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Autore: Giallo4ver    06/06/2014    2 recensioni
Una Corvonero con un libro magico apparso dal nulla, creato dalla stessa fondatrice della propria Casa, deve fare i conti con un Serpeverde di nobile ed antica stirpe, al quale è legata da una Maledizione Permanente di famiglia, che suo padre e suo nonno si ostinano a tenerle nascosta, mentre un Grifondoro meno famoso di Harry Potter agisce ''nell'ombra'' per il bene della sua Casa ed una Tassorosso iperprotettiva tenta di tirare tutti fuori dai guai.
Esistono misteri e segreti, tra le antiche mura di Hogwarts, che altro non aspettano se non di essere svelati, ma il cammino è arduo e pericoloso, soprattutto se la scuola rischia di chiudere a causa dell'evasione del pericoloso Sirius Black, che però sa di avere un testimone chiave che può provare a tutti la sua innocenza.
(Seguito di 'The Four Houses and the Chamber of Secrets)
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sirius Black, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Una volta tornata a casa per le vacanze estive, Nerina si era concessa un po’ tempo per svagarsi con la famiglia, era andata a trovare i suoi parenti materni in Italia, dov’era rimasta un mese intero, e poi era tornata in Inghilterra, a casa, pronta ad affrontare suo padre e a chiedergli del libro di Priscilla e della maledizione di famiglia.

Un giorno, convinta che la casa fosse deserta, si era seduta a gambe incrociate sul grande divano del salone, aveva aperto Pansofia e, piuma di Priscilla in mano, aveva cercato di entrare nel libro.
Dopo svariati tentativi, proprio mentre stava per riporre il libro sul bracciolo del divano ed abbandonarsi alla ricerca di una spiegazione logica sul perché non riuscisse ad entrarci, suo padre era sopraggiunto di soppiatto e, senza farsi sentire, le si era avvicinato ed aveva detto:- Non funziona se non è nel perimetro delle mura di Hogwarts, anch’io lo portai a casa, quand’avevo la tua età…-
Nerina era letteralmente saltata sul posto, voltando la testa così bruscamente che si era fatta male il collo.
Il sorriso benevolo di suo padre, tuttavia, l’aveva rassicurata.
- Perché non mi hai mai detto di aver studiato su questo libro?- gli domandò, mentre Ulixes Blackstorm si sedeva di fianco a lei ed afferrava il libro, carezzandone la copertina.
- Be’…la Dama Grigia mi diede il libro e mi fece promettere di non dirlo a nessuno, neanche ai miei ipotetici futuri figli, spettava a lei assegnare il libro, ed io di certo non volevo entrare in contrasto con un fantasma, sono davvero spaventosi, quando non rispetti le loro leggi.- spiegò l’uomo, iniziando a sfogliare il libro.
- Ma a me non l’ha dato la Dama Grigia…- raccontò Nerina, crucciata.
- Ah, no? – fece suo padre, alzando gli occhi dalle pagine scritte in latino e guardandola sorpreso.- Anche il nonno l’ha ricevuto dalla Dama e zia Corvina lo stesso…tu come l’hai avuto?-  
- Be’…mi è caduto sul naso una mattina…- raccontò la ragazzina. 
- E tu ti sei fidata di un oggetto magico apparso dal nulla tanto ambiguo come un libro che esige un tributo di sangue per essere attivato? Cosa ti ho sempre detto? Mai fidarsi di qualcosa che parla ma di cui non sai dove abbia il cervello! Poteva essere un artefatto oscuro! Ginevra Weasley è finita posseduta da Lord Voldemort perché si è affezionata al suo diario!- la sgridò lui.
- Sì, papà, hai ragione…ma istintivamente ho capito che non c’era traccia di magia oscura nel libro…non so, di sicuro sono stata poco responsabile ed ho avuto molta fortuna nel non avere tra le mani un artefatto oscuro, ma…- cercò di spiegargli la figlia, titubante, neanche lei sapeva perché si era fidata di quel libro piovuto dal nulla.
