Fanfic su attori > Coppia Hemsworth/Hiddleston
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Autore: Angeline Farewell    08/06/2014    2 recensioni
La vita non si misura in "se" e "ma".
Eppure, basta davvero poco perchè le cose cambino e ci portino ad un futuro completamente diverso.
[...]C’era un ragazzo nudo in casa. Con sua madre.
O meglio, quella schiena nuda fu la prima cosa Tom registrò, ma era l’unica nudità vera, perché per il resto, il ragazzo aveva su almeno i pantaloni. E le scarpe. Non sapeva perché fosse importante avesse su le scarpe, ma Tom si sentì curiosamente sollevato.
“Tesoro, sei arrivato finalmente!”
La madre di Tom non sembrava per nulla turbata suo figlio l’avesse appena beccata con uomo nudo in salotto e lo abbracciò con calore dandogli il bentornato.
Tom non riusciva a fare altro che guardare il tizio che continuava ad essere nudo dalla cintola in su e continuava a rimanere nel salotto di sua madre senza apparente ragione.[...]
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Chris Hemsworth, Nuovo personaggio, Tom Hiddleston
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Tre.


Rotto il ghiaccio, parlare con Chris era stato come ritrovare un vecchio amico.

Quindi, Tom, si chiedeva come fosse possibile, alla mattinata più rilassata e rilassante degli ultimi mesi, fosse seguito il pranzo più imbarazzante di… anni. Probabilmente anni, sì: era da quel lontano brunch a Parigi - seguito al quasi attacco di cuore che aveva procurato alla sua fidanzata di allora per farle una romantica sorpresa - che non si ritrovava a dover fingere di mangiare con lo stomaco chiuso per l’ansia.

Lui e Chris avevano un po’ barato: erano sì arrivati al Richmond Park percorrendo una buona parte dell’immensa estensione della riserva, ma avevano cambiato due metro per tornare a casa, sfiniti dal caldo, e frustrati dalla mancanza di cervi e dalla troppa presenza di microscopici – a detta di Chris, abituato a cacciare lepri grosse come border collie – conigli. I cervi si erano nascosti ben bene nel folto della foresta che non avevano avuto tempo di esplorare, lasciando loro da osservare solo impronte e da evitare cumuli ormai secchi di merda. Dio quanta ne avevano fatta.

Alla fine avevano passeggiato più che corso, avevano seguito uno dei sentieri che tagliano a metà il parco e l’avevano percorso fino ai Pen Ponds per poi tagliare verso il Pembroke Lodge e cercare un po’ di frescura nel giardino delle camelie. Tom non ricordava di aver mai smesso di parlare, o di ridere. Non ricordava Chris avesse mai smesso di ascoltarlo e ridere a sua volta, non ricordava quanto tempo fosse non riuscisse a sentirsi tanto a suo agio con qualcuno appena conosciuto.

Si era reso conto troppo tardi di aver raccontato episodi tanto imbarazzanti della sua vita che probabilmente conoscevano solo le sue sorelle e qualche amico più intimo, ma Chris aveva ribattuto con aneddoti altrettanto imbarazzanti, addirittura simili, azzerando la timidezza e persino la distanza geografica delle loro famiglie.

Chris era a Londra per un film, un horror come se ne girano tanti, e che sperava avrebbe fatto meno schifo di tanti che circolavano. (1) Lo script gli era sembrato buono e il suo agente lo aveva incoraggiato a cercare di ottenere un ruolo: non sarebbe stato il protagonista, nemmeno un secondario importante, ma era il primo film con budget discreto in cui riusciva ad ottenere una parte. Poteva andare bene.

Tom sapeva come si sentiva, più di quanto gli sarebbe piaciuto.

Avevano ammazzato il tempo durante il viaggio di ritorno recitando le battute dei loro film preferiti, di fatto facendosi il vuoto attorno nei vagoni un po’ sonnolenti dell’ora mediana estiva.

