ed altre ispezioni e far capire a De Matteis che nemmeno noi abbiamo nulla da nascondere, anzi.”
 
“E quindi per evitare problemi a noi preferisci che De Matteis concentri tutta l’attenzione su Ilenia, senza nemmeno fare nulla per aiutarla?”
 
“Ma no, Camilla, certo che no, porca miseria! Ma se Ilenia se ne è andata di qui, se non ti ha voluto parlare, non pensi che l’abbia fatto perché, essendo una ragazza intelligente, nonostante abbia cercato di minimizzare con noi, si è resa conto lei stessa che la situazione è molto complicata e delicata? Che l’abbia fatto per proteggerci, perché ha capito che per il bene di tutti era meglio mettere delle distanze subito, prima che la situazione degeneri?”
 
“Ilenia è ancora solo una ragazza, una ragazza sola che si è abituata a non poter contare su nessuno se non su se stessa, con una madre fragile e debole e un padre violento. Ilenia ne ha già passate tante, troppe nella vita, Gaetano, e probabilmente, qualsiasi cosa sia successa, si sente in colpa verso di noi, si vergogna magari, ed è spaventata e confusa. E tu mi stai dicendo che dovrei assecondarla in questo suo ‘spirito di sacrificio’ ed abbandonarla a se stessa proprio quando ha più bisogno di me, sapendo oltretutto che non c’è nessun altro che possa aiutarla e starle vicino se noi le voltiamo le spalle? Che dovrei prendere le distanze da lei come se avesse un morbo contagioso ed incurabile, come se fosse un’appestata?” domanda, continuando ad alzare la voce, mentre gli occhi le si fanno sempre più umidi e continua a fissarlo in quel modo che gli fa salire un nodo in gola, come se lui l’avesse tradita, come un cane guarderebbe il padrone che lo sta abbandonando in autostrada.
 
“No, Camilla, no, ascoltami, ti prego, ascoltami,” la implora abbracciandola e non lasciandola andare nemmeno quando lei cerca di divincolarsi, tenendola stretta a sé fino a che si tranquillizza un attimo e smette di resistere, lasciandosi andare tra le sue braccia, e aggiungendo, guardandola dritta negli occhi, “sto dicendo che è nell’interesse di tutti, di Ilenia innanzitutto, oltre che nostro, che De Matteis creda che abbiamo preso le distanze da Ilenia, che non c’entriamo nulla, prima che farla incriminare, che provare la sua colpevolezza, diventi una questione personale, se non lo è già diventata, una sfida tra te e lui e magari pure tra Mancini e Marchese, già che ci siamo.”
 
“Gaetano…”
 
“Quindi non ti sto dicendo che devi abbandonarla e voltarle le spalle, ma che dobbiamo agire in modo razionale e ponderato, soprattutto per evitare di peggiorare ulteriormente la sua situazione. E ti sto dicendo anche che come Ilenia è indifesa e bisognosa di aiuto, lo è anche tua figlia e, anche se il termine indifesa non le si addice proprio, lo è anche tua madre, in un certo senso, ed Amedeo, che comunque sono anziani e… fragili e hanno già mille problemi. E tu non puoi per cercare di evitare un’ingiustizia ad Ilenia crearne delle altre, Camilla, a danno di persone che non c’entrano nulla e che non hanno scelto di giocarsi tutto, di partecipare ad una roulette russa. C’è anche la separazione con Renzo di mezzo… e i rapporti con lui sono molto tesi, per usare un eufemismo, ti rendi conto di cosa può succedere all’affidamento di Livietta se ti ritrovi denunciata per favoreggiamento in omicidio o se De Matteis mette in atto la sua minaccia e fa in modo che la nostra… collaborazione negli anni alle indagini venga a galla? Lo sai che dopo quello che è successo con quei diamanti già siamo sorvegliati speciali dal questore di Torino. E anche se lui ha un debole per te-“
 
“Gaetano, per favore,” protesta lei, scuotendo il capo, ma lui insiste, con un’espressione determinata e priva di dubbi.
 