- Va bene, d’accordo, ma che sia la prima ed ultima volta, sei stata fortunata, sì, ed anche tanto, ma la fortuna non è affidabile, né costante, quindi vedi di fare attenzione, in futuro.- sospirò Ulixes, prendendo tra l’indice ed il pollice la piuma blu notte che Nerina aveva inserito tra le pagine di Pansofia.
- Sì, certo.- abbassò la testa, colpevole.
- Comunque, hai trovato la piuma di Rowena, non è così? È per questa che ti sei spinta fin dentro la tana del Basilisco?- domandò suo padre, esaminando la piuma.
- Esatto…volevo sapere…- cominciò lei, rialzando la testa.
- Sconsiderata due volte!- tuonò l’uomo, riponendo la piuma e chiudendo di scatto il libro, in un gesto irato e preoccupato.- Rischiare la vita per una stupida piuma vecchia millenni!-
Nerina incassò la testa tra le spalle, afflitta.- Lo so, è stato stupido…ma volevo sapere che cosa c’era di tanto scandaloso nel passato dei Fondatori, da spingere una di loro a sigillare l’intera storia…-
- Chi si fa i fatti propri campa cent’anni, dice sempre tuo nonno materno, ed ha ragione! Affrontare un Basilisco e l’ombra di Lord Voldemort per ficcare il naso negli affari di gente morta secoli fa, cosa ti è saltato in mente!- la guardò severamente.
- Non lo so…- ammise lei, deglutendo a vuoto, di norma andava d’accordo con suo padre, detestava litigare con lui o essere sgridata.
Ci fu un lungo momento di silenzio, durante il quale Nerina non osò alzare gli occhi sul genitore.
- Tieni.- imperò infine Ulixes, porgendole il libro.
Nerina lo prese tristemente, stringendoselo al petto.
- E che sia l’ultima volta che rischi la vita per queste stupidaggini.- aggiunse, facendo per alzarsi.
- Papà…- lo richiamò lei.
- Cosa c’è?- domandò l’uomo, fissandola intensamente.
- Tu sapevi che i Trickster discendevano da Salazar Serpeverde, vero?- lo interrogò cautamente, guardandolo di sottecchi.
Ulixes sospirò, spaziando con lo sguardo nella grande stanza.- Sì, lo sapevo.- affermò, tornando a focalizzare sua figlia.- E allora?-
- Be’…la Dama Grigia diceva che dovevo stare lontana da Septimus, perché…- deglutì ancora, notando che l’espressione sul volto di suo padre s’induriva.-…perché c’era qualcosa come una Maledizione Permanente…-
Cadde ancora il silenzio, l’adulto socchiuse gli occhi, ispirando ed espirando profondamente e lentamente.
- Non sono cose che riguardano una bambina come te, Nerina.- rispose infine, quasi dolcemente.- Pensa solo a studiare ed a passare un buon anno scolastico, d’accordo?- si alzò in piedi e le prese il volto tra le mani, baciandole la fronte.- Tu puoi frequentare chiunque reputi degno di stima, ho piena fiducia nel tuo giudizio e nella tua coscienza.-  le aveva scompigliato i capelli ed era andato via.
Più di quello, non era riuscita a sapere a proposito della maledizione di famiglia, e si era rassegnata a lasciar perdere, era ovvio che né suo padre, né suo nonno, le avrebbero detto di più in proposito.
 
Per tutta l’estate era rimasta in contatto epistolare con Septimus, Tara e Roderich, ed i quattro avevano deciso d’incontrarsi a Diagon Halley per comprare i libri il giorno prima che la scuola iniziasse.
Si diedero quindi appuntamento al Paiolo Magico e si ritrovarono lì.
