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Autore: sakura_87    08/08/2008    1 recensioni
Un gruppo di amici dai 15 ai 19 anni, trova una strana pietra con il potere di esaudire desideri. Tra guai, misteri e storie d'amore arriveranno alla fine a trovare la soluzione del mistero? A voi scoprirlo! Sono perfettamente consapevole di non aggiornare da tantissimo. Vi chiedo ancora un po' di pazienza. Appena finirà questa sessione d'esami autunnale tornerò a postare!
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- FERMO!
- Giorgia svegliati!
Mia madre era accanto a me, con un’espressione preoccupata. Per la terza notte consecutiva mi aveva sentita gridare nel sonno, spaventata dall’ormai consueto incubo. Ma quella volta c’era stato qualcosa di diverso, di più inquietante, perché nella grotta ero sola, non c’era nessuno accanto a me a stringermi la mano per infondermi coraggio. E i ricordi della sera precedente mi travolsero come uno tsunami. Persi l’equilibrio e ricaddi sul letto, dal quale mi ero appena alzata. Nessun messaggio sul cellulare, nessuno squillo. Mi affacciai alla finestra. Lui guardava verso la mia, ma appena mi vide si girò e sparì dalla mia visuale.
Scesi a fare colazione mentre non potevo impedirmi di pensare di aver fatto un’enorme cazzata. Avevo bisogno di parlare con qualcuno. Avevo bisogno di parlare con Daniele. Ma al telefono non mi rispondeva. E da come si era girato alla finestra immaginavo che attraversare la strada per parlargli non avrebbe avuto successo come operazione.
Così chiamai Giulia.
“Pronto?”
- Giuly sono io. Ho bisogno di parlarti.
“Scusami Giò, ma ora non posso. È un momentaccio. Dai. Ci sentiamo!”
Stupita dalla reazione della mia migliore amica, rimasi per qualche secondo a fissare la cornetta del telefono che continuava a mandare imperturbabile il suo TU-TU-TU. E decisi di chiamare Irene. Mi rispose il padre e mi disse che era già uscita. Allora provai a chiamare i ragazzi.
“Pronto?”
- Fra, ciao sono io. Per favore non riattaccarmi in faccia anche tu! – la mia voce doveva suonare disperata.
“Scusami, non ti voglio attaccare in faccia, ma devo uscire e sono in ritardo.”
- E Paolo?
“ È già uscito anche lui. Mi dispiace piccola. Ora devo proprio andare. Ci sentiamo.”
Sconsolata, mi lavai e vestii meccanicamente, e allo stesso modo presi lo zaino, ci infilai la pietra e il diario, ed uscii da casa diretta al parco.
Non appena fui abbastanza vicina, vidi gli altri seduti alla solita panchina. Non mi avevano notata perciò ebbi il tempo di prendere la pietra e diventare, grazie al suo potere, invisibile. Quindi mi avvicinai ed ascoltai quello che dicevano. Non serviva una laurea per capire che parlavano di me. Altrimenti non sarebbero usciti di scena a quel modo quando li ho chiamati, distaccati e scostanti.
Si chiedevano il perché del mio comportamento della sera precedente. Erano basiti. Ma allora perché non mi hanno dato modo di parlare al telefono? Sarebbe stato più semplice, e avremmo risolto le cose più velocemente, questo è sicuro. Ma se mi avessero fatto la domanda diretta cosa avrei risposto? Pensandoci, non avevo neanche io una spiegazione valida per quello che avevo detto e fatto. Non sapevo proprio da dove mi fosse uscita quella rabbia, quella frustrazione.
Mentre ragionavo tra me e me, studiavo anche gli altri. E notai che tra tutti, Daniele non aveva ancora proferito parola. Era silenzioso, seduto sulla spalliera della panchina, le gambe leggermente divaricate, i gomiti sui ginocchi e la testa tra le mani. L’avevo distrutto. Eppure anche io ero a pezzi. Dovevo parlarci. Chiarire, soprattutto con lui, che non ero io quella che li aveva trattati così male. Poi lo vidi alzare la testa. Gli occhi rossi. Sembrava che avesse pianto.
- Ha chiamato anche me. Ma non le ho risposto. Non mi vuole più vedere? Bene. L’ha deciso lei. Non mi vedrà più. Non sono un cagnolino che torna a comando. Ho un orgoglio io.
Non resistetti più. Non ascoltai più neanche una parola. Con gli occhi gonfi di lacrime mi girai e corsi verso casa. Mi lanciai sul mio letto a pancia in giù e piansi con il viso nascosto nel cuscino. Finché un’immagine non mi si affacciò alla mente: un volto di ragazza felice che lentamente si deforma in una smorfia di dolore e tristezza. L’incubo. Lo specchio deformante.