“Ha un debole per te, questo non facilita le cose, anzi le rende, se possibile ancora più complicate e-“
 
“Gaetano-“
 
“Per favore, Camilla, fammi finire, poi puoi dirmi tutto quello che vuoi. Voglio aggiungere, prima che tu possa pensare che mi comporto così per paura delle conseguenze sulla mia carriera, che per te sarei disposto a farmi cacciare fuori a calci dalla polizia di stato anche domani, ma, per quanto voglia bene ad Ilenia e per quanto, te lo garantisco, desidero aiutarla tanto quanto te, prima di tutto devo pensare a proteggere te, Livietta e la nostra famiglia. Chiamami egoista se vuoi, ma per me voi venite prima di tutto e di tutti e non posso e non voglio fare nulla se so che questo vi metterà in pericolo, lo capisci?”
 
“Gaetano, lo capisco, capisco le tue paure e lo so benissimo che saresti disposto a giocarti tutto per me, per noi, me l’hai dimostrato mille volte, di recente proprio per la storia di quei maledetti diamanti, e anche io non farei mai nulla che possa mettere in pericolo te o Livietta o la nostra famiglia, però se posso fare qualcosa per Ilenia io devo almeno provarci, Gaetano. De Matteis io lo conosco bene, fa tante storie, fa la voce grossa, ma alla fine non ha mai fatto nulla quando si è accorto delle mie intromissioni nelle indagini e-“
 
“E non pensi che magari il fatto che tu e il produttore di vini molto affascinante aveste una relazione potrebbe aver inciso sulla sua decisione di chiudere un occhio? Che ora le cose potrebbero essere molto cambiate? Non so cosa sia successo tra te, De Matteis e suo fratello, per fargli nutrire tutto questo livore nei tuoi confronti, quasi come se avessi lasciato lui e non suo fratello… anzi, sinceramente questo mi porta anche a chiedermi se dietro a tutto questo risentimento non si celi ben altro.”
 
“Cosa? Gaetano, non dirmi che sei anche geloso di De Matteis adesso, per favore,” protesta di nuovo Camilla, con una mezza risata  incredula ed esasperata, avendo riconosciuto alla perfezione il tono dell’uomo, “io e De Matteis ci detestiamo da sempre!”
 
“Come si  suol dire, Camilla, chi disprezza compra… e raramente ho visto tanto accanimento, tanto interesse, anche se manifestato in modo negativo: è evidente che rivederti ha completamente sconvolto De Matteis.”
 
“No, in questo caso chi disprezza, disprezza e basta e la cosa è reciproca. Ma comunque, per quanto De Matteis possa avercela a morte con me, non credo che arriverebbe sul serio a denunciarci, Gaetano e-“
 
“Non credi o ne sei sicura? E poi c’è pure di mezzo Mancini e la sua rivalità con Marchese che, mi sembra evidente, è disposto a giocarsi pure la carriera per aiutare la Misoglio. E se Mancini lo intuisce, cosa pensi che succederà? Non credi che per creare problemi a Marchese sarebbe più che disposto ad accanirsi contro Ilenia per spingerlo ad andare troppo oltre e quindi a coinvolgere anche noi? Sai cosa succede se viene fuori che Marchese ha violato il segreto di indagine? Camilla, io di poliziotti come Mancini ne ho incontrati diversi durante la mia carriera: quelli che, per compensare le loro insicurezze, si fanno forti con i deboli e sono poi ossequiosi come degli zerbini con i superiori. E, ti garantisco, sono una delle categorie più pericolose di poliziotti che purtroppo abbiamo in giro, nonché una delle peggiori in assoluto da mettersi contro, specie quando sanno di avere un potere su di te.”
 
Camilla rimane per un attimo senza parole, ricordando le parole di Marchese sul mastino e stupendosi dell’intuito di Gaetano, di come fosse riuscito probabilmente, in pochi scambi di battute, ad inquadrare perfettamente Mancini. E tutto questo la preoccupa ulteriormente, perché, ora che si è un po’ calmata e ha avuto modo di riflettere, capisce che le preoccupazioni di Gaetano sono più che fondate. Che, se non sta attenta, rischia veramente di farsi male e soprattutto di fare del male a tutte le persone che ama di più e che vorrebbe solo proteggere.
 
“Quindi cosa dovrei fare, secondo te? Cosa dovremmo fare? Siamo davvero arrivati al momento in cui mi chiedi di fermarmi? Di non indagare? Di non andare questa sera da Marchese?” gli domanda, dopo un attimo di silenzio, guardandolo negli occhi, ricordando la loro conversazione, il loro chiarimento dopo la peggiore litigata che avessero mai avuto, dopo l’aggressione in casa per via di quei dannati diamanti, quando lui le aveva chiesto se sarebbe stata disposta a fermarsi se lui glielo avesse domandato.
 