   Septimus era accompagnato da suo nonno, un anziano slanciato e rigido, dai radi capelli bianchi e la barbetta ben curata, il volto incavato e segnato dagli anni e gli occhi grigi come il fumo di Londra, era vestito di verde scuro ed argento, ed impugnava un lungo bastone che aveva tutta l’aria di essere interamente di smeraldo, finiva con una testa di serpente dagli occhi argentei; Roderich invece aveva di fianco suo zio Magonò, un omone che parlava con un marcato accento russo, aveva capelli lunghi e ramati, più chiari di quelli del nipote, era muscoloso ed imponente, aveva il volto e le braccia segnati da cicatrici, era vestito da avventuriero e rideva e scherzava con il barista del Paiolo Magico, pareva che i due si conoscessero da molto tempo; Tara era insieme a sua madre, una strega americana che lavorava come capo-reparto al San Mungo, una guaritrice eccezionale e brillante, efficace nel proprio lavoro e ligia ai doveri, tuttavia era anche una donna spiritosa e di buona compagnia, i suoi riccissimi capelli biondo paglierino erano raccolti in una specie di scarmigliata coda di cavallo, ed il suo bellissimo sorriso si diffondeva anche negli occhi ambrati, similissimi a quelli della figlia, la guaritrice indossava uno slavato abito beige, sormontato da una lunga e lineare giacca marrone, che somigliava ad un camice da laboratorio; Nerina era con suo padre, che per l’occasione si era vestito meglio del solito ed impugnava il suo bastone nero da passeggio.
- Sei in ritardo.- la salutò Tara, quando lei e suo padre arrivarono al Paiolo Magico e si sedettero al tavolo con gli altri.
- Serpy aveva nascosto il cilindro di papà, quindi lui non lo trovava, abbiamo perso un po’ di tempo per cercarlo, se ho un fratello idiota non è colpa mia.- spiegò Nerina, già di per sé nervosa a causa della litigata famigliare mattutina.
- Non parlare male di chi è assente, se non può sentirti non serve a niente.- l’ammonì suo padre, togliendosi il cilindro e poggiandolo sul bastone.
- Sì, papà.- rispose la ragazza, roteando gli occhi al cielo e trattenendosi a stento dallo sbuffare.
- Ti sei fatta crescere i capelli con la magia?- chiese Roderich, che aveva visto la folta coda nera che penzolava alle spalle della Blackstorm.
- Sì, sai…ho detto a mamma che mi avevano scambiata per la Parkinson e lei non ha gradito, così mi ha fatto crescere i capelli.- spiegò, scrollando le spalle con indifferenza.
- Credo che tu stia meglio così.- le sorrise il ragazzo, allegro.
- Allore…- intervenne la voce strascicata e gioviale dello zio di Roderich.-…qvesta è tua amica di Corvonero?-
- Esatto.- assentì il Grifondoro.- Nerina, questo è mio zio Alexander, zio, lei è Nerina.- fece le presentazioni, indicando prima l’uno e poi l’altra.
- Molto piacere…- Nerina tese la mano.
- Piacere è mio!- rispose l’altro, stringendole la mano, e lei notò che la propria, a confronto di quella di Alexander, era più piccola ed esile di un bastoncino di legno.- Tu deve eszere zsuo otest…- continuò l’omone, sciogliendo la stretta e volgendo la mano verso Ulixes.
- Tochno.- sorrise l’altro, stringendogli la mano.
- Oh, che piacevole sorpruesa…tu parla russkom?- si illuminò il quasi gigante.
- Ne tak khorosho , kak khotelos' by.- fece Ulixes, incrociando le dita delle mani sul tavolo e sorridendo cortese.
- Ah, qvesta bela batuta, drug…sze ie parlazse angliyski , come tu parli russkom, mikto  riderebe mnoy…- rise l’altro, benevolo.
- Penso che ognuno abbia le proprie qualità, e credo che la padronanza delle lingue non conti molto, se si è una persona valente.- rispose il Blackstorm, serio, mentre Alexander annuiva.
