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Autore: KaterinaVipera    05/06/2014    4 recensioni
[SEGUITO DI "GRAZIE A LEI"]
Dopo due anni di silenzio, Cat crede che Loki l'abbia solo ingannata; dopotutto lui è il Dio degli inganni, come poteva aver creduto che avrebbe mantenuto la sua promessa?
"Ritornerò. Ritornerò per te." le aveva detto prima di tornare ad Asgard e lei gli aveva detto che lo avrebbe aspettato. E lo sta ancora facendo, sotto lo sguardo preoccupato dei suoi cari.
Quello che non si aspetta è che Loki la sta osservando, ed è molto più vicino di quello che la ragazza possa immaginare, perchè ancora una volta, la vita della mortale è in pericolo a causa delle azioni sconsiderate del Dio.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache dei Nove Regni'
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Stava tenendo tra le sue braccia il corpo inerme della ragazza, disperandosi di averla persa per sempre. Non riusciva ancora a credere che era successo proprio ciò che aveva tentato in tutti i modi di evitare: perderla. Era come essere ritornati a tanti anni addietro quando, rinchiuso in una cella, era stato informato della morte della madre, per mano di Kurse, ormai a funerale concluso. La consapevolezza della notizia, il dolore di sapersi responsabile di quanto accaduto, di non avervi preso parte per darle il suo ultimo ed estremo saluto, la rabbia, il rancore e l'odio verso se stesso per averle detto delle cose terribili e che davvero non pensava, lo avevano reso quasi un folle; così anche in quel momento Loki sentiva la rabbia covare nel petto. Una rabbia per averla lasciata andare via, per averle mentito e per non essere riuscito a dire ciò che veramente provava. Non era servito a nulla macchiarsi di alto tradimento, di aver rischiato la vita per trarla in salvo dal regno di Titano perchè lei era morta e lui non le aveva mai detto che cosa provava nel suo cuore, ormai non tanto più gelido.

Era stata lei a renderlo un Dio migliore e meno vendicativo, ma adesso non gli era rimasto niente se non un mucchio di speranze per il futuro tramutatesi in polvere; di quella polvere che se gettata negli occhi ti impedisce di vedere e ti fa lacrimare, ti offusca la vista e la mente, ti fa brancolare nel buio incerto su dove mettere i piedi e che ti fa assalire la paura di cadere nel vuoto. Ma lui stava già precipitando. Stava cadendo giù nel più profondo ed oscuro baratro del suo cuore e della sua anima; perdere lei era come perdere la luce. Una luce che Loki non aveva mai avuto modo di assaporare se non stando con lei. Cat era la sua luce, dolce ed avvolgente, che ti fa sentire al sicuro da tutti i mali di questo mondo. Erano così diversi loro due, Caterina era un raggio luminoso e raggiante, lui era l'oscurità più totalizzante, era la notte senza stelle e senza luna, ed era per questo che lui sentiva il morboso bisogno di lei, la metà di cui si sentiva attratto e spaventato al contempo.

E ora che la sua metà di luce era svanita, per se stesso non veda altro che buio, dolore e morte.

No, non poteva arrendersi così, lasciando che gli eventi avessero la meglio su di lui; lui che li controllava, li creava e li distruggeva a suo piacimento.

Si ricordò allora di avere sempre avuto con se lo scrigno delle Pietre, nascosto agli occhi di tutti dalla sua magia. Con un movimento veloce e rotatorio delle mani lo fece comparire poco distante da loro due, tirò fuori la pietra verde, unica ed ultima possibilità di salvezza per Caterina.

Thor quando capì che cosa stava per fare suo fratello, si inginocchiò vicino al corpo della mortale e la guardò addolorato, sinceramente dispiaciuto per la sua terribile sorte.

“Che cosa vuoi fare?” gli domandò quando lo vide estrarre la piccola gemma

“La voglio salvare.”

“Sai a cosa la manderai incontro?” domandò in un sussurro dubbioso il Dio biondo.

“Certo e tu non mi fermerai.” rispose l'altro fissandolo deciso, pronto a correre qualsiasi rischio pur di riaverla.

“No fratello, non ti voglio fermare.” questa volta Thor sarebbe stato dalla parte di Loki qualsiasi cosa avesse in mente.

