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Autore: Dragon_Flame    06/06/2014    1 recensioni
Firenze, luglio 2013.
La vita di Lidia Draghi, adolescente alle prese con l'ultima estate prima degli esami e con la fine di una relazione sofferta, prende una svolta inaspettata nell'incontro con Ivan Castellucci, padre di Emma, che deve affrontare un difficile divorzio.
Una strana alchimia li lega e la certezza di aver trovato la propria metà si fa pian piano strada nei loro cuori. L'unico problema sta nella loro differenza d'età: vent'anni. Lidia ha diciott'anni, Ivan trentotto. Aggiungiamo poi una madre impicciona, un ex-ragazzo pedante, un fratello inopportuno e pseudo ninfomane, un'ex-moglie inacidita che cerca di strappare a Ivan la loro unica figlia e mixate il tutto.
Mille difficoltà ostacoleranno la relazione segreta fra i due protagonisti, ma il loro sentimento sarà più forte del destino che sembra contrario al loro amore?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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2.


Ivan aprì gli occhi castano nocciola all'improvviso, svegliato dall'irritante trillo della sveglia per le sei e mezza. Non aveva dormito bene neanche quella notte. Era da circa sette mesi, quasi otto, che dormiva in una stanza tutta sua, separato da Alessia. Anche quel giorno si sarebbe alzato prima per poi recarsi nella camera da letto della moglie, rimettendosi a dormire nell'ormai non più suo letto matrimoniale. Il tutto per fingere di fronte alla figlia, la sua piccola, adorabile Emma, che ogni mattina alle sette correva a gettarsi nel lettone dei genitori per dare loro un dolce buongiorno, subito dopo essersi destata. Il tutto per non farla soffrire, per non farle vedere il distacco e l'indifferenza che ormai dividevano i due genitori. Il tutto per proteggerla dal dispiacere di un divorzio.
Ricordò ancora l'incontro con la moglie, avvenuto quindici anni prima in una discoteca. Allora lui aveva ventitré anni e lei solo ventuno. Subito era scoccata la scintilla e si erano messi insieme, diventando praticamente inseparabili. Poco tempo dopo, partecipando con Alessia e i familiari più stretti al battesimo di Eva, la figlia da poco nata della sua collega di lavoro Sara, aveva presentato ad amici e parenti la sua ragazza, dichiarandosi innamoratissimo di lei. Tra sorrisi bonari e allusioni velate, gli era stato fatto capire che erano in molti a pensare che quella sua fiamma si sarebbe presto spenta. Ma, nonostante nessuno avrebbe mai azzardato una simile speranza, quella coppia aveva resistito saldamente per quindici anni, allietata e rafforzata dalle nozz e dalla nascita di una bambina, Emma.
Eppure, a distanza di tutti quegli anni, adesso era Ivan a non credere più in quell'amore solido, offuscato dall'ombra del tradimento di lei. Si era sentito deluso, amareggiato, ferito e offeso, tuttavia aveva soffocato quelle emozioni negative per evitare di gettare un'ombra sulla serena infanzia della figlia, una vivace bimbetta di otto anni, ipersensibile ed emotiva. Amava la bambina più di qualunque altra cosa e persona al mondo e mai avrebbe causato un incrinamento della sua felicità. Si era fatto questa tacita promessa e, nonostante si sentisse molto vincolato, sopportava pazientemente tutte le conseguenze, mascherando i sentimenti negativi derivati dalla sua deludente relazione amorosa e concentrandosi sul lavoro, sullo sport e sull'affetto profondo che lo legava ad Emma.
Entrando nella stanza a piccoli passi, Ivan s'infilò velocemente sotto le coperte, evitando di osservare il volto di Alessia disteso in un'espressione beata. L'uomo si voltò verso la finestra, scrutando silenziosamente i dolci raggi dorati del sole che filtravano dalle persiane, gettando figure longilinee e auree lungo la parete opposta ad essa. Il disco solare era già sorto e scaldava radioso la terra, promettendo una giornata di bel tempo.
D'altra parte era giugno... tutte le giornate trascorrevano senza l'ombra di una nuvola a coprire il bagliore del sole alto e maestoso nel cielo.
Ivan sospirò, guardando verso l'orologio appeso al muro della stanza. Tempo dieci minuti, ed Emma sarebbe giunta correndo a destarli dal sonno, ignara della recita in cui i genitori inscenavano la coppia felice.
Poco dopo, udì uno sgambettare lesto e felpato attraverso il corridoio adiacente alla camera. Emma fece irruzione nella stanza con un sorrisone a trentadue denti dipinto in viso, tuffandosi successivamente nel lettone parentale e raggiungendo i genitori per dare loro il buongiorno con un abbraccio.
Il padre sospirò ancora, pensando che sopportava quella situazione solo per la figlia. Concentrandosi su quel pensiero, tirò fuori il miglior sorriso che riusciva a sfoderare, calandosi nuovamente nel difficile personaggio del marito felice.