- Da, anch’ie la pensa chto.- concordò il russo, poi si rivolse al nipote.- Tu hai amici davvere chrezvychaynyy, ie zsono gordyy di te.-
- Spasibo, dyadya.- sorrise il ragazzo.
- Abbiamo aspettato i Blackstorm per fare colazione, ora che ci sono, credo  sia il momento di ordinare.- li richiamò all’ordine la voce seriosa ed un po’ altezzosa di Maximus Trickster.
- Sì, ha ragione, credo sia proprio ora.- concordò amabilmente la madre di Tara.
- Ci spiace di aver tardato, signor Trickster.- intervenne Ulixes, chinando leggermente e velocemente il capo in segno di scuse.- Purtroppo mio figlio maggiore era in vena di scherzi mattutini.-
- Sì, ho sentito tua figlia che lo diceva a Tax junior, poco fa, non sono ancora sordo, ragazzo.- rispose il vecchio, serio.
- Non intendevo offendere.- disse calmo Ulixes.- Comunque, mio padre  l’attende in biblioteca.-
- Lo raggiungerò quando avrò finito di aiutare mio nipote nelle sue compere per il nuovo anno scolastico!- ribatté duramente Maximus, quasi irato.
- Certamente, ma si ricordi che ambasciator non porta pena, per cui non si scaldi troppo con me.- concluse Ulixes, perentorio, poi si volto e sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori, chiamando il barista affinché andasse a prendere l’ordinazione.
Septimus e Nerina si scambiarono uno sguardo annoiato.
 
Quando finalmente ebbero finito di fare colazione e furono usciti dal Paiolo Magico, Septimus riuscì a divincolarsi da suo nonno e rimase indietro con Nerina, mentre il padre di quest’ultima discuteva, poco più avanti, in russo con Roderich e suo zio.
- Ciao.- esordì il Serpeverde, non sapendo cos’altro dire.
- Ben trovato…- sospirò lei, scorrendo la lista dei libri e dell’occorrente per la scuola.
- Com’è andata in Italia?- domandò lui.- Dopo quella lettera che diceva che ci andavi per un mese, non hai più scritto niente del ‘Bel Paese’…-
- Ah, sai, tutto bene…mio nonno materno mi ha comprato una scopa, dice che adesso sono abbastanza grande per averne una tutta mia, e mia nonna materna mi ha regalato un paracadute ed un casco magici…- raccontò monocorde Nerina, senza alzare gli occhi dalla lista.
- Anche mio nonno mi ha comprato una scopa, credo sia la nuova Nimbus…- fece l’altro, disinteressato.-…lui spera ancora che io entri nella squadra di Quidditch di Serpeverde, non si è ancora rassegnato al fatto che volare non sia uno dei miei hobby preferiti.-
- Be’, a conti fatti, se tu ci entrassi, saresti di sicuro un cercatore migliore di Malfoy, credo che la tua squadra sarebbe ben felice di rimpiazzare Draco con te, e lui non potrebbe neanche lamentarsi, perché la tua famiglia è più nobile della sua, e tutti sappiamo quanto i Malfoy rispettino le favoleggianti gerarchie di sangue.- commentò ironicamente la ragazza, intascando la lista.
- Come fai a dire che come cercatore sarei meglio di Malfoy?- chiese il ragazzo, curioso, non  ricordava di aver mai volato davanti Nerina.
- Tutti sarebbero più bravi di Malfoy, Septimus, non ci vuole mica Victor Krum, o un genio dell’aerodinamica, per giocare meglio di quello lì.- rispose lei, tagliente e sarcastica.- Comunque sia…- riprese la ragazza, indicando con un cenno del capo un manifesto che mostrava una foto di Sirius Black e la taglia che gli pendeva sulla testa.-…non l’hanno ancora preso.- sussurrò seria.
