Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: lunadelpassato    05/06/2014    1 recensioni
"Le urla disperate provenivano da sotto di loro, così abbassarono la testa nello stesso momento verso la dura terra che si estendeva oltre il cancello. Davanti, un piccolo fagotto informe si muoveva energicamente, mentre urlava a più non posso.
Elsa era paralizzata dal terrore. Anna, invece, si chinò lentamente a terra, inginocchiata proprio accanto al fagotto, e scostò un lembo di quello che sembrava un vecchio straccio scuro.
Intanto il cielo brillava più che mai."
"- Oggi fa più freddo dell’ultima volta delle luci- notò sussurrando tristemente al cielo.
- È quello che penso anch’io- le rispose una voce ignota.
Aprì gli occhi di scatto e si girò indietro, sorpresa. Dietro di lei, solo la stanza ghiacciata illuminata dalle luci mistiche.
-Anna?- chiese tremante frugando con lo sguardo ogni angolo della stanza in penombra.
-Mi senti?- riprese la voce meravigliata.
Elsa fece qualche passo indietro e si rigirò di scatto verso la finestra, le mani pronte a sferrare un’ attacco.
- E mi vedi?- sussurrò il ragazzo."
Jelsa con un bambino abbandonato e il suo fratellastro. presenza di Kristanna e accenni di altre opere.
Nata da una frase di Let it Go: I'm one with the wind and sky
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccolo... il momento più emozionante di tutti.

-E adesso, puoi baciare la sposa.

Anna ridacchiò dalla tensione.

Kristoff la guardò per un lungo attimo, e nel suo sguardo c'era la luce della felicità; poi la baciò. Fu un bacio tenero e lungo, e non pochi presenti si misero a piangere.

Anna non si era mai sentita così felice: finalmente un giorno riservato a lei, dove era la sola festeggiata. Quasi non ci credeva. Mentre si guardava allo specchio, dopo l'incredibile serata di festa che aveva bloccato l'intero Regno (che sarebbe stata ricordata come una tra le più belle mai fatte) con il velo di traverso e il vestito candido macchiato di cioccolato, pensò che finalmente tutto andava per il verso giusto.

-Sei bellissima.

La principessa si girò pudicamente verso la voce.

Il suo sposo la guardava dalla soglia, gli occhi pieni della sua immagine. Anna lo raggiunse e lo baciò piano.

-Grazie. Hai visto Elsa?

Kristoff si guardò intorno smarrito.

- L’ultima volta che l’ho vista era in chiesa, seduta nel posto d’onore.

La trattenne a sé teneramente.

-Ma adesso non pensarci. Sarà sicuramente in compagnia di qualcuna di quelle dame chiacchierone di cui mi parlavi qualche giorno fa.

Anna sorrise, e in tutta risposta si accoccolò nel petto di Kristoff, severamente nascosto da una camicia di seta.

-Adesso cosa facciamo? La festa è finita.

Kristoff sorrise dolcemente tra i capelli della sua sposa.

-Per noi deve ancora iniziare.

 

Le supposizioni di Kristoff erano errate; infatti la regina era nello studio di suo padre.

Non poteva stare ferma; ogni cassetto era svuotato del suo contenuto,e lei sembrava cercare freneticamente qualcosa.

Aveva incominciato a cercare anche tra i libri adesso. Sfogliava le pagine fitte di lettere in ricerca di una mappa.

La stessa mappa che aveva visto il padre cercare tanti anni prima.

È per Damio, si ripeteva ogni minuto che passava, senza rendersi conto che in realtà era per lei.

Tra l’altro non si sentiva tanto bene: forse aveva mangiato troppo al buffet.

Continuò a sfogliare febbrilmente un libro intitolato ‘La fuga ’ mentre si teneva con una mano lo stomaco dolorante.

Dall'altra parte della stanza, in silenzio totale, Jack la guardava curiosamente. Era seduto sopra una pila di libri e ne teneva in mano uno svogliatamente, facendo finta di aiutare Elsa a cercare qualcosa di cui lei non gli aveva minimamente parlato.

Sapeva solamente che cercava una vecchia mappa che poteva anche essere persa negli anni: per lui, un vero spreco di tempo; ma a quanto pare la regina la pensava diversamente, e quando lui si era offerto per aiutarla non aveva minimamente considerato la quantità di carte e libri che affollavano quel piccolo (rispetto al castello) studio.

-Ammettilo; non lo troveremo mai. Sono sicuro che qualche domestico l'avrà buttata via, scambiandola magari per qualche vecchia cartaccia.

Lo sguardo che Elsa gli lanciò lo convinse ad incominciare davvero ad aiutarla, ma la tentazione di fermarla era più forte.

-Dimmi la verità: quand'è l'ultima volta che hai visto quella mappa?

Elsa si fermò un attimo per pensare.

-Saranno.. sedici anni, a occhio e croce.

Jack sbuffò incredulo e voltò la pagina del libro.

-E tu ti fidi di una cosa che hai visto di sfuggita sedici anni fa?

La regina non rispose, decidendo di ignorare il ragazzo che doveva darle aiuto, ma che in realtà le procurava solo irriverenti domande.

Jack bofonchiò tra sé:

-è proprio vero che la speranza l'ultima a morire- a voce abbastanza alta da farsi sentire da Elsa, che in tutta risposta gli lanciò il libro che aveva appena finito di sfogliare.

Il ragazzo fece per scansarlo, e così facendo perse l'equilibrio precario che aveva dalla cima della pila dei libri; cadde nel pavimento freddo, seguito da innumerabili libri che decisero di effettuare un atterraggio più comodo.

-Ahi! Anche l'enciclopedia no!

