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Autore: SusanTheGentle    08/06/2014    8 recensioni
Questa storia fa parte della serie "CHRONICLES OF QUEEN"

Il loro sogno si è avverato.
Tornati a Narnia, Caspian e Susan si apprestano ad iniziare una nuova vita insieme: una famiglia, tanti amici, e due splendidi figli da amare e proteggere da ogni cosa.
Ma quando la felicità e la pace sembrano regnare sovrane, qualcosa accade...
"E' solo un attimo, al sorgere e al tramontar del sole, attimo in cui riescono a malapena a sfiorarsi....
Sempre insieme, eternamente divisi"

SEGUITO DI "Queen of my Heart", ispirato al libro de "La sedia d'agento" e al film "Ladyhawke".
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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20. Attraverso Ettins
 
Il tempo che passiamo lontani
farà diventare il nostro amore più forte…
 
 
 
Caspian e Pozzanghera lasciarono la riva dello stagno. Il Paludrone portava con sé un secchio colmo di anguille. Quando entrarono in casa le mostrarono agli altri, dopodiché, ognuno dei ragazzi si diede da fare per dare il suo contributo nel preparare la cena.
Il Re di Narnia dovette congedarsi di li a poco, poiché ormai il sole tramontava. Ombroso andò con lui.
Mentre aspettavano la ricomparsa di Susan, Pozzanghera mise un pentolone di rame a bollire sul fuoco e poi si occupò di dar da mangiare e da bere a Destriero. Il cavallo se ne stava tranquillo in fondo alla capanna, a gustare la sua razione con golosa soddisfazione.
Nel frattempo, Peter, Edmund e Emeth spellarono e pulirono le anguille, Lucy, Miriel e Shanna sfettarono le verdure da unire allo spezzatino, e Jill e Eustace apparecchiarono la tavola.
“Dovremo tenere da parte un po’ di cena per Sua Maestà il Re” disse Pozzanghera.
“Non credo gli piacerà lo spezzatino” commentò Edmund. “Forse preferirebbe delle anguille crude”
Shanna emise un verso di disgusto. “Il Re mangerà questa roba viscida?”
“Un lupo, Shanna, sarà un lupo!” le ricordò Eustace.
“Io penso” disse Lucy, “che durante la trasformazione, Caspian pensi, senta, odori, e mangi da animale. Non credete?”
“E’ vero” rispose Jill. “Sapete, quando ho conosciuto lui e Susan, ancora non sapevo che lei fosse il falco, ma ricordo che la mattina in cui abbiamo fatto colazione insieme, pescò un pece e se lo mangiò in un boccone.”
“Dici davvero?” chiese di nuovo Shanna, quasi incredula.
Jill annuì. “Anche Caspian farà così, vedrete: si divorerà quelle anguille”
“Allora…” fece Peter contandole, “quante ne devo tenere da parte?”
“Un paio dovrebbero essere sufficienti” rispose Emeth. “Sono enormi”
“E disgustosamente viscide” disse ancora Shanna.
“Non ti piace il pesce?” chiese Edmund, avvicinandosi al lavabo per sciacquarsi le mani.
La Stella lo raggiunse. “No, è che….”, lanciò un’occhiata alle anguille sul tavolo e storse il naso. “Hanno un aspetto inquietate”
“Ti assicuro che cambierai idea quando assaggerai lo spezzatino di Pozzanghera” disse una voce proveniente dalla soglia della capanna.
“Susan!” esclamò Lucy, correndole incontro per prima.
La Regina Dolce ebbe ragione sulle doti culinarie del Paludrone: la cena fu veramente ottima e piacque a tutti, a differenza delle pessimistiche previsioni di Pozzanghera. Inoltre, come previsto da Edmund, il lupo preferì quelle crude.
La notte precedente, Caspian era rimasto accanto a Susan per tutto il tempo; quella sera invece, dopo aver mangiato, stette con lei per pochi minuti, poi uscì, diretto verso la foresta.
“Sta già abituandosi a voi” disse la Regina Dolce, guardandolo allontanarsi. “Credo abbia capito chi siete e che non mi farete del male”
“Non ricordate nulla di quando siete trasformati?” chiese Lucy, mentre rientravano.
“Quasi niente” rispose Susan. “Se cerco di rammentare ciò che ho fatto oggi, o dove sono stata, la mia mente mi rimanda immagini come di un sogno. Sono sensazioni, più che altro”
Lucy prese la mano della sorella. “Susan, devo dirti una cosa”
La Dolce la guardò, aspettando che continuasse.
Lucy divenne di porpora. “Ho bisogno di un consiglio su una certa cosa”
Susan sorrise, intenerita.
“Sediamoci qui” disse, accomodandosi su una piccola panca vicino alla porta.
Lucy raccontò alla sorella di Emeth e della sua proposta riguardante una futura partenza per Calormen, di come lei non fosse certa di dargli una risposta affermativa, del loro battibecco a proposito della gelosia del soldato verso Caspian, e della dichiarazione d’amore. Omise l’accenno al matrimonio, per il momento.
Alla fine, Lucy tirò un grande sospiro, sentendosi alleggerita da un peso.
“Ha recuperato in fretta gli anni trascorsi, il nostro Emeth” commentò Susan, ridacchiando.
“Uffi, non prendermi in giro!”
“Non ti sto prendendo in giro, Lu, tutt’altro. Sono felicissima per te, anche se per come stanno le cose adesso, non ti consiglierei affatto di partire per il Deserto”
Lucy annuì. “Sì, è quello che pensavo anche io. Narnia e Calormen sono nemiche da troppo tempo per poter sperare in una qualche riappacificazione. Anche se dovessimo sconfiggere Rabadash e i suoi, il regno del Sud non accetterebbe mai di tendere la mano a Narnia”