***
 
Lidia s'alzò di buon'ora, com'era sua abitudine tutte le mattine. Aveva dormito malissimo: specchiandosi nell'ampio specchio a parete della camera che condivideva con Eva, notò subito le occhiaie e gli occhi lucidi e rossi che svettavano sul volto stranamente pallido, segni inequivocabili lasciati dalla notte insonne trascorsa a sfogare il dispiacere e la collera che dalla sera prima non l'avevano più abbandonata. Stava malissimo. E tutto a causa di Roberto e del suo tradimento. La castana maledì l'ex per l'ennesima volta, rivolgendogli tutti gli insulti e le ingiurie che riusciva a richiamare alla mente.
"Lidia, hai finito di imprecare? Voglio dormire!!" si lamentò a gran voce la sorella, ancora mezz'addormentata e accoccolata sotto le leggere lenzuola estive del letto, ricordandole che era mattina presto.
"D'accordo, d'accordo..." concesse la ragazza, lievemente innervosita dalla sorella minore.
Soddisfatta dalla risposta ottenuta, Eva ripiombò in pochi minuti nel sonno. Poco dopo, Lidia uscì dalla camera, dopo essersi vestita. Scendendo al piano inferiore della casa, la giovane s'affacciò alla cucina, cercando di sapere se la madre era già andata al lavoro. L'abitazione era immersa nel più completo silenzio: neanche suo padre era in casa.
Lidia sbuffò, consapevole del fatto che toccavano a lei le incombenze domestiche. Conoscendo Eva, lei non avrebbe mosso un dito per aiutarla, per cui la castana si mise di buona lena al lavoro, subito dopo la colazione, per riordinare le dieci stanze della dimora.
Verso le undici di mattina, quando era impegnata a preparare il pranzo, Lidia ricevette una chiamata piuttosto preoccupante da parte della madre. Sara, che lavorava come infermiera in un ospedale della città, era venuta a sapere che Aurelia, una compagna di classe della figlia maggiore, era rimasta coinvolta in un incidente stradale ed ore era ricoverata nella stessa struttura sanitaria in cui la madre della castana esercitava la sua professione. La donna non conosceva i risvolti della vicenda, né tantomeno sapeva dire a Lidia quali erano le condizioni di Aurelia, ma la rassicurò dicendole che non era grave.
Impensierita, Lidia andò a chiamare la sorella, comunicandole che sarebbe stata assente per un po'. Una volta uscita di casa, salì sul suo scooter e accese il motore, dirigendosi quindi verso l'ospedale. Dopo dieci minuti di strada giunse in vista dell'edificio. Una volta entrata, chiese informazioni alla reception e le fu comunicato che l'amica si trovava nel reparto del Pronto Soccorso, in quanto l'unico danno riportato durante il tamponamento era una gamba rotta.
Palesemente sollevata, la diciottenne decise di andare a farle una visita a sorpresa, tanto per accertarsi che stesse bene e che si fosse ripresa dallo shock. Lungo il corridoio incontrò la madre, piuttosto sorpresa di trovare lì la figlia. Dopo averle dato alcune informazioni per trovare la sezione che l'interessava e per non perdersi nell'edificio piuttosto vasto, Sara lasciò Lidia da sola, costretta dal dovere a tornare a concentrarsi sul lavoro.
La ragazza si perse quasi subito. La struttura era molto grande, di sei piani, e ci si smarriva facilmente. Dopo aver vagato mezz'ora invano, entrando nei vari reparti dell'edificio senza mai trovare la strada giusta, lei si sedette su una sedia nella sala d'aspetto appena fuori dal reparto di Cardiologia, ormai rassegnata a non andare più a trovare la compagna di classe infortunata. Ritornando indietro coi ricordi, la castana cercò di ricordare dove aveva visto l'entrata principale dell'edificio, ma non riusciva a richiamare alla mente quel dettaglio. Imprecò a denti stretti per la sua smaniosa frenesia di voler a tutti i costi trovare Aurelia, finendo poi per smarrirsi.
Dall'entrata della sezione di Cardiologia uscì un uomo sulla quarantina, alto, di bella presenza, con lisci capelli scuri, appena spolverati da una precoce bianchezza, cadenti su dei pungenti occhi nocciola. L'individuo indossava la tipica uniforme verde della professione di infermiere e teneva fra le mani cartelle cliniche e fascicoli vari. Si fermò per un lungo istante a osservarla. Lidia s'innervosì a quel minuzioso esame e si levò in piedi, camminando verso l'uomo per chiedergli indicazioni.