“Ti fermeresti, se te lo chiedessi?” le chiede lui di rimando, ripetendole la domanda di allora, non spostando di un millimetro le pupille dalle sue.

Camilla apre la bocca per rispondere ma il dito di lui poggiato sulle sue labbra la ferma.
 
“Non devi rispondermi ora, Camilla, perché non te lo sto chiedendo, non adesso. E all’appuntamento con Marchese stasera ci andiamo insieme: voglio capire cosa succede, cosa possiamo fare, voglio valutare la situazione insieme a te. Ma quello che ti sto dicendo è che, per come si stanno mettendo le cose, il momento in cui ti dovrò fare questa maledetta domanda potrebbe purtroppo arrivare molto presto, anche se mi auguro di no. E quindi ti chiedo di rifletterci, perché se e quando quel momento arriverà, vorrei avere da te una risposta sincera e convinta, evitandomi ed evitandoci i teatrini che facevi con Renzo. Perché lo so benissimo che quando tu ti metti in testa di fare una cosa nessuno ti smuove e nessuno ti farà cambiare idea, professoressa.”
 
Si guardano per attimi infiniti, gli occhi lucidi, il cuore che fa male, la lingua come di cartavetra: conoscono entrambi benissimo la portata, la gravità delle conseguenze che potrebbero derivare da quella domanda e soprattutto da quella risposta.
 
E poi lei lo abbraccia stretto, senza parole, sentendo che anche lui si aggrappa a lei con una forza tale da toglierle il fiato.
 
Il loft, la luce e il calore, la spensieratezza di quella mattina sembrano improvvisamente chimere lontanissime, anche se sono passate solo poche ore, come un miraggio nel deserto che svanisce all’improvviso, lasciandoti in mano solo un pugno di sabbia che si disperde nell’aria.
 
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“E quindi stanno ancora cercando chi può avere rubato quella macchina?”
 
“Esatto prof., purtroppo è un lavoro lungo: ci sono un sacco di registrazioni da analizzare e ci vorrà un po’ di tempo…”
 
“A parte il casale agricolo all’inizio della strada e poi quello del signor Proietti e il capanno dello Scortichini, che sono a più di cinque minuti di auto, quindi isolati, non c’è altro in quella zona, giusto?”
 
“No, prof., potrebbe trattarsi di un cacciatore ma la coincidenza degli orari è strana, anche se l’auto è tornata indietro un po’ di tempo dopo il presumibile orario di arrivo dello Scortichini al suo capanno…”
 
“Beh, ma dalla recinzione e dal lembo di stoffa, sembra probabile al 99% che qualcuno si sia introdotto nella proprietà dello Scortichini quel giorno, e quindi dev’essere stato per forza chi era su quell’auto. Certo, non è detto che sia stato con intenti omicidi, però… A meno che vogliamo sospettare il Proietti, ma, visto che si è pure sentito male, e per come me l’avete descritto, credo che da quel posto preferisse rimanere alla larga.”
 
“Giusto, Gaetano. E, se l’intruso fosse stato colto di sorpresa dal ritorno dello Scortichini e se ne fosse andato in tutta fretta, come lasciato supporre dallo stato dei bidoni e della recinzione, nonché da quel frammento di stoffa, magari si è nascosto e ha aspettato un po’ a mettere in  moto la macchina e a tornare indietro per non far insospettire lo Scortichini. Del resto in quel posto isolato un rumore di motore non si sentirà spesso.”
 
“Già,” conferma Marchese, ammirato dalle intuizioni del vicequestore e della prof., ma soprattutto dal modo in cui lavorano insieme, una specie di rimpallo continuo di idee e di ipotesi, fino ad arrivare a quella giusta. Sono davvero un’ottima squadra.
 
“Marchese, sai cos’è che non mi torna di tutta questa storia?” domanda Camilla, dopo un attimo di riflessione, “capisco i motivi per cui Ilenia possa risultare sospetta: il suo mestiere, il fatto che sia qui a Roma, che non abbia un alibi e invece abbia un ottimo movente, gli psicofarmaci di sua madre, il rottweiler eccetera, eccetera… Ma ci sono quei segni di nastro adesivo sulla recinzione, che fanno supporre visite ripetute al capanno dello Scortichini. Mentre Ilenia è arrivata qui venerdì sera e prima stava a 700 chilometri di distanza.”
 