Mise la Gemma verde sul corpo della mortale, aspettando che la magia avesse inizio.

Dopo un primo momento in cui sembrò che non accadesse nulla e le ultime speranze del Dio si infransero, iniziò a diffondersi su tutta la ragazza una leggera e flebile luce verdastra che si fece man mano più intensa. La luce si propagò su tutto il suo corpo, inondandola di un bagliore accecante, tanto che anche coloro che le stavano intorno dovettero chiudere gli occhi per non venire accecati.

Quando il bagliore svanì e gli altri riaprirono gli occhi, videro che le ferite erano quasi del tutto scomparse, la sua pelle aveva riacquistato il suo naturale colore olivastro e la sua gabbia toracica si stava lentamente alzando ed abbassando.

Il suo corpo aveva assimilato con successo la pietra.


 


 

La finestra era stata lasciata aperta in modo da illuminare gran parte della stanza.

I raggi del sole penetravano la leggera stoffa candida della tenda che, ogni tanto, veniva pigramente mossa da un vento altrettanto pigro.

La camera era irradiata da una leggera e piacevole luce, che illuminava il pavimento e ricadeva morbida fino al bordo del letto. Tutto intorno aleggiava un intenso profumo di fiori, infilati dentro un vaso in ceramica blu, posto sul comodino accanto al letto.

Ogni cosa era immersa nel silenzio dolce e pacificatore, che infondeva sollievo e tranquillità.

Respirò profondamente due volte per bearsi e fare sua quella sensazione di benessere. Fu quando tentò di aprire gli occhi che la situazione mutò: una forte emicrania cominciò a martellarle la testa e quando provò a muovere mani e braccia si sentì invadere da una sensazione di pesantezza; lo stesso valse per i muscoli delle gambe che non ne volevano sapere di muoversi. Benchè si rendesse conto di essere distesa su un comodo materasso e che si fosse svegliata da pochi istanti, non capiva come fosse finita lì.

Si focalizzò sugli ultimi, e alquanto offuscati, ricordi che riusciva a riportare alla luce. Pian piano si insinuò la consapevolezza di quanto era successo; nonostante fossero immagini confusionarie e sfuocate, simili a veloci e dolorosi flash, le ritornò alla mente solo il momento del suo rapimento, le lunghe ore di agonia dovute alle innumerevoli torture. Poi il buio totale. Ma quel buio non era poi così totale, dato che aveva la sensazione che ci fosse altro; come quando ci si sveglia e ci si ricorda che stavamo sognando ma non sappiamo cosa; ecco, questo era quello che stava succedendo a lei. In questo sogno dentro al sogno, sapeva che aveva a che fare con Loki e la morte. Il sentore di sapersi quasi sul punto di morire non la stava abbandonando, anzi si faceva sempre più vivo in lei.

Credeva di stare per morire. Stava per morire.

E adesso era lì, ridotta uno straccio ma viva. Che cosa era successo?

Riaprì lentamente gli occhi e con un po' di sforzo riuscì a portare la mano sinistra all'altezza della fronte e a massaggiarsi la tempia.

“Ben svegliata. Come ti senti?” la voce proveniva dalla sua sinistra; la sagoma della persona che le aveva parlato con gentilezza era illuminata dai raggi del sole che rendevano più biondi i già biondi capelli dell'uomo.

Cat strizzò gli occhi per mettere a fuoco quel volto che le riservava sempre un sorriso dolce e genuino.

“Uno schifo.” disse poggiando il braccio sul lenzuolo. Tentò di issarsi sulle braccia per mettersi a sedere ma gli venne impedito.

“Sei ancora molto debole. Devi riposare, ora.” e senza dirle altro si era alzato dalla sedia dirigendosi verso la porta.

“Ehi Thor, aspetta. Loki come sta?” chiese con un filo di voce carico di preoccupazione.

“Sta bene. Ora però riposati.” aveva mentito. Aveva mentito perché Loki era molto debole a causa della magia compiuta per salvarla e di quelle che quotidianamente le stava facendo per farla guarire il prima possibile, che gli avevano tolto quasi tutte le forze; preferì farla stare tranquilla e farla riposare. Sarebbe giunto fin troppo presto il doloroso momento della verità. Cat si mise a fissare il soffitto non volendo seguire il consiglio di Thor per poter ricordare di più su quanto le era accaduto e non si rese conto che in poco tempo i suoi pensieri sfumarono fino a svanire e che le braccia di Morfeo la circondarono facendola sprofondare in un profondo sonno.

