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Autore: blackswam    07/06/2014    6 recensioni
Un bambino. Una madre single. Un padre di cui non si sa l'identità.
Una storia piena di vicende, avventure, amore e passione senza fine.
LeonxVioletta - MarcoxFrancesca - BrodwayxCamilla- LeonxCamilla- DiegoxLudmilla.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Padre purosangue seconda parte.





- Si, sono io... Violetta cara.
Violetta era rimasta senza parole come i presenti che erano rimasti alle sue spalle quindi Camilla, Leon e il figlioletto.
- Papà questo è uno scherzo, vero?
- No, bambina mia. Dopo il tuo abbandono alcuni mesi fa ci siamo rincontrati e abbiamo deciso di sposarci.
- No, no, no questo è un incubo.
Violetta era esausta. Esausta della sua stessa vita e dei suoi problemi. Spaventata ed isterica si scompiglia i capelli e si lascia cadere a terra mentre Manuel corre dalla madre preoccupato. German non aveva mai visto suo nipote e vederlo li così docile, bambinetto, carino niente poteva frenare la sua voglia di abbracciarlo.
- Nipotino mio. Finalmente riesco a riabbracciarti.
Jade osserva la scena sorridendo radiosa. Vedere di nuovo suo marito felice le rincuorava il cuore, ma non era soltanto questo il vero motivo della loro presenza.
- Scusate se interrompo questo momento, ma German...
German si asciuga le lacrime, che tutti questi anni aveva versato senza che nessuno riuscisse ad ripulirle. Si volta verso i due sconosciuti riconoscendo tra questi Leon. Lui non era a conoscenza della vera identità del padre del bambino, infatti Violetta gli aveva detto il minimo indispensabile però a detti stretti e tra le lacrime gli aveva rivelato che non era Leon il padre biologico. Il vero motivo non lo sapeva nemmeno lei. Forse per pietà o per cercare di dimenticare e illudersi che nulla sia accaduto. German vede il ragazzo come una vittima e pertanto voleva aiutarlo, però adesso aveva questioni più importanti. Chiede gentilmente a Leon, Camilla e il piccolo Manuel di allontanarsi dalla stanza. Nessuno doveva ascoltare, solo lei.
Violetta preoccupata per la riservatezza del padre si era lasciata prendere dall'ansia e dalla preoccupazione. Nel frattempo si era accomodata sulla sedia mentre anche German e Jade la seguirono a ruota.
- Violetta quando tu te ne sei andata sono successe cose molto strane.
- Strane?
- Si. Sai piccola mia, ci sono verità che fanno male e quella che sto per dirti è una di queste.
- Papà non credo di seguirti.
- Tesoro, si tratta della tua mamma.
- La mamma è morta, no?
- Non esattamente.
- Papà scusami, ma non ci sto capendo niente. Che intendi dire con questo. Mia madre Maria è morta, tu mi hai detto cosi? Sono andata a visitare la sua tomba, no?
- Giustissimo, ma la verità è che la tua mamma non è Maria Castillo. - Papà, ma cosa stai dicendo?
- Papà... non sono tuo padre bambina mia. In un giorno di inverno, io e Maria avevamo deciso di fare una passeggiata per goderci l'aria aperta, ma mentre attraversavamo la porta trovammo una bambina appena nata sotto l'uscio di casa. Piangeva, piangeva. Era molto bella, la bambina più bella che avessimo mai visto. Io e Maria c'è ne innamorammo subito e avevamo deciso di adottarla. Sai come l'abbiamo chiamata?
Violetta nega con la testa, anche se sapeva bene la risposta.
- Violetta.
Violetta sospira rassegnata ormai all'evidenza dei fatti mentre calde lacrime le corniciavano il viso. Jade - che era rimasta in silenzio- prende le mani della ragazza e le accarezza dolcemente.
Quest'ultima allontana con uno schiaffone la mano della donna che si massaggia la mano dolorante piangendo. Lei la odiava e non poteva essere altrimenti.
- Dimmi padre oppure dovrei chiamarti German. Perché tutto questo adesso?
- Perché siamo riusciti a trovare la tua vera madre biologica.
Violetta alza lo sguardo spaventata. Aveva paura di sapere la risposta, perchè ne sapeva l'esito, ma aveva bisogno di sentirselo dire con le proprie orecchie.
- E-e chi è?
- E' Jade. Jade è la tua madre biologica.
Un coltello le trafigge lo stomaco. Lei, quella donna, non poteva essere sua madre. Non poteva aver i suoi geni, era del tutto innaturale. Lei, la donna che gli aveva rovinato la vita, che l'aveva maltrattata, umiliata, cacciata di casa, derisa, giudicata. No, lei non poteva essere sua madre.
Ad interrompere quel momento di tensione è il rumore del campanello che suonava. German corre subito ad aprire trovandosi davanti Roberto e Olga parecchio stanchi e sudati. Dovevano aver corso molto.
- No, siamo arrivati troppo tardi.
Violetta si alza di scatto dalla sedia. Si asciuga le lacrime e si rivolge ai due nuovi arrivati.
- Quindi anche voi lo sapevate e non mi avete detto niente?!
- Non è così. Eravamo venuti qui per dirtelo, ma non abbiamo fatto in fretta. Mi spiace.
- Bene adesso che avete fatto quello che dovevate fare, andatevene fuori e non fatevi più vedere.
Jade era rimasta in disparte per tutto il tempo a soffrire da sola tutto quel dolore lancinante nel sentire nuovamente la perdita della propria figlia. No, non ancora.
- Violetta, bambina mia, ti prego dammi una possibilità.
- Possibilità? Possibilità? Se volevi avermi con te non avresti dovuto abbandonarmi. E adesso fuori, tutti. Nessuno escluso.
- Se questa è la tua decisione la rispetto e l'accetto, ma non perderò mai la speranza. Sai sempre dove trovarmi.
Violetta distrutta si lascia cadere sul divano mentre i quattro escono dalla porta lasciando nell'aria un enorme silenzio.