- Già…- assentì Septimus, guardandosi intorno preoccupato.-…mio nonno è il vicedirettore di Azkaban, lo sai, no?-
- Come potrei non saperlo?- rilanciò lei, con una vena di evidente ovvietà nella voce.- Di recente era su tutti i giornali…ah, grazie per non avermelo accennato l’anno scorso, comunque.-
Septimus ignorò l’ultimo commento e continuò.- Be’, quando ha saputo di Black, era furioso…è tutta l’estate che lui, il Ministro ed il rettore di Azkaban cercano invano una soluzione.- raccontò a bassa voce.
- Mio padre dice che sono stati mobilitati tutti gli Auror, anche lui ci sta lavorando, ma dice anche che trovarlo è veramente un’impresa, non ha dati su cui lavorare…- lo informò lei, bisbigliando.
- Black è davvero pericoloso, hai sentito cosa ha fatto, prima che lo catturassero?- mormorò preoccupato.
- Sì, lo sanno tutti, Septimus.- sbuffò Nerina.- Non ricordarmelo, per favore.-
D’un tratto, la loro conversazione fu interrotta da Tara e Roderich, i due li richiamarono, facendo loro notare che c’erano Harry, Ron ed Hermione a pochi metri di distanza.
  Fu così che tutti entrarono nel negozio di animali, dove Ron fece visitare Crosta, Hermione cercava un animale e Roderich sceglieva un gufo, poiché suo zio voleva regalargliene uno tutto suo.
- Guarda che carino, Tara!- esalò d’un tratto Nerina, richiamando anche l’attenzione di Septimus, che era poco distante da lei e fissava un barbagianni gigantesco, e dell’interessata, che era intenta a contemplare un rospo che gracidava la Quinta Sinfonia di Beethoven.
- Oh, ma è una pallina di pelo batuffolosa!- si esaltò Tara, avvicinandosi al piccolissimo e pelossissimo gattino bianco che Nerina teneva in braccio.- Ciao piccolino, ciao…- continuò Tara, carezzandogli piano la testolina con l’indice e facendogli grattini dietro le orecchie.
Il micino fece le fusa e strusciò la piccola testa contro il braccio di Nerina.
- È così dolce!- quasi strillarono le due, contemporaneamente.
- No, Nerina!- intervenne d’un tratto la voce preoccupata di Ulixes.- Scegli un gufo, o qualunque altro animale, ma i gatti no!-
- Perché no?- fece lei, rabbuiandosi di colpo.
- Abbiamo a casa il cagnolino iperattivo di tua madre, il focaio* narcisista di tua sorella, senza contare il gufo schizofrenico di tuo fratello maggiore e la tartaruga assassina di tuo fratello minore, mi rifiuto di comprare anche un gatto! Casa mia non è un ricovero di animali esaltati! Scegli un animale più tranquillo di un felino, per pietà! Immagina cosa farebbero il focaio ed il cane con un gatto in casa! Mi sento cent’anni più vecchio solo a pensarci… un pesce rosso, compra un pesce rosso, sono carini e silenziosi, non trovi?- tentò di sviarla l’uomo, disperato.
- No, io voglio il gatto…- s’impuntò Nerina, assottigliando gli occhi.- Tutti hanno avuto l’animale che volevano, perfino tu hai addomesticato quel Thestral psicopatico che non fa altro che tentare di rubare la carne dalla cucina ogni volta che per sbaglio Jeanne lascia la finestra aperta, ed io dovrei rinunciare ad un gattino innocente? Ho aspettato due anni, perché non trovavo l’animale che mi piaceva, ed ora che finalmente ce l’ho tra le braccia dovrei rimetterlo al suo posto? No.-
- Ma il gatto crescerà, Nerina, non sarà per sempre così piccolo e…carino?, come lo vedi ora.- tentò ancora suo padre.
- Non m’importa, so che crescerà, ma io voglio questo gatto!- ripeté imperterrita.
