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Autore: Neverland98    07/06/2014    2 recensioni
*rullo di tamburi*
ed ecco qui, a grande richiesta, il seguito di DARK NIGHTS!
Spero che vi piaccia come il precedente e, soprattutto, mi scuso con le persone che hanno recensito l'ultimo capitolo: purtroppo mi è mancato il tempo per rispondere (ero troppo impegnata a pensare alla trama), ma ho letto tutti i vostri commenti e mi sono commossa!
Siete state fantastiche!
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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7. ORDINARIO
 
Niente di straordinario
Avril Lavigne (Anything but ordinary)

-Cecilia,  che ci fai lì?-
L a voce di mia madre è un incedere ansioso eppure morbido, un misto di preoccupazione e tenerezza.  Sbatto pigramente le palpebre, cercando di capire – di ricordarmi – dove mi trovo. Mi guardo intorno; sono sul divano del salone, al piano di sotto. Mi ero addormentata. Perché? E all’improvviso un’ondata di ricordi vividi come pugnalate mi travolgono. Arden. Collins. Il tradimento. La delusione. La rabbia. Le bugie. La maledizione. La Predestinata. Il dolore. Le lacrime.
-Io…- non mi viene in mente niente, nessuna buona scusa da rifilare a mia madre.-Devo essermi alzata e…-
-Vestita, anche- completa lei per me, le mani ai fianchi.
Osservo la mia felpa e i jeans.-Sì, infatti-
-Perché?- insiste, implacabile.
Vorrei che capisse lo stato d’animo in cui mi trovo, ma sono un’incoerente. Voglio che lo capisca senza che sia io a dirglielo.
-Perché avevo freddo- mento spudoratamente, evitando di proposito lo sguardo inflessibile di mia madre. Ha una vestaglia azzurra e i capelli scuri raccolti in uno chignon disordinato dal quale fuoriescono alcune ciocche ribelli che le ricadono sulla fronte.
-Be’, e come mai sei venuta di sotto?- addolcisce il tono e lo sguardo.
-Mi sono svegliata presto  e non riuscivo a riaddormentarmi. Così sono venuta qui per guardare un po’ di TV, ma poi ho spento e mi sono addormentata.-
Mamma non sembra del tutto convinta, ma annuisce.-D’accordo, allora. Vado a preparare la colazione-
-Okay- abbozzo un sorriso. Fa male anche solo il pensiero di essere allegra, in questo momento. Ho un mal di testa implacabile e ogni parte del corpo dolorante. Faccio per alzarmi dal divano e andare in cucina, ma appena poggio il piede destro a terra, crollo sul divano e soffoco un urlo. Ne esce solo un verso strozzato, a metà tra un urlo e il rantolo di un animale ferito. Di un animale in trappola.
La caviglia mi fa male, non riesce a sorreggermi.  Me n’ero dimenticata. E adesso? Il dolore è troppo per poter fingere che non sia niente; devo per forza parlarne con mamma. Ma come mi giustificherò?  Ehi, idea!
