Videogiochi > Final Fantasy VII
Segui la storia  |       
Autore: Michan_Valentine    07/06/2014    2 recensioni
Marlene compie gli anni e c'è una festa da preparare. Ma le cose non vanno propriamente come Tifa ha programmato...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Tifa Lockheart, Un po' tutti, Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Materia Arancione'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tifa sollevò il viso e lasciò che il sole le baciasse le gote, mentre –torta alla mano- percorreva il tragitto che l’avrebbe ricondotta al Seventh Heaven. Sorrise.

Era una giornata splendida. L’ideale per festeggiare un compleanno. E per godersi una tranquilla passeggiata all’aria aperta, fra la gente di Edge. Non l’avrebbe ammesso ad alta voce –per non indispettire Cloud e Vincent- ma quell’assurda situazione annoverava dei risvolti inaspettati e a dir poco positivi.

Intanto nessuno le aveva fischiato dietro lungo la strada. Nessuno le aveva lanciato occhiatine maliziose e nessuno le aveva rivolto commenti o epiteti poco carini. Niente!

Naturalmente anche Yuffie era molto carina. Anzi, era così squisitamente sbarazzina che a volte si ritrovava a invidiare la sua spigliatezza. Proprio come la ninja invidiava la sua taglia di reggiseno. Anche se Yuffie non poteva immaginare quanto si sentisse leggera in quel preciso momento, nel corpo atletico e sottile di qualcun altro che non aveva nessuna delle forme decantate. A ben pensarci nessuno avrebbe potuto immaginarlo. Vincent, forse; e solo perché era stato costretto a passare un’intera giornata dietro al bancone del bar.

Scosse la testa, sorrise nuovamente fra sé e respirò a pieni polmoni, godendosi il tepore e la momentanea libertà. Chissà invece come se la stava cavando Cloud…

-Yuffie? Ehi, Yuffie!-

Si accorse che stavano chiamando lei solo quando si sentì strattonare per il gilè. Arrestò il passo, chinò lo sguardo e incappò nel viso dolce di Denzel, che la puntava di rimando dal basso verso l’alto. Fra le mani aveva un peluche di Moguri con un grosso fiocco rosso attorno al collo. Sorrise.

-Oh, il pupazzo che piace tanto a Marlene! Quando lo vedrà farà i salti di gioia, vedrai!- commentò, carezzandogli il capo.

Era stato dolcissimo. Quella mattina si era svegliato prestissimo solo per tirare giù dal letto anche Cloud e costringerlo a dargli il permesso –e i gil- per andare a comprare il regalo di Marlene. Si era anche proposta di accompagnarlo, ma il piccolo non aveva voluto sentire ragioni. “È un compito che spetta a me”, aveva detto. E Cloud gli aveva dato ragione. Cose da uomini, probabilmente, ma le faceva piacere vederli così affiatati.

Soddisfatta com’era nemmeno si accorse dell’espressione imbarazzata e perplessa con cui Denzel la guardava.

-Yuffie… ti senti bene?- domandò il piccolo –Sei diversa. Il sorriso, la carezza. Sembri…- il bambino scosse il capo e lei provò un senso di vertigine -…no, lascia perdere. È che mi aspettavo il solito “ciao nano”. E invece…-

Ritrasse immediatamente la mano e balzò in piedi, in pieno stile Rosa Bianca di Wutai. Accidenti! In effetti si era lasciata trasportare dalla tenerezza. Decisamente. Si comportava in maniera un po’ troppo pacata e gentile per risultare una Yuffie credibile.

-M-Ma che dici?! È che… ero distratta, ecco. Vedi? Sono in forma! Sto benissimo! Sana come un pesce! Sono indistruttibile, altroché!- provò, sbracciandosi goffamente –e per poco non fece volare via la torta.

Denzel inarcò il sopracciglio, scettico. Di rimando sfoderò una risatina nervosa. Forse era meglio cambiare argomento…

-Forza! Torniamo al Seventh Heaven! Ci aspettano praticamente tutti. Barret, Cloud… cioè, volevo dire… il gorilla, la testa di chocobo, lo stoccafisso rosso. E la tua amata bamboccia, naturalmente.-

L’elenco così esposto la fece sentire terribilmente in colpa, tant’è che mentalmente chiese immediatamente perdono a ognuno dei sopra citati. Denzel la squadrò ancora per un po’. Dopodiché annuì e s’incamminò. Di conseguenza trasse un sospiro di sollievo e l’affiancò, approfittandone per rispolverare mentalmente quanto ancora c’era da predisporre.