Ormai tutti seguivano la schermaglia verbale, perfino la responsabile del negozio aveva smesso di curarsi di Crosta e seguiva, con espressione divertita, il dibattito.- Comunque è femmina…- puntualizzò, guadagnandosi un’occhiata di rimprovero dal signor Blackstorm.
- Lascia quella gatta, Nerina Raven Blackstorm.- imperò pacatamente il genitore, tornando a guardarla.
- Non ci penso neanche.- squittì lei, alzando la testa stizzosamente ed altezzosamente.
- Bene, voglio proprio vedere con quali soldi pagherai il felino, se io non ho intenzione alcuna di fornirteli.- il signor Blackstorm si aggiustò il cilindro, vittorioso.
Nerina sospirò sconsolata ed arrabbiata, mettendo di nuovo su quell’espressione triste che Septimus le aveva visto fare poco prima, e che per qualche motivo l’aveva contrariato; il Serpeverde strattonò per una manica suo nonno, che si chinò alla sua altezza, porgendogli l’orecchio.
- Possiamo regalarle quel gatto, nonno?- gli bisbigliò.
Maximus si rimise ritto in piedi e lo guardò titubante, poi scrollò le spalle.- Visto che non vuoi un animale perché affermi che Rug ti basta, va bene, le compreremo quel gatto, se per te è così importante.-
- Grazie, nonno.- sorrise lui, il vecchio sorrise a sua volta, scompigliandogli i capelli.
- Dille che vuoi regalarle il felino, va’.- lo incoraggiò, cominciando a frugare nelle tasche della lunga veste color verde intenso per trovare i soldi.
- Nerina.- la richiamò Septimus, avvicinandosi a lei, che stava tristemente osservando la gattina che aveva rimesto al proprio posto.
- Che c’è?- chiese l'altra, senza guardarlo, mentre il felino la fissava con i suoi occhioni verdastri e miagolava disperato, sporgendosi verso di lei e tendendo le zampine.   
- Visto che tu l’anno scorso mi hai fatto il regalo di Natale ed io non ho ricambiato, ti comprerò questo gatto.- la informò con naturalezza.
- Cosa?- domandò, voltandosi verso l’amico con espressione stranita.
- Voglio comprarti il gatto.- ripeté il ragazzo.
- No, non importa, credimi!- fece lei, in imbarazzo, ma Septimus si era già chinato ed aveva afferrato il gattino bianco.- No, davvero…- continuò Nerina, confusa.-…mio padre ha ragione, la gatta non sopravviverebbe in quella casa popolata da animali pazzi, sta meglio qui…- ma Septimus si era già voltato e si stava dirigendo alla cassa.- Septimus, no!- sibilò lei, seguendolo.- Mio padre si arrabbierà con me!-
- Ma è un regalo, è il regalo di Natale che io non ho ricambiato a tempo debito.- chiarì l’altro, deciso.- Se tuo padre si arrabbia, allora adesso ci parlo io, e se io non basto, ci farò parlare mio nonno.- concluse risoluto, avvicinandosi ad Ulixes, che parlava con la strega dietro al bancone e con la mamma di Tara di come rianimare il topo di Ron; prima che Nerina potesse fermarlo, Septimus si schiarì la voce.
Il mago e le due streghe si voltarono verso di lui, le donne sorrisero divertite e l’uomo inarcò un sopracciglio, scettico.- Sì?- chiese infine, con cauta cortesia, fissando preoccupato la gatta bianca tra le mani del ragazzo.
- Intendo regalare a sua figlia questa gatta, perché lo scorso Natale non ho ricambiato il regalo che mi ha fatto, e quindi, visto che si è presentata l’occasione adatta, voglio sdebitarmi adesso.- si giustificò, carezzando la piccola micia bianca, che faceva le fusa.- È d’accordo, signore?-
- No.- replicò schiettamente Ulixes, ma poi sospirò, togliendosi il cilindro e volgendo al soffitto gli occhi, esasperato.- Ma se è un regalo, non posso farci niente, temo.- si rassegnò, poi guardò sua figlia.- Tu guarda come la Fortuna cambia bandiera tanto velocemente…- borbottò, mentre Maximus ridacchiava divertito.