“Purtroppo è vero” disse Susan, lo sguardo lontano. “Non saremo mai amici. Emeth è stata un’eccezione, come lo era Caspian per Telmar. Con la differenza che i telmarini, dopo la morte di Miraz, hanno accettato di vivere secondo le leggi di Aslan e ora sono i nostri primi alleati. Ma i calormeniani…”
Susan scosse il capo, alquanto scettica.
“Allora cosa…” fece Lucy, incerta, “cosa dovrei dire a Emeth?”
“Tu che vuoi fare?”
Le due sorelle si fissarono un istante.
“Non lo so” sospirò ancora la minore, abbassando lo sguardo. “Vorrei dirgli che andrò con lui, però…Calormen…la cosa non mi alletta. Ma non ho il coraggio di confessarglielo. Emeth ci rimarrà malissimo, è casa sua… Oh, Susan, consigliami! Tu che avresti fatto al mio posto?”
La Regina Dolce fece un piccolo sorriso. “Vuoi sapere cosa avrei fatto io se Caspian mi avesse chiesto di andare a Telmar? Sarei andata”
Lucy fece un’espressione stupita.
Susan e Caspian erano uniti da un amore così profondo, così assoluto…Anche lei sarebbe stata capace di lasciare tutto per Emeth? Narnia… la sua Narnia…
“Purtroppo, non sai cosa troverai a Calormen” continuò Susan. “Potresti trovarti in pericolo laggiù, ma devi essere tu a decidere, Lucy. Io ho fatto le mie scelte ed è giusto che anche tu faccia le tue. Se vuoi partire con Emeth, fallo, non sarò io a fermarti, anche se mi piange il cuore nell’immaginarti così lontana. Cionondimeno, non sei più una bambina. Ormai è il momento che anche tu viva il tuo amore in tutta libertà”
Lucy annuì e poi arrossì ancor più di prima. Stava per chiedere qualcosa della quale si vergognava moltissimo ma che voleva assolutamente sapere.
“Sue?”
“Dimmi”
“Io vorrei…ecco, volevo chiederti... qu-quando hai capito di amare davvero Caspian, quanto tempo hai aspettato prima di…”
“Oh!” fece la Regina Dolce, comprendendo la domanda inconclusa della sorella. “Bè,  io non…non ho aspettato”
Lucy spalancò un poco gli occhi azzurri. “Cioè, vuoi dire che…che…quando Caspian ti ha detto che ti amava, tu…e lui…insomma, avete…sul Veliero dell’Alba?”
“No. E’ stato subito dopo la sua incoronazione” confesso Susan, un poco imbarazzata. Non per sé stessa, bensì per Lucy. Era veramente strano parlare di certe cose con lei. L’aveva lasciata tredicenne e ritrovava una giovane fanciulla in fiore, bellissima, inesperta e innocente. Emeth era un bravo ragazzo e un carissimo amico, ma Lucy era pur sempre sua sorella.
“All’epoca, né io né Caspian sapevamo se ci saremmo mai rivisti. Era tutto così incerto per noi…per te e Emeth è diverso”
“Mm….forse sì” balbettò la Valorosa. “E…ti sei pentita? Avresti voluto aspettare il matrimonio?”
Susan scosse piano il capo. “No. Non ho rimpianti di nessun tipo con Caspian”. Susan sorrise a Lucy. “Non seguire il mio esempio, o ti ritroverai Peter alle costole ”
Lucy rise e la sorella con lei.
Infine, la Valorosa disse: “Ci sarebbe ancora una cosa…”
“Avanti”
“Emeth mi ha detto…lui ha… parlato di un ipotetico matrimonio”
Susan emise un’esclamazione di stupore e felicità, aprendo le labbra in vero sorriso.
“E’ meraviglioso!”
Lucy si agitò sulla panca, emozionata. “Non me l’ha proprio chiesto, ma… Oh, Susan, io ho sognato per tutta la vita di incontrare un ragazzo come lui, però la cosa mi spaventa! Credi sia sbagliato?”
Susan accarezzò i capelli della sorella, notando l’espressione turbata apparsa sul suo volto.
“Tesoro mio, è normalissimo che tu sia spaventata. Il matrimonio spaventa chiunque. E’ un passo enorme, un legame eterno”
“Lo so” disse Lucy. “Avevi un anno meno di me quando hai sposato Caspian, ci pensi?”
“Sì, è vero” rispose Susan con malinconia. Poi abbracciò la sorella, parlandole in modo molto serio.
“Tieni stretto questo amore, Lucy, non permettere a niente e a nessuno di portartelo via. Prenditi ogni attimo, ogni secondo e vivilo! L’amore è il sentimento più importante di tutti. Senza amore non c’è vita”
Nell’ascoltare Susan parlare in quel modo, Lucy sentì la commozione trasformarsi in lacrime e i suoi occhi s’inumidirono.
La Dolce si fece ancora più seria. “Prima ho detto di non avere rimpianti con Caspian…non è esatto, uno ce l’ho: lui ha sempre odiato sentirmelo dire, ma io non mi perdonerò mai per non aver lottato e per non essere rimasta con lui fin dall’inizio. Abbiamo perso del tempo ed è stata colpa mia. Non voglio che a te accada lo stesso. Non fare i miei stessi errori: resta con Emeth, lotta per lui, con tutte le tue forze e amalo, Lucy. Amalo con tutto il cuore, la mente e l’anima. Ne vale la pena, credimi, anche se dovrete affrontare mille difficoltà. Ne vale la pena”
Gli occhi di Lucy scintillarono. “Lo faccio già. Certe volte mi sembra di amarlo così tanto da…non so spiegarlo, è come se…”
“Lo amassi tanto da poter morire” concluse Susan. “Sì, so cosa vuoi dire”
La luminosità che era apparsa sul viso della Regina Dolce si spense all’improvviso.
Le due sorelle si abbracciarono ancora.
“Grazie” mormorò Lucy. “Avevo tanto bisogno di parlarne con te”
Susan le prese il viso tra le mani e la baciò sulle guance. “Ci sarò sempre per te”
“Verrai, vero Susan? Tu e Caspian partirete con noi per le Terre del Nord. Dimmi di sì, ti prego!”
Susan fece un mezzo sospiro senza guardarla. “Forse…”
 