La pietra.
È quell’oggetto maledetto la causa di questo mio comportamento anomalo. La presi, con il desiderio di lanciarla via, il più lontano possibile da me e dai miei amici, ma in quel momento uscì fuori dallo zainetto anche il diario, che cadendo si aprì alla pagina della filastrocca.
Rosso il vero amore.
La prova del vero amore. E se fosse questa? Se quello che sta succedendo sia davvero frutto di una qualche potenza oscura, e noi dovessimo risolvere il problema?
Sfogliai le pagine del diario e un elemento costante mi saltò agli occhi: la figlia era sola, triste, senza amici. E io non volevo rischiare di diventare sola e triste. E soprattutto non volevo perdere i miei amici.
Dovevo tornare in quella casa e indagare di più, anche da sola. Forse era l’unico modo per tornare parte del gruppo.
Non feci in tempo a pensarlo che mi ritrovai nel giardino. La pietra mi aveva esaudita in un baleno. Entrai nell’atrio e senza guardare lo specchio mi avviai alla mia sinistra. La polvere ricopriva tutto, ma vedevo ancora nitide le impronte delle dita dei miei amici che avevo esplorato e studiato la stanza prima di me. Di fronte alla porta c’era un enorme armadio che ricopriva tutta la parete. Sulla destra, un grande letto a baldacchino, con lenzuola verdi e di fronte, degli spessi tendaggi, anch’essi verdi, coprivano la porta finestra che dava sull’esterno. A terra un tappeto, verde.
Mi avvicinai all’armadio e provai ad aprirlo. Ma il tentativo fu vano. Cercai una serratura, ma non c’era. Perciò rinunciai e tornai nell’atrio, per esplorare la stanza che si trovava di fronte alla porta d’ingresso. Vi trovai un enorme tavolo di legno nel centro, con quattro sedie attorno. Sulla parete di fondo, davanti ai verdi tendaggi che coprono la finestra, un divano, verde. Iniziai a chiedermi il motivo di tutto quel verde, ma pensai che fosse un problema minore e non ci pensai. Alla sinistra del divano, una vetrina piena di libri. Nelle pareti laterali, delle porte si aprivano su nuove stanze.
Entrai in quella di sinistra, trovando solo un piccolo bagno spoglio. Così tornai subito indietro, diretta all’altra porta. Ma rimasi stupida del non trovare una maniglia. Spinsi con il palmo della mano aperto, aspettandomi che girasse sui cardini, ma invece rimase immobile. La studiai e notai al centro di essa un’incavatura, come se qualcosa andasse inserito.
- Tu hai la chiave per entrare.
Mi voltai, spaventata nel sentire una voce sconosciuta alle mie spalle. E mi trovai davanti ad un uomo poco più alto di me, con il naso aquilino e la testa calva. Dei piccoli occhiali stavano davanti a due occhi infossati e molto inquietanti. Avrei voluto urlare, ma la voce mi moriva in gola ogni volta che tentavo di emettere qualche suono.
- È inutile che gridi. Al gente pensa che questa casa sia infestata dai fantasmi. Nessuno darebbe peso ad un lamento che proviene da qui. E ora consegnami la tua pietra se non vuoi che ti faccia del male.
- Mai!
La pietra era l’unica cosa che ancora mi legava a loro. Ai miei amici. Non potevo separarmene prima di aver risolto la situazione.
- Quali amici? – sembrava mi avesse letto nel pensiero e la cosa mi terrorizzò ancora di più. – Tu non hai più amici. Nessuno ti vuole. Che sciocca sognatrice. Ti ho spiata. Ho sentito le tue chiamate di stamattina. Nessuno ha voluto parlare con te.
- Non è vero. Erano sconvolti. Li ho trattati male. Ma sono ancora in tempo per rimediare. Devo solo trovare il modo di parlare con loro.
- Non hai capito quello che ti ho detto. Nessuno ti vuole parlare!
- Questo lo dici tu.
Il mio cuore perse un battito. Per qualche secondo mi dimenticai anche come si faceva a respirare. Ma quella voce, l’avrei potuta riconoscere tra mille.
- Chi ha parlato?
Vidi l’uomo iniziare a tremare. Non si aspettava di vedere altra gente lì. E in quel momento Daniele venne fuori dal buio e nonostante fossimo ancora in penombra potevo vederlo benissimo. Gli occhi ancora rossi, ma furiosi contro chi mi aveva minacciata.
Approfittai della distrazione per fuggire dalla vicinanza dell’uomo e lanciarmi tra le braccia del mio ragazzo, mentre anche gli altri arrivavano dietro di lui.