“De Matteis pensa che possa già essere venuta qui in precedenza, in qualche occasione.”
 
“Ma Ilenia ha mille lavori, è sempre impegnata e non ha molti soldi. Certo, d’inverno forse ha più tempo libero dato che il bioparco è chiuso ai visitatori, però gli animali vanno curati lo stesso… E poi se fosse venuta a Roma nei mesi scorsi con i mezzi pubblici o in auto avreste modo di verificarlo, no?”
 
“Sì, prof., e infatti De Matteis ci sta facendo fare verifiche in tal senso. Se ne sta occupando Grassetti.”
 
“E poi non solo dubito che Ilenia abbia le conoscenze necessarie per rubare un’automobile, ma, dalle tempistiche che mi hai elencato, come avrebbe fatto in due ore, peraltro il primo giorno in cui era qui a Roma, ad andare dal centro città all’EUR con taxi o mezzi pubblici, trovare il veicolo ideale, rubarlo e recarsi in un luogo isolato in campagna ad imbottire di psicofarmaci il cane dello Scortichini? Già solo di spostamenti ci avrebbe messo più di un’ora in tutto, diciamo pure un’ora e un quarto, quindi lasciandole pochissimo tempo per trovare e rubare l’auto.”
 
“Sì, hai ragione,” annuisce Gaetano, consultando il tovagliolo su cui Camilla si era annotata le tempistiche, dalle 15.25 di sabato in poi, “è fattibile per un professionista che conosce anche bene le vie e sa muoversi a colpo sicuro. Non per una ragazza che è appena tornata a Roma dopo anni di assenza e che in teoria nella vita fa tutt’altro mestiere. Questo come se lo spiega De Matteis? O non se lo spiega? Perché mi sembra evidente che o valutiamo l’ipotesi di un complice professionista o il tutto appare molto improbabile.”
 
“Penso che De Matteis non escluda l’ipotesi che la Misoglio abbia avuto un aiuto da qualcuno, sì. Del resto lo Scortichini frequentava giri a dir poco loschi e aveva già subito un avvertimento.”
 
“Il famoso pestaggio… e anche quello mi sembra inverosimile possa essere stato compiuto da una ragazza come Ilenia, anzi, devono essere state più persone, immagino.”
 
“Sì, dottore, dai referti del medico si pensa almeno a due persone. Lo Scortichini era un uomo robusto e forte, nonostante l’età… E comunque il pestaggio è avvenuto ormai quattro anni fa e allora Ilenia andava ancora all’università e aveva l’obbligo di frequenza con la firma. Abbiamo già verificato con la segreteria ed effettivamente era a Torino, senza ombra di dubbio, sia in quel giorno che in quelli precedenti e successivi.”
 
“E quindi, secondo De Matteis, prima Ilenia si sarebbe fatta aiutare da dei professionisti ma poi avrebbe agito di persona nel ‘dopare’ il cane?” domanda Camilla, dubbiosa.
 
“Beh, se fosse per vendetta, il volerlo fare di persona avrebbe un senso, forse,” ammette Gaetano, apparendo come lei poco convinto, “però che un criminale professionista acconsenta ad un metodo così poco ortodosso e anche rischioso e possibilmente fallimentare per un’esecuzione… mi sembra improbabile, sinceramente. A meno che si ipotizzi che Ilenia abbia assoldato un professionista prezzolato, su commissione, per fare parte del lavoro sporco al posto suo.”
 
“E dove l’avrebbe trovato il professionista prezzolato? Sulle pagine gialle?” domanda Camilla, con un sopracciglio alzato, “per non parlare dei soldi, e poi… Ilenia mandante tipo Al Capone… ma dai, non sta in piedi!”
 
“Lo so Camilla, non devi convincere me, ma De Matteis,” le fa notare Gaetano,  aggiungendo poi con un sospiro, “e comunque esiste sempre la possibilità che Ilenia possa davvero avere fatto tutto da sola. È improbabile, ma non impossibile. Certo, avrebbe richiesto una grande preparazione, ma se di omicidio si tratta, è evidente che l’assassino ha studiato molto per prepararlo, fin nei minimi dettagli. Per ora, a parte forse l’auto, ha fatto un solo possibile passo falso: quel frammento di stoffa sulla cancellata.”
 
“A proposito di stoffe e pantaloni, non hanno trovato niente alla tenuta?”
 