****



Nel frattempo Leon e Camilla era rimasti nella stanza con Manuel per giocare ancora un po con lui o meglio Manuel giocava mentre loro non facevano che guardarsi negli occhi e fare i piccioncini.
- Leon volevo dirti grazie.
- Grazie e perchè?
- Per esserci sempre per me, per essere te stesso e per prenderti cura di lei.
Camilla accarezza con dolcezza il pancione seguito a ruota dalla mano di Leon. Quest'ultimo si abbassa all'altezza del pancino sperando di sentire qualche calcetto, ma niente.
- Non vuole farsi sentire.
- Direi di no.
- Camilla non mi hai mai raccontato molto del padre di tua figlia? Lui com'era?
Ripensare a lui, a quei momenti la rendevano molto triste. Lui per lei era stato molto importante e sarebbe sempre rimasto dentro al suo cuore.
- Era una persona molto speciale. Umile, dolce, di buon cuore, pensa sempre agli altri e poi a se stesso insomma un bravo ragazzo, no?
- E allora perchè vi siete lasciati?
- Perché la vita è ingiusta Leon. Il destino non ci ha voluti insieme e per questo ci ha separati.
- Si, ma però vi ha fatti incontrare.
- Forse è vero, ma allora perchè lui mi ha lasciato? Leon, ormai, l'ho accettato da tempo. Il mio destino o meglio la mia vita non andava condiviso con lui. Punto e adesso non parliamone più.
- Va bene, ma non arrabbiarti. Non mi piaci arrabbiata.
Camilla sorride stringendosi a lui. Adesso non le importava più di nulla aveva Leon accanto a se.
Il rumore del telefono che squillava interrompe il momento magico che si era creato. Era il telefono di Camilla.
- Oops, scusa è il mio.
Sconosciuto, ma chi sarà?
- Pronto? Parlo con Camilla Torres?
- Si chi parla?
- Sono Tamara, la madre di Brodway.
Per poco non le cadeva il telefono tra le mani, ma qualche forza dentro di lei era riuscita a mantenere la presa ben salda.
- Che cosa vuole da me signora.
- La prego, venga qui da mia figlio. Ha bisogno di lei.
- Lui non ha bisogno di me. Non più.
- La prego, lui sta male... signorina mio figlio sta morendo.






Nota autrice: Holaaa<3
Molti, probabile, quando avranno pensato che ci sarebbero state nuove novità e scoperte avranno pensato alla confessione di Violetta, invece no. Per quello manca ancora pochissimo tempo. Non preoccupatevi.
Spero che questo capitolo vi abbiamo incuriosito almeno un po. Alla prossima, un bacione.
  
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