Un gigantesco masso distrusse la Torre di Verthel. Il marmo
del Palazzo
Celeste di Bluewind franò a terra avvolto dal rosso del sole
nascente e delle fiamme.
Nella piazza di fronte al Palazzo si estendeva una distesa di frantumi,
pezzi di pietra ancora legati alla grandezza della città di
Verthel e incapaci di credere a questa distruzione improvvisa e
violenta.
Sotto il teatro della rovina di quella magnifica Torre, i Cavalieri
Vyrsiani massacravano gli abitanti della città: bambini,
vecchi, elfi, umani. Pareva che il solo fatto di abitare Verthel fosse
un peccato divino.
Sangue scorreva tra corpi e macerie, urla di terrore riempivano la
città infuocata.
Un enorme pezzo si staccò dalle mura occidentali, sotto un
bambino con le mani sulla testa.
Forse pensava così di poter fermare la discesa della morte
sopra il suo gracile corpo.
Un bagliore percorse l'aria tetra. Il bambino riaprì gli
occhi: era vivo, il marmo si frantumò in mille e cadde
innocentemente attorno. Non erano state le mani del bambino,
bensì quelle di una alta figura in mezzo alla piazza.
Un elfo, capelli lunghi e chiari, indossava la tunica bianca dei maghi
del Palazzo Celeste. Era giovane ma gli occhi erano gelidi. Quel
giorno, quell'alba, lo avevano catapultato nella crudeltà
del mondo.
L'elfo non aspettò i ringraziamenti del bambino, si
girò di scatto sentendo gli zoccoli di un cavallo sulla
pietra. Apparve un cavaliere in armatura argentea scintillante di
rosso, dietro volava il mantello azzurro macchiato di sangue.
Il Cavaliere vyrsiano estrasse la spada, il giovane mago tese le
braccia in avanti, i loro occhi si fissarono per un lungo istante.
Il cavaliere si preparò a caricare, però l'elfo
fu più veloce: un lampo di luce bluastra partì
dalle sue dita. Il vyrsiano spalancò gli occhi, in quel
momento aveva la stessa espressione del popolo di Verthel.
Tirò le redini del cavallo nel disperato tentativo di
sfuggire alla magia. Il fulmine blu lo raggiunse e il cavaliere esanime
cadde a terra. Il cavallo imbizzarrito lanciò un nitrito e
fuggì via.
Il vincitore non sorrise perchè non era il vincitore:
Verthel stava perdendo e i venti o trenta vyrsiani che aveva ucciso non
erano serviti ad altro che ad esaurire la magia nel suo corpo.
Ormai era stanco, si sarebbe lasciato cadere a terra se non ci fossero
la rabbia e il senso di colpa. Non poteva negare che parte di questo
massacro fosse opera sua.
Quelle ricerche, quelle maledette ricerche!
Lui meritava di morire, non gli abitanti della sua amata
città. L’elfo chiuse gli occhi cercando di fermare
la lacrima che lottava per uscire.
Un rumore freddo alle spalle.
Il mago si girò e d'istinto lanciò una raffica di
saette. Lame di magia viaggiarono in aria fischiando. Però
soltanto uno dei tre cavalieri venne colpito. La sua armatura si
spaccò in diversi punti e il vyrsiano si gettò a
terra urlando di dolore.
Le mani del mago cercarono di accumulare altra magia per un nuovo
attacco, ma non ci riuscirono. Era finita.
Il colpo arrivò con violenza: un cavaliere vyrsiano lo
colpì al petto con la mazza. L'elfo sputò sangue
accompagnato dal suono delle costole spezzate. Tutta l'aria
uscì dal suo corpo.
Si piegò a terra dal dolore e i suoi capelli lunghi
accarezzarono per l'ultima volta le strade di Verthel distrutta. Ancora
gente che urlava. Quando sarebbe finito questo incubo?
Prima di morire il giovane elfo maledisse tutti i vyrsiani ed
alzò gli occhi verso l'ascia che scendeva sopra di lui. Un
colpo secco.
Morì tra il sangue e il fuoco, immerso nel dolce grido
disperato del fratello.
-Derenin!-
Avrebbe voluto salutarlo e chiedergli perdono.
Ho modificato parzialmente questo prologo. Spero vi piaccia. Sarei felicissimo se mi lasciaste una piccola recensione dicendomi cosa ne pensate e dove ho sbagliato. Ciao e leggete i prossimi capitoli!