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Autore: Fenice_Malandrina523    06/06/2014    1 recensioni
Dal testo:
"Chiunque conoscesse Severus Piton (o meglio, chiunque lo conoscesse bene) avrebbe saputo che la sua non era stata una vita che potrebbe definirsi felice. Per la maggior parte del tempo che era vissuto Piton non aveva fatto altro che fingere: fingere di essere alleato dei Mangiamorte e di Voldemort, fingere di aver voluto uccidere Silente, fingere di essere qualcosa che non era. Finzione, menzogne e bugie, di quello era stata impregnata la sua vita. Solo con Lily non aveva mai finto."
Questa storia si è classificata prima al contest "Take a chance on romance" indetto da HermioneJeanGranger sul forum di EFP.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Severus Piton, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Chiunque conoscesse Severus Piton (o meglio, chiunque lo conoscesse bene) avrebbe saputo che la sua non era stata una vita che avrebbe potuto definirsi felice. Per la maggior parte del tempo che era vissuto Piton non aveva fatto altro che fingere: fingere di essere alleato dei Mangiamorte e di Voldemort, fingere di aver voluto uccidere Silente, fingere di essere qualcosa che non era. Finzione, menzogne e bugie, di quello era stata impregnata la sua vita. Solo con Lily non aveva mai finto. Lily era stata contemporaneamente la cosa più meravigliosa e più terribile della sua vita. Lily era la persona a cui collegava i momenti migliori e peggiori della sua vita. Uno di quest’ultimi, quello che ricordava con più chiarezza, era il momento in cui Potter l’idiota e Lily si erano fidanzati.        
Era strano che quest’evento si trovasse sulla lista dei momenti peggiori della sua vita, visto che in teoria non avrebbe dovuto neanche assistervi. Era accaduto al settimo anno e nella Sala Comune dei Grifondoro, quindi era impossibile che Piton fosse presente. Eppure lui c’era.                                                          
Fu un caso, uno sfortunato caso che Piton maledisse fino a quando visse. Era da poco diventato un Mangiamorte e anche se il Serpeverde non aveva ancora avuto il piacere (se così si può definire) di incontrare il famoso Signore Oscuro a cui offriva i suoi servigi, le missioni non mancavano di certo e non era mai un gioco da ragazzi metterle a punto. Ma quella missione che arrivò, fu la più difficile di tutte. Il compito era quello di intrufolarsi nella Sale Comuni delle varie Case per scoprire quanto sapessero o sospettassero su di loro. Dei Mangiamorte a Hogwarts erano particolarmente utili a Voldemort e questi non aveva nessuna intenzione di mettere a nudo una simile carta vincente.                      
Prima di tutto, i Mangiamorte decisero che dovevano preparare un piano, che andava collaudato. Decisero quindi che avrebbero cominciato con i Grifondoro: se il loro piano avesse funzionato, lo avrebbero applicato anche alle altre Case.
Piton, da sempre considerato il cervello del gruppo,  fu ritenuto il più adatto a portare a compimento la missione, nel quale l’utilizzo dell’astuzia era assolutamente necessario.                                                                                
Così, una calda sera di maggio, Piton lasciò la sua tranquilla Sala Comune e si avviò verso quella dei Grifondoro. Entrare fu davvero facile: Piton sapeva, grazie alle lunghe chiacchierate con Lily, che per entrare nella Sala Comune dei Grifondoro occorreva una parola d’ordine che cambiava ogni settimana. Erano bastati un paio di appostamenti di alcuni giorni prima a carpire la parola. La stessa mattina inoltre, avevano rubato i capelli di un Grifondoro che adesso russava beatamente dentro l’armadio del compagno di stanza di Piton. I capelli erano stati inseriti dentro una fiaschetta contenente la Pozione Polisucco previdentemente preparata da Piton e adesso il Serpeverde aveva grandi occhi scuri, corti riccioli neri e un fisico piuttosto atletico. Il Grifondoro di cui aveva preso le sembianze doveva essere un giocatore di Quidditch piuttosto allenato, aveva riflettuto Piton, per poi dirsi che la cosa non aveva la minima importanza.                              
Così, recitata la parola a un’annoiata Signora Grassa, Piton si era ritrovato all’interno della vasta Sala Comune.                                                                              
La prima cosa che colpì Piton furono gli accesi colori: rosso e oro. Ovviamente. La seconda cosa che lo colpì, stavolta molto più forte, fu un altro tipo di rosso, un rosso che conosceva sin troppo bene e che non avrebbe potuto mai scordare.
Lily, i meravigliosi capelli raccolti in un incasinato chignon, gesticolava furiosamente contro un (strano a dirsi) ancora più furioso Potter. Il primo impulso che ebbe Piton fu quello di andare a spaccargli la faccia e poi dire a Lily che gli dispiaceva per l’ennesima volta. Invece si costrinse a sedersi sopra una poltrona, non staccando gli occhi dalla scena.                                                  
Sfortuna volle che la poltrona che aveva scelto fosse proprio accanto a quella dove un ragazzo alto e dai lunghi capelli scuri era appollaiato sopra.                  
– Black. – mormorò Piton contro la sua stessa volontà, facendo voltare l’odioso ragazzo verso di lui.                                                                                            