“What's the matter with you guys? This was never about the money, this was about us against the system. That system that kills the human spirit. We stand for something. We are here to show those guys that are inching their way on the freeways in their metal coffins that the human spirit is still alive.”(2)

“Oh, I see, what I should do is, er, come home and say, "Hi honey! Guess what? I walked into this house today, where this junkie asshole just fried his baby in a microwave, because it was crying too loud. So let me share that with you. Come on, let's share that, and in sharing it, we'll somehow, er, cathartically dispel all that heinous shit". Right? [pause] Wrong.” (3)

Heat e Point Break non erano esattamente film facilmente quotabili fuori contesto, soprattutto se chi ne declamava le battute peggiori non si curava di tenere il tono basso o di evitare inflessioni minacciose. Ma non sono tutti così, gli attori? Un po’ pazzi, istrionici, privi del senso della misura.

Tom quotava Al Pacino sognando il carisma di quel nanerottolo immenso, così come Chris imitava Swayze sentendo le gocce dell’oceano spruzzargli il viso. Avevano modelli diversi e a loro modo entrambi irraggiungibili, e lo sapevano ed accettavano ambedue con tranquillità.

Stavano ancora ridendo per chissà quale battuta – sicuramente stupida, ma a chi importava? – quando Tom aveva aperto la porta d’ingresso di casa. Erano affamati e sudatissimi nonostante l’aria condizionata dei vagoni, eppure Tom non sembrava sentire il caldo appiccicoso della mano di Chris sulla sua spalla mentre percorrevano il piccolo corridoio dell’ingresso.

“Ma guarda chi è tornato dall’estremo nord!”

Emma aveva fatto capolino dalla sala da pranzo salutandolo con un grosso sorriso. Tom aveva dimenticato quanto gli fosse mancata la sua sorellina, la piccola rompiscatole impicciona che metteva sempre bocca nella sua vita e nel suo guardaroba, che pure lo adorava tanto da non perdersi un suo solo spettacolo teatrale, da voler seguire fedelmente le sue orme sfidando persino il cipiglio scontento del vecchio scozzese.

“Non saluti la tua sorellina che non vedi e non chiami da settimane? Eww! Sei sudatissimo e puzzi, non azzardarti a toccarmi!”

“Ciao Emma, sono felice anch’io di rivederti. Lui è - ”

“Lo so chi è. Ciao Chris, dove ti ha trascinato con questo caldo? Avevo dimenticato di dirti di guardarti dall’unico maschio e matto di casa, ma non è ancora troppo tardi.”

Chris aveva riso di gusto, tenendogli sempre la mano sulla spalla che aveva usato per spingerlo giocosamente verso di sè, ancora incurante del caldo, del sudore, persino dell’odore non proprio gradevole che ormai emanavano entrambi.

“Ma – vi conoscete?”

“Certo che ci conosciamo, io ci parlo, con mamma.”

“Ehi! Ero in Svezia a lavorare!”

Emma gli aveva mostrato una panoramica della sua linguaccia lunga e per un momento era sembrata decisamente più giovane dei suoi ventidue anni. Per Tom sarebbe sempre stata la piccola rompiscatole che gli s’infilava nel letto durante i rari week end in cui tornava a casa da Eton. Da Sarah no, perchè Sarah era grande, Sarah era la cocca di papà, con Sarah avrebbe instaurato un rapporto vero solo molto dopo il divorzio dei loro genitori, quando le piccole invidie dell’infanzia erano state superate e ridicolizzate dalla vita: papà non aveva preferiti, papà aveva trattato tutti i suoi figli allo stesso modo - come soldatini.

“Disturbo tua madre già da qualche giorno, Tom, ho avuto modo di ambientarmi in casa e conoscere parte della famiglia.”