Prese tra le mani il grosso libro che gli era caduto in testa.

-Ehi, Elsa! Prova questo. Il titolo è: ''alla scoperta dei troll. Vita e abitudini delle pietre animate”.

La regina accorse immediatamente e strappò il libro dalle mani di Jack. Dalle pagine fitte uscì una mappa, che andò ondeggiando a posarsi nel pavimento.

Elsa la prese raggiante.

-Eccola! Finalmente possiamo andare.

La raggomitolò e corse via dalla stanza sottosopra.

-Comunque grazie per avermi tirato fuori dai libri.- ironizzò Jack.

Elsa non rispose, troppo impegnata a stringere la mappa tra le mani tremanti.

Arrivò alla stanza di Damio di gran carriera. Il bambino era impegnato a giocare con Olaf. È ancora vestito da matrimonio,m osservò tra sé e sé Elsa, ma accantonò l'osservazione in un cassetto mentale. Aveva cose più importanti da dire.

Damio fece finta di non vederla arrivare. Probabilmente l'avrebbe sgridato per aver mostrato ad Olaf i guanti di quando era piccola, così appena sentì i passi della mamma si affrettò a nasconderli sotto il letto. Il pupazzo di neve, dal canto suo, giurò di non fiatare.

Elsa attraversò la stanza e si sedette di fianco al bambino e, senza tante cerimonie, srotolò la mappa sotto il suo naso, nel pavimento.

Olaf, seduto di fronte al piccolo, allungò gli occhi sopra le montagne disegnate.

-Ehi, ma io questa strada la conosco!- esclamò soddisfatto.

Damio accarezzò la cartina: non ne aveva mai vista una, ed era così vecchia!

-Guarda piccolo: noi dobbiamo andare qui.

Elsa indicò una grossa X disegnata nella mappa, proprio in mezzo alle montagne: a far la guardia a quel segno era disegnato un essere tozzo e dal naso grosso di colore grigiastro.

Damio, lettore appassionato (aveva imparato in un tempo straordinariamente breve a leggere) la riconobbe subito:

-Ma è un troll!

La regina annuì.

-Qui abitano delle creature che ci possono aiutare.

-Mamma, io...

elsa lo fermò.

-Damio. Tu non sei abbastanza grande, ma so che capirai anche tu la mia scelta quando sarai grande. Non puoi diventare un buon re sapendo che potresti fare del male a qualcuno, guarda me! Sola e timorosa, senza un re al mio fianco, condannata a restare sola fino al resto dei miei giorni.

Se non fossi arrivato tu, il trono sarebbe andato ad Anna, e tu sai quanto zia sia impulsiva e poco adatta al ruolo. Lo faccio solo per il tuo bene. Sei d'accordo?

Il bambino rimase un po' in silenzio. Poi esclamò:

-Ma come posso far del male a qualcuno? Trasformandolo in una farfalla?

Elsa scosse la testa.

-Sai come farlo tornare normale?

Damio si morse le labbra. In effetti, non sapeva come annullare gli effetti del suo potere.

Elsa intuì la risposta.

-Come pensavo. Forza, incomincia a preparare le valigie. Il viaggio durerà poche ore, non devi portare molto; giusto qualche maglietta di ricambio.

Elsa si alzò dal pavimento si pulì dalla polvere e prese per mano il bambino, che nel frattempo aveva seguito l'esempio della madre adottiva.

-Per questa volta, la prima della tua vita, ti aiuto io a preparare l'occorrente.

-Cosa sta succedendo?

Anna era apparsa nella stanza, ed ora stava impietrita senza andare né avanti né indietro.

Si era cambiata il vestito da sposa e ne indossava uno semplice ricamato alla moda del regno.

Elsa le rivolse uno sguardo lungo e regale.

-Partiamo.- fu la sua unica parola.

Alla principessa mancò il respiro. Partire?

-Vengo con voi.

La regina si fermò e spalancò gli occhi.

-Vuoi venire davvero?

Anna si piantò risoluta per terra, con l'atteggiamento tipico di chi non cambia idea.

Elsa mandò gli occhi al cielo, sospirò e sconfitta disse:

-Ok, dopotutto tu conosci la strada meglio di chiunque altro.

Anna non batté ciglio, ma si tolse l'aria da testarda e ritornò la solita di sempre.

-Portate vestiti pesanti, farà freddo. Ah, una cosa: mi sembra ovvio che verrà anche Kristoff.

-Era incluso nel pacchetto!

Esclamò Elsa troppo tardi: la sorella era già nel lungo corridoio.

 

Due cavalli e una renna correvano solitari nel pieno della notte. Non c'erano lupi né gufi a vegliare la strada; tutto dormiva.

L'unica luce presente era quella verdastra che proveniva dal cielo.

-Il cielo si è svegliato!

Olaf sedeva davanti ad Anna ed indicava sopra di lui. Aveva insistito tanto per andare con gli altri che non gli si era potuto dire di no.

Damio fissava ipnotizzato le orecchie del cavallo candido in cui era seduto insieme ad Elsa, e pensava a tante cose. A come un semplice cubo potesse complicare così tanto la vita, per esempio.

Ma nonostante tutto, era anche curioso di conoscere di più le misteriose creature che abitavano tra le montagne.

-Hai freddo?

Elsa lo stringeva tra le braccia più che poteva, nonostante l'impedimento dovuto dal tenere le redini per direzionare l'animale in cui era nella groppa.

Damio scosse la testa.

Sven teneva testa al gruppo e faceva strada mentre Kristoff, nella sua sella, lo incitava ad andare più veloce.

Era iniziato il viaggio.

  
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