Eccezion fatta per il lupo, la compagnia di Narnia sedette attorno al caminetto della capanna di Pozzanghera. Il freddo era sceso pungente, il cielo molto chiaro anche se era notte. C’era neve in arrivo.
“Brutto tempo per partire, sissignore” disse Pozzanghera con aria preoccupata. “Eh, l’ho detto al Re, quest’oggi: è possibile che nessuno di noi tornerà da questa missione”
“Uccello del malaugurio…” fece Eustace a bassa voce.
“Secondo voi, quanta strada dovremo percorrere?” chiese Jill, mentre osservava la cartina di Narnia.
“Prima di tutto” fece Peter, indicando ogni punto con il dito indice, “attraverseremo il fiume Lungocammino, che divide le Paludi dalla Brughiera, vedi? Poi andremo da Cornelius a prendere le Sette Spade. In seguito proseguiremo verso questa gola, che segna il confine tra Narnia e le Terre del Nord”
“La Brughiera di Ettins fa parte di Narnia?” domandò ancora Jill.
“Quand’eravamo Sovrani noi, no” continuò a spiegare Peter. “Nell’Età d’Oro era un territorio indipendente, ma dopo la Guerra della Liberazione divenne un feudo onorifico. Giusto, Susan?”
“Giustissimo. Ed ora, quando si parla dei confini del regno di Narnia, anche Ettins è compresa”.
Miriel sorrise. “Hai proprio la stoffa dell’insegnate, Peter”
Lui le si avvicinò e le pose un rapido bacio a fior di labbra. “Grazie”
Eustace fece finta di star male. Jill gli assestò un calcio sotto il tavolo, costringendolo a piegarsi in due dal dolore.
“Dovremo anche preoccuparci di chi incontreremo lungo la via” intervenne Ombroso.
“Parli degli uomini di Rabadash?” chiese Emeth, mentre lucidava la sua spada.
“Non proprio”
Il pipistrello si scambiò uno sguardo con il Paludrone.
“Chi dovremo incontrare, allora?”.
“Uhm…bè…” rispose Pozzanghera. “Non voglio parlar male degli abitanti della Brughiera, ma sapete, alcuni di loro sono un po’…come dire…insofferenti agli umani”
Tutti fecero un’espressione perplessa.
“I Giganti” disse poi Susan. “Le due razze non sono mai state in buoni rapporti, lo sapete anche voi: gli uomini li hanno perseguitati per troppo tempo”
“Avevi detto di non essere sicura che ce ne fossero ancora” le disse Peter.
“Non lo sono, infatti, ma non posso escluderlo”
“Ci sono, ci sono” confermò Pozzanghera. “Io li ho visti e sono selvaggi e bellicosi, molto più grossi di quelli che vivono a Narnia”
“Aspetta” disse Edmund. “Mi ricordo che Caspian, sul Veliero dell’Alba, ci disse di averli ricacciati al Nord e che erano entrati in pace con il regno”
“Sì, è esatto, e lo saranno fintantoché non entriamo nel loro territorio. Come ha detto la Regina Susan, le due razze non vanno d’accordo. I Giganti del Nord non sono come i Giganti Gentili che vivono sulla Collina dell’Uomo Morto”
Nessuno dei ragazzi sembrava particolarmente agitato nel sapere che avrebbero dovuto incontrare quelle creature. Jill, invece, era divenuta pallida come la morte.
D’accordo: il terzo segno parlava di trovare l’Antica Città dei Giganti, ma non i Giganti in carne e ossa…più carne che ossa, di sicuro...
“Non c’è un modo per aggirarli?” chiese la ragazza con voce tremante.
“Ho paura di no, damigella Jill” disse Pozzanghera.
“E se andassimo a parlarci?”
“Escluso: finiremo polpette prima di dire ‘salve’ ”
“Ma se sapessero che siamo in missione per conto di Aslan…”
Ci fu un momento di riflessione generale, e poi Peter disse:
“Provare non costa nulla, ma non affrettiamo le cose. Ci occuperemo dei Giganti una volta che arriveremo da loro. Prima di ogni altra cosa, pensiamo alle Sette Spade: ci serviranno e vorrei averle al più presto”
L’intera compagnia fu d’accordo: le Spade avevano la priorità al momento. Le prove successive le avrebbero affrontate strada facendo. Era inutile fare pronostici su ciò che non conoscevano.
Mentre si preparavano per andare a dormire Peter, Edmund e Lucy si avvicinarono a Susan, parlando a bassa voce.
Lei li fissò tutti e tre, leggendo nei loro occhi la supplica di non lasciarli.
“Venite qui” disse, abbracciandoli uno per uno. “Anche se non affronteremo insieme questo viaggio, sarete sempre nel mio cuore, lo sapete”
“Susan, io vengo insieme a voi” disse subito Edmund.
Lei scosse brevemente il capo. “Ombroso mi ha riferito della tua conversazione con Caspian, ma la mia risposta, come la sua, è no”
“Ma…”
“Non ci sarà alcun bisogno di discuterne ancora” intervenne Shanna avvicinandosi a loro. “Edmund, potrai rimanere insieme ai tuoi fratelli e, Susan, credo che voi e il Re sarete costretti a venie con noi in ogni caso”
 
