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Autore: Notteinfinita    05/06/2014    5 recensioni
«La sua suite è al decimo piano.» disse il concierge, consegnando la carta magnetica al cliente. «Le sue valigie sono già state portate in camera. Le auguro un piacevole soggiorno presso il nostro hotel.»
«Grazie.» rispose stringatamente l'uomo per poi avviarsi in direzione dell'ascensore.
Appena le porte si furono aperte gli specchi sul fondo rifletterono la sua immagine:un uomo alto, dal fisico asciutto ma muscoloso fasciato in un abito di alta sartoria dal colore scuro che faceva risaltare magnificamente il biondo dei suoi capelli.
Si era appena voltato per premere il pulsante quando una donna, vestita di un tailleur color crema e con i capelli stretti in un elegante chignon entrò nell'ascensore.
«Che piano?» chiese cortesemente, senza neanche guardarla in viso.
«Quinto, grazie.» rispose una voce a lui nota.
*****
Avevo voglia di una dramione, non ho trovato quello che cercavo e me la sono scritta da me.
Spero vi piaccia.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Incontrando te


«La sua suite è al decimo piano.» disse il concierge, consegnando la carta magnetica al cliente. «Le sue valigie sono già state portate in camera. Le auguro un piacevole soggiorno presso il nostro hotel.»

«Grazie.» rispose stringatamente l'uomo per poi avviarsi in direzione dell'ascensore.

Appena le porte si furono aperte gli specchi sul fondo rifletterono la sua immagine:un uomo alto, dal fisico asciutto ma muscoloso fasciato in un abito di alta sartoria dal colore scuro che faceva risaltare magnificamente il biondo dei suoi capelli.

Si era appena voltato per premere il pulsante quando una donna, vestita di un tailleur color crema e con i capelli stretti in un elegante chignon entrò nell'ascensore.

«Che piano?» chiese cortesemente, senza neanche guardarla in viso.

«Quinto, grazie.» rispose una voce a lui nota.

Stupito, Draco alzò gli occhi sulla donna rimanendo basito. Gli sembrava impossibile, eppure quella che aveva davanti sembrava proprio lei.

«Granger?» chiese, perplesso.

«Malfoy.» rispose lei, in forma di saluto, sorridendogli.

«Cosa ti porta in questo angolo d'Irlanda?» chiese, premendo poi i tasti dell'ascensore per evitare il suo sguardo e darsi un tono.

«Sono qui su richiesta del Ministero, lavoro per il Dipartimento per la regolamentazione e il controllo delle creature magiche.» spiegò lei, semplicemente. «Tu invece?»

«Affari, la mia famiglia ha delle proprietà in queste zone.» rispose.

L'apertura delle porte e l'ingresso di un altro cliente pose fine al loro colloquio.

Mentre l'ascensore continuava a salire, Draco non poté fare a meno di dare uno sguardo alla donna che Hermione era diventata. La prima cosa che notò fu l'assenza dei libri che a scuola le facevano chinare le spalle, d'altronde non erano più a Hogwarts. La sua figura si era arrotondata, divenendo più femminile e sensuale. Il cespuglio che aveva caratterizzato la ragazza in passato era stato domato e lo sguardo avido di sapere si era trasformato in quello sereno di chi è sicuro si se.

In un paio di minuti l'ascensore raggiunse il quinto piano.

Salutatolo con un cenno del capo, Hermione scese e le porte la nascosero alla sua vista.

Giunto nella sua camera, Draco si lasciò andare sul letto mentre un sorriso enigmatico gli nasceva sul viso.

Non avrebbe mai creduto di rivedere lei e di vederla così cambiata. Dalla fine della guerra, avvenuta sette anni prima, aveva visto qualche articolo che parlava di lei ma non si erano più incontrati. Era stato strano, sopratutto perché la sua vista non l'aveva disgustato come ai tempi della scuola.


Appena entrata nella sua stanza, Hermione si era affrettata a ridare le dimensioni originarie alle sue relazioni sulle creature magiche autoctone dell'Irlanda quindi, libera da obblighi lavorativi, aveva sciolto i capelli e massaggiandosi il collo si era recata in bagno.

Riempita la vasca vi si era immersa, mugolando di piacere.

Adagiata in mezzo alla schiuma, si concesse di ripensare all'incontro avuto con Draco.

Il suo modo di vestire non era cambiato per nulla, pensò, sorridendo, ma il suo fisico si era rafforzato, non sembrava più così gracile. Ciò che però l'aveva sorpresa di più erano stati i suoi occhi, non erano più sprezzanti e alteri ma seri e consapevoli, gli occhi di qualcuno che ha imparato una lezione a caro prezzo.

Finito il bagno, Hermione si avvolse in un accappatoio candido e si sdraiò sul divano, intenzionata a divorare almeno la metà del romanzo che aveva portato con se prima di cena.

Era appena arrivata alla fine del primo capitolo quando un discreto bussare alla porta la distrasse dal suo passatempo.

Scocciata, ripose il volume e aprì la porta trovandosi davanti uno dei camerieri dell'albergo.