Si risvegliò molte ore dopo, quando ormai il sole stava sparendo tra le verdi colline, lasciando stracci di cielo variopinti tra l'arancione, il rosa e un chiaro celeste.

Questa volta le fu più facile aprire gli occhi; molti dolori le erano passati e adesso il suo corpo cominciava a risponderle. Si grattò il naso e stropicciò gli occhi mentre si guardava intorno. Vicino alla finestra vide due persone, una donna stretta tra le braccia di un uomo più alto di lei, che osservavano il tramonto. Non le ci volle nulla a rendersi conto chi fossero.

“Mamma!? Papà!?”

I due si voltarono verso la figlia e si precipitarono da lei sedendosi vicino; la madre le prese una mano mentre con l'altra le accarezzava il volto; il padre seduto dietro a sua moglie, intento a guardare sollevato e felice sua figlia.

“Tesoro, come stai? Come ti senti?”

Cat si limitò a fare spallucce ma quando vide la preoccupazione crescere sul volto della madre, si affrettò a calmarla.

“Un po' meglio.” cercò di sorridere ai suoi genitori.

Cosa ci fanno a casa di Stark/ base provvisoria dello SHIELD? Come hanno fatto a trovarmi? Cosa me ne importa, è così bello rivederli!

“Come avete fatto a sapere che ero qui?”domandò commossa di vederli.

A quel punto sua madre, una donna di quarantacinque anni, capelli castani che le arrivavano poco sopra le spalle, iniziò a raccontare ciò che era accaduto durante la sua assenza.

“All'inizio pensavamo che fossi fuggita, sai eri così introversa e chiusa in te stessa da dopo i fatti di New York che pensavamo avessi avuto qualche colpo di testa e ti fossi messa alla ricerca di quel tuo amico ma ci siamo prima rivolti a Jake ed a Mary, quando abbiamo scoperto che neanche loro sapevano nulla, ci siamo rivolti alla polizia. Ti abbiamo cercata ovunque; non ci siamo mai arresi e per un po' di tempo neanche i poliziotti. Tutti i giorni andavamo alla centrale per avere tue notizie ma ad un certo punto ci hanno detto di non farci più illusioni e che non c'era più modo di trovarti. A quel punto ci è crollato il mondo.” la donna fece una pausa, cercando di reprimere le lacrime che le venivano al solo pensiero di quei momenti in cui credeva che non avrebbe mai più rivisto sua figlia.

“Abbiamo passato momenti in cui credevamo che non ce l'avremmo fatta. Poi due giorni fa ci ha chiamati il signor Stark e ci ha detto dove eri e che ci avrebbero condotto da te.”

“E cos'altro vi hanno detto?” chiese curiosa di sapere veramente quanto ne sapessero di tutta quella storia.

“Ci hanno informati che ti hanno dovuta portare via all'improvviso senza avvisare nessuno sia per il tuo che per il nostro bene e che la loro missione di protezione è finita.” disse con il cuore pieno di apprensione.

Praticamente non gli hanno detto niente, meglio così. Meno sanno e meglio è per loro. Ma allora come gli hanno spiegato il fatto che sono distesa a letto e ridotta uno schifo?

“E perché sono distesa sul letto?” domandò evasiva.

“Non ti ricordi?” disse suo padre, un uomo poco più grande della moglie, con i capelli scuri, corti e gli occhi simili a quelli della figlia. “ Eri uscita a correre dopo aver avuto una discussione con un certo agente Barton ma ti ha sorpresa un temporale e quando sei rientrata era completamente bagnata e ti è venuta una brutta influenza che ti ha costretto a letto per diversi giorni con la febbre alta.”

Certo, come no. Ho avuto proprio l'influenza.

Almeno con quella scusa non si sarebbero preoccupati più di quanto non avessero già fatto. Era una buona cosa sia per loro che per lei. Ma ascoltare il racconto pieno di disperazione della madre, le aveva attanagliato il cuore di dispiacere.

“Mi dispiace così tanto. Io non volevo andarmene... non volevo davvero..”