Tolta la torta da ritirare e dando per scontato che Yuffie e Marlene fossero riuscite a sistemare addobbi e palloncini, restava da preparare il buffet. Controllò l’orologio: le quattro meno un quarto del pomeriggio. Aveva ancora tempo… e magari poteva chiedere al suo ometto troppo sveglio di darle una mano.

-Ehi, tu! ROSABIANCA. Finalmente ti abbiamo trovata!-

Improvvisamente quattro ceffi armati di tirapugni e spranghe di ferro sbarrarono loro la strada. Aggrottò la fronte. Embé?

-Yuffie?-

La voce preoccupata di Denzel le schiarì le idee. Ah, già! Era lei Yuffie! E a giudicare da come i balordi la guardavano doveva aver loro tirato qualche bruttissimo scherzo. Scosse la testa, incurvò le spalle e sospirò amaramente. Solo qualche momento prima aveva enumerato i pregi di quell’imprevisto scambio di corpi, ed ecco che il destino si affrettava a confutarla, infrangendo così la quiete guadagnata.

-Ehi! Come osi ignorarci? E non sbuffare!- strillò un altro imbecille.

-Chi siete? Che volete da Yuffie? Cioè, da ME. Cosa volete da me?- chiese.

Non aveva tempo da perdere con quelli. Naturalmente non costituivano un problema per lei, ma era preoccupata per Denzel. L’adocchiò. Il bambino puntava gli intrusi con decisione, affatto intimorito. Sorrise, compiaciuta. Prima o poi gli avrebbe insegnato le arti marziali. Di certo sarebbe diventato un combattente coi fiocchi!

-Come sarebbe a dire?! GUARDA! Guarda che cosa hai fatto!- sbraitò uno dei teppisti, indicandosi la faccia.

Tatuaggi. O almeno così le sembrava. Beh, in fronte aveva la scritta “scemo”. E un altro dei suoi compari sfoggiava dei fantastici baffi neri disegnati di fresco col pennarello. Batté le palpebre e cominciò a capire.

-Ehm…- fece. Sfoderò un sorrisetto di circostanza e si grattò la testa.

-È tutto quello che hai da dire? Il pennarello è indelebile! E ridacci i nostri soldi! Stavolta non la passerai liscia!- minacciò quello con la scritta in fronte.

-Già. E dov’è il tipaccio con gli occhi rossi? Quello alto e un po’ inquietante. Con la voce cavernosa…- fece l’altro, guardandosi attorno con evidente circospezione.

Era intimidito. Scosse il capo e rilasciò uno sbuffo: Vincent faceva sempre il suo effetto. Ciononostante uno fra loro s’avvicinò con fare spavaldo e guardò Denzel dall’alto in basso con aria poco raccomandabile. Istintivamente s’irrigidì e provò l’ardente impulso di fracassargli torta e pugno dritti sul grugno.

-Invece il tuo nuovo accompagnatore è davvero gracilino. Chissà che paura, povero piccolin…-

Non fece in tempo a dirlo che il “povero piccolino” di cui sopra gli assestò un calcio dritto dritto tra le gambe. Schiuse le labbra per la sorpresa, mentre quello s’abbatteva al suolo urlando, con le mani strette ai gioielli di famiglia.
Di conseguenza il gruppo di sbandati terminò di tergiversare e le andò contro al suono di mille e più atroci minacce. Per tutta risposta mandò gli occhi al cielo. Al diavolo! Rifilò la torta a Denzel e si mise in posa da combattimento.

-Stai indietro!- intimò.

Di rimando il bambino s’aprì in un sorriso disarmante ed esclamò: -Tifa! Lo sapevo!-
 
***

Vincent guardò Barret accomodarsi di fianco all’importunatore, che ora russava della grossa riverso sul bancone. L’altro aveva l’aria stanca e un po’ stravolta, forse per via del lungo viaggio. Eppure, quando lo vide puntare i gomiti sul piano e prendersi la testa fra le mani, qualcosa gli suggerì che non si trattava di semplice affaticamento. Inarcò il sopracciglio.