 
Un’ora dopo l’alba erano già in piedi. Susan se n’era andata. Trovarono Caspian fuori dalla capanna, Ombroso e il falco al suo fianco, Destriero già sellato.
“Ancora qui, Maestà?” disse Pozzanghera.
Caspian si volse in direzione di Shanna. “Ombroso mi ha detto che hai qualcosa da dirmi”
La ragazza, timidamente, fece un passo avanti a tutti.
“Sì, Sire”
“Prima di tutto, Shanna, inizia a chiamarmi Caspian e basta, per favore. Mi sembrava di avertelo già detto tempo fa”
Lei batté gli occhi blu, sbalordita. “Oh…come volete”
“E senza il voi”
“Non credo di potere…”
“Certo che puoi”
“Va…va bene, allora…Caspian. Cielo, è così strano”
Lui le sorrise.
“Anch’io devo chiamarvi Caspian?” chiese Pozzanghera.
“Come preferisci”
“E io?” fece Ombroso.
Il Liberatore gli rivolse la solita occhiataccia. “Tu-no” scandì.
Ombroso si abbatté su di lui e gli schiaffeggiò la testa con le grandi ali.
Pozzanghera si accese la pipa e marciò in testa al gruppo. “Molto bene, signori, se volete seguirmi, possiamo partire”
Salutarono Molta, il Saggio e tutti gli altri Paludroni, i quali avevano preparato ognuno qualcosa di utile per il viaggio: chi provviste, chi mantelli più pesanti, chi coperte e un bel po’ di munizioni per balestre e archi. Pozzanghera portò il suo e regalò a Jill quello di riserva insieme a una faretra piena di frecce. Eustace prese invece una spada corta. Tutti gli altri avevano le loro personali armi.
Mentre lasciavano le Paludi, Shanna riferì a Caspian il motivo per il quale lui e Susan non potevano tornare a Cair Paravel.
“Si tratta delle Sette Spade” esordì la Stella Azzurra. “Esse sprigioneranno il loro vero potere solo se unite. Traggono la loro forza dal cuore del proprietario, e più voi siete in sintonia, più esse si potenziano. Per questo è necessario che rimaniate insieme, tutti e sette”
La Stella fece vagare lo sguardo sugli Amici di Narnia.
“Quando arriveremo nel luogo in cui sono custodite, dovrò ritemprare il loro potere, e ho bisogno che siate tutti presenti. Fa parte del mio compito di guida del cielo assicurarmi che restiate uniti, ora più che mai”
“E’ vero” disse Miriel accostandosi a Shanna. “Anch’io, come guida della terra, ho percepito la forza che permea l’atmosfera quando siete tutti insieme, anche a dispetto degli effetti della maledizione” La Driade lisciò una volta le ali del falco, posato sulla sella di Destriero. “Per riuscire in questa missione dovrete operare unitamente”
“Capisco” disse Caspian, conducendo il cavallo per le redini.
“I vostri talismani vi saranno molto utili nella ricerca dei principini, lo so” disse ancora Shanna.
Il Re la osservò attentamente.  “Non mi hai ancora detto dove si trovano, però. Cos’è tutto questo mistero?”
Shanna abbassò subito il capo, tradendosi.
Caspian si fermò di botto. “Va bene, cosa mi nascondete? Ragazzi?”
“Niente. Non nascondiamo niente” rispose Peter, tranquillo.
“Non mi state portando da Cornelius, vero?”
“No” rispose Miriel, forse troppo in fretta.
“Davvero?”
“Davvero” disse ancora Peter.
Il Liberatore, la Driade e il Magnifico si fronteggiarono per qualche istante.
Caspian fece un sospiro spazientito. “D’accordo...ma se scopro che mi state incastrando con la scusa delle Spade…”
Man mano che proseguivano verso nord, l’umidità e la nebbia scomparvero. Entrarono in un boschetto di cipressi, dai cui rami pendeva del muschio e radici nodose spuntavano dal terreno. Poi, gli alberi iniziarono a diminuire fino a scomparire quasi del tutto e il terreno cominciò a salire. La compagnia proseguì il suo cammino fino a che la nebbia non si diradò completamente e spuntò il pallido sole dell’autunno. La Palude venne sostituita dalla terra compatta, l’aria era piena del suono cristallino del fiume: il Lungocammino.
Cercarono un punto poco profondo e lo guadarono saltando di pietra in pietra poiché, proprio come aveva detto Pozzanghera, non c’erano ponti.
“E’ stato esattamente qui che Vostra Maestà mi ha salvato”
“Sì, è vero” disse Caspian voltandosi indietro.
“Eh, già. Per fortuna che questa volta il fiume non si è ancora gelato o, quasi sicuramente anche a voi, cari amici, sarebbe capitata la mia stessa sventura”
“Auguraci la migliore delle sorti, Pozzanghera, grazie” commentò sarcastico Eustace.
“Se la superficie si fosse congelata, sarebbe stato più facile attraversarlo” disse Emeth.
 “Peter” disse Lucy ad alta voce, per sovrastare lo scroscio dell’acqua, “ti ricordi quando io, te e Susan attraversammo il grande lago ghiacciato per sfuggire a Maugrim e ai suoi lupi?”
Il Re Supremo sorrise. “Certo che sì!”
“C’era un lago ghiacciato a Narnia?” chiese Jill, allargando le braccia per tenersi in equilibrio su un masso.
“Lucy sta parlando del nostro primo viaggio qui” spiegò Edmund, “quando a Narnia regnava la Strega Bianca e il mondo era sotto l’incantesimo dell’inverno. Il lago è quello che adesso si chiama Lago Arcobaleno”
“Ah, sì! L’ho letto nel libro di Eustace” fece Jill.
Caspian si fermò a guardare il cugino dei Pevensie. “Non ci credo! L’hai scritto davvero?” chiese sbalordito.
“Certo che l’ho scritto!” disse Eustace, senza celare l’orgoglio. “Se avessi saputo di ritornare, ne avrei portata una copia per te e per Susan”
Passarono il resto della mattinata a raccontare storie e ricordare avventure. Arrivati sull’altra sponda del Lungocammino, si fermarono a riposare.
A circa un chilometro dalla riva iniziava la Brughiera, con i suoi pendii e rocce scoscese. Desolata e immensa, si estendeva a perdita d’occhio. Sullo sfondo, le punte innevate dei Monti del Nord.
Proseguirono in mezzo alle eriche, alle ginestre e ai cespugli spogli di mirtillo blu e nero. Le foglie si ammucchiavano ai piedi degli alberi, crocchiando sotto i piedi quando le calpestavano.
Si fermarono a pranzare presso una macchia di betulle bianche, riprendendo in mano la cartina.
“Poco più in là c’è un ruscello, che termina dentro la gola” spiegò Pozzanghera, masticando un boccone. “I Giganti vivono lungo la gola, la usano come una specie di via per andare e venire dalle montagne. Dovremo tenerci alla larga da quella strada”.
“E come passiamo il confine di Narnia?” chiese Emeth.
“Attraversando il Ponte dei Giganti, quello là” Pozzanghera si votò e indicò con il lungo braccio una strisciolina nera all’orizzonte. “Non sono sicuro che riusciremo a passarlo incolumi, badate. Tuttavia, se lo faremo verso l’ora della siesta li troveremo tutti addormentati e, facendo più silenzio possibile, li sorpasseremo senza difficoltà”
“E quando sarebbe l’ora della siesta, per i Giganti?” chiese Jill.
“Verso le due del pomeriggio, di solito”
Purtroppo, quel giorno non fecero in tempo a raggiungere il Ponte. In ogni caso, prima dovevano fare una tappa intermedia.
Camminarono ancora per buona parte del pomeriggio, fermandosi di tanto in tanto a riposare. Jill accusò la stanchezza e Caspian la fece salire su Destriero, proseguendo così per un tratto. Eustace iniziò a prenderla in giro e a chiamarla pappa molla. Jill, approfittando della posizione favorevole, gli assestò un bel calcio.
D’un tratto, la tranquillità della Brughiera venne spezzata da un suono rimbombante.
I ragazzi alzarono gli occhi al cielo, pensando si trattasse di un temporale in arrivo. Successivamente, si resero conto che il suono proveniva dalle loro spalle.
E non erano i Giganti...
 