Septimus posò il felino sulla cassa.- Ci può mettere un fiocco, o un collare?- domandò alla strega del negozio.
- Certo, li ho entrambi, quali dei due preferisci?- gli sorrise la donna, divertita.
- Il fiocco.- asserì deciso lui.
- D’accordo, il fiocco…di che colore il nastro?- domandò lei, indicandogli un armadietto in legno contenente miliardi di nastri e nastrini di ogni colore.
- Blu e bronzo, se c’è…- rispose il ragazzo, senza troppe cerimonie.
- Certo che c’è, caro.- fece la strega, e dopo pochi minuti al collo del gattino figurava un bellissimo nastro blu e bronzo, legato dietro la collottola del piccolo animale a forma di grande fiocco, davanti pendeva una targhetta color bronzo, in tinta col nastro.- Quando si da il nome all’animale, la targhetta si compila da sola.- spiegò la donna, radiosa.
- Molte grazie.- sorrise a stento lui, prendendo il gattino e ritornando da Nerina, che per tutto il tempo era rimasta in disparte a tormentarsi le mani.- Ecco a te.- disse, mettendole in braccio la gatta.
- Grazie…- mormorò lei, col volto più rosso dei capelli di Roderich e di quelli di Ron messi insieme.-…davvero, non dovevi, il mio regalo dell’anno scorso era solo una sciarpa, non so neanche se ti è piaciuta, non valeva di sicuro come il gatto…-
- Quello che voglio regalarti è affar mio.- rimbeccò Septimus, annoiato.- Allora, come la chiami?- cambiò argomento, mentre l’attenzione di tutti era attratta da Grattastinchi che cercava di mangiare Crosta, e dagli urli della strega al bancone, di Hermione e di Ron.
- Non lo so…- ammise lei.-…dalle tu un nome, me l’hai regalata tu, credo che spetti a te…-
- Non sono bravo nel dare i nomi, meglio che non mi metti alla prova sul tuo gatto.- reclinò l’offerta il ragazzo, apaticamente.
- Scusami, e come credi di fare quando ti sposerai e dovrai dare un nome a tuo figlio, o a tua figlia? Pensi di scaricare tutta la responsabilità della scelta su tua moglie?- rimbeccò Nerina, polemica.
- C-che c-c’entrano i f-figli con il nome da dare al gatto?- balbettò lui, disorientato.
- C’entrano eccome! Ci si deve abituare e responsabilizzare nel dare i nomi a ciò che ci circonda o a ciò che proviamo, altrimenti poi non si riesce a capire in che situazione ci si trova, lo dice sempre mia nonna materna.- alzò il gatto all’altezza del volto di Septimus.- Dalle un nome!- imperò.
- Ecco…io…- biascicò lui.- Oh! E  va bene…- sbottò infine, irritato.-… diamole lo stupido nome!- si decise, nervoso.
Guardò la gatta in silenzio per un po’, passò gli occhi dal felino a Nerina e viceversa.
- Albina.- disse infine, depresso.
- ‘Albina’?- ripeté Nerina, divertita, mentre la targhetta segnava il nome del gatto, la sua età, la sua razza e le qualità.
-Te lo avevo detto, d’accordo?  Non sono bravo in queste cose!- rimbrottò Septimus.
- Beh, va bene, non è male, in fondo è bianca sul serio, no?- lo tranquillizzò la ragazza, ridendo e carezzando la gattina.
- Nerina, Septimus, muovetevi, o vi lasciamo qui!- li richiamò Tara.
- Arriviamo!- fecero loro in coro.
