Film > Le 5 Leggende
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Autore: AngelsOnMyHeart    07/06/2014    3 recensioni
[FANFICTION IN REVISIONE DAL 15/11/2015]
[Capitoli revisionati: 11/15]
Gli anni sono trascorsi dalla vittoria dei Guardiani e la conseguente sconfitta di Pitch, l'Uomo Nero.
Dieci anni, ad essere precisi.
Tutte le attività delle Leggende sono tornate alla normalità e di quei difficili giorni, non è rimasto altro che un lontano ricordo.
Ma non tutto è esattamente tornato come prima, poiché, da quella notte, una luce sul Globo ha smesso di brillare.
Scarlett è una studentessa di diciotto anni, una semplice ragazza la cui vita non ha nulla che possa ritenersi degno di nota ma che cela nel proprio petto un peso oscuro, il quale sta lentamente trascinando la sua mente nell'oblio.
Incubi.
Da che la ragazza riesca a ricordare, la sua mente è sempre stata tempestata da neri, asfissianti ed orribili incubi e non è mai stata in grado di capire il motivo per cui questi infestassero il suo sonno. Sapeva solamente che erano sempre presenti e che, qualunque cosa facesse, sarebbero tornati notte dopo notte.
Ma il tempo inizia a stringere e, con questo, molte verità verranno a galla, portandosi dietro altre domande le cui risposte non sempre saranno un sollievo per l'anima.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pitch, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo IX
Tra ombre e follia.




La massiccia porta di legno che teneva sigillata la cella temporanea si spalancò, con forza e violenza, staccandosi dai cardini ed andando a schiantarsi contro la parete di fronte. I due Yeti di guardia si allarmarono istantaneamente, difficile non allarmarsi quando una porta ti sfreccia dinanzi, d'altrone. Interruppero quindi la partita a carte e, mentre uno si precipitava ad avvisare North e gli altri Guardiani al piano superiore, il secondo si avvicinò alla soglia, fermandosi all'entrata, così da poter controllare cosa stesse succedendo in quella piccola stanzetta.
Pitch teneva stretto il polso della ragazza che si stava inutilmente dimenando, incapace di sfuggire alla stretta morsa dell'uomo che, quando si rese conto della presenza dello Yeti sulla soglia, la costrinse a voltarsi usandola come scudo, avvolgendola con le magre braccia all'altezza dello sterno così che non potesse sfuggirgli via.
La ragazza a quel punto si arrese, obbligandosi a tenere lo sguardo basso. Non voleva guardare negli occhi dello Yeti, al quale aveva mentito e che le aveva creduto senza batter ciglio. Probabilmente non abituato ad avere a che fare con simili menzogne, autodistruttive per di più.
Phil, questo era il nome della pelosa creatura, in realtà non sentì di provare alcuna rabbia nei confronti di Scarlett, bensì tentò di avvicinarsi per aiutarla ma, non appena fece un passo in avanti, si ritrovò costretto a bloccarsi. Della sabbia nera aveva iniziato a vorticare ai piedi delle due figure, aumentando sempre più di volume e risalendo lungo le loro gambe mentre un forte vento si era alzato nella stanza, facendo ruotare intorno a loro i pochi oggetti presenti all'interno della stanza, rendendoli pericolosi all'impatto e impedendogli l'ingresso.
I Guardiani giunsero proprio in quel momento.
Le tenebre avevano quasi completamente avvolto Pitch e Scarlett ed i loro corpi stavano man mano scomparendo sotto quella coltre nera.
:-Oh no!-. Esclamò Dentolina coprendosi la bocca con le piccole mani, incredula.
:-Dannazione Pitch! Lasciala andare!-. Urlò Jack mentre tentava di entrare ma senza successo, poiché il vento, di solito suo amico, lo respingeva fuori impedendogli di cavalcarlo. Sembrava che un tornado stesse prendendo luogo in quelle quattro mura, Pitch e Scarlett nel suo occhio. Impossibili da raggiungere.
:-Perché mai dovrei Frost? E' lei che è venuta da me-. Rise vittorioso facendo scorrere l'indice sulla guancia della ragazza fino al mento, costringendola ad alzare lo sguardo verso i Guardiani che assistevano inermi alla scena.