– Bella scena, eh? – disse lui con un sorriso malandrino, indicando Lily e Potter ancora intenti a urlarsi contro.                                                                          
Piton emise riluttante un grugnito di assenso per poi riposare l’attenzione sui due. Dovevano stare gridando ancora più forte di prima, perché adesso le loro parole giungevano forti e chiare a Piton, nonostante il ragazzo fosse parecchi metri lontano da loro.                                                                                        
– Potter – stava dicendo Lily con ira crescente. – non ti permetto di dirmi cosa devo o non devo fare, hai capito?                                                                              
- Bè, tu l’hai appena fatto, visto che praticamente mi hai ordinato di chiedere scusa al tuo fidanzatino. – Potter pronunciò l’ultima parola con disprezzo, nello stesso modo in cui l’avrebbe pronunciata anche Piton.                                            
– Certo che devi chiedergli scusa, gli hai praticamente rotto una gamba! – esclamò Lily, alzando, se possibile, ancora di più la voce.                              
– Ma non gliel’ho rotta io!                                                                            
- Potter, come diavolo puoi negare… - ringhiò Lily.                                      
– Ti dico che non gliel’ho rotta, semplicemente ho fatto cadere un ramo che stava proprio sopra la sua gamba, è stato un banalissimo incidente…                    
A quelle parole tutti i presenti, che erano anche loro, come notò Piton, in ascolto, scoppiarono a ridere, e il ragazzo ebbe l’impressione che un sorriso fosse comparso anche sulle labbra di Lily, ma sparì così in fretta che Piton non ne potè mai essere certo.                                                                                                              
– Senti, Potter, tu non hai nessun diritto di rompere la gamba a un ragazzo solo perché è uscito con me!                                                                                                
A quelle parole il Grifondoro sembrò impallidire, ma riacquistò velocemente la sua spavalderia.                                                                                                      
– Bè, neanche tu avevi il diritto di andare a dire a Jennifer che io avevo intenzione di piantarla l’indomani, cosa nient’affatto vera, tra l’altro…                        
Lily aveva fatto una cosa del genere? Lily, la sua dolce Lily? Piton non lo credeva possibile, ma il rossore comparso sulle sue guance era inequivocabile.        
– Non sono stata io! Le saranno giunte delle voci di corridoio…                
Potter adesso sorrideva apertamente: - Oh, sì, ne sono convinto.                    
– Potter, io giuro che ti… - all’improvviso, però, Lily sembrò perdere tutta la sua aria combattiva. Piantò gli intensi occhi verdi in quelli di Potter e disse: - E’ vero, sono stata io. E sai perché l’ho fatto? Perché quando quella oca ti toccava i capelli e ti si strusciava contro avrei tanto voluto Avadakedavrizzarla. Perché quando ti prendeva per mano come una bambinetta quando camminavate mi veniva voglia di urlare. Perché tutte quelle cose avrei voluto farle io.                              
Potter sembrava aver completamente perso l’uso della parola. Fissava Lily a bocca aperta come un pesce. Ed era nelle medesime condizioni in cui si trovava Piton.                                                                                                                   
– Bè? Niente commenti? – chiese Lily, e un sorriso malizioso le comparve sulle labbra. Potter richiuse la bocca ed esalò: - Ma non potevi dirmelo prima?      
- Dirti cosa?                                                                                                                                       
- Ma che sei innamorata di me, no!?                                                            
Il sorriso di Lily si allargò: - E tu non potevi scrivermelo?
- Cosa?                                                                                                                              
- Ma che sei innamorato di me, no?                                                            
Quando le loro labbra si incontrarono e la Sala Comune esplose in un applauso, Piton stava per sentirsi male. Non credeva di poter resistere un minuto di più lì dentro, così uscì di corsa e si precipitò nel parco, vicino al lago.            
Il dolore che sentiva dentro era forte. Come le onde del mare, sembrava riversarsi dentro di lui, senza smettere mai. Cos’era che gli aveva fatto più male? La felicità che aveva visto negli occhi di Lily, un attimo prima che volasse tra le braccia di Potter? Il modo perfetto e imperfetto al tempo stesso in cui i loro corpi aderivano l’uno all’ altro, durante quel bacio, quasi come due tasselli di un unico puzzle? O la schiacciante, opprimente consapevolezza del fatto che lui non sarebbe mai stato capace di renderla felice come la faceva sentire Potter?                                        
Piton non lo sapeva. Sapeva solo che faceva male, come gli aghi quando ti si conficcano nei piedi. Come l’impotenza che ti avvolge quando ti accorgi di non avere mai avuto nessuna possibilità.