“Per ora no, prof.: la povera Grassetti ha perfino fatto passare tutti i rifiuti, ma niente,” spiega Marchese, ripensando alla collega che era tornata sporca, puzzolente ed inviperita come non l’aveva mai vista prima, soprattutto dato che De Matteis le aveva pure ordinato di andare a lavarsi con aria schifata. Per la serie: oltre al danno la beffa. Marchese aveva avuto per un attimo la sensazione che Grassetti stesse per mandare a quel paese il vicequestore, tanto era fuori di sé.
 
E il solo ricordo, il solo pensiero di quel terribile fetore rendono ancora più indigesto l’hamburger che sta cercando di mangiare, seduto ad un tavolino dell’affollato fastfood. Del resto non c’è nulla di meglio di una folla di gente per mimetizzarsi ed avere riservatezza, paradossalmente.
 
“Strano… e Ilenia che dice? Le avete chiesto che fine hanno fatto i pantaloni? Non so cosa ricordi Sammy, ma io effettivamente non ricordo di aver lasciato indietro delle cose in quella stanza, anche se era talmente tanto il trambusto che…”
 
“Non dice nulla, prof.. Non solo perché parla a monosillabi, ma perché De Matteis finora non ci ha autorizzato a dire nulla ad Ilenia sulle fibre trovate sulla recinzione. Certo, ora voi potreste riferirle che lui ha fatto cercare i suoi vestiti di sabato e in particolare i pantaloni, ma credo che De Matteis contasse sul fatto che lei sia andata in albergo e che quindi avreste avuto meno occasioni di scambiare informazioni. Penso non voglia scoprire le carte su questo punto se non all’ultimo, però ormai non ha molte alternative, dato che i pantaloni non si trovano.”
 
“De Matteis deve riporre molte speranze su queste fibre,” commenta Camilla, giocherellando distratta con le patatine, lo stomaco chiuso da ore ormai.
 
“Per forza: Ilenia non aveva tutti i torti. Da quello che ci hai detto, Marchese, non avete quasi nulla in mano, se non un sacco di indizi ed elementi circostanziali, che non reggerebbero non solo in tribunale, ma nemmeno davanti al G.I.P.. Certo, ci sono un po’ troppe coincidenze sospette, ma nessuna prova concreta che collochi Ilenia sulla scena del crimine o che ci dimostri con certezza che non si sia trattato di un incidente. Le fibre sono l’unica di speranza di De Matteis, per ora. E la sparizione dei pantaloni lo convincerà sicuramente ancora di più della colpevolezza di Ilenia, anche se non la può provare, per ora.”
 
“Quindi rimani convinto che sia meglio per Ilenia che vengano ritrovati?”
 
“Se è innocente, sì, questo aiuterebbe ad allontanare da lei i sospetti,” conferma Gaetano, dopo un attimo di riflessione.
 
“Certo che è innocente!” proclama Marchese, determinato, con un tono di voce così alto che alcune persone nei tavoli intorno si girano verso di lui, aggiungendo poi, a voce più bassa, “ma quindi dove saranno finiti? Non possono essere spariti.”

“Secondo me l’unica è chiedere ad Ilenia e sentire cosa dice.”
 
“Finché De Matteis non mi autorizza, non posso mettermi in contatto con lei. Se almeno fosse rimasta a casa sua, prof.! Ma in albergo possono controllare tutte le chiamate e tutte le visite.”
 
“E la cameriera?”
 
“Non l’abbiamo ancora sentita, lo faremo probabilmente domani mattina… Ma se lei ricorda che nella stanza non c’era niente…” sospira Marchese, accartocciando il tovagliolino di carta e gettandolo nel cartone vuoto dell’hamburger.
 
“Ma certo!” esclama Camilla, all’improvviso, quasi facendoli sobbalzare sulla sedia, “Marchese, non c’era nulla nella stanza, ma il cestino… il cestino ora che mi ci fai pensare era quasi pieno. Tanto che ho faticato a farci stare un paio di bottigliette d’acqua del frigobar, quelle piccole di vetro, che avevamo usato per dare le medicine ad Ilenia. Sul momento non ci ho fatto caso ma tutti quei rifiuti in poche ore di permanenza… è strano.”
 
“Sì, è strano, ma se nel cassonetto Grassetti non ha trovato niente…”
 
Gaetano e Camilla si guardano, capendo di avere avuto entrambi la stessa intuizione.
 