-Mamma- la chiamo, con voce rotta.
Mia madre accorre in meno di un minuto.-Sì, tesoro?-
-Non ti ho detto una cosa- mi mordo un labbro, fingendomi in colpa.
-Cosa, Lia?- incrocia le braccia e addrizza la schiena.
-Prima, quando mi sono alzata, sono caduta dalle scale-
-Che hai detto?- sgrana gli occhi così tanto che credo le salteranno fuori. E’ un’immagine ripugnante.
-Non l’ho fatto apposta. Ero assonnata, e disattenta. Ho messo un piede in fallo e sono precipitata-
Mamma si siede velocemente accanto a me.-Ma ti sei fatta male? Che è successo?-
-Be’, in realtà credo di essermi slogata la caviglia- ammetto, e la smorfia di dolore che segue non è finta.
-Ma come hai fatto ad arrivare fino al divano? E perché non mi hai chiamato?- nella sua voce c’è un misto di apprensione, rimprovero e colpevolezza. Si sente in colpa per non essermi corsa in aiuto. Vorrei dirle che sono solo una bugiarda, che lei non c’entra niente, ma non  posso. Anche lei, come Arden, merita di essere protetta da quello che mi sta succedendo. Anzi, mi correggo: lei lo merita, Arden no.
-Mi sono trascinata fino al divano, e pensavo non fosse niente. Infatti quando stavo stesa il dolore era praticamente inesistente. Ma adesso che ho provato ad alzarmi mi sono resa conto della gravità della situazione- abbasso lo sguardo. Non ho il cuore di mentirle guardandola negli occhi.
Mamma sospira, accarezzandomi una guancia.-Piccola mia. Avresti dovuto chiamarmi immediatamente, appena caduta. Non dovevi aspettare!- fa una pausa e deglutisce.-Chiamerò subito il medico, sta tranquilla.-
Quando si alza e si allontana per prendere il cellulare, mi sento sollevata. Non sopportavo più la sua vicinanza, era una tortura. Ero sul punto di scoppiare di nuovo in lacrime come una bambina e raccontarle tutto, rovinando per sempre la sua vita. Per fortuna ho resistito. Anche se un pensiero orribile mi passa per la mente. Se ho dovuto lasciare Arden per impedire che soffrisse, forse dovrei fare lo stesso con mia madre: dovrei andarmene di casa. Ma come posso? Come posso lasciarla? Le voglio troppo bene, e quel che è peggio lei ne vuole altrettanto a me.  E’ fuori discussione che l’abbandoni come ha fatto mio padre. Ecco, ad esempio, mio padre è stato un egoista. Perché ha sposato mamma se sapeva che un giorno le avrebbe spezzato il cuore? Perché ha permesso che nascessi io, solo per soffrire quello che avrebbe sofferto lui? Forse il mio odio nei suoi confronti non era del tutto infondato.
In ogni caso, non ho intenzione di andarmene da casa. Non ora che so che Collins e quel vigliacco traditore di Arden hanno trovato un rimedio alla maledizione. Riuscirò a scoprire di cosa si tratta, dovesse essere l’ultima cosa che faccio.
 
