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Autore: Soleil Jones    08/06/2014    2 recensioni
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"Avete annunciato la vostra partenza stamane, eppure eccovi qua a conversare con me. Anche questo è contraddittorio."
"Può essere ch'io trovi piacevole della vostra voce, Madama Tassorosso." Rispose pacato lui. Helga sentì un piacevole tuffo al cuore travolgerla. "Oppure potrei anche essere venuto qui per salutarvi." Continuò.
[...]
"Aspettami." Si sentì sussurrare a fior di labbra. Quando riaprì gli occhi, Salazar si era già Smaterializzato.
Eppure sentiva ancora il suo strano, ma piacevole calore avvolgerla. E nella sua mano, quel piccolo fiore era sbocciato.
"Ti aspetterò." Sussurrò posando le labbra sui petali del fiore, sorridendo.
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[ Salazar Serpeverde x Helga Tassorosso ]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Salazar Serpeverde, Tosca Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Helga Tassorosso amava il territorio circostante al Lago Nero; era una zona verdeggiante, piena di quiete, e lei ne aveva bisogno ultimamente.
Necessitava pace e silenzio, perché solo in assenza delle voci di altre persone, riusciva a prestare attenzione a ciò che il suo cuore, caparbio e paziente, cercava di dirle.
Lei non voleva tutto quello – Aveva realizzato, osservando con sguardo assorto un piccolo fiore bianco – così come non aveva mai voluto i litigi tra Godric e Salazar.
Forse perché non era nella sua natura avere diverbi o forse, più semplicemente, perché – Pensò, accarezzando lo stelo di un fiordaliso – temeva l'arrivo di un punto di rottura.
"Uscite spesso per venire qui."
La strega Sussultò appena, rilassandosi subito dopo aver riconosciuto il proprietario della voce che aveva rotto il silenzio. Salazar non la stava guardando – Realizzò, notandolo appoggiato con la schiena contro un sempreverde a lei affiancato – ed il suo tono di voce, pacato e perso come il suo sguardo, non si avvicinava minimamente a quello che aveva usato poche ore prima con Godric.
"Solo quando ho voglia di star sola o ho bisogno di un attimo di pace. Il silenzio è oro, solo più prezioso." Rispose Helga, accarezzando un bocciolo in procinto di schiudersi.
"Dunque la mia presenza vi disturba." Azzardò a braccia conserte il castano, rivolgendo una fugace occhiata alla chioma bionda della strega – Seduta sull'erba, che gli dava le spalle – le cui ciocche ondulate ondeggiavano al vento come spighe di grano. "Così come le mie idee."
Helga alzò il capo, sorridendo amaramente al prato che si estendeva dinnanzi a lei.
"Sorprendentemente, per quanto non condivida né i vostri ideali né la vostra decisione, no. Non mi disturbate." Rispose, cercando di concentrarsi sul bocciolo che voleva aiutare a fiorire con un incantesimo non verbale.
Le labbra fini dell'uomo si incurvarono in un sorriso accennato, celante il piacere che gli aveva fatto la risposta della Tassorosso. "È alquanto contraddittorio."
"Solo un po'." Concesse la donna. "Avete annunciato la vostra partenza stamane, eppure eccovi qua a conversare con me. Anche questo è contraddittorio."
"Può essere ch'io trovi piacevole il suono della vostra voce, Madama Tassorosso." Rispose pacato lui. Helga sentì un piacevole tuffo al cuore travolgerla. "Oppure potrei anche essere venuto qui per salutarvi." Continuò.
La strega bionda si morse il labbro inferiore, piccata.
Se avesse avuto l'acume di Rowena, forse avrebbe saputo leggere nelle parole di Salazar un'implicita richiesta di essere pregato si non andarsene.
Perché, sì, se solo Helga glielo avesse chiesto, Salazar sarebbe stato disposto a restare.
Ma lei non era Rowena, e ciò che colse altro non fu che l'intenzione di dire ‘Addio’.
A lei, agli altri, ad Hogwarts, ai suoi allievi, alla vita che avevano costruito tutti e quattro insieme.
Si alzò di scatto; non si preoccupava di nascondere il tremore della sua voce; gli stava semplicemente rendendo tutto più semplice.
"Addio, allora." Proruppe passandogli vicino.
Non era da lei – Non era da Helga – essere così; lei era dolce, gentile e paziente. Sempre.
Ma la pazienza, messa troppe volte alla prova, diventa rabbia. Nel caso dell'amore, si tramuta in dolore.
Amore.
Si poteva permettere, lei, di definire così ciò che mosse la sua mano ad afferrare gentilmente il polso della strega bionda?
Helga si sentì trattenere con fare forse un po' rude, ma al contempo gentile.
"Io non volevo usare quella parola, Helga." La riprese sollevando un angolo della bocca il castano.
Gli occhi verdi della Tassorosso abbandonarono il contatto visivo con la mano del mago – Cingente il suo polso – per andare a incontrare i suoi, neri.
Erano sorpresi, illuminati dallo stupore.
Salazar l'aveva chiamata per nome.
Dal canto suo, egli era ammaliato da quegli occhi, dalla purezza del loro verde acqua. Così trasparente, così pieno – Si accorse solo allora – di parole mai dette.
Viceversa, Helga si sentì come sprofondare in quel profondo e penetrante sguardo color notte; misterioso e, in quel momento, celante qualcosa che lei non aveva mai notato nello sguardo ambizioso del Serpeverde.
Il castano si sporse in avanti, abbassandosi lievemente. Helga sussultò a causa della tanta vicinanza; sentì un calore prorompente salire dalla bocca dello stomaco alle guance, che divennero più rosate del normale.
Un lieve movimento della mano libera, e quella ciocca bionda che ricadeva distrattamente sul viso della strega venne riportata al suo posto.
"Allora cosa volevate dirmi?" Chiese con un fil di voce Helga, ottenendo in risposta un'espressione indecifrabile da parte di Salazar. Le dita del mago scivolarono lungo i fini capelli biondi della Tassorosso, arrivando allo zigomo.
Abbassandosi poco di più ancora, avvenne. Helga sentì un'umida e calda sensazione premere sulle sue labbra con spontaneità, e se inizialmente ne rimase impietrita, subito dopo si ritrovò a chiudere gli occhi.
E si lasciò andare, un po' di più.
"Aspettami." Si sentì sussurrare a fior di labbra. Quando riaprì gli occhi, Salazar si era già Smaterializzato.
Eppure sentiva ancora il suo strano, ma piacevole calore avvolgerla. E nella sua mano, quel piccolo fiore era sbocciato.
"Ti aspetterò." Sussurrò posando le labbra sui petali del fiore, sorridendo.
Sapeva che, anche se non l'aveva mai dimostrato o ammesso, lui amava vederla sorridere.
Perché – Pensava Salazar – il sorriso di Helga Tassorosso donava speranza; e cos'è la pazienza, se non l'arte di sperare?
 