-Oh, Tifa…- fece d’un tratto il leader dell’AVALANCHE -Perché non mi hai detto niente?-

Batté anche le palpebre, dimostrando così tutta la sua perplessità. Non sapeva di cosa stesse parlando, ovviamente. Ma da come aveva iniziato il discorso Tifa avrebbe dovuto esserne a parte. L’unica soluzione era temporeggiare, stabilì. Perciò continuò a fissarlo in silenzio, in attesa di carpire nuovi dettagli.

-È proprio vero, il tempo vola! E, porco mondo, non mi sono accorto di niente finché non c’ho sbattuto la testa! E fa un male porco e boia!- continuò Barret; poi lo fissò, forse in attesa di partecipazione.

Di rimando aggrottò le sopracciglia, sempre più perplesso.

-Lo so! Lo so, accidenti! Non guardarmi così! Sono letteralmente a pezzi! Non posso sopportare anche i tuoi rimproveri!- sbottò l’altro, tornando con la testa fra le mani -E sono anche sconvolto! Ti rendi conto? Tre giorni fa sono partito per visionare quei cazzo di giacimenti petroliferi e ho lasciato una splendida, dolce e affettuosa bimba ad aspettarmi. Oggi torno e mi accorgo che Marlene –LA MIA MARLENE- è già entrata nella fase di ribellione!-

Diresse lo sguardo oltre la sagoma possente di Barret e adocchiò Cloud e Marlene che stavano finendo di gonfiare i palloncini. Ora capiva. Non sapeva di preciso cos’era successo, dato che era stato impegnato, ma di certo Strife aveva fatto del suo meglio… anche se il meglio non era bastato. Sospirò.

-Già.- concordò mestamente Barret -Credevo di avere a disposizione ancora degli anni! Sono così adorabili finché restano piccoli. Ti vedono come una sorta di eroe invincibile! E invece... Fra un po’ Marlene si dimenticherà di me, mi chiamerà per nome e pretenderà di mettere il reggiseno, di truccarsi e di fare tutte quelle cose lì di cui non capisco un emerito cazzo! E i ragazzi? Ah, ma quelli so perfettamente come gestirli! Devono solo provarci e giocarsi le palle!- e azionò il braccio-cannone, che s’aprì e mostrò le canne del mitragliatore.

Quasi s’aspettò che iniziasse a sparare all’impazzata.

-Dovranno correre più veloci delle pallottole, altroché!- continuò l’altro, per poi mettere via l’armamentario e assestare un deciso pugno sul bancone, muscoli tesi ed espressione accigliata.

Non fece una piega. Barret invece mise da parte l’aggressività, scosse ancora la testa e sospirò; poi sollevò nuovamente lo sguardo su di lui e inarcò il sopracciglio. Sembrava quasi sorpreso…

-Tifa, questo di solito è il momento in cui mi urli in testa perché faccio baccano, spavento i clienti e danneggio i tuoi beni. E poi mi consoli.- gli fece notare.

Batté nuovamente le palpebre e lo fissò di rimando. Sembrava un’obiezione ragionevole. In più era perfettamente in linea col personaggio di Tifa. Perciò gli riempì un bicchiere e glielo piazzò davanti.

-Tieni giù il mitragliatore. Sarebbe increscioso se qualcuno ci rimettesse la vita.- comunicò poi, come da servizio.

L’altro andò con lo sguardo dall’alcol a lui. Poi afferrò il bicchiere e scoppiò a ridere fragorosamente.

-Non so che cazzo ha combinato quell’imbecille di Cloud, ma mi piace questo tuo nuovo modo di fare!-

Proprio allora la porta del Seventh Heaven s’aprì e Yuffie –cioè la vera Tifa- entrò di gran carriera nel locale, accompagnata dal piccolo Denzel. Il bambino nascondeva dietro la schiena un peluche di Moguri con un grosso fiocco attorno al collo.

-Ehi, ehi, ehi! Guarda un po’ chi c’è! La piantagrane di Wutai e il piccolo Strife! Che cazzo avete combinato? Sembra che vi abbia investito un treno!- commentò Barret, sventolando in aria il grosso braccio.

Per tutta risposta la ninja –ovvero la barista- sfrecciò loro accanto e si diresse dritta verso la cucina.

-Scusami, Barret. Ma adesso sono davvero impegnata.- spiegò la diretta interessata –Marlene, vieni a darmi una mano?- chiese poi, rivolta verso il tavolo coi palloncini.