- E comunque…- le sussurrò Septimus, prima di seguire gli altri.-…anche a mio nonno è piaciuta l’idea della sciarpa a forma di serpente.- le rivelò, lei sorrise sollevata.- Ah, ed io sono d’accordo con Roderich, stai meglio con i capelli lunghi.- aggiunse, e prima che lei potesse dire qualunque cosa, si affrettò a seguire il resto della compagnia fuori dal negozio, e Nerina gli tenne dietro a passo svelto. 

Angolo giallo:
Rieccomi, gente! E' passato parecchi dall'ultimo capitolo di 'The Four Houses and the Chambre of Secrests', me ne rendo conto...mi spiace molto, ma ho avuto una connessione internet pressocché inesistente e quando ce l'avevo mi mancava il tempo D: 
Comunque, per chi avesse cominciato a leggere questa FF e non ci avesse capito gran che...in breve: il libro di Priscilla, Pansofia, è un libro magico che risponde solo agli eredi di Corvonero, permette di entrare in una 'dimensione' ideale e di esercitarsi in ogni disciplina presente nell'orario di Hogwarts, questo libro ha due sezioni bloccate, ovvero 'Storia della Fondazione' e 'Vite dei fondatori', Priscilla le ha sigillate e si possono aprire solo con la piuma con la quale è stato scritto il libro, che era nella tana del Basilisco, ecco perché Nerina si è impegnata nel risolvere l'enigma della Camera dei Segreti al secondo anno, alla fine è riuscita a trovare la Piuma.
Riguardo la Maledizione Permanente...è una roba alla Edipo maniera, tormenta svariate generazioni fino a quando non la si mette a tacere in modi più o meno deprimenti e sanguinosi.
Avrete capito di sicuro che: i Blackstorm discendono dai Corvonero (dal fratello maggiore della Dama Grigia, per la precisione); i Trickster discendono dai Serpeverde (dalla primogenita di Salazar Serpeverde, mentre i Gaunt dalla secondogenita), e che ovviamente questi particolari famigliari me li sono inventati.
Comunque, chi sono Roderich e Tara?
Roderich è Grifondoro ed è il miglior amico, e forse l'unico, di Septimus, mentre Tara è in Tassorosso ed è la 'gemella buona' di Nerina.
Cos'altro...ah, sì, Rug è il boa constrictor albino di Septimus, che è rettilofono (discende da Salazar, mi è sembrato giusto...).
Vi state chiedendo se c'è del tenero tra Septimus e Nerina? Non lo so, sono due sociopatici instabili, e chi ha letto la prima storia sa di cosa parlo xD, per tutti gli altri, spero che riuscirete ad orientarvi, se non capite qualcosa e volete spiegazioni perché non capite se me lo sono inventato o meno, o se ci sono richiami alla storia precedente, scrivete pure nei messaggi privati o nei commenti eventuali dubbi e perplessità.
Vi ringrazio per aver letto, vi posto la traduzione approssimata del dialogo scrittoun po' in russo (google traduttore, quindi chissà se è davvero russo) un po' in italiano, svoltosi tra Ulixes e lo zio di Rod, Alexander.
  • Tu deve eszere zsuo otest (padre)…- continuò l’omone, sciogliendo la stretta e volgendo la mano verso Ulixes.
  • Tochno  (esatto).- sorrise l’altro, stringendogli la mano.
  • Oh, che piacevole sorpruesa…tu parla russkom (russo)?- si illuminò il quasi gigante.
  • Ne tak khorosho , kak khotelos' by . (non bene come vorrei).- fece Ulixes, incrociando le dita delle mani sul tavolo e sorridendo cortese.
  • Ah, qvesta bela batuta, drug (amico)…sze ie parlazse angliyski (inglese), come tu parli russkom, mikto (nessuno) riderebe mnoy…- rise l’altro, benevolo. 
​Bene, per oggi è tutto! Grazie ancora per aver letto, alla prossima,
Giallo4ver. 

 
  
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