I suoi occhi erano due pozze nere, sgorgavano lacrime da essi ed il terrore vi si era annidiato a fondo.
:-Perdonatemi-. Non fu in grado di dire altro quando li vide lì, ancora pronti ad aiutarla.
Pitch e la ragazza erano ormai quasi completamente spariti nella coltre nera ma Sandman non si diede per vinto e, facendosi forza, affrontò il vento riuscendo a schivare dapprima una sedia e poi una vecchia cassettiera, che si stavano scagliando contro di lui a gran velocità.
Talmente piccolo, quanto forte. Era quasi riuscito a raggiungere la ragazza, un solo passo ed avrebbe potuto afferrarle la mano, salvandola.
:-Non merito il vostro aiuto-. Furono le ultime parole che riuscirono a sentir uscire dalle sue labbra, prima che la ragazza sparisse e con lei Pitch.
Il vento cessò, l'arredamente cadde a terra con un rumoroso tonfo. Alla fine fu come se lì dentro non vi fosse mai stato nessuno.
 
* * * *

Era un luogo buio ma non al punto da inibire completamente la vista. Gli occhi potevano ancora indagare, scorgendo sporgenze indefinite nella penombra, quel poco che bastava per non comprendere se si fosse da soli, oppure no.
Fu in quel posto, probabilmente una caverna, che il vortice di sabbia apparve depositando Pitch e Scarlett, la quale si distanziò barcollante dal suo rapitore volgendo uno sguardo confuso attorno a se. La testa le girava per il bizzarro viaggio.
Allungò le braccia alla ricerca di un appoggio, che trovò in una parete fredda e liscia, forse di marmo. Gli gettò un'occhiata distratta: era solo un pezzo di muro ma, quel che restava della sua struttura rimandava ad un'antica civiltà. Chissà quanto antica...forse in un altra situazione le sarebbe importato ma in quel momento non poteva interessarle minimamente.
:-Benvenuta nella mia umilissima dimora, signorina- Esclamò Pitch allargando le braccia orgoglioso -Prego fa pure come se fossi a casa tua! Perdonami il disordine, se avessi pensato di avere ospiti certamente mi sa...-.
:-Mi hai ingannata!-. Lo interruppe lei, adesso barcollando in avanti.
L'Uomo Nero rise, non ci fece caso, stava quasi facendo l'abitudine ad essere schernita da quel brutto....
:-Non mi sembra di averti in alcun modo ingannata-. Le rispose pacatamente, mostrandole quella mezzaluna agghiacciante che era il suo sorriso.
Quell'affermazione conteneva verità e, al tempo stesso, celava insidie difficili da percepire ad occhio nudo ma erano lì, si poteva sentire la loro presenza nascosta. Proprio come le ombre in quel luogo: Il Dominio di Pitch.
Come poteva essere caduta in un simile tranello? O era stata davvero così sciocca da esserci caduta di proposito?
Sì! Era così! Ne era stata perfettamente consapevole dal momento stesso in cui aveva deciso di liberarlo. Sapeva che avrebbe trovato un modo per portare la situzaione in suo favore, non che ci volesse molto a dirla tutta, e lui non aveva nemmeno provato a nascondere le proprie intenzioni. Se vi era un bugiardo tra loro due in quel momento, beh, quello non era Pitch. Era finita addirittura col mentire a se stessa. Ed il perché non era nemmeno così difficile da immaginare.
:-Sono così stanca.-. Ammise lei infine, parlando con Pitch per la prima volta con toni pacati -Voglio solo che tutto questo finisca-.
Il sorriso scomparve dalle labbra di Pitch, sul cui viso si dipinse un'espressione avvilita. Si avvicinò a lei, ponendo le sue fredde dita sulle sue spalle avvicinandola a se :-Lo so, piccola Scarlett, lo so-. Le disse con tono comprensivo stringendola a se :-Io ti capisco-. Sussurò con una dolcezza tale che Scarlett stette quasi per cedere, lasciandosi andare all'abbraccio paterno che Pitch le diede, pronta a scoppiare in lacrime mentre poggiava la testa contro il suo petto, riversandovi il dolore di quegli anni.