 

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Rabadash si svegliò in un mattino quasi privo di luce diurna e la cosa lo allarmò non poco.
Inizialmente, pensò fosse ancora notte, poi si rese conto che erano le nove del mattino.
Per un fugace attimo, credette non fosse sorto il sole, come quella volta in mare, quando l’astro si era rifiutato di levarsi per permettere ai narniani di salvare il Re e la Regina imprigionati sull’Occhio di Falco.
In un secondo momento, un pensiero molto più angoscioso lo spinse a scattare in piedi ed aprire le tende con un gesto deciso.
Osservò il cielo nebbioso, guardò in basso verso i giardini, riuscendo a mala pena a scorgere le cime degli alberi.
Il sole c’era, pallido, coperto dalla foschia invernale, ma c’era.
Rabadash non era abituato a un certo tipo di clima. Nel Deserto di Calormen, il sole splendeva ogni giorno caldo e luminoso.
Il principe tirò un sospiro di sollievo, legandosi le vestaglia attorno alla vita.
Da quando aveva saputo che Caspian era ricomparso a Narnia, nutriva l’assillante dubbio che il Grande Leone fosse comparso al Re e avesse trovato il modo di disfarsi della maledizione.
Non aveva mai considerato questa possibilità, convinto che ormai niente avrebbe più potuto mettersi sul suo cammino: il sortilegio non solo gli aveva dato modo di disfarsi del Liberatore, ma anche di avere il trono di Narnia e, soprattutto, la prospettiva di salvare la stirpe di Calormen grazie al matrimonio con la principessa Myra.
Tuttavia, gli servivano delle rassicurazioni.
Se si fosse verificata un’altra eclissi di sole – vera, non indotta dalla magia – cosa sarebbe successo?
Doveva saperlo.
Perciò, quando si fu vestito ed ebbe fatto colazione con suo padre, Lord Erton e altri nobili, si alzò da tavola e annunciò la sua immediata partenza per la residenza della Signora dalla Veste Verde.
Da un po’ di tempo, a Narnia, girava voce che questa Signora fosse la promessa sposa di Rabadash e che un giorno sarebbe divenuta Regina di Narnia.
Il principe del Sud aveva sfatato tali voci, spiegando che la Signora era una benefattrice, e che sarebbe stata la graziosa figlia di lei a diventare sua moglie.
Mentre viaggiava sulla carrozza lungo le vie del Mondodisotto, Rabadash pensò alla principessa Myra, a come avrebbe reagito la bambina nel momento in cui Jadis li avrebbe presentati come fidanzati e futuri sposi.
La Strega, nelle sue rare visite a Cair Paravel (sempre in gran segreto e sempre di notte) assicurava che Myra reagiva molto meglio di suo fratello Rilian all’incantesimo della Sedia d’Argento, e Rabadash non doveva preoccuparsi di possibili ribellioni.
Rabadash non capiva nulla di magia e nemmeno gl’interessava. Tuttavia, dato che si trattava della sua futura consorte, avrebbe voluto capirci qualcosa di più. Tutto ciò che sapeva era che la Sedia d’Argento aveva cancellato la memoria dei gemelli.
La carrozza scese sempre più tra le viscere della terra, fino ad arrivare a un fiume sotterraneo. Là, simili a traghettatori della morte, aspettavano strane creature dalla pelle giallastra.
Rabadash scese dalla carrozza e disse ai suoi uomini di attendere sulla riva: sarebbe stato di ritorno entro un paio d’ore. Dopodiché, salì su una lunga barca e si fece trasportare dal silenzioso traghettatore verso il Regno delle Tenebre.
“Quale sorpresa, Altezza Reale” lo accolse la Signora dalla Veste Verde, porgendo la mano per farsela baciare.
Rabadash non si perse in convenevoli e venne subito al dunque.
Jadis ascoltò con attenzione i dubbi del principe riguardo all’eclissi, e non si scompose minimamente quando seppe che Caspian e Susan erano di nuovo a Narnia.
“Sono qui per i bambini e per voi: rivogliono loro e vi vogliono morto” disse la Strega.
“Avete visto il futuro con la vostra magia? Sapete già cosa succederà?” chiese Rabadash, notando la sicurezza con cui aveva parlato.
Jadis fece una breve risata. “Non posseggo il potere della preveggenza. Nessuno lo possiede eccetto Aslan. No, principe, sto solamente illustrandovi ciò che la vostra mente superstiziosa e ottusa non vede: è chiaro che il Liberatore e la Dolce sono tornati per riavere ciò che avete loro sottratto. Cosa c’è di tanto sorprendete? Pensavate veramente di non rivederli più?”
Rabadash fece un’espressione offesa. “Ma voi mi assicurate che non c’è modo per far cessare la maledizione? Non mi avete risposto: se si verificasse un’altra eclissi?”
La Strega si fece molto seria.  “Se dovesse verificarsi un’eclissi – e non accadrà perché io non lo permetterò – la maledizione si spezzerebbe”
Rabadash se l’aspettava, dopotutto, ma rimase ugualmente spazzato da quella risposta, quanto dalla straordinaria tranquillità con cui lei lo aveva detto.
“Mettiamo però il caso che accadesse: cosa si potrebbe fare?”
“Nulla. Non si può ripetere il sortilegio, sappiatelo”
Rabadash la osservò con cipiglio. “Sembra non importarvene, signora”