Cloud e Marlene si guardarono per qualche istante, forse interrogandosi su quale dei due intendesse effettivamente chiamare. Poi la bambina –e quindi Cloud- abbandonò il tavolino e raggiunse gli altri due. Il trio si dileguò poco dopo, lasciandolo da solo con Barret. Meglio così, almeno avrebbero avuto meno occasioni per scoprirsi. E dal modo in cui Tifa si era appena comportata…

Non fece in tempo a pensarlo che Barret si girò verso di lui e lo guardò con fare allibito, la bocca aperta.

-Yuffie!- sbraitò –Ha chiesto SCUSA! A ME!-

Ecco, appunto. L’idea di mentirgli non gli piaceva affatto, ma…

-Non mi sembra.- ribatté, atono.

-Ma, Tifa…?! Proprio ora, Yuffie è passata e ha…-

-Devi aver sentito male. Indubbiamente.- perseverò, senza battere ciglio.

Barret fece per obbiettare ancora, palesemente confuso. Poi scosse la testa, strabuzzò gli occhi e rinunciò; tornando a sorseggiare nervosamente dal bicchiere.
Lo capiva, comunque. Sentire Yuffie chiedere scusa in quella maniera spontanea e gentile aveva fatto rizzare i peli del corpo perfino a lui. Per fortuna Barret aveva desistito e l’aveva così esonerato dall’inventare nuove scuse…

Proprio allora Cloud –altresì Marlene- abbandonò il tavolo, mani sui fianchi e aria soddisfatta. Tutt’attorno i palloncini arricchivano di colori la sala del bar, ondeggiando sul pavimento, sul soffitto e a mezz’aria.

-Bene!- esclamò la bambina, dando a Cloud un’aria allegra e spensierata che non gli aveva mai visto prima –Ho finito. Perciò vado di sopra a giocare!-

La vide allontanarsi. Saltellando. Trattenne un sospiro e assottigliò le labbra. Stavolta sarebbe stata dura. Tant’è che quando tornò a puntare Barret, l’altro stava già squadrandolo con due occhi grandi così; di nuovo in cerca di spiegazioni. Ancora un po’ e gli sarebbe esplosa qualche arteria. Intanto aveva allargato talmente tanto le narici da sembrare in toto un toro infuriato. Oltre che perplesso.

-HAI SENTITO?!- urlò l’altro, indicando col grosso dito in direzione delle scale, lì dove Cloud –cioè Marlene- si era dileguato –Ha detto che sta andando a giocare! GIOCARE, cazzo! Strife che gioca! È da quando sono arrivato che c’è qualcosa di strano, ma questo è troppo! TROPPO! Che cazzo avete tutti?-

Non si scompose nonostante il desiderio di portarsi le mani alle orecchie per attutire la violenza del suono. Dopotutto l’importante era mantenere la calma e comportarsi con naturalezza.

-A dire il vero mi sembra che abbia detto lavorare.- obbiettò quindi.

Barret spalancò di nuovo gli occhi, la bocca e saltò direttamente giù dallo sgabello.

-NO! Stavolta sono certo, dannazione! E porco mondo sono ancora giovane, sano e forte! Ci sento benissimo e…-

Afferrò la bottiglia e gli versò un altro bicchiere.

-Non dovresti sottovalutare la stanchezza. Viaggiare è faticoso.- ribatté, serio.

L’altro tacque, di nuovo confuso. Poi scivolò sullo sgabello e accettò l’offerta, tornando a sorseggiare dal bicchiere con aria afflitta. Di rimando osservò la bottiglia d’alcol che teneva fra le mani: quella soluzione aveva un nonsoché di miracoloso, constatò. Il punto è che ci stava prendendo l’abitudine…

-Tifa, sto forse impazzendo?- chiese invece Barret –Credo che la faccenda di Marlene mi abbia scioccato. Non ci capisco più un cazzo, e…-

Sospirò, mentre l’altro continuava a imprecare. A lui invece stava venendo il mal di testa, fra schiamazzi e ridicoli tentativi di mantenere il controllo della situazione. Senza contare che di Yuffie, quella vera, s’erano completamente perse le tracce. Cominciava a preoccuparsi, tanto più che l’effetto della Materia perdurava. Di quel passo Barret sarebbe impazzito davvero. E non soltanto lui.

