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Autore: _Alien_    07/06/2014    4 recensioni
[Spoiler di tutto TID e TMI, compresi possibili spoiler di COHF]
Sono passati sette anni dalla fine della Guerra Oscura e gli Shadowhunters newyorkesi sono in fibrillazione per il matrimonio fra Alec e Magnus. Per questo lieto evento, vengono invitati anche Tessa Gray e Jem Carstairs, che possono finalmente conoscere una nuova storia di Lightwood, Herondale e Fairchild. Ma qualcosa è destinato a turbare l'equilibrio dell'Istituto: i confini spazio-temporali si stanno lentamente incrinando e Alec, Isabelle, Jace e Clary si ritroveranno inspiegabilmente catapultati nella Londra vittoriana. Riusciranno a tornare indietro, nel presente?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione! In questo capitolo sono presenti degli spoiler di COHF. Preciso che io non ho letto il libro e che ho ricavato queste informazioni da Shadowhunters Wiki.
Lettore avvisato!
 
New York, 2014
- Per l’Angelo, Simon! Ci sei? Oggi sembri in un mondo tutto tuo! – sbottò Alec. Simon sgranò gli occhi castani e arrossì lievemente, era difficile far perdere la pazienza ad uno come Alec. Lui ci era appena riuscito. Ma d’altronde, chi non ce l’avrebbe fatta, dopo aver sbagliato anche i più banali esercizi?
- Scusami, è una giornata no. – balbettò mortificato.
- L’avevo notato. Ok, per oggi basta: aiutami a rimettere a posto l’attrezzatura, ho un appuntamento con Magnus e non voglio fare tardi.
- Ok. – annuì Simon. Alec sospirò lievemente, poi si avviò verso la parete opposta dell’armeria, dove c’erano i bersagli, e cominciò a raccogliere i coltelli da terra. Simon non era riuscito a centrare nessun bersaglio. Avendolo addestrato prevalentemente lui, si era stupito sinceramente della pessima prestazione di quel giorno. Da quando era Asceso, Simon si era sempre dimostrato un discreto Cacciatore. Stava riacquistando le conoscenze sul Mondo Invisibile, quelle che Asmodeus gli aveva portato via in cambio della vita di Magnus. Ma la teoria, in cui Simon stava acquisendo padronanza, era molto diversa dalla pratica. Tuttavia non era mai stato così pessimo nel lanciare coltelli e nel combattimento corpo a corpo come quel giorno. Un clangore improvviso lo fece riemergere dalle sue riflessioni di istruttore perplesso e si voltò.
- SIMON! – esclamò esasperato. Aveva fatto cadere un intera collezione di spade angeliche, sedici lame rarissime in tutto. Avrebbe sicuramente tardato all’appuntamento con Magnus e lo stregone non avrebbe gradito.
- Cavolo! Scusa, Alec! Non… non pensavo… io…
- Stai. Zitto. – ringhiò spazientito Alec – Credo sia il caso che tu vada, Lewis. Ora.
- Ok. Ci si vede. – Simon schizzò via dall’armeria. Quando Alec lo chiamava “Lewis”, strascicando la L e la S in quel modo, era il caso di scappare a gambe levate.
 
- Eccomi, sono a casa! Scusa, amore, quell’idiota di Simon oggi mi ha fatto impazzire … Magnus? Magnus, ci sei?
L’unica risposta che ricevette fu una rilassante canzone a basso volume che proveniva dal mega stereo. Alec sbuffò, scollandosi di dosso la giacca di pelle nera, e fece qualche passo nel loft. Charmain Meow gli corse incontro e si strusciò sulle sue gambe, felice di vederlo.
- Ehi, Presidente. – il Nephilim si chinò e accarezzò la schiena del gatto, che cominciò a fare le fusa – Dov’è il tuo padrone?
Il gatto lo guardò intensamente, poi si diresse in cucina. Lo Shadowhunter lo seguì prontamente. La luce nella stanza era soffusa e il tavolo era apparecchiato per due, con tanto di posate d’argento, piatti di porcellana e un piccolo vaso bianco con una rosa rossa. Sul frigo era stato attaccato un post it rosa, proprio accanto alla foto di Alec e Magnus sotto la Tour Eiffel, e il ragazzo riconobbe all’istante la calligrafia svolazzante del suo fidanzato.
Non ho idea di che fine tu abbia fatto. Magari avresti potuto avvisarmi che avresti tardato, non mi sarei sprecato nello scegliere la musica d’atmosfera, nell’apparecchiare la tavola per una cenetta romantica e nel cospargere il letto con petali di rosa! L’hai fatta grossa, Lightwood, e solo l’Angelo e Lilith sanno che cosa dovrai fare per farti perdonare!
M.
P.S. Sono uscito perché ero così arrabbiato con te che non ho nemmeno controllato chi mi avesse contattato per un incarico e ho accettato al volo… era una sirena. Prega perché questa qui abbia uno spiccato buon senso e che si differenzi dalle altre, perché altrimenti ti passi i prossimi due mesi sul divano.
Alec sospirò. Caro Simon pensò domani ti massacro di esercizi e dovrai implorare pietà. E poi ti faccio affrontare l’ira funesta del mio melodrammatico ragazzo.
Si rimboccò le maniche e cominciò a trafficare in cucina.
 
