Quando il taxi di Jackson sparisce dietro l'angolo, corro all'ingresso, recupero le chiavi della jeep dalla tasca del giubbotto ed esco di casa senza guardarmi indietro. L'aria è pungente, siamo nel pieno della stagione invernale, ma non ci bado. Mentre guido impazzito verso casa sua, riesco solo a pensare a quello che le dirò, o che farei meglio a dirle. Sono giorni che mantengo le distanze, Jackson aveva ragione a credere che fossi un cretino. Lo sono. Non ho lottato neanche un pò per la persona che amo, mi sono arreso al primo ostacolo, peraltro inesistente. Sono stato un vigliacco. L'ho aspettata una vita, e poi mi sono arreso così. Al suo posto, mi odierei a morte.
Mi chiedo se mi darà la possibilità di rimediare a tutto, di provare a renderla felice, perchè io posso farlo. Lo farò, se lei lo desidera. 
Arrivo nel suo quartiere dopo meno di dieci minuti, e fermo la macchina davanti casa sua. Vedo che le luci in camera sua, al primo piano, sono accese. Sua madre deve essere ancora fuori città, il che è una fortuna. Tiro fuori il cellulare dalla tasca dei jeans e digito rapidamente un sms. 

"Affacciati."

Il tempo di leggere il messaggio, e Lydia è lì, dietro le tende. Riesco a vedere la sua espressione sorpresa anche in penombra. Mi sembra quasi di vederla sorridere, prima che lasci il davanzale. La vedo spegnere la luce, e per un istante temo di aver fatto un altro viaggio a vuoto. Ma la luce all'ingresso si accende, e dopo qualche secondo la porta si apre. Lydia ha addosso solo una maglia larga che le arriva al ginocchio. Riesco a vedere la sua pelle rabbrividire dal freddo. Mi passo nervosamente una mano tra i capelli. Non mi aiuta, presentandosi così alla porta. La sua espressione è indecifrabile.
Tiro fuori un fazzoletto dalla tasca e lo sventolo in aria. 
Esordisco con un "Mi arrendo", ma non mi muovo ancora da lì. Resto piantato nel bel mezzo del suo giardino, ad osservare il suo volto illuminato per metà dalla luce lunare. Le sue labbra perfette accennano un sorriso sarcastico, ma i suoi occhi sono lucidi. Mi chiedo se sia uno scherzo della luce, o se stesse piangendo fino a pochi minuti fa. 
- Che vuoi, Stiles? - mi domanda, sulla difensiva, mentre cerca di abbassarsi la maglietta e coprirsi le ginocchia. Distolgo lo sguardo dalle sue gambe, rischio di diventare inopportuno, e non voglio fare la figura del maniaco.
- Le bugie hanno le gambe corte. - rispondo, accennando un mezzo sorriso. 
- Jackson è passato da te, vero? - dice, mordendosi piano il labbro inferiore. Come lo sa?
Annuisco, facendo un passo in avanti. 
- Mi ha aperto gli occhi. Non mi ha picchiato, anche se probabilmente ci speravi. - mormoro, lasciandomi sfuggire un sospiro. 
Lydia abbassa gli occhi. "Non doveva mettercisi anche lui. Và a casa, Stiles", mormora, dandomi le spalle. Subito la raggiungo, le sono alle spalle in un istante. 
- Ti prego, devi .. darmi un attimo. Devo scusarmi, dirti .. come mi sento. Poi potrai anche sbattermi la porta in faccia, chiudere con me, prendermi a pugni tu stessa. - dico, e le parole si accavallano. Il cuore mi batte all'impazzata, sento il suo profumo e socchiudo gli occhi. Lei non può ancora vedermi, e gliene sono grato. 
- So che l'hai baciato, come io ho baciato Malia. Non so perchè tu l'abbia fatto, ma credo che il motivo sia lo stesso per cui anch'io ho cercato le attenzioni di un'altra ragazza. Perchè ci sentivamo soli, perchè non era il momento giusto per noi. Ma .. ora lo è, Lydia. Io sento che lo è, devi credermi. Sono stato un emerito idiota ad allontanarmi da te, perchè non mi è mai mancato nessuno, come mi sei mancata tu in questi giorni. Non ho mai dubitato di te, sapevo che soffrivi e che non volevi ammetterlo a te stessa. Mi odiavi, perchè anche tu provi qualcosa per me. Jackson dice che mi ami, ed io vorrei crederlo. Lo crederò solo quando tu me lo dirai .. se me lo dirai. - sussurro, facendo di tanto in tanto una pausa. La voce mi trema, sono instabile sulle gambe. Vorrei solo baciarla.
- E potrò avere un sacco di difetti - continuo, infilando le mani in tasca. - Potranno esserci ragazzi migliori da me, più adatti a te .. ma nessuno ti amerà quanto io ti amo adesso. Volevo solo che lo sapessi. Quando vorrai parlarmi, io sarò qui. Sono sempre stato quì, ci sarò sempre. - concludo, allungando una mano per accarezzarle la nuca, prima di darle le spalle e scendere i gradini. 
"Te ne vai?" la sento mormorare, e mi fermo. Ho gli occhi lucidi, ma non mi voglio voltare. Sento che sta per dirmi qualcosa, merita che l'ascolti. "Non volevo che Jackson venisse da te a fare la spia, odio sentirmi debole. E tu mi rendi debole, Stiles. Ecco perchè ti odio." mormora, ed io abbasso gli occhi. Non aspetto altro, ricomincio a scendere i gradini. Quello che succede dopo, mi domando se stia davvero capitando, tale è la sorpresa.
Non riesco a toccare l'ultimo scalino, perchè sento la sua mano afferrarmi per il polso, trattenermi. E, quando le nostre labbra si uniscono e la sento mormorare "Ma ti amo di più, idiota", non sento neanche il suo insulto alla fine della frase. 
Mi ama.  
Ed ora che la bacio, è meglio della prima volta. Oggi, niente e nessuno ci interromperà. Non so come andranno le cose, se finiranno bene o male, o se non finiranno affatto. So soltanto che mentre la sollevo tra le braccia ed entro in casa sua inciampando, la sua risata è l'unica risata che voglio sentire fino alla fine di me. 

//// Mi auguro che vi sia piaciuta la ff, arrivederci alla prossima storia!