Fanfiction partecipante al contest "Si dice il peccato ma non il peccatore" indetto da Chloe R Pendragon e al contest “ I Significati Nascosti dei Film di Miyazaki – Contest a Pacchetti” indetto da Nikij
Il peccato più giusto
“Giuro che questa volta
ti ammazzo!”
Le membra erano scosse da freddi brividi ogni volta che ripensava a
quella frase.
L'aveva trovata piegata su se stessa, ansimante e impaurita.
Gridava spasmodicamente il
nome di Chopper, il nostro caro, piccolo medico, non
risparmiandomi, al contempo, delle occhiatacce furenti e omicida.
Accorsero tutti e in un secondo la porta dell'infermeria si chiuse davanti a me...
Rimasi là, immobile, a contemplare il muro di fronte, fare solo un passo oltre mi era impossibile.
Ero come paralizzato dall'ansia.
Mai in vita mia mi ero sentito talmente non lucido e carico di paura.
Una fottuta paura, resa
ancora più ingestibile dalle grida di dolore che rimbombavano tra le
pareti.
“Lo uccido... Aah! Anf, anf... Lo
uccido con queste stesse mani se so...Oh mio dio, sto per morire! ...Se solo prova
a entrare quel lurido schifoso!”
Quelle parole...
Un gancio nello stomaco,
molto più letale di qualsiasi pugno di Rubber.
Era un inferno.
Io non potevo fare nulla
per calmarla.
Sapevamo che prima o poi sarebbe successo ma non così.
Cavoli, non così
atrocemente!
Uscii fuori, svagarmi era l'unica soluzione.
Le operazioni in quella
stanza degli orrori si sarebbero protratte e io dovevo assolutamente
fuggire via.
L'aria fresca e frizzante, quei caldi colori del tramonto, peggioravano
solo le cose.
I ricordi riecheggiavano prepotenti, quel dolce vento che accarezzava i miei capelli, sudati per via dell'estenuante allenamento, non faceva altro che confondermi. Sembrava quasi fossero le sue lunghe e longilinee dita delicate a posarsi sul mio viso.
Ecco!
Neanche i miei pesi, oggi pesanti più che mai, riuscivano ad annebbiare
il mio cervello.
Avevo promesso di proteggerla, sempre...
Era diventata lei la mia nuova promessa con me stesso.
Era lei il mio nuovo sogno.
Come potevo esser stato io stesso la causa di tutto quel
dolore che in queste ore la stava divorando?!
“Fanculo! Nemmeno questo mi calma i
nervi” dissi prima di
gettarmi sotto l'albero di mandarini.
Mai mossa più azzardata.
Avevo deciso di uccidermi con le mie stesse mani?Beh forse si!
Sempre meglio che cadere per mano di
calci firmati tacco 12!
“Bere, bere! Devo bere! Portatemi una
cazzo di bottiglia di rum!” Urlai con tutto me stesso.
Nessuna risposta dai miei compagni, troppo impegnati a starsene dietro
quella porta.
Ma come facevano a restare così calmi?
Ok!
Decisione presa: dovevo assolutamente sgattaiolare in cucina e
tracannarmi tutto l'alcool presente nella dispensa.
Si è sempre rivelato un ottimo alleato quel vizietto...non mi
aveva mai abbandonato il mio caro e vecchio rum. E oggi più che mai
sarebbe stato ottimo compagno della vita.
Unico problema?
Entrare in sottocoperta ed essere partecipante passivo di
quella gara di urla e imprecazioni.
“Basta, io devo andare!”
Accadde tutto in un istante.
Passi veloci, mani a tappare le orecchie, la discesa delle
scale, arrivare in cucina, rovistare e stappare l'intera bottiglia e...
“ Brutto stupido! Ti
sembra il momento di bere? Corri in infermeria, Nami ha chiesto di te!”
Ansia, ansia, ansia
che saliva sempre più...
Poi la mente diviene lucida, la felicità si impadronisce di quel mio
volto imperscrutabile e un ghigno, il solito, spunta dalle mie labbra.
Finalmente è tutto finito!
Con passo fiero entro nella stanza.
In quel momento il mio occhio, l'unico rimasto, riflette l'immagine più bella di tutti i mari: Nami...
Capelli rosso fuoco scompigliati, viso stanco e sudato ma con
il sorriso più radioso mai visto,
e, credetemi, quella piccola vipera ha sempre sorrisi luminosi, stringe
tra le braccia la vita, il nostro piccolo tesoro...
“Brutta Testa d'alga vuoi già insegnare a Kuina a diventare una
bevitrice incallita, proprio come quel marino di suo padre?”
Già...
In preda all'esuberanza e contentezza dell'esser diventato genitore non
mi sono accorto
che, insieme alle mie gambe, anche la bottiglia è parte di quel
paradiso.
“Beh, se è per questo, sempre meglio che crescere spilorcia come la
madre!” le rispondo abbracciandola col mio sguardo carico d'amore e
devozione.
Mi avvicino lentamente, stregato da quello che avevamo creato insieme.
La mia Nami posa la creatura più bella dell'universo nelle mie forti
braccia, fino a quel momento abituate a impugnare solo spade.
Una lacrima, colma della mia immensa gioia, sfugge al mio controllo e
scende lungo il mio pronunciato profilo.
“Buzzurro, hai visto che cosa meravigliosa mi hai fatto!?”
Pronuncia con un filo di voce e con le gote arrossite.
“ Mocciosa! Siete il più
bel vizio che
io possa desiderare... “