- Credevamo tu fossi in pericolo, piccola, e siamo venuti a controllare. È stata una sensazione bruttissima. Era come se fossi nella tua testa e sapessi esattamente che c'era qualcosa o qualcuno che ti minacciava. - Daniele era davvero preoccupato. E poi volse di nuovo lo sguardo verso l’incubo di quel momento, scoprendo che era sparito.
- Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace… Mi sono sentita come se vi avessi persi, come se non potessi più stare con voi. Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace…
Continuavo a ripeterlo, come una nenia e tenevo strettissimo Daniele. Temevo di vederlo sparire di nuovo, come quella mattina. Avevo paura che si voltasse e non volesse più rivolgermi la parola.
Capendo il mio stato d’animo, mi alzò il viso e mi baciò, per farmi capire che ci sarebbe stato. Ricambiai, per dimostrargli che non volevo davvero scaricarlo a quel modo la sera prima, che ero davvero troppo innamorata di lui per lasciarmelo scappare. Che avevo fatto una cazzata.
In quel momento sentii la pietra fremere nello zainetto. La tirai fuori e quella schizzò via dalla mia mano, dotata di vita propria, andando ad incastrarsi perfettamente nell’incavatura della porta.
Quella si aprì mostrando una stanza illuminata da una fortissima luce verde. Avevamo superato la prova del vero amore, e siamo riusciti ad arrivare allo smeraldo.
Lentamente entrammo nella stanza, quasi completamente spoglia a parte un piccolo tavolino al centro su cui si trovava la seconda pietra.
- Prendila Giò.
- No. È meglio di no. Mi controlla. Mi spia. Non posso tenerla io.
- Al contrario. – dice Francesco. – Devi tenerla tu. Così spierà solo una persona. E dato che ormai lo sappiamo, possiamo prendere le dovute precauzioni. Ora siamo in vantaggio noi.
- E detto ciò, - intervenne Giulia, - credo sia ora di andare a mangiare. Tutti da me. Mamma ha preparato un pranzetto coi fiocchi.
Non parlammo dell’accaduto finché non finimmo di mangiare. Poi, chiusi in camera di Giulia presi la parola.
- Ho studiato il diario stamattina e ho notato un collegamento tra alcuni dettagli. È spesso ripetuto il fatto che è sola e senza amici. Quindi penso che il vero amore possa essere interpretato come la vera amicizia. E la sua espressione di dolore viene dalla solitudine.
- Noi invece, - si inserì Paolo, - abbiamo capito che possiamo andare avanti solo se rimaniamo uniti. Ognuno è indispensabile per l’armonia del tutto in un gruppo come il nostro.
Il resto del pomeriggio passò nella spensieratezza totale. Scherzammo e ridemmo tra noi come non facevamo da giorni, come se la tensione degli avvenimenti ce l’avesse impedito fino a quel momento. Decidemmo di prenderci una pausa. In fondo la prova della speranza poteva aspettare.
Verso l’ora di cena tornammo ognuno a casa propria. Arrivati al cancello di casa mia mi giro per salutare Daniele.
- Mi dispiace tantissimo per ieri sera, non avrei dovuto arrabbiarmi così. Perdonami, ti prego.
- Ehi, piccola. Ti ho già perdonata, tranquilla.
Un bacio assaporato dopo una lunga tempesta ha un sapore diverso.
- Vieni da me domattina. Voglio fare una cosa.
Lui rimase stupito. O meglio curioso. Sapevo bene come trattarlo. Non c’è arma più potente della curiosità. E anche se si dice che quella è donna, ha il suo bell’effetto anche sugli uomini. Perciò mi chiese a che ora.
- Alle 10. Puntuale. Ti amo.
E fuggii verso casa senza dargli tempo di rispondere. Salii in camera mia e per poco non mi prese un infarto. Daniele era attaccato alla finestra.
- Non mi hai dato il tempo di risponderti. Ti amo anche io.
Mi avvicinai e dopo un altro bacio lo mandai a casa sua. I miei sarebbero potuti rientrare da un momento all’altro. Meglio non rischiare.





Spazio autore.

Allora cosa ne dite?? La pietra rossa ha avuto uno strano potere su Giorgia che la custodiva. La grande difficoltà però l'hanno superata brillantemente.
Come al solito grazie alle mie amiche e lettrici che mi lasciano commenti.
Ringrazio anche tutti quelli che hanno letto senza lasciare nessuno commento. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate. Anche perchè siete più di 60 e i commenti li lasciano solo in 3 (a parte And e la mia RobyRoby che mi commentano tramite msn...e che ringrazio tantissimo per l'appoggio!!)
Beh, spero di postare il penultimo capitolo presto.
Un bacio a tutti!!!
  
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