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Autore: colpadellestelle_    08/06/2014    0 recensioni
I loro cuori si fermarono nello stesso momento.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lost without you.
 
 
 
 
 
 
Era un lunedí, almeno credo, e il mio corpo immerso in un mucchio di coperte disordinate si agitava in cerca di una posizione. Guardai l'orologio che si illuminava e segnava le 4:43, solo. Non era nemmeno l'alba e io avevo già perso il sonno. Percepivo ancora la presenza della notte e non era possibile vedere neanche uno spiraglio di luce dalla finestra. Mi alzai ormai rassegnata e barcollando verso il bagno mi stiracchiai. L'unica cosa che serviva in quel momento era un'ondata di acqua fredda sul mio viso per svegliarmi.
La mia faccia rifletteva sullo specchio del bagno ricordandomi il mio aspetto mostruoso. Passai i polpastrelli sull'enorme cicatrice che ricopriva il mio viso maledicendomi di essere cosí, come facevo tutte le mattine. Vi applicai la solita crema per alleviare il gonfiore anche se non faceva nessun effetto. I medici dicevano che con il tempo sarebbe stata meno evidente ma purtroppo non è stato cosí, avrei dovuto aspettare un po' di più per saltare alle conclusioni? Forse, ma questa situazione mi faceva soffrire.
Tre mesi fa, precisamente 86 giorni fa, mentre ero in moto con il mio ragazzo, una macchina ci ha travolto ad altissima velocità. Ricordo quel giorno come se fosse ieri: avevo le braccia attorno al suo bacino e la testa poggiata leggermente sulla sua schiena, lui indossava il giacchetto nero di pelle che gli avevo regalato per il suo ventesimo compleanno, lo amava. Improvvisamente fummo investiti da quella macchina e la moto cadde completamente sul mio corpo mentre il mio ragazzo fu scaraventato a quindici metri da me. Il suo corpo era inerme. Io non potevo muovermi ma non avevo perso coscienza, anche se avrei preferito. La moto mi schiacció e la ruota dietro era posizionata sulla parte destra del mio viso, ricordo il dolore che provavo in quel momento, tutto il peso addosso che mi comprimeva i polmoni, il calore, l'impossibilità di muovermi o parlare. Sentii delle voci avvicinarsi sempre di più sussurrando, schiamazzando, urlando. Sbattei più volte le palpebre e percepii alcune lacrime scendermi sulle guance, pochi secondi dopo svenni. Ricordare quel giorno, il 10 agosto,  mi fa provare un dolore talmente forte da non riuscire a far entrare aria nei polmoni. Aprii il rubinetto e lasciai che l'acqua invadesse i miei pori liberandomi per un po' dai pensieri. Mi guardai l'ultima volta allo specchio osservando la cicatrice dell'ustione che mi faceva ogni volta tornare alla mente l'incidente, l'ospedale, le lacrime versate, il dolore e lui prigioniero del coma.
Tornai in camera asciugandomi con la mano il viso e decisi di rimettermi sul letto per ascoltare un po' di musica. Ormai anche la musica che ascoltavo era triste, tutto intorno a me era grigio e spento, io ero grigia e spenta, è come se fossi andata in coma insieme a lui.
Passarono alcune ore e verso le 7 mia madre mi venne a chiamare per andare a scuola; mi preparai in fretta e scesi in cucina per salutare lei e mio fratello che facevano colazione.
 << Ciao. >> dissi.
<< Buongiorno, Tess. Vedo che sei di buon umore oggi. >> ridacchió mio fratello Jason cercando di guardarmi il meno possibile il viso.
Feci una smorfia.
<< Dacci un taglio, Jason. >> intervenne mia madre.
<< Giorno tesoro mio. >> aggiunse dandomi un bacio sulla fronte.
<< Uhm io vado a scuola. >> afferrai una mela << Oggi torno un po' piú tardi, vado in ospedale. >>
 << Se ti serve qualcosa chiama senza esitare, okay? >>
<< Sì mamma, ciao. >> uscii di casa e presi una boccata d'aria inspirando il fresco di dicembre.
Mi coprii quasi completamente il volto con la felpa, le persone sparlavano dicendo che sembravo un mostro e io non volevo mostrarmi a loro perchè avevo paura. Mi incamminai verso scuola, la mia prigione, mi sentivo soffocare là dentro tra tutte quelle voci fastidiose che parlavano e parlavano e continuavano a ridere rumorosamente. Aspettai il suono della campanella per poi entrare e attraversare il corridoio quasi tremando solo al pensiero di avere tutti quegli occhi puntati addosso.