«Signorina Granger, c'è un messaggio per lei.» annunciò, porgendole una busta con il logo dell'albergo.

Stupita e confusa, Hermione prese il biglietto e, dopo aver consegnato la mancia al cameriere, richiuse la porta.

Dopo aver rigirato un paio di volte la busta tra le mani, si decise ad aprirla.



Per festeggiare il nostro inatteso incontro,

t'invito a cena nella mia suite.

Ti aspetto alle 20:00 nella camera n. 1002, decimo piano.

Draco Malfoy.



Hermione avrebbe avuto uno sguardo meno stupito se un elefante rosa fosse entrato volando dalla finestra.

Lesse e rilesse il biglietto decine di volte, quasi si aspettasse di trovare una scritta che prima non c'era.

All'iniziale stupore, seguì la rabbia: come si permetteva quello d'invitarla con quel tono borioso, senza attendere una risposta, quasi lei fosse una sottoposta che aveva il dovere di rispondere alla sua chiamata.

Dopo aver fatto alcuni chilometri camminando avanti e indietro per la stanza, alternati a momenti in cui afferrava la cornetta del telefono con la ferma decisione di cantarne quattro a quello sbruffone, si lasciò cadere sul divano scoppiando in una risata liberatoria.

Non erano più due ragazzi e lui si era comportato in maniera molto civile, erano entrambi lontani da casa e si trattava solo di una cena, quindi perché non accettare?

Presa la sua decisione, Hermione aprì la valigia alla ricerca di qualcosa di adatto.

Mancava solo un minuto alle venti quando, finalmente pronta ma un po' nervosa, lasciò la sua stanza.

Entrata in ascensore, diede un ultimo sguardo al suo riflesso. Aveva scelto un abito rosso carminio lungo fino al ginocchio con la gonna a tulipano e lo scollo all'americana ed un coprispalle dello stesso colore.

Dopo aver passato la giornata sui tacchi non aveva voglia di rimetterli ma, alla fine, la voglia di stupire Malfoy aveva avuto la meglio sul desiderio di comodità così ai piedi esibiva un delizioso, quanto letale tacco dodici della stessa nuance dell'abito e della pochette.

Per i capelli, invece, aveva scelto di legarli solo da un lato affinché ricadessero morbidi dall'altro. Un filo di trucco completava il tutto.

Giunta davanti alla suite numero 1002 fece un bel respiro e suonò il campanello.

Pochi secondi dopo la porta si aprì e Draco l'accolse vestito di un completo nero e di una camicia verde scuro lasciata un po' aperta.

«Accomodati.» le disse, facendole cenno di entrare.

«Grazie.» rispose Hermione, un po' impacciata.

Quando Draco chiuse la porta, la ragazza si lasciò andare ad una risatina nervosa. Era una situazione assurda, lei aveva passato due ore a scegliere il vestito più adatto per impressionare Draco Malfoy; d'altronde non era neanche normale che lui l'avesse invitata a cena.

Sentendola ridere, Draco la guardò perplesso.

«Qualcosa non va?»

«No, solo che è una situazione veramente strana!» esclamò, decidendo di essere semplicemente se stessa, non aveva senso giocare alla femme fatale con lui. «A dire il vero all'inizio, quando ho ricevuto il tuo invito, ho pensato ad uno scherzo.»

«Ed io mi sono chiesto se me lo avresti rimandato indietro corredato di una bella Fattura Orcovolante.» ammise.

«Oh no, in quelle l'esperta è Ginny.» precisò lei. «Come mai mi hai invitata a cena e per giunta qui nella tua camera?»

«Ho pensato che cenare in compagnia è più piacevole che da soli ma le nostre facce sono troppo conosciute per scendere al ristorante.»

«Che tu ci creda o no ho accettato per lo stesso motivo.» affermò Hermione, stupita che, per una volta, loro due si trovassero d'accordo.

«Un aperitivo?» chiese Draco, avviandosi verso il terrazzo.

Hermione lo seguì, incuriosita.

Appena ebbe varcato la soglia non poté reprimere un moto di sorpresa: dal terrazzo si aveva una vista magnifica della vallata in cui sorgeva l'hotel e un elegante tavolo per due, illuminato da candele, completava il quadro.

«Hai intenzione di sedurmi?» chiese per punzecchiarlo.

«Il fatto che ceni con una donna a puro scopo di compagnia non preclude automaticamente un'atmosfera di classe.» spiegò avvicinadolesi.

«Capisco, allora hai fatto tutto a beneficio del tuo delicato senso estetico.» dedusse, prendendo il flûte che lui le porgeva.

«Al nostro strano incontro.» propose Draco, alzando il bicchiere.

«Alla nostra prima chiacchierata pacifica.» rispose lei, facendo tintinnare i cristalli.

Finito l'aperitivo, i due si accomodarono al tavolo dove Draco, cavallerescamente, le spostò la sedia per farla sedere.

«Sei proprio cambiato.» osservò Hermione, guardandolo.