"Mi scusi, signore, saprebbe indicarmi la via più breve per l'entrata principale dell'ospedale? Mi sono persa..."
Lidia rimase a bocca aperta nel constatare che quella persona stava trattenendo una risata alla sua domanda. Stava per chiedergli sgarbatamente che diavolo aveva da ridere, ma il moro la precedette, parlando prima di lei.
"Va bene che è un sacco di tempo che non ci vediamo, ma... Lidia, non mi riconosci?" esclamò divertito l'uomo, osservando l'espressione dubbiosa e incerta della giovane a quel questito.
"Dovrei?" replicò lei, provocando la sua risata.
"Sono Ivan, il collega di tua madre Sara" specificò l'uomo con un sorriso.
La castana aguzzò lo sguardo per un momento, guardandolo meglio, quindi si batté il palmo della mano sulla fronte, ricordandosi finalmente di lui.
"Ah, già!... Signor Castellucci, non avevo proprio ricollegato lei a..."
"No, non devi scusarti" la interruppe Ivan, bonario. "E poi non trattarmi con così tanta deferenza... ormai sei grande. Avrai sì e no vent'anni."
"Diciotto" puntualizzò Lidia.
"Comunque, chiamami tranquillamente Ivan e dammi pure del tu. Anzi, mi faresti un favore: essere chiamato 'signore' mi fa sentire vecchio." Il moro rise ancora, suscitando un sorriso nella giovane. L'uomo si fermò un attimo a riflettere. "Mi avevi detto che eri in cerca dell'uscita?"
"Sì, Ivan" rispose Lidia, contenta di non dover più rispettare quelle sciocche convenzioni sociali e l'uso del lei in un dialogo con un adulto. Ivan era noto per la sua schiettezza e lei aveva sempre pensato bene di lui. Lo trovava una persona piacevole e intelligente che sapeva metterti subito a proprio agio in ogni occasione. Era uno dei pochi colleghi di sua madre che trovasse veramente simpatico. "Sono venuta qui all'ospedale per fare una visita a una mia amica che ieri sera ha avuto un incidente stradale, tuttavia mi sono smarrita. Cercavo il reparto del Pronto Soccorso, ma ho solo perso la strada. Adesso cerco l'uscita. Mi aiuti ad orientarmi nell'edificio?"
Ivan rifletté sul da farsi, guardandola con attenzione.
"Facciamo così: dato che io devo recarmi proprio lì per consegnare questi documenti, posso accompagnarti. Tu fai un saluto alla tua amica e poi ti faccio strada fino all'entrata principale dell'ospedale, così da non rischiare che tu ti perda nuovamente. Ci stai?" propose il moro.
Alla ragazza ci volle poco per decidere: desiderava accertarsi che Auelia stesse bene. A trovare l'uscita, ci avrebbe pensato dopo. Per cui assentì, accettando la compagnia dell'infermiere.
"Bene; allora seguimi" dichiarò l'uomo, conducendola verso il reparto. Lidia lo seguì.
Ad un certo punto, lui le cinse casualmente le spalle con un braccio in modo delicato, per attirare la sua attenzione mentre le spiegava la struttura di quell'ala dell'edificio. Al contatto entrambi sobbalzarono, specialmente Ivan, che aveva avvertito mancare un battito del cuore. Si riprese abbastanza in fretta e, continuando a parlarle, condusse la castana fino al reparto tanto agognato. Lei però non sembrava ascoltarlo; aveva l'aria irrequieta e assorta e ogni tanto gli lanciava un'occhiata incuriosita.
Ivan continuò a discorrere con lei, dando un'impressione di imperturbabilità, anche se, dentro di sé, il turbamento di quel semplice contatto lo aveva sconvolto. Perché si sentiva così inquieto ed emozionato?

***
 
N.d.A.
Salve a tutti e buon venerdì pomeriggio!
Bon, si è arrivati finalmente alla conclusione di questo secondo capitolo. Qui fa la sua comparsa Ivan, il coprotagonista della storia, che sconvolgerà la vita di Lidia.
Ringrazio chi leggerà il capitolo e magari deciderà di lasciare una recensione, che sia critica, neutra o positiva, dedicando un po' del suo tempo a commentare la mia storia.
Inoltre ringrazio myllyje che ha inserito la fic tra le seguite.
Bene, mi dileguo. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate...
Ciao!


Flame
  
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