Trascorsi la giornata in silenzio, come sempre, contando i minuti e persino i secondi alla fine delle lezioni in attesa di uscire. L'ultima campanella suonó e io mi precipitai fuori dirigendomi in ospedale che di trovava solo a pochi minuti da scuola.
Arrivata, non persi tempo e andai subito nella sua stanza, la 365, mi rimase molto impressa perchè 365 sono i giorni dell'anno. Aprii la porta togliendomi il cappuccio della felpa e i raggi del sole brillarono sulla mia pelle chiarissima, avevo scelto io quella stanza, una delle piú luminose di tutto l'ospedale. Lui amava la luce del sole, diceva che era simbolo di felicitá e purezza. Per questo ogni volta che stavo male lui mi baciava le lentiggini sulle guance e sul naso per farmi stare meglio; chiamava le lentiggini 'baci del sole' le accarezzava e mi diceva che ero l'unica fonte di luce della sua vita, il sole che lo faceva svegliare la mattina e che lo accompagnava tutto il giorno. Mi sedetti accanto a lui e gli presi la mano.
 << Ehi, Tyler. Scusami se non sono venuta per tre giorni ma non ce la facevo proprio, ho dormito pochissimo. Sai, mi comincio a sentire davvero tanto sola. Non volevo ammetterlo ma è cosí, la mia vita fa schifo senza di te; eri l'unico che mi stava sempre vicino e che c'era nei momenti di bisogno. Tu eri come il mio migliore amico e anche il mio ragazzo. Sei sempre stato tutto per me, lo capisci? Mi manca toccarti, mi manca abbracciarti e stringerti, mi manca baciarti, mi manca sentire le tue mani sulla mia pelle, il tuo corpo contro il mio, mi manca fare l'amore con te. Mi manca sentire il tuo cuore battere da solo, cazzo >> una lacrima rigó il mio viso.
Ormai era tenuto in vita dalle macchine e c'erano scarse possibilità che si risvegliasse. Non riuscii piú a trattenermi e scoppiai in un pianto, i miei gemiti rimbombavano per tutta la stanza vuota.
 << Tyler ti prego, per favore, ti sto supplicando, svegliati >> alzai di qualche tono la voce.
<< Svegliati cazzo, svegliati! >> urlai scuotendo la sua mano.
<< Io ho bisogno di te, ti amo come non ho mai amato nessuno. Sei sempre stato l'unico a venirmi dietro quando ero incazzata e a consolarmi quando ero triste, tu sapevi come calmarmi. Mi cullavi nelle tue braccia... >>  non riuscii a finire la frase a causa delle lacrime.
 << Tu. >>  mi asciugai le lacrime  << Tu sei la mia salvezza e nessuno ti potrá mai portare via da me perchè noi siamo una cosa sola e se tu muori lo faccio anche io. >> Smisi di piangere.
<< Perdonami, lo so che ti ripeto tutti i giorni queste cose ma è necessario che arrivino al tuo cuore in modo da farti svegliare. >> abbassai la testa  << Perchè tu ti sveglierai, e tornerai per me. Ogni secondo io penso te, ogni volta che mi guardo allo specchio la cicatrice mi fa pensare a te. Adesso io ho bisogno che tu resista, sei il mio sole. >> lasciai baci su tutta la sua mano e mi alzai lentamente tenendo gli occhi fissi su di lui.
Fino all'ultimo secondo che passai in quella stanza sperai che lui aprisse gli occhi ma non fu cosí. Uscii dalla stanza rimettendomi il cappuccio lasciando fuoriuscire qualche boccolo rosso e tenendo la testa bassa me ne andai.

La notte di nuovo sopraggiunse e fu l'ennesima che io passavo sveglia agitandomi tra le coperte pensando a Tyler.
La mattina dopo mi arrivó una telefonata da parte dell'ospedale che mi comunicava il suo decesso. Esattamente avvenne alle 5:40 ed esattamente a quell'ora il mio cuore si era fermato insieme al suo. Adesso ero solo un corpo privo di anima, respiravo aria e soffocavo nei miei pensieri. Non vivevo piú, sopravvivevo. L'apatia era entrata nelle mie vene raggiungendo il cervello, il cuore e ogni altro muscolo.
A partire da quell'istante, io ero morta dentro e lo sarei stata per l'eternità.

 
 
 
Ciao! Grazie per aver letto questa storia, spero che vi sia piaciuta:)
-Claudia:)
  
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