«Quando ti accorgi che tutto ciò su cui si fonda la tua vita non è altro che un gigante dai piedi d'argilla devi cambiare se vuoi sopravvivere.» spiegò.

«Da dove hai preso tanta saggezza?» chiese la ragazza, ammirata.

«Dall'esperienza.» affermò. «Mio padre non è stato capace di capire e cambiare ed ha pagato prima con la salute mentale, poi con la vita.»

«Mi dispiace!» esclamò Hermione, colpita, portando istintivamente la mano sulla sua per consolarlo.

Accortasi del suo gesto, la ritrasse, imbarazzata.

«Ecco perché sei un'eroina del Mondo Magico, sai provare autentica compassione anche per chi ti è stato nemico.» osservò Draco, ammirato.

«Sono umana, come tutti e come tutti ho le mie simpatie e le mie antipatie ma penso che per andare avanti sia anche necessario saper perdonare.» si schernì, a disagio.

«Pensavo fossi intenta a far da madre a una mezza dozzina di Weasley.» disse, per cambiare argomento. «Hai mollato il rosso a casa con i pargoli?»

A quella domanda Hermione non poté fare a meno di ridere di cuore, per un attimo, al di sotto dell'uomo che era diventato aveva scorto una traccia del ragazzino viziato che l'aveva tormentata in passato.

«Io non ho sposato Ron, noi siamo amici,lui è sposato con Luna.» rispose. «A dire il vero non sono sposata. Tu invece dove hai lasciato la bella Astoria?»

«Non l'ho lasciata da nessuna parte. È stata lei a lasciarmi.» raccontò. «Draco erede di una potente famiglia è un buon partito ma Draco l'ex Mangiamorte è un elemento da allontanare al più presto.» spiegò, portando istintivamente la mano al braccio sinistro alle ultime parole.

«Sono mortificata, non ne avevo idea!» esclamò Hermione, profondamente dispiaciuta.

«Non mi stupisco che tu non ne sapessi nulla, abbiamo fatto tutto in sordina, c'era già stata abbastanza attenzione mediatica su di noi.» spiegò.«Sono passati anni, non roviniamoci la serata.»

Hermione gli sorrise timidamente, era sconvolgente vedere quanto fosse cambiato ma ogni momento di più cresceva in lei la voglia di conoscerlo meglio.

Tra ricordi agrodolci e aggiornamenti sui conoscenti comuni la serata trascorse tranquilla e insolitamente rilassata.

«Per il dessert ho scelto fragole e panna, spero ti piacciano.» annunciò Draco a fine cena.

«Le adoro!» esclamò Hermione, prendendone una e intingendola nella panna con voluttà.

«Dovrei essere io a imboccarti.» affermò lui, sottraendole il frutto e avvicinandoglielo alle labbra.

A quel gesto il viso di Hermione si dipinse della stessa tonalità dell'abito.

«Stavolta sono stato io a metterti in imbarazzo.» constatò Draco, a disagio.

«Non preoccuparti, è solo la situazione ad essere un po' strana.» si giustificò.

Dopo aver mangiato qualche fragola in silenzio, Hermione si alzò.

«Forse è meglio che vada.» annunciò.

«Aspetta!» esortò Draco. «Concedimi almeno un ballo.»

«Un ballo? E con quale musica?» chiese la ragazza, guardandosi intorno.

Draco estrasse la bacchetta dalla tasca della giacca e, con un elegante movimento, tramutò uno dei vasi in un grammofono. Immediatamente la musica di un lento si diffuse nell'aria.

«Mi concedi questo ballo?» chiese Draco, ponendolesi di fronte.

Anche se un po' riluttante, Hermione accettò la mano che lui le porgeva e insieme iniziarono a muoversi a ritmo di musica.

Era strano stare lì, abbracciato a lui eppure era anche piacevole.

Ad un tratto Draco si fermò, facendo sbattere Hermione contro il proprio petto. Quando alzò lo sguardo su di lui vide che la guardava con un'intensità che aveva il potere di agitarla; non poteva certo immaginare che in quel momento il suo ex-nemico stesse riflettendo su quanto fosse facile e piacevole chiacchierare con lei.

Inaspettatamente Draco calò col viso su di lei soffocando ogni sua domanda in un bacio. Stupita di se stessa, Hermione si rese conto di star rispondendo al bacio, era da troppo che non aveva un contatto del genere, ma, tornata padrona delle proprie azioni, lo allontanò gentilmente.

«È assurdo.» affermò.

«Lo so, ma che importanza ha?» replicò lui. «Lascia stare la logica, per una volta godiamoci il momento. Ti chiedo solo di finire il ballo.»

Pur se titubante, Hermione allacciò le braccia al collo di Draco e appoggiò la testa al suo petto lasciandosi cullare dalla musica.

Aveva ragione lui, perché rovinare la serata con i se e con i ma?

Per quelli ci sarebbe stato tempo.

La vita aveva dato ed aveva tolto molto ad entrambi, forse quell'incontro poteva essere una nuova occasione per ricominciare.




Fine.


  
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