“Beh, potrebbe esserci stato un intoppo prima, nel percorso. Fossi in te interrogherei molto bene la cameriera, Marchese. Di questi tempi un paio di pantaloni possono essere un rifiuto appetibile. Anche se, se così fosse, mi chiedo perché Ilenia li avrebbe gettati via,” commenta Camilla, preoccupata, rendendosi conto delle possibili implicazioni.
 
“Non vorrei finire per metterla ancora più nei guai,” sospira Marchese, scambiando uno sguardo eloquente con la prof. e con il vicequestore.
 
“Scoprire la verità non mette mai nei guai chi è innocente, Marchese, questa è la convinzione su cui si basa il nostro mestiere e non possiamo astenerci dal scoprirla, per quanto possa risultare scomoda o dolorosa o pericolosa,” gli ricorda Gaetano, con il tono con cui parlerebbe ad uno dei suoi sottoposti quando vengono a chiedergli consiglio.
 
“Ma ci sono anche tanti errori giudiziari e tanti innocenti in carcere, Gaetano, e tu lo sai,” interviene Camilla, guardandolo dritto negli occhi.
 
“Lo so, ma, tranne casi di malafede, gli errori giudiziari derivano proprio dal non aver scovato la verità, non tutta la verità almeno, magari solo una parte e averle dato un’interpretazione sbagliata. Ed è questo il nostro compito, andare fino in fondo, al 100%, ovunque ci conducano le indagini e seguire la verità, non cercare di ignorarla per paura di cosa potremmo scoprire. Perché, se no, non siamo meglio dei criminali a cui diamo la caccia o dei giustizieri da far west, o dei corrotti che pensano che la legge non sia uguale per tutti.”
 
Camilla annuisce, sorridendo orgogliosa, anche se con uno sguardo malinconico, appoggiando la sua mano su quella dell’uomo e stringendola forte.
 
“Ha ragione, vicequestore, ha assolutamente ragione e non mi tirerò indietro, qualsiasi cosa succeda, scoprirò cosa è successo allo Scortichini. E sono sicuro che così scagionerò Ilenia,” afferma Marchese, deciso, con tono ammirato, non potendo evitare di pensare con rimpianto a quanto sarebbe stata diversa la sua carriera in polizia se Berardi fosse rimasto a Roma. Ora capisce perché Torre lo rimpiangeva a tal punto da parlarne in continuazione e da essersi perfino fatto trasferire a Torino per tornare a lavorare con lui.
 
“E, per quanto mi sia possibile, ti aiuterò, ti aiuteremo, ma senza fare pazzie, chiaro?” domanda Gaetano, alternando lo sguardo tra Camilla e il ragazzo, sembrando voler leggere loro dentro.
 
“Chiaro,” risponde Marchese, mentre Camilla si limita ad annuire e a stringergli ancora più forte la mano, in un patto solenne.
 

 
 
 
Nota: Innanzitutto chiedo venia per il ritardo ma in questo periodo sono incasinatissima sul lavoro. Spero che il capitolo possa ripagarvi dell’attesa. Come si può intuire, nel prossimo capitolo Camilla, Gaetano, per una volta nei panni della “prof.”, e Marchese si troveranno uniti ad indagare per scagionare Ilenia ed entreremo nel “cuore” di questo giallo ma… non sarà affatto semplice, ci saranno molte rivelazioni ma anche molte nuove domande: non tutto è come sembra ;). E tra De Matteis e Mancini ormai sul piede di guerra, il rischio per Gaetano di dover porre quella famosa ed odiata richiesta a Camilla aumenta sempre di più.
 
Vi ringrazio tantissimo per i vostri commenti, spero che il giallo rimanga interessante, fatemi sapere cosa vi ha convinto di più e cosa di meno, io sto cercando di mantenere il tutto realistico: gli indizi, le scoperte, le deduzioni e le tempistiche, ma non è semplice e quindi i vostri pareri e le vostre critiche mi aiutano moltissimo a capire cosa va bene e cosa invece è meglio limare o evitare.
 
Ringraziandovi ancora per avermi seguita fin qui, se vi va, vi do appuntamento al prossimo capitolo, che, salvo miracoli, dati i miei impegni lavorativi, arriverà non questo ma il prossimo weekend (probabilmente il 15). Poi gli aggiornamenti, dovrebbero tornare più frequenti e a cadenza settimanale :).
   
 
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