Chris gli aveva sorriso e gli aveva dato una pacca leggera tra le scapole prima di oltrepassarlo e dirigersi in cucina, attirato dal buon profumo di cibo appena preparato. Tom non poteva dargli torto, era affamatissimo anche lui.

“OMMIODDIOSEITUUUUU!”

Urla e squittii deliziati, e di una voce ben nota, che di sicuro non apparteneva a nessun membro della famiglia Hiddleston.

“Ah, giusto. Tommy, dimenticavo di dirti che c’è anche Freddie a pranzo con noi: è felicissimo all’idea di rivederti. Anche più della sottoscritta.”

Ed ecco come si era ritrovato a passare dalla mattinata più rilassante e rilassata di mesi a quel pranzo in cui non poteva proprio evitare di sentirsi un intruso.
Il fatto era Chris fosse un attore famoso e non glielo aveva detto. D’accordo, Tom non lo conosceva, ma Tom non guardava molta TV, soprattutto programmi che venivano da Giù Di Sotto, quindi era scontato non l’avesse riconosciuto. Freddie invece lo conosceva eccome, anche Emma lo conosceva benissimo, e non solo perché Diana li aveva già presentati.

Chris era famoso da anni e nessuno glielo aveva detto, quindi aveva fatto la figura dell’idiota. E comunque Kim era un nome davvero stupido, che avevano in testa i produttori della serie? Uno come Chris non poteva interpretare qualcuno con un nome così… insulso. C’era poco da dire, era davvero un nome ridicolo.

Solo che a Freddie sembrava piacere parecchio, sia il nome che la serie, era rimasto orfano da che Chris aveva lasciato il ruolo per cercare fortuna oltreoceano e ci teneva a ribadirlo in modo anche colorito.

Tom non era invidioso di quella notorietà. In realtà un po’ avrebbe voluto esserlo, avrebbe potuto esserlo, ma il problema era un altro e molto più sciocco, forse. Perché Tom aveva lavorato con attori tanto famosi da avere già un posto ad Hollywood ed una stella su un marciapiedi a provarlo: veniva dalla Svezia dove aveva recitato al fianco di Kenneth Branagh e da lì a poco gli si sarebbe opposto sul palco di legno di un teatro. Era stato il capro espiatorio di Ewan McGregor e qualcuno si era persino accorto di lui tanto da ricordarlo negli articoli che erano seguiti.
Insomma, era persino contento di sapere Chris se la cavasse bene, davvero.

Tuttavia. Perché non glielo aveva detto? Avevano passato l’intera mattina a parlare delle loro carriere, di dove stavano andando, di come stavano lavorando sodo senza vedere risultati degni di nota. Solo che Chris invece qualche risultato l’aveva raggiunto, e non glielo aveva detto. Lo aveva lasciato parlare e lamentarsi e ora si sentiva stupido una volta di più.

“E l’episodio in cui Kim fa finalmente la pace con suo padre e cantano insieme? Ti giuro, mi sono commosso tantissimo!”

“Davvero? Sei il solo! Non riuscivamo a fare a meno di ridere tutti, non ero in grado di rimanere intonato. Ivar (4) è stato bravissimo, ha coperto tutti i miei errori, se non ci fosse stato anche lui a cantare avrebbero dovuto usare le voci di qualcun altro!”

E ridevano, ridevano tutti, custodi di aneddoti ed episodi di cui non sapeva nulla.

Freddie non si separava mai dalla sua Nikon F6, quel pranzo non faceva eccezione. Sognava di diventare fotografo ed era all’ultimo anno del corso di fotografia dell’Ealing College of Art, lo stesso che aveva visto tra i suoi allievi un ben più famoso suo omonimo (5).