“Infatti” rispose Jadis. “Siete stato voi a chiedermi di maledirli, io non ho mai voluto questo. Se il maleficio si spezzasse, per me non cambierebbe nulla: io ho i bambini e questo mi basta. Quei marmocchi sono la chiave per la mia vittoria, e anche per la vostra. Non preoccupatevi dei Sovrani”
Jadis si avvicinò a una delle grandi finestre della stanza in cui si trovavano, facendo cenno a Rabadash di avvicinarsi.
“Occupiamoci di cose più piacevoli, Altezza. Venite a vedere”
Il principe si avvicinò, scrutando verso il parco con le sopracciglia nere aggrottate, lo sguardo cupo. Poi vide una figuretta in abito azzurro correre sul prato, i capelli castani danzarle intorno al visetto roseo.
Gli occhi neri di lui si accesero. “Ah, ma è la principessa Myra!”
“Somiglia sempre di più a sua madre” sogghignò la Strega. “E’ una bimba obbediente e mi vuole bene come fossi la Regina Susan. E’ così ingenua…”
Rabadash parve compiacersene. “Ingenua e innocente come lo era sua madre. Ma ditemi: la principessa sa che mi incontrerà alla Festa d’Autunno?”
Jadis si portò una mano alla bocca e rise di nuovo. “Non ancora. E’ molto emozionata per la Festa, ma non sa cosa accadrà quella sera. Le ho detto che per lei e suo fratello ci sarà una fantastica sorpresa”
Rabadash sbirciò di nuovo dalla finestra. Accanto a Myra era apparso un bambino dai capelli neri. Alla sua vista, il principe del Sud provò immediatamente un moto d’odio.
“Non ho alcun piacere d’incontrare anche il principe Rilian”
“Si riterrà necessario, Altezza. Se vorrete piacere a Myra, dovrete mostrare affetto anche per suo fratello gemello: i due bambini sono molto attaccati e sarà quanto mai difficoltoso dividerli quando verrà il momento”
Rabadash non fiatò, continuando a fissare i due bambini nel giardino.
Rilian somigliava troppo a suo padre, forse anche nel carattere. Aveva idea che sarebbe stato odio a prima vista, esattamente come era stato con Caspian.
“A Myra piacerete, non temete” lo rassicurò Jadis in tono mellifluo. “O meglio, io farò in modo che sia così. La sto preparando ad essere una donna e una sposa arrendevole e obbediente”
“Bene, bene”. Rabadash annui soddisfatto, portandosi le mani dietro la schiena. “Signora, credo che dobbiate sapere un’altra cosa”
Jadis fissò per un istante il profilo del principe del Sud. “Parlate”
“Lord Ravenlock ha detto che c’era una ragazza insieme a Re Caspian. Una ragazza dell’Altro Mondo”
Gli occhi di ghiaccio di Jadis divennero due pozzi di oscurità. “I Pevensie?”
“Questo non lo so...non credo. Non era la Regina Lucy”
“Ancora peggio!” si animò la Strega. “Vuol dire che Aslan ha trovato nuovi alleati, o forse…”
Jadis prese a girare per la stanza, irrequieta. Rabadash la osservava incuriosito: a cosa pensava per essere così agitata?
Un attimo dopo, ebbe la risposta.
Jadis si fermò, il timore dipinto sul volto. “Potrebbe essere che la settima Amica di Narnia sia giunta in questo mondo”
Rabadash l’aveva già sentita nominare molte volte gli Amici di Narnia, ma non gli era mai importato saperne di più.
Jadis gli si avvicinò e in quel momento parve ancora più alta e minacciosa.
“Altezza Reale, ora che me l’avete detto, sento che è accaduto qualcosa nel Mondodisopra. Molto probabilmente, i Pevensie sono già qui e hanno portato con loro l’ultimo dei prescelti di Aslan”
Come sempre, Rabadash rabbrividì a quel nome. “E voi non avete avvertito la presenza dei Re e delle Regine di Narnia?”
“Purtroppo no”. Jadis strinse la gonna della sua sontuosa veste tra le mani, in un gesto di collera “Deve esserci lo zampino di Aslan, o me ne sarei accorta subito…In ogni caso, è necessario cambiare un poco i nostri piani, principe”
“Vi ascolto”
“Annunceremo il vostro fidanzamento con Myra durante la Festa d’Autunno”
“Mi stupite, Signora: credevo voleste attendere ancora qualche anno, dato che la principessa è così piccola”
“Sì, è piccola, ma il vostro fidanzamento deve essere annunciato il prima possibile”
“Intendete darmi in sposa una bambina?!” chiese Rabadash, incredulo.
“Quanto prima! Myra entrerà in età marito solo tra sei anni, ma alla luce di quanto mi avete riferito, non possiamo aspettare oltre. Se metteremo Aslan e tutta Narnia di fronte a un contratto matrimoniale, nessuno potrà far nulla. Non hanno forse agito similmente il Re Caspian e la Regina Susan sposandosi di nascosto?”
“Cosa?”
“Voi non sapete, Rabadash, ma io sì. So com’è andata tra loro, e andrà così per loro figlia”
“Ma…”
Jadis fece un gesto nervoso. “Silenzio e ascoltatemi attentamente! Ecco cosa faremo: voi e Myra vi fidanzerete da qui a due settimane. In primavera celebreremo le nozze a Cair Paravel. Ovviamente, la principessa non abiterà con voi, né a Narnia né a Calormen. La terrò quaggiù con me ancora per qualche tempo, almeno fino a che non sarà lei a dirimi che vuole venire da voi”
Rabadash non capì.
Jadis piegò le labbra in un sorriso. “Voi, principe, verrete a farle spesso visita, la conoscerete e vi farete amare da lei. Nel frattempo, ci occuperemo dei Sette Amici di Narnia, i quali mi auguro di annientare il più presto possibile”
 