NOTE DELLA (NON) AUTRICE 
Dunque, ringrazio chiunque sia riuscito ad arrivare alla fine e abbia ancora le interiora al loro posto. Ho scritto questa shot tutta d'un fiato per il contest "Take a chance on romance", e francamente un po' di orgoglio me lo suscita.
Ora vi lascio alla generosa valutazione di HermioneJeanGranger, che mi ha classificato prima. 

1° Classificata al contest Take a chance on romance!
Valutazione di HermioneJeanGranger
Grammatica: 9,6/10 
"Una vita che potrebbe definirsi felice". Io avrei messo "che avrebbe potuto definirsi felice", si adatta meglio al tempo del resto della frase. -0,20 
"Metterli a punto". L'oggetto è "missioni", quindi sarebbe dovuto essere "metterle". -0,10  

Stile: 10/10 
Il tuo stile mi è piaciuto molto, non ho davvero niente da segnalarti. Bravissima! 

Originalità: 5/5 
Punteggio pieno anche in questo campo. Io avevo chiesto di parlare di una dichiarazione d'amore e avevo lasciato spazio per la fantasia personale: tu hai colto al volo questa opportunità. L'idea di descrivere la dichiarazione di James e Lily dal punto di vista di Severus è senz'altro vincente. Complimenti. 

IC dei personaggi: 10/10 
Ancora niente da dire. Tutti i personaggi sono meravigliosamente loro: Lily, con il suo "chignon incasinato" e il suo fervore nel difendere Severus, James con la sua confusione, l'amore per la sua rossa e un pizzico di arroganza che non guasta nel suo modo di essere; e infine Severus, il cervello dei Mangiamorte, che non riesce a trattenersi dal dire "Black" con un po' di disprezzo e, infine, con tutto il suo dolore per la scena a cui ha assistito. Benissimo. 

Utilizzo del pacchetto: 5/5 
Perfetto. Hai trovato un modo intelligente di ambientare la dichiarazione nella Sala Comune dei Grifondoro, come prevedeva il pacchetto, malgrado il protagonista fosse Severus. Direi che hai rispettato a pieno le indicazioni. 

Aderenza al tema del contest: 10/10 
Anche qui molto bene. Mi aspettavo delle storie come queste, romantiche e un po' comiche (e nel tuo caso, anche con una componente triste, che ha aggiunto quel tocco in più alla storia). Mi è piaciuta molto la modalità della dichiarazione, e mi ha divertito leggere di come la Sala Comune dei Grifondoro sia esplosa in un applauso al bacio di James e Lily. Brava. 

Gradimento personale: 9,5/10 
La storia mi è piaciuta molto. E' stato geniale l'inserimento del terzo punto di vista, quello di Severus: è quello che la rende speciale. Complimenti per l'idea e per come sei riuscita a mettere su carta ciò che ti è venuto in mente. Brava, davvero.     
  
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