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Autore: melianar    07/06/2014    8 recensioni
Dopo il disastroso tentativo della scorsa settimana, torno a pubblicare il primo capitolo di questa raccolta. Mi scuso immensamente con chi avesse provato a leggerla, purtroppo ho avuto qualche problema con l'HTL. E' solo la seconda storia che pubblico e sono piuttosto imbranata. Scusatemi!
Quella che vi propongo è una raccolta di one-shots dedicate alle figure femminili dell'universo tolkieniano, in particolare quelle donne di cui poco ci viene detto ma che, a mio avviso, hanno molto da raccontare. Ogni capitolo sarà incentrato su una donna diversa, quindi su vicende e epoche differenti. Prenderò in esame personaggi poco noti delle opere di Tolkien, spero possano risultare affascinanti per voi quanto lo sono per me. Buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La nave rolla, dondola, beccheggia.
Sembra cercare una stabilità, un equilibrio tra le onde agitate.
“Non è nulla, signora. Non temete. E’ solo la Signora Uinen che saluta la nostra partenza!”
Tentano di rassicurarmi, i marinai, in quella loro maniera rude che detesto e che tuttavia ora mi strappa un sorriso.
Vorrei dire che non mi interessa, che io il mare lo temo e lo odio anche quando è tranquillo, che se li tenga pure, Uinen, i suoi saluti e le sue benedizioni.
Ma resto in silenzio.
Se sapessero chi sono realmente, forse non parlerebbero a quel modo.
Ma non sanno.
Non sanno che questa vecchia dall’aria dimessa non è altri che dama Erendis, la sposa del loro amato Sire Aldarion.
La donna che per ottenerlo lottò contro il mare, e perse.
Perse tutto.
Tu me lo rubasti, Uinen, signora di acque.
Con le tue chiome di spuma ammaliasti il mio amato e nel cuore gli infondesti il tuo canto di sogno. Perché? Perché lui?
Per anni ti ho odiata, potente signora.
Per anni una sorda gelosia mi ha consumata, mi ha inaridito il cuore.
Solo ora, forse, capisco.
Che sciocca sei stata, Erendis, a paragonarti al mare e alla sua dama.
Che stupida, tracotante ingenua.
Un nodo mi serra la gola, mentre mi volto a guardare Numenor che rapida scompare all’orizzonte. Numenor, la mia isola. La mia casa.
Da qualche parte, sopra di me, un gabbiano emette il suo lamento acuto, funesto.
Anch’io, anch’io vorrei piangere.
Morirò, lontana dalla terra.
Ricordi, Aldarion? Così ti dicevo. Chissà, forse accadrà sul serio.
Forse non riuscirò a vederla, questa Terra di Mezzo di cui cantavi tanto.
La terra da cui proviene la gemma che tu mi donasti, l’unica che abbia mai posseduto.
Ho ripreso a indossarla, sai? Ecco, Aldarion, vorrei che mi vedessi un’ultima volta.
Una vecchia dai capelli grigi con un gioiello elfico in fronte. Un po’ patetica, forse.
Magari allora comprenderesti. E rimpiangeresti, sì, il tempo che mi hai negato.
Il mare non invecchia, Aldarion.
Il tempo non offusca l’azzurro delle sue acque.
Non muore, il mare. Io sì.
Ma non sembravi rendertene conto, ogni volta che partivi a bordo di quella tua maledetta nave.
Non t’accorgevi della mia giovinezza che sfumava, di Ancalime che cresceva, tua unica erede, mentre il mio grembo solitario inaridiva.
Ma non è questo, no, non è ciò che voglio dirti!
Non è certo per lanciarti addosso accuse, che attraverserò l’acqua.
Mi basterà vederti, guardare come le brezze marine hanno solcato e invecchiato il tuo volto.
Mi basterà guardare i tuoi occhi, quegli occhi che ho amato anche quando ostentavo ira e sdegno, rifugiandomi nella più cupa solitudine.
Mi basterà udire la tua voce… Chissà se è ancora allegra e scanzonata come un tempo, piena di quella lieve arroganza che mi faceva infuriare e ribollire il sangue.
Ti amo, Aldarion. Ti ho amato sempre.
Anche dopo che ho smesso di parlarti.
Anche quando non ho voluto più vederti, io ti amavo.
Lo ammetto, infine.
Lo dico in un sussurro, mentre la candida cima del Meneltarma scompare alle mie spalle, illuminata da un raggio di sole.
Non la rivedrò più. Su questa nave non c’è Ramo del Ritorno, e forse è meglio così.
Soltanto l’acqua mi circonda adesso, l’azzurro del cielo mi sovrasta.
Scende una lacrima, solitaria lungo la mia guancia.
Quante notti insonni ho trascorso a piangere per te, Aldarion. Desiderandoti. Maledicendoti. Amandoti, anche quando non credevo fosse più possibile.
E tutto questo tu non lo sapevi, non lo capivi. In effetti, forse non mi hai capita mai.
Ora la nave ondeggia quieta, ne avverto appena il fastidioso dondolio.
Potrei dire che è quasi sopportabile.
Chiudo gli occhi e lo sento, sì, il lento rumore della risacca. Monotono.
Malinconico.
Non fa paura il mare, dopotutto.      
 
  
 
Note
 
Perdonatemi, ogni tanto scompaio. Purtroppo per me questo è periodo di esami e non riesco proprio a star dietro a tutto quello che devo e voglio fare. In più ho avuto un brusco calo di ispirazione, spero sinceramente che questo capitolo sia all’altezza degli altri, onestamente ho i miei dubbi in merito.
La dama protagonista di questa one-shot è Erendis, sposa di Tar-Aldarion e madre di Ancalime. Avrà la grande sfortuna di odiare il mare e innamorarsi di un marinaio, cosa che la porterà a vivere un’esistenza amara e triste, anche perché Erendis è una donna estremamente orgogliosa che non s’accontenta di essere tenuta in secondo piano rispetto al mare.
Nei “Racconti incompiuti” è detto che Erendis, divenuta ormai vecchia e preda della nostalgia, nonostante l’odio e il timore che nutre nei confronti del mare salpa in incognito dal porto di Romenna, decisa a ricongiungersi con il suo sposo. Non sappiamo nulla di questo suo viaggio, se non che “Erendis morì per acqua”. Ho qui cercato di rendere i suoi ultimi pensieri. Spero di non averla resa troppo melensa, non era mia intenzione!
Uinen è una Maia, sposa di Osse, particolarmente amata dai marinai poiché era in grado di placare il marito (Maia preposto alle tempeste).
Quanto al “Ramo del Ritorno”, a Numenor era uso che le donne ponessero a prua di ogni nave che salpava dall’isola un ramo di Oiolaire, albero che gli Elfi avevano donato ai Numenoreani perché lo ponessero sulle navi in segno d’amicizia con Osse e Uinen.
Come al solito ringrazio infinitamente tutti coloro che leggono la raccolta, ma ancor più ringrazio chi recensisce: non avete idea di quanto siano preziose per me le vostre parole, sul serio. Grazie mille a tutti!
Alla prossima,
 
Melianar 
                                                
  
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