Scarlett allora si accorse che qualcosa che non andava, c'era un elemento che mancava in quell'abbraccio, seppur normalmente così scontato da essere impercettibile. Con l'orecchio destro posato contro il petto dell'uomo, si rese conto che vi era solo silenzio. Non vi era un battito a dimostrare la presenza di un cuore al suo interno, sempre se un cuore avesse mai trovato posto nel petto di quella creatura.
Come avrebbe potuto comprendere il suo dolore, se non poteva nemmeno vantarsi di averlo un cuore?
:-No. Tu non sai niente-. Lo spinse quindi via con forza, cercando di dare un tono forte alla propria voce mentre infilava velocemente una mano nella tasca della felpa -Non ti permetterò più di raggirarmi!-. Gli gridò infine estraendo dalla tasca un coltellino svizzero, anche quello preso di nascosto dalla scrivania di North, tenendolo a due mani e puntandolo contro il suo nemico.
Pitch la guardò allibbito ed in silenzio, quasi disarmato, poi tornò a ridere come se non fosse per niente impressionato dalla ragazza, pronta all'offensiva :-Credi davvero che possa bastarti così poco per sconfiggermi?-. Le chiese ma lei non rispose, continuando a tenere l'arma dinanzi a se, stretta con forza tra le mani che iniziarono a sudare.
L'Uomo Nero scosse il capo divertito, iniziando ad avanzare verso di lei :-Vuoi fare la difficile eh? Bene, non aspettavo altro, avevo proprio voglia di divertirmi un po'-.
La ragazza indietreggiò, impedendogli di avvicinarsi di nuovo a lei, anche se era consapevole che avrebbe potuto riaverla letteralmente in pugno con un semplice schiocco di dita. Ma aveva giurato di non giocare sporco...no?
:-Scarlett?-.
Quella voce...
:-Mamma?-. Scarlett si volse, non riusciva a distinguerla chiaramente con tutto quel buio ma nella penombra riuscì ad intravederla, era lei. Sua madre era lì, nella tana dell'Uomo Nero.
:-Cosa ci fa mia madre qui?-. Chiese lei, rendendosi conto di essere tanto stupida d'aver abbassato la guardia, mentre tornava a rivolgersi a Pitch. Ma l'uomo non era più lì.
:-Come che ci faccio qui? Sei sparita per un giorno intero! Scarlett ma con chi stai parlando? Vuoi farmi morire di crepacuore?-.
La ragazza si avvicinò lentamente, incredula :-Mamma io....mi dispiace, non volevo che questa cosa coinvolgesse anche te. Ho così tante cose da spiegarti, non mi crederesti mai-.
:-Non fa niente. Ora torniamo a casa, chissà quanto avrai sofferto per tutto questo tempo, tesoro mio-. La figura allargò le braccia, come pronta a stringere la ragazza a se e Scarlett le corse incontro ma, quando la raggiunse vedendo il suo volto da vicino, dovette trattenere un urlo di terrore. Quella donna, benché avesse la voce di sua madre, aveva l'aspetto della consulente scolastica che aveva piantato in asso nel suo ufficio, il giorno precedente.
:-Perché fai questo a tua madre? Eh Scarlett?-. Esclamò quella, continuando a parlare con una voce che non le apparteneva mentre le afferrava prepotentemente il polso, affondandovi le unghie.
:-Lasciami!-. Urlò Scarlett, un po' per dolore, un po' per paura, strattonando il braccio all'indietro, ma la donna non batté ciglio, anzi continuò ad infierire.
:-Ragazza mia, la tua testolina ha qualcosa che non va- la canzonò digrignando i denti in un espressione che ne distorceva sempre di più il volto, trasformandolo in quella che sembrava una maschera di gomma sciolta.
:-La camicia di forza -Sì!- Ti metteranno la camicia di forza, ti lasceranno in una stanza e butteranno via la chiave-.
:-No...NO!-. Scarlett scosse la testa, scacciando quei pensieri mentre il panico l'assaliva.