“Lo sappiamo, cara. Ce lo hanno detto.” la rincuorò il padre. Si avvicinò alla figlia e insieme alla moglie si abbracciarono, felici di essersi finalmente ritrovati.

Fuori dalla camera c'erano altre due persone, che con l'anima in pena stavano consumando le mattonelle del pavimento con il loro andare avanti e dietro. Stavano aspettando che Cat si svegliasse e che i suoi genitori uscissero dalla sua camera per correre da lei. Quando la ragazza che si era un attimo appoggiata con la schiena contro la parete, udì delle voci all'interno della camera, si decise ad entrare. Non le importava nulla se avrebbe interrotto qualcosa con i genitori, era la sua migliore amica e non poteva aspettare un secondo di più.

“Io entro. Non ce la faccio più ad aspettare.” e senza aspettare la risposta di suo fratello, Mary entrò.

“Cat, sei sveglia!” si fermò alla soglia della porta. “Salve signori Bennett. Vi disturbo? Posso entrare?” l'euforia di entrare e fare irruzione era morta nel momento in cui li aveva visti abbracciarsi; temeva di aver interrotto un momento molto dolce tra loro e le dispiacque.

“Ciao cara, no figurati. Entra pure.” disse il padre facendole segno di entrare e sedersi.

“Sai, Mary ci è stata molto di conforto insieme a Jake.” spiegò sua madre, sorridendo ad entrambi i ragazzi.

Intanto anche il ragazzo era entrato salutandoli con un cenno del capo.

“Spero di non disturbare.” si informò Jake

“No, nessun disturbo.”

“Vi lasciamo soli, avrete molto di cui parlare.” così dicendo lasciarono la figlia in compagnia degli amici. Però, prima di andarsene la madre le dette un leggero e dolce bacio sulla fronte e mimò con le labbra un ''ti voglio bene''.

“Come stai Cat?” domandò l'amica sdraiandosi vicino a lei e ricevendo indietro un'occhiata che lasciava già presagire la risposta.

“Ehi, non mi guardare così.” mugolò mentre si avvicinava a Cat. “Non sai quanto siamo stati in pensiero per te.”

“Un po' meglio, ma sempre uno schifo. Anche voi siete stati avvisati da Tony?”

I due ragazzi la guardarono con aria interrogativa.

“Tony Stark, Iron Man?” cantilenò; per lei era normale chiamarlo per nome, ormai era entrata in confidenza con tutti, pensò che forse per loro non era così.

“Ma non ricordi? Hai chiamato Jake, per farti venire a prendere!” le fece il verso Mary. Fu sorpresa, molti dettagli le erano ancora ignoti e quello era uno di quelli.

“Che cosa è successo?”

“Non ricordi proprio niente?” domandò a sua volta Jake, sedendosi sul bordo del letto, vicino alle due ragazze.

“Solo qualcosa.” spiegò. Ma cosa importava adesso? Lei era di nuovo con i suoi genitori e con i suoi amici, non era più sola e questo era più che sufficiente.

“Sono così felice di vedervi!” sorrise, cercando di nascondere la stanchezza che la stava invadendo. Si sentiva come se fosse stata appena investita da un tir.

“Lo siamo tanto anche noi.”

“Certo che qui sono tutti così.. come posso dire.. sexy!” squittì Mary per alleggerire un po' il momento così commovente. “Specialmente Steve. Ha un'aria così.. così...” e aggrottò le sopracciglia per cercare di trovare il termine giusto.

“ Anni '40?” le venne in aiuto l'amica.

“Siiii.. e hai visto quanto è figo Tony Stark? In televisione è bello ma dal vivo è tutt'altra cosa.”

“Mi dispiace Mary ma lui è già impegnato.” ridacchiò Cat felice della sua allegria e della sua spensieratezza. Riusciva sempre a farle tornare il sorriso anche dopo situazioni brutte o drammatiche. Quella ragazza era un'esplosione di positività e in quel momento era proprio ciò di cui necessitava.

“Mary, finiscila con questi discorsi, per favore! Cat non è nelle condizioni per ascoltare i tuoi deliri.” la rimproverò il fratello, un po' acido.

“Fa niente. Mi è mancato anche questo di lei.” la difese.