Tom non sapeva bene come Emma l’avesse conosciuto, ma avevano finito per dividere l’affitto di un piccolo appartamento a Covent Garden.
Mi piace perché ti somiglia, gli aveva detto una volta Emma, e Tom non aveva saputo cosa rispondere, perché non voleva rischiare di offenderla e di offendere qualcuno non presente. L’unica differenza tra lui e Freddie non era certo l’orientamento sessuale, ma come dirlo senza risultare sprezzante, o peggio? Meglio tacere e fingere di non vedere il bianco abbagliante di praticamente tutti gli abiti di Freddie. Tutti, estate e inverno.
Amava ripetere White is the new Black, ma Tom non ne era tanto sicuro. Aveva perso il conto delle volte in cui aveva tentato di coinvolgerlo in improbabili progetti artistici, Emma ci si divertiva, persino Sarah si era lasciata coinvolgere in un paio di occasioni, di ritorno dall’India; ma Tom non aveva mai voluto, non gli piaceva l’idea di guardarsi con gli occhi di qualcuno che lavorava e manipolava la vita e la bellezza. E lo aveva infastidito sentirsi dire che no, Freddie non avrebbe cercato di mettergli le mani addosso, era un professionista serio, lo sapeva benissimo anche lui.

Anche se, da come strizzava i bicipiti del suo eroe, in quel momento non lo si sarebbe detto un professionista, quanto un fanboy.

“Thomas, tesoro, non ti piace il roastbeef? Troppo aglio nella salsa? Pauline aggiunge sempre troppo aglio, glielo dico sempre che esagera ma non mi dà mai retta, cara donna, e-”

“Mamma calmati. Calma, il roastbeef è buonissimo, anche la salsa è buonissima. Sto mangiando.”

“E i cavoletti?”

“I cavoletti?”

“Non hai preso nemmeno un cucchiaio di cavoletti. Se non mangi le tue verdure niente dessert.”

“Niente dess- Cosa? Ma mamma!”

Tom avrebbe voluto sprofondare. Lui e sua madre erano sempre stati molto uniti, tanto da giustificare le prese in giro di metà della famiglia Seavrés (6) e buona parte degli Hiddleston rimasti in Scozia. Tanto da far sentire suo padre in diritto di chiedergli se fosse sua madre la ragione di tutto, quando gli aveva detto che aspirava a diventare attore, non insegnante come tutti sembravano credere.
Quel particolare non l’aveva mai detto a Diana e non l’avrebbe mai fatto, perché se l’avesse saputo avrebbe cercato di frenarsi dal trattarlo ancora – a tratti – come un bambino, e Tom preferiva subire l’imbarazzo delle risatine di tutti gli altri commensali che non spezzare il cuore di sua madre.

“Signorina, questo vale anche per te.”

Emma si era quasi strozzata con una patata unta di salsa.

“Ma mamma!”

“E per i giovanotti che non portano il mio cognome. Ripulite i piatti, ho preparato torta al lemon curd!”

E Tom non sapeva se rallegrarsi o meno quando quattro teste – compresa la sua – si erano abbassate sui piatti e sulle verdurine disgustose, piegati al sissignora dal richiamo del dolce. Aveva dovuto fare del suo meglio per non sorridere in modo troppo manifesto, però, quando Chris gli aveva dato un colpetto sotto il tavolo con un ginocchio per richiamare la sua attenzione, mostrandogli un’espressione disgustata e buffa all’indirizzo dei broccoli.

“Hai già parlato con tuo padre, tesoro?”

Diana non era mai stata brava a scegliere il giusto momento. Ad esempio si era sposata troppo presto con un uomo nella cui vita era arrivata troppo tardi. Aveva atteso troppo a lungo prima di accorgersi che tre figli non fanno un matrimonio felice e i capelli bianchi non donano stabilità. Che Norman non era come suo padre Bill e lei non era come sua madre Patricia, non sarebbero spirati ad un anno di distanza l’uno dall’altra, come amanti inseparabili. Forse era quello il motivo per cui era tanto brava nel suo lavoro di stage manager: orari e tabelle di marcia stabilite, il momento giusto è sempre indicato in rosso per non sbagliare.