***
-Ciao, Lia-
-Salve, dottor Hodkins-
Il dottor Hodkins è il mio medico fin da quando sono nata. E’ sia un pediatra sia un dottore per adulti, ed è praticamente la figura paterna che mi è sempre mancata. E’ un paio d’anni più grande di mia madre, quindi è sulla quarantina. Ricordo che quando ero piccola ero sempre felice di ammalarmi, non solo per le assenze a scuola, ma anche perché potevo andare da lui. Il suo ambulatorio era il mio posto preferito. Le pareti erano tutte dipinte di colori allegri e dopo ogni visita offriva a me e a mamma un gelato. Diceva che lo teneva conservato solo per noi. E’ un bell’uomo: straordinario, sensibile e stranamente non sposato. Lo so perché una volta, quando avevo all’incirca cinque anni, gli domandai il perché, e lui rispose con un sorriso che non aveva ancora trovato la donna giusta. Solo un po’ d’anni più tardi mi resi conto che doveva essere innamorato di mia madre ( e del resto come dargli torto? Mamma è una donna assolutamente bellissima, boccoli neri, occhi verdissimi, un sorriso dolcissimo) e per questo aveva sempre un occhio di riguardo nei nostri confronti. Comunque, qualunque fosse il motivo, si è sempre comportato con dolcezza anche con me. Gli voglio sinceramente bene.
Mi sorride.-Come stai?- non tanto bene.
-Si è slogata la caviglia- spiega mia madre preoccupata, chiudendogli la porta alle spalle.
-Davvero? E come è successo?- si siede sul divano accanto a me (sì, perché è mezzo giorno e mi sono mossa solo per fare il bagno – la doccia era impensabile – e poi sono tornata a sdraiarmi).
-Sono caduta dalle scale- spiego, arrossendo. Non sono molto brava a mentire.
-Mmm- annuisce, scrutandomi da sotto gli occhiali. – Quale caviglia è, esattamente?-
-La destra-
-Me la fai vedere, per favore?-
Gli allungo la gamba destra e lui se la posa sulle ginocchia, con fare professionale, come se avesse davanti agli occhi un qualunque oggetto da esaminare.-Okay, adesso mi dici quando ti faccio male-
Annuisco. Mamma si siede sulla poltrona davanti a noi, attentissima ad ogni passaggio, e le dita delle mani di Hodkins incidono delicatamente la zona di pelle vicino al piede. Ad un tratto caccio un urlo. Ecco, ha individuato il punto esatto.
Hodkins toglie immediatamente le mani.-Scusami-
Mi mordo il labbro, anche se adesso non la sta più toccando, dalla caviglia si propagano fitte lancinanti per tutta la gamba.
-Porto del ghiaccio?- mia madre scatta in piedi.
-Sì, per favore, Margaretha- sorride Hodkins.
-Torno subito- sento il rumore delle suole delle scarpe di mamma che si allontana e ritorna con quello che aveva promesso. Il dottore prende il fazzoletto con il ghiaccio e lo preme contro la caviglia. All’inizio il dolore quasi mi acceca, ma poi diventa sempre più piacevole, fino a rilassarmi del tutto. Mi lascio andare contro lo schienale del divano. Non mi ero accorta di essere così tesa.
-Va un po’ meglio?- mi chiede Hodkins.
-Sì, molto- sospiro rilassata, sorridendo inconsciamente. La morsa allo stomaco si allenta progressivamente e torno a respirare.
-Adesso devi scusarmi, Lia. Ma ti tocca soffrire ancora un altro po’; poi basta, te lo prometto- mi sorride incoraggiante, ma io affondo i denti nel labbro. Proprio ora che stavo così bene.
-Se è proprio necessario- quasi inconsciamente i miei occhi si incatenano a quelli colmi d’apprensione di mia madre. E’ un gesto inconsapevole, istintivo. Mi comunica conforto, è come se ci stessimo abbracciando. Le labbra di mamma si distendono in un sorriso rassicurante, e io mi sento subito infondere di una sicurezza che non mi appartiene. Forse è vero che madri e figlie possono comunicare quasi telepaticamente.
Sospiro, e le dita di Hodkins affondano ancora una volta nella mia caviglia dolorante. Questa volta spinge più forte, e il dolore e accecante. Stringo i denti e la vista mi si appanna, le unghie che affondano nel cuscino del divano.
-Allora?- si intromette mia madre, evidentemente consapevole del mio dolore.
-E’ slogata- afferma il nostro dottore, serio. – Dobbiamo fasciarla. Non potrà camminare per almeno un paio di settimane-
-Ma domani inizia la scuola- tenta di protestare mia madre.
-Mi dispiace- replica irremovibile Hodkins. – Ma in queste condizioni non è nemmeno in grado di camminare-
Mia madre sbuffa e si prende la testa tra le mani, io nascondo sorriso.
In questo momento l’idea di tornare a scuola e vedere ogni giorno Collins è fuori discussione. Come potrei  resistere dal saltargli al collo?
Anche se in parte mi dispiace. Perché standomene relegata in casa, avrò notevoli difficoltà a scoprire la verità sulla maledizione. Non mi piace sentirmi così fuori dal mondo.




Oookay, dovete scusarmi. Lo so che questo capitolo è una noia mortale, ma è, come dire, un capitolo di passaggio. Voglio dire, era necessario ai fini della trama per tanti motivi (che scoprirete in seguito :P). Insomma, non è niente di straordinario.
Un bacio e perdonatemi <3 <3
P.S. apprezzo tantissimo le vostre recensioni che leggo con gli occhi lucidi, ma la scuola mi sta uccidendo e non ho il tempo di rispondere con costanza, scusatemi tantissimissimo: voi siete meravigliose e io non vi merito.

 
   
 
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