L'incubo, senza un apparente motivo, decise di lasciarla andare e lei corse via, cercando di mettere più distanza possibile tra lei e quella cosa, non curandosi minimamente di star sempre più sprofondando in quel labirinto di ombre e cunicoli. Semplicemente corse. Corse a perdifiato ma ritrovandosi, ben presto, costretta a fermarsi quando raggiunse un vicolo cieco.
Sarebbe potuta tornare indietro, cercare un'altra strada ma ormai era tardi. Sentì la sua presenza alle spalle e solo in quel momento si accorse che l'incubo, il quale aveva tormentato le sue notti per circa un mese, era appena divenuto realtà e lei si era trovata in prima linea per far sì che ciò accadesse.
“Stupida! Stupida! Stupida!” si disse iniziando a colpirsi violentemente il capo con i palmi delle mani, come poteva essere stata tanto stupida da caderci con tutte le scarpe?
Quando finalmente si volse, si schiacciò con la schiena contro la parete per trovare la forza di non cadere a terra.
I Guardiani erano lì, Jamie era lì, stavolta anche sua madre. La fissavano tutti, la delusione nei loro sguardi bruciava più del fuoco.Non erano veramente loro, lo sapeva, ma l'incubo sortì lo stesso l'effetto per cui era stato creato.
:-Mi dispiace- singhiozzò distrutta -Mi dispiace-.
:-Le scuse non potranno risolvere il tuo problema-. Sbarrò gli occhi, stavolta tremando visibilmente :-No...-. Si disse cercando di scacciare dalla mente l'immagine che si era appena andata a creare.
L'incubo, in piedi a pochi metri da lei, non era altro che un suo riflesso: un'anonima ragazza dai i capelli corti, jeans, felpa di almeno una taglia più grandi e scarpe da ginnastica.
:-Lo sai anche tu vero?- le disse il riflesso piegando la testa da un lato, esaminandola inespressivo- Non avrai mai una vita normale. Lo sai vero? Potrai anche sconfiggerlo ma nessuno dimenticherà ciò che hai fatto. Lo sai vero? Non riuscirai a cavartela-.
Scarlett portò le mani alla testa, pigiandole con forza con le tempie. Sì, dannazione lo sapeva. Lo sapeva benissimo.
:-Fai silenzio. Stai zitta!-. Iniziò ad ulrare al suo riflesso, chiudendo gli occhi, pregando che ciò riuscisse a scacciarla via.
:-Non sei altro che un'insulsa codarda. Come pensi di riuscire a sconfiggere la paura? Proprio tu...- la schernì – Tu che tremi dinanzi al tuo stesso riflesso!-. Gridò infine l'incubo, esplodendo in una nube nera che svettò verso di lei.
Scarlett lasciò cadere a terra il coltellino svizzero ed incrociò le braccia dinanzi al viso, così da riuscire a difendersi, ma non l'impatto fu inevitabile e doloroso. Nell'istante in cui l'onda le passò attraverso sentì il propri corpo paralizzarsi, i polmoni non riuscirono più a recepire alcuna particella di ossigeno, smettendo così di respirare mentre una dolorosa scarica elettrica percorse con prepotenza il corpo. I suoi occhi si spalancarono e la schiena di inarcò oltre il possibile. Infine, ma di certo non meno importante, i suoi capelli mutarono. Come vennero trascinati da quel vento gelido crebbero in una frazione di secondo, lunghi come mai li aveva portati e neri come la pece, il suo vero colore, quello che cercava di nascondere da anni ormai. La bionda zazzera che si era creata come scudo, non esisteva più.
Quando finalmente si ritrovò libera dal maleficio, inspirò quanta più aria poté, poi un grido disperato fuoriuscì dalle sue labbra. Il tempo riprese a scorrere ed il suo corpo si arrese, sfinito, lasciandola crollare sulle proprie ginocchia.
I lunghi capelli le scivolarono lungo le sue guance, ricoprendole le spalle arrivavando a toccare terra. In un primo momento Scarlett quasi non se ne accorse, intenta nell'inspirare quanta più aria possibile, ma quando mise a fuoco la lunga ciocca che le ricadde lungo il viso, portò repentinamente le mani alla testa, afferrando i suoi capelli e lasciandoli scivolare tra le dita, dalle radici fino alle punte, ora ben più lontane di come le aveva viste l'ultima volta.