La serratura scattò e si udì un sonoro sospiro spazientito. Magnus strascicò i piedi, costretti in stivali neri con la zeppa, e starnutì. Era completamente zuppo, bagnato fradicio dalla testa ai piedi, e sentiva così freddo da battere i denti e tremare scompostamente. No, la sirena non aveva buon senso. Era più stupida di qualsiasi altro esemplare della sua specie avesse mai conosciuto. Così stupida da farlo accidentalmente cadere nell’East River. E così gli stivali nuovi, i pantaloni zebrati e la canotta giallo limone con le borchie sull’ampia scollatura erano completamente andati. Si era dimenticato di spegnere lo stereo, quando era uscito, e la musica infondeva ancora quel senso di relax per cui era stata composta. L’avrebbe spenta con un gesto infastidito, se le luci non si fossero di colpo abbassate.
- Alexander? – chiamò il suo ragazzo, usando un tono più brusco di quanto avesse voluto in realtà. Era ancora arrabbiato con lui e, dopo la faccenda della sirena, lo era ancora di più.
- Sono in cucina. – la voce profonda e dolce del Nephilim lo raggiunse, soffusa come la musica. Magnus si trascinò in cucina e vide la stanza illuminata dalle candele, con una fantastica cena all’italiana che lo chiamava, invitante. Due mani calde lo presero per i fianchi e lo stregone di ritrovò con la schiena premuta contro il petto asciutto di Alec.
- Sei completamente bagnato. – sussurrò Alec al suo orecchio – Lasciami indovinare: sirena stupida.
- Già. – Magnus si allontanò infastidito dall’abbraccio del ragazzo e si sedette scompostamente su una sedia, ignorando bellamente il glorioso piatto di spaghetti in salsa di pomodoro davanti a sé.
- Mi devi scusare, tesoro. Simon oggi aveva la testa fra le nuvole, non ne ha fatta una giusta, mi ha fatto penare e…
- Ormai passi più tempo con Simon invece che con me. – sbottò Magnus – Tua madre ti ha imposto la direzione dell’Istituto mentre lei è in India a “ritrovare se stessa” e tu ti sei sobbarcato anche l’addestramento di quel ragazzino perché “Isabelle non sta troppo bene, Clary sta ultimando l’addestramento e Jace… bhe, Jace non avrebbe la pazienza per farlo”. E io? Non hai più tempo per me? Ti sei già stancato di noi ancora prima di sposarci?
- Non dire così, Magnus, ti prego. È vero, in questo periodo sono stato molto impegnato, ma ti prometto che rimedierò. Te lo giuro sull’Angelo. – Alec si inginocchiò davanti al sul ragazzo e gli prese la mano sinistra fra le sue. Sull’anulare dello stregone faceva bella mostra di sé l’anello dei Lightwood, con le fiamme che sembravano guizzare nell’argento.
- Non fare promesse che non puoi mantenere, Alexander. – disse Magnus – Sono stanco, vado a dormire.
Sfilò le dita da quelle di Alec e si alzò, ma era così stanco che inciampò nei suoi stessi piedi e sarebbe caduto che il suo Nephilim non l’avesse afferrato.
- Ehi! – esclamò il ragazzo, accennando un sorriso – Fa’attenzione. Devi arrivare intero al nostro matrimonio, non voglio sposare solo metà del Sommo Stregone di Brooklyn.
Magnus gli avrebbe tranquillamente risposto con una battutina tagliente, magari scostandosi da lui e filando in camera, per poi lanciargli il cuscino in faccia come messaggio in codice della serie Stasera dormi sul divano. Ma c’erano quelle maledette iridi blu, non troppo profonde né sbiadite, che lo fissavano, piene di amore nei suoi confronti, di preoccupazione, di insicurezza.
- Ti sposerei anche se fossi su una sedia rotelle, bendato e con un braccio rotto. – si sentì dire con voce dolce. Alec sorrise, uno di quei sorrisi rari che gli illuminavano il volto e lo facevano sembrare ancora più bello di quanto già non fosse.
- Magnus, davvero, ti chiedo scusa se in questo periodo ti ho fatto sentire trascurato, ma sappi che tu sei la persona più importante della mia vita e…
-  Per Lilith, da quando sei così maledettamente sdolcinato? Mi si stanno cariando i denti! – gli occhi da gatto scintillarono come il sorriso che gli increspò le labbra – Mi piace quando fai il romantico, fiorellino.
- Magnus! – Alec rise, stringendo il suo stregone a sé – Ti amo tanto, lo sai?
- Aku juga sayang kamu. – mormorò Magnus – Ora però credo di aver bisogno di un bel bagno caldo… sto congelando…
- Vado a preparare la vasca…
- Ok. Però… non ho voglia di farmi il bagno da solo… - il tono sensuale e lo sguardo malizioso di Magnus fecero arrossire furiosamente Alec.
- Sei sempre il solito. – sorrise poi il Nephilim.
 
Carissimo Magnus,
siamo molto felici per te e il tuo fidanzato Alexander e ci hai incuriositi molto, parlandoci dei nuovi Lightwood, Herondale e Fairchild. Non è un problema se arriviamo fra due giorni, vero?
Con affetto e a presto,
Theresa e James Carstairs
P.S. Tranquillo, non porteremo con noi alcun ombrello. Se ben ricordo, New York può essere piuttosto afosa nel periodo estivo, perciò niente ombrelli.
 
  
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