“Hai visto? E poi ha bisogno di tirarsi su di morale e non ci riuscirà di certo se tu continui ad essere così serio!” fece l'occhiolino alla compagna che le sorrise di rimando.

Non erano cambiati, litigiosi e perennemente in disaccordo. Come al solito.

“Comunque se sei stanca me ne sto buona buona e in silenzio.” disse tornando per un attimo seria, le venne detto di continuare. “Senti un po', a proposito di fichi, ho conosciuto Loki...” disse ammiccando. “...sono tutti così ad Asgard?” e indirizzò il pollice verso un punto imprecisato.

Jake sbuffò alzando gli occhi al cielo scandalizzato ed alterato, si diresse verso la finestra, dando le spalle alle due ragazze che lo guardarono stranite.

“Che hai Jake?”

“Niente.” disse laconico. “Continuate pure a parlare di lui.”

“Ma cosa gli è preso?” bisbigliò Caterina che non capiva quel suo cambio repentino d'umore. Le sue parole trapelavano stizza e rabbia e lui non era un tipo di persona scontrosa. Sapeva che gli stava antipatico ma non lo credeva il tipo da comportamenti infantili.

Mary sapeva il vero motivo per cui Jake ce l'aveva a morte con il Dio; a dire la verità ce n'erano più d'uno e tutti molto validi perché Jake fosse arrabbiato con lui ma agli occhi della sorella erano tutti divertenti. Specialmente l'ultimo accaduto. E dato che Cat non lo sapeva, le parve giusto metterla al corrente di cosa il suo Dio aveva fatto al suo migliore amico. Cercò di trattenersi del ridere fino alla fine del racconto ma fu più forte di lei.

“.. e quando si sono incontrati nella stanza hanno avuto una leggera discussione e...” non era più in grado di contenersi e finì di parlare tra le risate. “.. Loki lo ha trasformato in una donna..!” a quel punto le risate dilagarono per tutta la stanza.

“Cosa? Davvero!?” la cosa la faceva ridere, una risata sincera che scaturiva dal cuore ma sapeva che a Jake non faceva per niente ridere e non gli stava piacendo neanche il fatto che fossero loro due a trovarlo divertente.

“Non è divertente.” sibilò tra i denti il ragazzo.

“Scusa Jake, è vero. Perdonami.” disse Cat davvero molto dispiaciuta, tornando subito seria e guardando il suo amico che si era girato nella loro direzione.

“No, è a me che dispiace.” si avvicinò al letto, sedendocisi sopra, e le prese una mano chiudendosela tra le sue, molto più grandi.

Jake aveva le mani così calde. Caterina si era dimenticata del significato della parola calore, riusciva solo a ricordarsi della terribile ed opprimente sensazione di freddo. Quel contatto le piacque così tanto che si ritrovò a sorriderli di rimando e appoggiò la mano libera sopra quella del ragazzo.

“E' così bello riavervi vicini. Mi siete mancati così tanto.”

“Oooh, dai. Se ce lo dici un'altra volta mi farai piangere.” Mugolò Mary e sistemandosi sulle ginocchia abbracciò la sua migliore amica. Anche Jake fece lo stesso, solo con un po' più di trasporto e avvicinandosi all'orecchio di Cat le sussurrò “A me puoi dirlo tutte le volte che vorrai.”

“Ehm-ehm..”

Tutti e tre si rigirarono verso il nuovo arrivato; la prima a parlare fu Mary, con la sua solita vivacità.

“Oh Loki!” esclamò sorpresa; poi si rivolse verso Cat e vide che improvvisamente le si erano tinte le guance di un leggero e timido rossore. “Vi lasciamo soli.” bisbigliò sorniona.

Prima di alzarsi dal letto dette una pacca sulla spalla al fratello che non sembrava intenzionato ad alzarsi. “Forza, andiamocene.” il suo tono era risoluto, una delle poche volte in cui non ammetteva repliche. Jake fece quello che gli era stato ordinato e tirando dritto uscì dalla stanza, mentre Mary, una volta di spalle al Dio, ammiccò a Cat e le fece il segno dell'okay come segno di approvazione e incoraggiamento; prima che Loki si potesse girare per vedere il motivo del sorriso della mortale, Mary era già sparita chiudendosi la porta alle spalle.