Tom aveva alzato la testa quasi l’avesse punto uno scorpione, ripassando mentalmente quello che aveva fatto e non fatto nell’ultimo anno, cercando freneticamente qualcosa da dover rivelare e per cui farsi giudicare. Ma Diana non stava guardando lui, guardava Emma, che non aveva alzato la testa e la guardava in tralice. Tom non fu contento del meschino sollievo che sentì invaderlo: non era lui ad aver qualcosa da confessare al vecchio.

Emma si sarebbe laureata entro pochi mesi. Per non indispettire troppo Norman per aver recitato in Unrelated insieme a Tom, si era condannata ad un double first che le stava togliendo il sonno, ma avrebbe raggiunto l’obiettivo con il massimo dei voti esattamente come si aspettava Hiddleston Senior.
Ma una volta preso quel pezzo di carta in autunno, nemmeno lei avrebbe continuato gli studi, esattamente per la stessa ragione di Tom. Ed era quello che ancora non aveva detto al padre.

“Ne ho parlato con te. Non è sufficiente?”

“Emma… No, non è sufficiente. È tuo padre ed è giusto che gliene parli.”

“Oh, andiamo, mamma, ti prego. Non ora, sono in vacanza. Non è necessario se ne parli fino ad ottobre e siamo solo in luglio. Per favore.”

Le due donne si guardavano attraverso il tavolo, vicine e lontanissime al contempo. Nessuno parlava, tutti si fingevano interessatissimi alle verdurine rotonde e disgustose che facevano rotolare lentamente da un lato all’altro del piatto. Emma non aveva voglia di parlare e Tom non poteva darle torto: aveva dovuto affrontare anche lui quel discorso con il genitore, e non era stato piacevole. Ma Diana si ostinava a considerare la loro una famiglia unita e serena nonostante il divorzio. Si ostinava a pretendere i figli includessero il padre nelle loro confidenze e decisioni, non voleva accorgersi della bilancia che pendeva solo a suo favore, se si metteva in conto l’intimità.

“D’accordo, come vuoi. Sei grande e decidi da sola. Ma è giusto che tuo padre sappia, ricordalo.”

Emma aveva abbassato ulteriormente la testa e lo sguardo infilandosi in bocca un cavoletto intero, masticandolo come per punirlo e sfogare la sua frustrazione. Si sentiva in imbarazzo ed era evidente. Nessuno aveva fatto domande o mostrato troppo interesse per la conversazione tra madre e figlia, ma sapere che erano comunque in ascolto non le aveva fatto piacere. Un’altra cosa che Tom capiva perfettamente.
Ma Diana era abituata alla sua enorme famiglia felice che ancora cavalcava tra le ricche colline del Suffolk, parenti e amici che condividevano spazi e libertà senza problemi. Gli Hiddleston non erano dello stesso avviso, suo marito non era stato dello stesso avviso, diciassette anni erano stati lunghi per capirlo.

“Perché non potete essere come tutti i divorziati normali e contendervi i figli?”

“Perché siamo persone ragionevoli che hanno preferito crescere i figli decorosamente, tesoro.”