 
 
~·~
 

 
Lord Ravenlock stava in sella al suo cavallo, osservando la landa davanti a sé, attendendo che il suo uomo tornasse con una conferma.
Il sodato arrivò di lì a poco.
“Signore, Caspian e i Pevensie stanno attraversando la Brughiera. Sono troppo esposti, non possono sfuggirci”
“Molto bene, andiamo!”
Ravenlock alzò il braccio e i cavalli alle sue spalle scalpitarono, incitati dai loro padroni. Partirono al galoppo, discendendo il pendio a tutta velocità.
Laggiù, in mezzo alla steppa, il gruppo di Narnia riconobbe il rombo degli zoccoli di un numeroso gruppo di cavalli in corsa. I soldati di Lord Ravenlock spuntarono dagli alberi della foresta, le armature splendenti, le vesti scarlatte che risaltavano contro i colori pastello della landa.
“Correte!” esclamò subito Caspian, liberando il falco e lasciandola volare via. “Ombroso, occupati di lei, proteggila!”
“Certamente, mio signore!”
I ragazzi si diressero verso alcuni grandi massi, appena in tempo per schivare le prime frecce nemiche.
Attesero qualche istante, poi Caspian estrasse Rhasador. Subito, Peter lo imitò sfoderando Rhindon ed Emeth la sua scimitarra. Entrambe si portandosi alla destra del Liberatore. Lo stesso fecero Edmund e Eustace, mettendosi alla sua sinistra.
I cinque si schierarono davanti alle ragazze e a Pozzanghera.
“Non colpite gli animali” disse Caspian.
Un attimo dopo, Shanna sprigionò dalle mani una luce accecante. I cavalli nitrirono e si impennarono, disarcionando numerosi cavalieri.
“Ecco che si comincia” disse il Paludrone, caricando il suo arco e abbattendo il primo nemico.
“Prendi la mia balestra, Lucy!” esclamò Caspian.
La Valorosa eseguì, mentre i ragazzi iniziavano a lottare contro i soldati che erano caduti a terra.
Jill tentava disperatamente di fare lo stesso con il suo arco, ma le mani le tremavano.
“Dallo a me” le disse allora Miriel.
Jill osservò la Driade prendere la mira colpire il soldato più vicino. Si sentì inutile: tutti stavano facendo qualcosa tranne lei. Persino il falco era tornato insieme ad Ombroso, e ora si abbatteva sui nemici, puntando a loro occhi, ferendoli con gli artigli.
“Ombroso, ti ho detto di portarla via!” gridò Caspian, quando si accorse della presenza di Susan.
“Mi dispiace, Maestà, ma è tornata indietro all’improvviso, e io…”
Ombroso planò a terra in malo modo, un’ala trapassata da una freccia.
Jill scattò verso di lui, lo prese in braccio e lo portò al riparo delle rocce. Lucy le passò il suo cordiale, ma proprio quando Ombroso stava per berlo…una roccia si mosse.
Jill e il pipistrello si ritrovarono a fissare la pupilla nera di un occhio gigantesco.
I sassi dietro i quali si erano nascosti non erano affatto sassi, bensì un Gigante addormentato in mezzo alla Brughiera.
Ombroso, ingoiando il liquido, quasi si strozzò per lo spavento.
Troppo terrorizzata per urlare, Jill si limitò a spalancare la bocca e fissare l’enorme creatura stiracchiarsi e mettersi a sedere.
Vi fu uno strano suono che si rivelò uno sbadiglio, e poi il Gigante disse: “Che fracasso. Cosa sta succedendo?”
“Pozzanghera!!!” urlò allora Jill. “Non avevi detto che i Giganti dormono dentro la gola alle due del pomeriggio??? Che ci fa questo qui???”
“Ho detto ‘di solito’ non ‘certamente’. Non puoi prendere per buono tutto quello che dico, ragazza mia” si giustificò il Paludrone.
Alla vista della creatura, gli uomini di Ravenlock iniziarono ad indietreggiare.
“Cos’è?” fece il Gigante, chinandosi verso terra. “Insetti? Che orrore! Mi state dando fastidio. Lo dirò alla mia mamma”
Il Gigante (effettivamente ‘piccolo’ per la sua specie) iniziò a piangere di colpo.
Il suono fu assordante e la terra vibrò. Amici e nemici si tapparono le orecchie.
“Oh, poverino!”
“Ma quale poverino Lu! Vieni via!” esclamò Edmund, prendendola per un braccio.
Infatti, la creatura si era alzata in piedi e ora cercava di afferrare i soldati.
Quelli fuggirono a gambe levate, ma Lord Ravenlock, furibondo e per niente intenzionato a farsi scappare un’altra volta Caspian, afferrò la balestra, mirando alla schiena del Re.
Se non fosse stato per il falco, Caspian sarebbe stato colpito.
Il grido di dolore dell’animale si levò al di sopra del pianto del Gigante.
“Susan, no!!!” fu l’urlo disperato di Caspian quando la vide cadere al suolo, trafitta dalla freccia di Ravenlock.
Quest’ultimo, comunque soddisfatto, girò il cavallo e raggiunse i suoi uomini.
“Avete colpito il falco” disse uno dei soldati. “Se il principe Rabadash venisse a saperlo…”
“Non lo saprà!” tuonò Ravenlock. “Che nessuno di voi si azzardi a dirglielo”
Ed ora, i nemici erano fuggiti, il Gigante aveva smesso di piangere. Il silenzio era piombato sulla Brughiera.
Caspian si gettò in ginocchio sul terreno, accanto al falco.
Ella aprì il becco ed emise un verso strozzato, la freccia ancora nel petto.
“Buona, piccola” le disse il Re in un dolce sussurro. “Tranquilla, andrà tutto bene”
La sollevò con estrema cautela, voltandosi indietro verso gli altri, verso il Gigante.
“Lascia, faccio io” disse Lucy, stappando la boccetta di diamante.
“No, Lu. Non funzionerà, stavolta”
“Impossibile” fece Emeth. “Il cordiale di Lucy ha sempre funzionato”
Caspian scosse il capo. “La maledizione annulla gli effetti del Fiore del Fuoco. Non chiedermi come faccio a saperlo, lo so e basta. Prendila, adesso” disse poi, allungando il falco verso la ragazza.
La Valorosa, confusa, si ritrovò a stringere l’animale ferito.
Caspian si alzò da terra, osservando ora il cielo, ora gli amici.
“Tra poco sarà il tramonto, io mi trasformerò, non posso occuparmi di lei. Miriel, tu sai cosa devi fare”
“Sì…sì, la porterò da Cornelius”
Caspian si limitò a un breve cenno, porgendole le redini di Destriero.
Miriel si scambiò uno sguardo con Peter, il quale annuì.
Allora, la Driade saltò sulla sella. “Lucy, vieni. Noi precederemo gli altri, non abbiamo un minuto da perdere”
La Valorosa si issò dietro di lei, stando attenta a non muovere troppo il falco.
Poi, Destriero partì al galoppo.
Gli altri, Gigante compreso, continuavano a guardare il Re, ansiosi, immobili.
“Muovetevi! Non preoccupatevi per me!” esclamò Caspian. “Seguitele, io vi raggiungerò”
“Io posso aiutare? Io?” chiese il Gigante, titubante, allungando le mani. “Venite. Se salite, vi porto io fino a dove dovete andare. Farete prima che a piedi”
Peter alzò la testa per guardare la creatura in viso. “Lo faresti sul serio?”
Il Gigante annuì.
“Ehi, aspettate” fece Edmund, agitato. “Non voglio salire sul bestione, no...No!” gridò, quando il Gigante lo afferrò per la casacca e lo posò nel palmo della propria mano. Lo stesso fece con Peter, Emeth, Shanna e Ombroso, il quale, anche se la ferita all’ala era guarita, ancora non ricuciva a volare dritto.
Pozzanghera, Eustace e Jill, invece, rimasero indietro.
“Se permettete, noi resteremmo con Vostra Maestà” disse il Paludrone. “Se mai i soldati dovessero tornare indietro…”
“Sarò in grado di difendermi” disse subito Caspian.
“Ne sono scuro, Sire, ma potrebbero servirvi dei rinforzi”
Uomo e Paludrone si fissarono senza parlare nella luce del tramonto.
“Non guarderemo mentre ti trasformi” fece Eustace, “se è questa la cosa che ti preoccupa di più. Ma Pozzanghera ha ragione”
Il Liberatore non aveva voglia di discutere oltre, e così accettò.
Il Gigante partì di corsa: lo guardarono allontanarsi nell’oscurità crescente della sera.
Pozzanghera e i due ragazzi si spostarono verso una folta macchia di cespugli di mirtilli, all’erta, le armi pronte.
Caspian si allontanò da solo, lentamente, sperando con tutto il cure che Miriel e Lucy facessero in tempo e arrivassero da Cornelius il prima possibile.
Aveva tanto fatto per non incontrarlo ed ora gli chiedeva aiuto. Che ironia della sorte…
Ma Cornelius era l’unico che poteva curare Susan.
Non doveva nemmeno pensare alla possibilità che lei potesse non farcela.
Se l’avesse persa…
Lui era niente senza di lei.
Caspian si gettò in ginocchio sul terreno, le ombre che si allungavano sempre più. Pregò per la salvezza di Susan, finché la trasformazione non sopraggiunse.
L’ululato del lupo si levò nell’aria fredda. Un verso disperato, sofferente, diverso dal solito.
Pozzanghera si alzò, spazzolandosi i calzoni. “Andiamo, ragazzi. Il Re ci sta chiamando”
 