 
 
 
Panico.
Era la sola parola che rispecchiasse il suo stato d'animo. Hailey Schiantò un Mangiamorte con tutta la forza di cui disponeva, per poi aiutare Rylee, la sua migliore amica, di Corvonero, a rialzarsi.
La diciottenne dai capelli corvini raccolse da terra la sua bacchetta, facendole un fugace sorriso.
Evasiva come sempre, era evidente che non riuscisse ad affrontare quella situazione col suo solito ed invidiabile sangue freddo.
"Vado ad aiutare Gabriel, d'accordo?"
La bionda Tassorosso annuì sorridendo. "Okay."
Raccolse tutto il coraggio di cui disponeva; non per niente non era una Grifondoro – Secondo lei – ma per quanto potesse non amare l'idea di far del male a qualcuno, Hogwarts era comunque la sua casa.
Ed i rosso-oro non sarebbero stati gli unici a tirare fuori gli attributi per difenderla e sconfiggere il male.
"Incarceramus!" Esclamò puntando la bacchetta contro un Mangiamorte. Non avrebbe mai avuto il coraggio si colpire qualcuno con lo scopo di fargli del male fino ad ucciderlo; no, quello ancora no.
Non era certo dello stesso avviso il mago oscuro che la prese di mira, alle sue spalle.
"Confringo!"
Hailey fece appena in tempo a voltarsi e a vedere l'uomo, pronto a lanciare l'Incanto Esplosivo, che qualcuno le si parò davanti prima che il raggio la colpisce. Venne pronunciato il contro incantesimo. "Evanesco!"
La Tassorosso boccheggiò appena al riconoscere il suo salvatore che, con un fluido movimento a frusta, non esitò a lanciare la Maledizione di Antonin Dolohov al Mangiamorte.
Poi abbassò la bacchetta e, finalmente, si voltò.
"Sean-?"
I capelli castani erano più scombinati del normale, e il Serpeverde sfoggiava un livido violaceo sullo zigomo sinistro – Segno che, a prescindere dalla Casata d'appartenenza, aveva deciso di combattere anche lui.
Sollevò un angolo della bocca in un sorriso accennato, sistemandole il ciuffo biondo di modo che non le coprisse gli occhi verdi e rubandole un bacio a schiocco.
"Te l'avevo detto di aspettarmi, o no?"


 
 


Ciao a tutti!
Dunque, sì, questo era un esperimento, adoro troppo questa coppia!
Purtroppo mi sono cimentata in situazioni e generi, qui, che non ho mai trattato molto (...Perché, ho mai scritto sul Medioevo?) quindi vi pregherei di darmi un parere; sono terrorizzata dall'idea di aver fatto uno scempio! XD
Mi sono decisa a scrivere questa One-Shot quando, a scuola, una mia compagna mi ha passato il suo libro (Fallen, mi pare) e l'ho letto. Mi ricordava molto "Amanti nel tempo" e... Uhm, ci stanno troppo bene Salazar e Helga (O Tosca, come preferite)
Boh, okay, io ho finito xD
A tutti coloro che seguono la mia long fiction, quella sui gemelli, chiedo scusa ma questa settimana sono stata male parecchio per cui il capitolo non è ancora completo. Ho provato, ieri sera, a ultimarlo in fretta e furia ma nulla.
Se ne parla o mercoledì o sabato.
Beeeeeeeeeeeene, vi saluto :)
Ciao ciao!

- Sol
  
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