Il Fazzoletto.
-Ahia!- Un bambino di poco più di 7anni comparve dal nulla,
cadendo sul marciapiede del numero 4 di Privet Drive.
I suoi sottilissimi e lisci capelli biondo platino,
vennero arruffati da una folata di vento gelido ed
il bimbo rabbrividì, socchiudendo i grandi occhi grigi.
Osservò l’oggetto d’argento che teneva in mano
e poi si guardò attorno, smarrito.
Oh, no! La spazzola che aveva preso, di
nascosto, a suo padre lo aveva trasportato da qualche parte ed
ora chissà quando l’avrebbe fatto tornare indietro!
Tirò su col naso, spaventato ed
infreddolito, sentendo gli occhi pizzicare e due calde lacrime
rigargli il visetto niveo, subito ghiacciate dal vento autunnale.
-Ti sei fatto male, Angelo?- Chiese una vocina.
Il piccolo alzò il viso
di scatto, trovandosi davanti quello,
interrogativo, di un suo coetaneo.
Era magrolino, ma portava vestiti enormi e troppo leggeri per quel
periodo. Sul suo nasino poggiavano un paio di antiquati occhiali
tondi, che sembravano restare integri solamente grazie ad una gran
quantità di nastro adesivo e che
nascondevano due dolci occhi, verdi come
smeraldi. I capelli color ebano, scompigliatissimi, parevano non aver mai conosciuto l’uso
del pettine ed aveva lividi e cerotti ovunque…un graffio
sopra lo zigomo sinistro, una mano fasciata ed
un ginocchio sbucciato e sanguinante. Nelle braccia sorreggeva
delle buste di carta troppo pesanti per lui.
-Sei caduto dal cielo…non piangere Angelo, ti sei fatto
tanto male?-Domandò il
nuovo venuto.
Il biondino si asciugò le guance con il dorso di una mano e
rispose serio: -Non mi sono fatto
male e non sono un Angelo- Tirando di nuovo
su col naso.
-Allora perché piangi?- S'informò
l'altro sollecitamente
-Non so dove sono…e, comunque,
non sto piangendo!- Esclamò.
-Ti sei perso? Sei in Privet Drive, a Little Wigghing-
-E dove sarebbe?- Chiese l’angioletto.
-Nel Surrey- Gli annunciò
il moro.
Oh, no! Era tanto, tanto lontano da casa!
Gli venne di nuovo da piangere.
L’altro bambino poggiò le buste a terra e si sedette
accanto a lui: -Dai, su, non metterti
a piangere un'altra volta,
ora ci sono io con te. Come ti chiami?-
-Draco Malfoy- Pigolò il biondo, asciugandosi nuovamente il
viso.
-Io sono Harry Potter- Gli porse la mano il coetaneo.
Il piccolo Malfoy spalancò la bocca incredulo: -E vivi
qui?!- Domando',
stupito che quello fosse il famoso Bambino Sopravissuto.
-Si, con i miei zii e mio cugino. La mia mamma ed
il mio papà sono morti-.
-Mi dispiace- Mormorò
educatamente il piccolo angelo –Ma perché sei vestito
così?-
-Sono vestiti che Dudley, mio cugino, non usa più-.
-Non hai vestiti tuoi?-.
Il piccolo Potter scosse il capo in segno di
diniego.
-Sanguini- Gli fece presente, Draco.
Harry ridacchiò imbarazzato e si arruffò i capelli
con una mano: -Non è niente. Sono inciampato portando le
buste-.
Il biondino ammirò quel bimbo coraggioso…lui si
sarebbe già messo a frignare, al posto suo.
Tirò fuori da una tasca un fazzoletto bianco e lo legò
attorno al suo ginocchio sanguinante.
-Stai più attento la prossima volta- Gli raccomandò,
come faceva sua madre anche con lui,
quando cadeva.
Il moretto fece per ringraziare, ma poi esclamò: -Quella
spazzola brilla!-
Draco afferrò rapidamente la
suppellettile e dichiarò:
-Adesso devo andare. Spero di rivederti,
un giorno…-
E poi sparì.
Harry sgranò gli occhi…era una di quelle “magie”
di cui gli zii non volevano che
parlasse??
-Ciao Angelo- Sussurrò al vento.
Entrambi i bambini dimenticarono quell’episodio, ma il
candido fazzoletto rimase sempre nella tasca del moro, a testimoniare
che la gentilezza d'animo, esiste.
*Entrarono tre ragazzi e Harry riconobbe subito quello al
centro: era il giovane dal colorito pallide che aveva incontrato nel
negozio d’abbigliamento di Madama McClan.
Stava osservando Harry con un interesse assai maggiore di
quello che aveva manifestato in Diagon Alley.
-E vero?- Chiese –Per tutto il treno vanno dicendo che
Harry Potter si trova in questo scompartimento. Sei tu?-
FINE.
*L’ultimo pezzo (in corsivo) è tratto dal primo libro
della saga, ‘Harry Potter e la Pietra Filosofale’.