 
Il monastero era un ammasso di mura diroccate, eretto sopra un picco spoglio e desolato.
Miriel tirò le redini con forza e chiamò a gran voce il nome di Cornelius. Lucy, dietro di lei, sentiva sotto le mani il corpo del falco tremare, il respiro irregolare.
Dopo un tempo che parve eterno, un lumino si accese lassù tra le merlature, una voce riecheggiò nella sera.
“Chi è là?” chiese. “Andatevene! Non c’è nulla qui per voi, briganti! Sono solo un povero vecchio”
“Dottor Cornelius!” esclamò la Driade, scendendo da cavallo.
“Chi sei? Conosci il mio nome?”
“Sì, sono Miriel! Ci apra il portone, la prego!”
La luce della torcia tremolò “Sei davvero Miriel? Chi c’è con te?”
“Sono davvero, io, vi prego credetemi! Sono con la Regina Lucy! Ci ha mandati Re Caspian: il falco, professore! E’ stato ferito!”
“Per Aslan!” esclamò il dottor Cornelius. “Presto, presto! Entrate!”
Con estrema lentezza, Lucy scese da Destriero e seguì Miriel verso il portone principale.
Pochi istanti dopo, ecco il rumore del chiavistello e poi Cornelius comparve davanti a loro.
Era lo stesso di sempre, anche se le rughe del viso parevano più profonde. C’era qualcosa di diverso in lui, constatò Lucy, come del resto c’era in tutte le persone e creature che aveva incontrato al suo ritorno. Era quasi come se la maledizione che aveva colpito Caspian e Susan si fosse estesa a tutti gli abitanti di Narnia.
“Non credo ai miei occhi!” furono le prime del professore. “Cara Miriel, Regina Lucy, siete proprio voi!”
“Potete aiutarla, vero?” chiese la Valorosa, mostrandogli il falco
Cornelius osservò con angoscia la ferita dell’animale. Quando provò ad avvicinare una mano, l’uccello lo beccò con forza.
“Le rimostranze a dopo, mia Dolce Regina. Presto, Miriel, dammi il tuo mantello, bisogna tenerla al caldo. Entrate e salite al primo piano, veloci!”
Lucy passò il falco a Cornelius e afferrò le redini di Destriero, conducendolo attraverso il portone. Miriel lo richiuse con il chiavistello.
“Gli altri Sovrani, Emeth e Shanna saranno qui molto presto” avvertì la Driade.
Lui l’ascoltava a metà.
“Va bene, va bene. Lucy, starete voi di guardia, e aprirete ai vostri compagni quando giungeranno. Io dovrò occuparmi di cercare le giuste erbe per la medicina. Miriel, tu accendi il fuco e veglia il falco. Dovremo aspettare la luna per operare”
“Operare?” fece Lucy, spaventata all’idea.
“Sì, mia cara” le disse Cornelius. “Purtroppo, il vostro cordiale non funzionerà”
“Lo so, Caspian me l’ha detto. Perché? E’ davvero così forte questa maledizione?”
“Più di quanto possiamo immaginare. Solo Aslan può fare qualcosa”
Il professore stava per aggiungere altro, ma si trattenne. Non era il momento.
Si mise il mantello sulle spalle e si precipitò fuori dal monastero, lasciando le due ragazze in preda alla preoccupazione.

 
 
 


 
Salve a tutti cari lettori!!!
Che ci crediate o no, ieri non ho potuto pubblicare perché non sono riuscita a connettermi a internet…sono tutti contro di meeeeeeeee!!!!! XD
Anyway, ci siamo! Ecco il capitolo 20!!! Vi ho lasciato col fiato sospeso, dite la verità? Ma non temete, come ho detto nelle anticipazioni della scorsa volta, alla nostra Sue non capiterà nulla.
Volevo inserire il pezzo delle Spade ma non mi ci è stato. Per la Shandmund dovrete aspettare il capitolo 21 ;)

 
Passiamo ai ringraziamenti:

Per le preferite: Aesther, aleboh, Araba Shirel Stark, battle wound, Christine Mcranney, english_dancer, Fly_My world, Francy 98, Fra_STSF, Friends Forever, G4693, HikariMoon, Jordan Jordan, lucymstuartbarnes, LucyPevensie03, lullabi2000, Mia Morgenstern, Mutny_BrokenDreams, piumetta, Queen Susan 21, Robyn98, Shadowfax, Starlight, SuperStreghetta, Svea, SweetSmile, TheWomanInRed, vio_everdeen, Zouzoufan7,_joy
 

Per le ricordate: Araba Shirel Stark, Cecimolli, Halfblood_Slytherin, mishy, Queen_Leslie, Starlight13, Zouzoufan7
 
Per le seguite:  ale146, Araba Shirel Stark, bulmettina, catherineheatcliff, cat_princesshp, Cecimolli, ChibyRoby,  cleme_b, ecate_92, fede95, FioreDiMeruna, Fly_My World, Fra_STSF, GossipGirl88, Halfblood_Slytherin,  ibelieveandyou, jesuisstupide, JLullaby, Jordan Jordan, Judee, katydragons, Lucinda Grey, lucymstuartbarnes, Marie_ , mewgiugiu, Mia Morgenstern, niky25, Omega _ex Bolla_ , piumetta, Queen Susan 21, Revan93, Sandra1990, Shadowfax, vio_everdeen, Zouzoufan7, _joy, _Rippah_ 
 
Per le recensioni dello scorso capitolo:  Christine Mcranney, FioreDiMeruna, , lucymstuartbarnes, piumetta, Queen_Leslie, Shadowfax, vio_everdeen, _joy
 
Angolino delle Anticipazioni:
Allora: prossima volta, Shanna avrà un grande compito: ritemprare il potere delle Spade. Impresa alquanto faticosa, e indovinate chi le starà vicino? Ma il suo Ed, ovviamente! ;) Bacio o non bacio per i due piccioncini??? Vedremo…
Per il resto, il nuovo capitolo è ancora una pagina bianca! Vi dico solo che Cornelius parlerà sia con Susan che con Caspian, ma non ho ancora deciso se si chiariranno o meno.
E il Gigante? No, non si unirà alla compagnia, tornerà nella Brughiera.

  
AVVISO!!! Sto disegnando la mappa di tutto, ma proprio tutto il mondo di Narnia! Se riesco, la prossima volta la inserisco a fine capitolo, così potrete seguire gli spostamenti dei nostri eroi!
 
Come sempre, passate alla mia pagina facebookper gli aggiornamenti di “Night&Day” e “Fragment”
Al prossimo weekend!!! Grazie mille a tutti, e scusate ancora se non ho postato sabato come previsto…
Un bacio enorme,
Susan♥
   
 
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