La porta del Seventh Heaven s’aprì ancora e la figura di Cid Higwind fece il suo ingresso trionfale. Con sé aveva una bicicletta rosa con tanto di campanello e cestino. A seguirlo c’erano invece Red XIII e Cait Sith, che se ne stava comodamente in groppa al felino.

-Ohi, gentaglia!- fece il pilota, sogghignando; poi li raggiunse al banco –Santa pupattola e baldracca, Lockheart! Che cazzo hai fatto? O hai il mestruo oppure quel coglione di Strife ne ha combinata un’altra delle sue. Dov’è andato a piagnucolare stavolta? L’importante, comunque, è che tieni a freno gli ormoni. E i pugni.-

-Cloud è di sopra.- commentò solo, asciutto.

-Oh-ho!- esclamò l’altro; e una scintilla maliziosa gli animò lo sguardo -È un principio di laringite oppure per arrotondare lo stipendio hai deciso di darti alle hot line? Non ti facevo così intraprendente, ragazza! Anche se un certo sospetto m’è venuto quando siamo andati al Northern Cave e tu eri in minigonna!-

Aggrottò le sopracciglia. Non aveva ben capito cosa stesse sottintendendo, ma non gli piaceva. Cait Sith intervenne, agitando le braccia in groppa al peloso amico.

-Cid! Avevi promesso a Shera che ti saresti comportato bene!-

-Al diavolo! Certo che gliel’ho promesso.- convenne il diretto interessato –Altrimenti non avrebbe chiuso il becco! Ma ho ancora le palle. E lei non è nei paraggi, mi sembra.-

Barret rise e Cid gli assestò una sonora pacca sulle spalle. Red XIII invece scrollò la criniera e sedette sulle zampe posteriori.

-Tifa… Sei sicura di stare bene? Hai l’aria… stanca.- rincarò il felino. Annuì, braccia incrociate al petto; e in qualche modo lo sguardo penetrante dell’altro gli lasciò intuire di non averlo convinto in pieno. Red era un tipo sveglio, dopotutto.

Barret invece adocchiò la bicicletta rosa e inarcò il sopracciglio.

-E questa?- domandò.

Cid ignorò qualsiasi altra cosa e s’impettì, mostrandogliela meglio con un largo gesto del braccio.

-È il regalo per Marlene, ovviamente.- esordì -Wallace, non sprecare il fiato per domande imbecilli. A meno che tu non voglia piazzarci sopra quel grosso culo e farti un giro! E te lo sconsiglio, data la stazza.-

-Ma che cazzo stai dicendo?!- ribatté Barret –E poi ‘sta roba non ha le rotelle! È pericolosa!-

-Per piacere! Le rotelle sono per i poppanti e Marlene ormai è una signorina! Vedrai i dolori! E le balle piene.- continuò il pilota; e l’allusione sembrò pungere Barret sul vivo, strappandogli quasi tutta la baldanza –In ogni caso sono certo che le piacerà tantissimo. Mica come i tuoi peluche di chocobo! Sarà il suo primo mezzo di trasporto! Da qualche parte bisogna pur cominciare, no?- continuò Cid, come se il passo fra bicicletta e aereonave fosse breve -Invece per il compleanno del ragazzino ho pensato di costruire una macchinina elettrica che…-

-Sarebbe il caso di nascondere il regalo prima che Marlene lo veda.- intervenne Red. E Cait Sith rincarò con: -Proprio così!-

-Ma cazzo! Proprio ora che volevo mostrarvi i progetti!- sbraitò il pilota –Ok, la piazzo di sopra e torno. Non muovetevi!- concluse; dopodiché recuperò la bicicletta e si dileguò al piano superiore.

Come aveva fatto precedentemente per Yuffie e Marlene, guardò l’altro salire le scale. Ciò realizzato pensò che forse non era stata una buona idea mandare Cid di sopra… non senza prima offrirgli un bicchierino o due.
 
Ariecchime. Vi sono mancata? Lol. Spero che sia stata una lettura quantomeno piacevole. Sinceramente non so fino a che punto il povero Vincent resisterà. E Barret diventerà pazzo per davvero? E Yuffie che sta facendo di sopra? Scopritelo nel prossimo, stupidissimo capitolo assieme all'intraprendente e ignaro Cid! xP E possibilmente prendetemi a pomodori e non a sassate... ùù
CompaH
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VII / Vai alla pagina dell'autore: Michan_Valentine