Eccolo lì, il colpo di grazia.
Gridò. Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo mentre le lacrime scendevano, più amare che mai, come un fiume in piena. Gridò talmente forte e a lungo che della sua voce non rimase altro che un fievole sussurro. Restò a ciondolare per un po' in quella posizione, scivolando poi su di un fianco con la gola graffiata dalle grida, il pianto le offuscò la vista. In preda a quella violenta crisi smetteva all'improvviso di respirare per interi secondi e poi, quando finalmente l'aria tornava, continuava a piangere, ripetendo il ciclo più e più volte senza riuscire a porsi un controllo così da riuscire a fermarsi. Il petto era pesante come non lo era mai stato in tutta la sua vita.
Pianse a lungo, era difficile calcolare come il tempo scorresse nelle tenebre ma le sembrò di essere rimasta lì su quel fianco per ore ed ore e, quando infine non ebbe più lacrime da versare, si girò verso l'alto, fissando il nero soffitto sopra di se. I suoi occhi erano rossi dal pianto ed alcune ciocche dei capelli, inzuppati di lacrime, le si erano appiccicati alle guance, rosse ed umide. Respirò piano e profondamente, guardandola si sarebbe potuto pensare che aveva finalmente trovato un po' di pace interiore ma, in realtà, era solamente sfinita.
Rimase quindi così, a fissare il soffitto in silenzio.
Le palpebre divennero pesanti. Quando era stata l'ultima volta che aveva dormito? Nemmeno se lo ricordava. Non ricordava nemmeno come fosse arrivata in quel luogo. Forse perché ormai non le importava più.
Dei passi lontani iniziarono via via a farsi sempre più vicini. Scarlett questa volta non ebbe dubbi su chi fosse.
:-Hai vinto-. Disse atona a Pitch, il quale aveva assistito a tutta la scena, amministrando perfettamente il suo teatrino da dietro le quinte.
L'Uomo Nero rimase stranamente in silenzion. Non aggiunse nulla che potesse schernirla e si chinò semplicemente su di lei, le scostò una ciocca umida dal viso e la guardò negli occhi, inespressivo :-Sei pronta?-.
La ragazza chiuse le palpebre, respirò ancora a fondo ed infine annuì. Voleva solo dormire.
:-Bene-. Non vi fu alcuna esaltazione nella voce dell'uomo e per Scarlett fu quasi una sorpresa. Se si fosse arresa prima, avrebbero avuto subito fine anche tutte le angherie subite? Ad averlo saputo forse ci avrebbe fatto un pensierino...
Pitch si mise cavalcioni su di lei e posizionò la grigia mano sopra il petto della ragazza, pronto a riprendersi ciò che aveva atteso per la bellezza di dieci anni ma, prima ancora che potesse iniziare, lei gli strinse il polso con le poche forze che le erano rimaste, avvolgendolo nella sua mano piccola e calda.
:- Ho solo un'ultima richiesta-. Sussurrò lei con voce flebile.
L'uomo rimase interdetto, avrebbe potuto scacciare la mano di quella ragazzina con un semplice movimento del polso, e continuare da dove aveva lasciato, ma qualcosa lo colpì nel gesto della ragazza. La fissò attentemente: cosa avrebbe potuto volere in un momento simile? Cosa poteva desiderare che lui non gli avesse già negato o, comunque, strappato via di lì a qualche istante?
Di qualunque cosa si fosse trattata, non le avrebbe di certo permesso di ostacolare il suo piano, non ora che era giunto alla sua conclusione. Eppure, mosso da una malsana curiosità, decise di acconsentire :-Chiedi pure-.
:- Voglio che....-. Scarlett tremò sotto il suo peso e prese un respiro profondo, allentò la presa dal polso dell'uomo e protese la mano sulla sua destra, afferrando qualcosa che si trovava sul pavimento.
:- Quando avrai finito...voglio che tu mi uccida-. Pronunciò con fatica le ultime parole mentre gli porgeva il coltellino svizzero.

 

   
 
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