“Bizzarra la tua amica.” le disse. Aveva sentito cosa l'amica mortale aveva detto su di lui e gli si disegnò sul viso un ghigno divertito.

“E' solo molto esuberante. Loro sono come la mia seconda famiglia.” spiegò. “Mi sono stati molto vicino in questi due anni.”

Il Dio prese una sedia e avvicinandola al letto, vi si mise a sedere con le gambe divaricate e i gomiti poggiati sopra. Stava guardando la mortale in attesa che che gli raccontasse altro, era giunto il momento, tanto atteso, delle spiegazioni.

“Sapevo che avrei dovuto aspettarti, non credevo che fosse un attesa di due anni.”

“Sono stato imprigionato e la condanna prevedeva che lo fossi per l'eternità senza nessuna possibilità di uno sconto della pena.” disse amaro, con un'ombra di rancore e rabbia negli occhi. “Poi la minaccia degli Elfi Oscuri guidati da Malekith ha investito sia il mio che il tuo mondo. Solo allora sono stato liberato per volere di Thor; ha commesso alto tradimento nel farlo, però lui è stato perdonato da Odino ed è potuto tornare qui sulla Terra.”

“Se sei qui, anche tu sarai stato perdonato. Odino non può essere così cattivo con te, dopotutto sei suo figlio!”

“Sei molto ingenua, piccola Cat. Il Padre degli Dei ha sempre messo al primo posto l'interesse politico a quello familiare. E comunque, io, non sono suo figlio.” disse stizzito.

“ Lo so ma ti ha cresciuto, ti ha permesso di vivere, anche se non sei carne della sua carne, sono convinta che ti vuole bene.”

Loki le prese la mano stringendola tra le sue. Questa volta Cat venne percorsa da un brivido di freddo; non potette fare a meno di fare un paragone: il loro contatto non era stato come quello con Jake che aveva le mani calde; le mani di Loki erano fredde come il ghiaccio secco, quasi bruciante, ma tremendamente invitanti e rassicuranti. Avrebbe voluto circondarsi del suo freddo per non aver più paura, nonostante a lei le basse temperature non fossero mai piaciute. Sarebbe potuta morire felice stretta nel suo abbraccio, o tra le sue mani, purché fosse al suo fianco.

Morte. Morte. Quella tremenda sensazione di morte era ritornata a farsi strada nella sua testa. Adesso era sicura che significasse qualcosa di importante e prendendo coraggio, si informò.

“Loki che cosa mi è successo?” le parole le uscirono di getto come se non potesse più controllare la sua bocca.

Il Dio si irrigidì al suono di quelle parole cariche di aspettativa che avrebbe portato solo dolore, straziante e devastante; però non poteva star a procrastinare ancora sulla verità.

“Mi ha salvato la vita.” disse serio, con la voce bassa e un poco roca fissando la ragazza. “Per salvare me sei morta tu.”

Il dolore gli attanagliò il petto al solo ricordo di averla perduta per qualche istante; fu come se il suo cuore venisse stretto da uno spesso filo spinato che gli si conficcava nella carne del muscolo e ogni battito era origine di dolore e sofferenza. Lo stesso dolore che provò e aveva provato per tanto tempo dalla morte di Frigga, l'unica persona capace di amarlo. Non avrebbe avuto più senso vivere anche un solo giorno in più senza poter passere un giorno insieme, senza sentire il suo sguardo su di lui o le sue mani sulla sua pelle a riscaldare la sua natura fredda.

“Allora perché sono qui?”

La sua domanda lo riportò alla realtà. “Dopo il tuo sacrificio sono stato io a salvare te.”

“E come?”

“Con questa.” e dal palmo alzato della mano sinistra fece apparire l'ologramma di una pietra ovale e verde.

“E' una delle pietre che cercava Thanos, non è vero?”

“Si. È la Gemma dell'Anima e adesso è qui, dentro di te.” e poggiò, premendo appena, l'indice della stessa mano sullo sterno della ragazza.

Subito Cat si portò la mano a quell'altezza ma non sentì niente; si aspettava di trovare la Pietra conficcata nella carne, un po' come era successo a Tony Stark con il suo cerchietto luminoso.

“E' dentro di te, ora. Se ti concentri potrai sentirla.”