Decorosamente. Tom avrebbe voluto dire la sua sull’argomento, ma sapeva bene che non l’avrebbe fatto nemmeno se fossero stati soli, senza scomodi testimoni. Decorosamente.
Lei aveva cresciuto i figli decorosamente, li aveva accuditi e coccolati ed amati e puniti ed amati di nuovo. Ma cosa poteva dire del padre? Cosa loro tre potevano dire del padre? Lo adoravano, quello era il punto, tanto da obbedire e credere a qualunque cosa dicesse, persino che non si impegnavano mai abbastanza dopo una semplice A, perché un asterisco è quello che fa la differenza tra l’eccellenza e la semplice bravura.
Non era stata colpa di sua madre se aveva deciso di fare l’attore, così come non lo era se Emma sognava la stessa cosa. Non era colpa di Diana perché non era stata lei a decidere che i loro pomeriggi padre-figlio dovessero essere spesi in un’educazione sentimentale cinematografica lunga cinquant’anni, non era stata lei a farlo perdere tra le dune con Peter O’Toole e raccontargli l’amore per quei vecchi saltimbanchi che sapevano far vivere la leggenda.
No, non era stata colpa di Diana, ma sua, questo Tom avrebbe dovuto rispondere a suo padre. Sua, perché Tom aveva deciso di fare l’attore sperando di diventare Laurence D’Arabia e guadagnarsi un po’ di quell’amore e rispetto che riservava a figurine di celluloide.
Ma non era mai stato bravo a trovare le parole giuste con suo padre, una sola occhiata gliele aveva sempre mangiate tutte, e risposte sagaci e tardive non servivano a nessuno.

Emma aveva mugugnato masticando il suo cavoletto di malavoglia, ma non aveva aggiunto altro, non era previsto rispondesse.
E forse Tom era rimasto troppo tempo fisso a guardare il piatto senza fare nulla, senza riuscire a controllare la sua espressione, perché era stato un altro colpetto sotto il tavolo a farlo tornare in cucina e a tavola con gli altri, ma quando aveva alzato lo sguardo, Chris gli aveva risparmiato l’umiliazione di un’occhiata consapevole. Aveva fatto finta di nulla e si era rivolto sereno a Diana, sollevando il suo piatto vuoto come un bravo bambino obbediente.

“Le verdure sono finite. Possiamo avere il dolce adesso?”

E nessuno aveva potuto fare a meno di tirare un sospiro di sollievo e farsi contagiare da quel sorriso aperto ed infantile, avevano riso e sollevato i piatti come tanti Oliver Twist, ma non chiedevano una nuova razione, solo un po’ di zucchero per lavar via l’amaro dei broccoli e della vita.
 
 
 

 
 
Note:
(1) Qui parte davvero il mio What If?, dato che mi riferisco al film Triangle, horror anglo-australiano del 2009 (girato l’anno precedente) che ha ottenuto un buon successo di critica (ma non di pubblico), interpretato però non da Chris, ma da suo fratello Liam. Le riprese del film sono state effettuate, nella realtà, in Australia, ma anche su questo ho cambiato le cose per assecondare la mia linea narrativa. ^^’
(Le traduzioni che seguono non sono mie, sono riportate fedelmente dal doppiaggio in versione italiana dei film.)
(2)“Noi non ci battiamo per i soldi, noi ci battiamo contro il sistema, quel sistema che uccide lo spirito dell'uomo. Noi siamo l'esempio per quei morti viventi che strisciano sulle autostrade nelle loro infuocate bare di metallo, noi dimostriamo con la nostra opera che lo spirito dell'uomo è ancora vivo.” Da Point Break, 1991. La battuta è di Bodhi, interpretato da Patrick Swayze.
(3)“ Ho capito... insomma, dovrei tornare a casa e dire "ciao tesoro, sai una cosa? oggi sono andato in un appartamento dove un coglione di drogato aveva infilato il suo bambino in un microonde perché non la smetteva di piangere e ora volevo condividerlo con te. Avanti, condividiamo e così facendo, in qualche maniera, esorcizzeremo tutta la merda che sono costretto a vedere." Va bene così? No.” Da Heat, 1995. La battuta è del sergente Vincent Hanna, interpretato da Al Pacino.
(4) Ivar Kants, che ha interpretato il ruolo di Barry Hyde, padre del personaggio di Chris Hemsworth – Kim -  nella soap opera australiana Home and Away.
(5) L’Ealing College of Art, oggi assorbito dalla West London University, ha visto tra i suoi allievi Farrokh Bulsara a.k.a. Freddie Mercury. Non serve spiegare chi è, giusto? u.u
(6) Cognome da nubile della madre di Tom Hiddleston.
   
 
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