Sette secondi.
Sembrano così pochi se presi in considerazione durante un giorno normale. Di secondi ce ne sono tanti in ventiquattro ore, figuriamoci in tutta la vita.
Ma quando sono i tuoi ultimi sette secondi allora è un altro conto.
Si dice che dopo la morte il cervello resti cosciente per sette secondi, e in quei secondi si ripercorre la storia della propria vita.
Si era spesso chiesto se era vero, ed ora ne aveva la conferma.
Ecco, era giunta l’ora, quel momento tanto atteso, tanto agognato e programmato era finalmente arrivato.
Era a terra, steso, il dolore ormai un lontano ricordo perso nel nulla.
Iniziò a contare.
 
Uno
Le immagini della sua infanzia gli scorrevano davanti agli occhi neri ormai persi nel vuoto, la sua vita che gli veniva proiettata come un film, dove lui ne era l’unico protagonista e solo spettatore.
Il volto di sua madre, così bella, così dolce.
Quello di suo padre, così serio e quel modo tutto suo di dimostrargli affetto.
Quello di suo cugino, sempre scherzoso con cui passava le giornate a giocare e ad allenarsi.
 
Due
La nascita del suo Otouto, di quel piccolo fagotto dalle guance morbide e rosate, gli occhi da cerbiatto color della notte.
Ricordò la gioia che aveva provato quando lo prese in braccio per la prima volta, quando lo tranquillizzava mentre piangeva.
Le sue dita minuscole che si stringevano intorno al suo dito provocandogli dolci sorrisi.
 
Tre
L’inizio dell’Accademia, i primi risultati perfetti a scuola, i complimenti di suo padre e della sua famiglia.
Il suo Otouto che voleva giocare e lui troppo impegnato dai compiti.
Ma andava tutto bene.
 
Quattro
Il diploma a genin, c’erano tutti, era felice ma iniziava a sentire il peso del suo ruolo, nonostante la tenera età.
Ora i “Mi dispiace Sasuke, la prossima volta” erano molto più ricorrenti.
Ma andava ancora tutto bene.
 
Cinque
Ecco che entrava negli Anbu, iniziavano le missioni importanti, gli incarichi pericolosi, il sangue dei nemici sulla sua katana.
Il clan che pretendeva da lui, il villaggio che lo usava.
Non riusciva più a stare con suo fratello, e la sua famiglia e la pace gli sembravano impossibili da raggiungere. Troppi pensieri, troppe cose da fare, troppe preoccupazioni.
Iniziava ad andare male.
 
Sei
La situazione che peggiorava, l’amato cugino che si toglieva la vita, l’imminente rivolta del suo clan, tutti facevano pressioni su di lui.
Ed infine la tragedia che gli segnò per sempre la vita: lo sterminio del suo clan, della sua famiglia, di sua madre e suo padre.
Il viso in lacrime e terrorizzato del fratellino, unico superstite di quella notte di sangue.
L’ingresso nelle fila dell’Akatsuki, gli anni d’ inferno e le notti piene di incubi.
Tutto era caduto nell’oblio.
 
Sette
Lo scontro con il suo fratellino ormai cresciuto, la fine della sua vita, la fine delle menzogne e del suo atroce dolore.
Consumato dalla malattia, consumato dai rimorsi e dai fantasmi quel passato ormai rovinato, fatto di sangue, sbagli e sacrifici.
La consapevolezza che ormai per lui era giunta la fine, il sollievo, finalmente.
 
Sette secondi passati.
Sette secondi era durato il film della sua vita, sette secondi per ripensare un’ultima volta a ciò che aveva fatto per amore di suo fratello e della pace.
Ora era felice, gli occhi gli si chiusero, i pensieri si spensero.
L’animo lasciava il suo corpo, ora era libero, libero dal dolore, libero dalla sofferenza, dai rimpianti, dal rimorso.
Poteva riabbracciare la sua famiglia e chiedere scusa.
 
Itachi Uchiha finalmente era felice.




Angolo di Esse
Salve gentaglia, dato che è da secoli che manco da Efp ho pensato dio ritornare a pubblicare con una One Shot triste sul mio personaggio preferito: Uchiha Itachi!
Chiedo venia per le altre storie che non ho continuato, vedrò di provvedere a riprenderle e/o riscriverle.
A presto
Vostra Esse che vi ama tanto.