Caterina ci provò, chiuse gli occhi e tentò di percepire l'essenza della gemma dentro di se. Strinse forte le palpebre, trattenne il respiro finchè potette ma non ottenne niente e soffiò l'aria fuori quasi sbuffando seccata di non esserci riuscita.

“Ehi, è presto, sei ancora troppo debole.” il Dio allungò la mano e prese un bicchiere d'acqua porgendoglielo. “Bevi, ne hai bisogno. Sei molto disidratata.” le spiegò.

Cat prese il bicchiere ringraziandolo e bevve avidamente, tanto da farsi scivolare due gocce ai lati della bocca. Era fresca e così buona, le dette sollievo ma la troppa foga con cui bevve le fece andare di traverso un sorso, costringendola a tossire. E fu allora che, tossendo, sentì tirare qualcosa giù nel basso ventre. Indirizzò veloce e curiosa la mano dove aveva sentito qualcosa pungerle la pancia e ci strofinò delicatamente la mano, sentendo il materiale fine della garza da sotto la quale riuscì a sentire i punti che le erano stati cuciti. Loki si rese conto tardi di quello che stava facendo e non riuscì a fermarla prima che estraesse la mano da sotto il lenzuolo. Si portò la mano leggermente insanguinata davanti al viso e guardò Loki con nera disperazione, le iridi velate da velenose ed amare lacrime con il labbro leggermente tremante, incapace di parlare.

Il Dio piegò sotto il suo peso il ginocchio sinistro sul materasso e strinse forte a se la ragazza che si lasciò invadere dalla tremenda consapevolezza di ciò che aveva perso. Si aggrappò a lui come se fosse la sua unica salvezza, tra il pianto carico di dolore, singhiozzi e gemiti soffocati. Loki si sdraiò dall'altra parte senza mai allentare la presa; avvicinò l'esile corpo scosso da spasmi a se, infilando le dita affusolate tra i suoi capelli e premendole delicatamente la testa contro il suo petto. Le lacrime bagnarono a lungo la veste verde del Dio, mentre Cat non riusciva a calmarsi e si nascondeva sempre più all'attaccatura del collo dell'uomo.

“Che cosa ho... fatto?” piangeva così tanto che le risultava difficoltoso parlare. “Che cosa ho fatto Loki?” gridò appena più forte contro la stoffa liscia e setosa, continuando a serrare gli occhi.

“Ssssh, stai calma.” le disse con voce tanto dolce da stupire lui stesso, senza riuscire però nel suo intento; più le dice di calmarsi e più lei si agitava ed il rischio che le si aprissero i punti che lui aveva tanto faticato a tenere chiusi era alto. “Ehi, guardami.” le prese il mento tra il pollice e l'indice per farsi guardare. “Tu non hai fatto niente, non hai colpe.” e le passò il pollice sulle labbra screpolate e sulle guance per asciugarle le lacrime.

“Si, invece. Non sarei dovuta fuggire. E adesso ho perso.. ho perso il..” si tappò la bocca con la mano sinistra, troppo devastata per poter finire la frase e continuò a singhiozzare e tremare, a piangere e disperarsi.

“Sono io che non avrei dovuto lasciarti andare.” la strinse più forte a se, in un abbraccio avvolgente.

“Fa tanto male, Loki. Non credo che riuscirò a sopportarlo.”

“Ssssh, non dire così” le disse con una stretta al cuore, non più freddo e insensibile. “Ci sono io qui, per te.”

Per sempre.

Lei lo guardò con gli occhi ancora colmi di lacrime ma luminosi e pieni di una nuova speranza che si fissarono nelle iridi cristalline di lui.

“Dici davvero?”

“Si, davvero.”







-Angolo dell'autrice-
Ciaoooooooo.. Ecco il tanto atteso (spero) sedicesimo capitolo.
Beh, ho poco da dire al riguardo.. Spero che lo abbiate trovato una buona lettura, che vi sia piaciuto ecc..
Volevo aggiornare nel pomeriggio, come faccio sempre, ma non ci sarò per tutto il giorno dato che oggi è il mio compleanno XD (OH MIO DIO come mi sento vecchia!!! XD)
Okay, a presto e al prossimo capitolo.
Fatemi sapere che ne pensate..
Ciao ciao
KV

  
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