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Autore: Claudia Ponto    08/06/2014    2 recensioni
Elias adora il mondo della Disney, ma si vergogna di rivelarlo per non essere considerato un bambino... questo "segreto" lo fa star male, ma un inaspettata sorpreda da parte del destino lo aiuterà a crescere, a capire chi è veramente e grazie soprattutto all'aiuto dei personaggi della fantasia.
Elias infatti non è un ragazzo qualunque...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 17: Assalto.
 
Cambiò il tipo di confusione fuori dall’infermeria, il susseguirsi di suoni e voci violente intimorì il topolino che rimase in ascolto.
Ombre e flash rapidi si proiettavano dagli abitacoli della stanza, vi si affacciò varie volte ma senza vedere nulla che lo aiutasse a decifrare quel che stava avvenendo. Improvvisamente la faccia di una specie di troll si spiaccicò sul vetro, scivolando via poco dopo con la lingua a penzoloni che lasciò una scia di bava.
 
A quel punto fu tutto chiaro: erano stati attaccati dal Principe Folly.
 
Remy potè solo immaginare come stessero andando le cose: rinforzò la barricata e coprì le finestre per evitare che altra gente sgradita si affacciasse, si assicurò che Elias (ancora addormentato per i farmaci) rimanesse tranquillo e di avere una buona scorta di possibili “armi”. Erano brutti i rumori che si sentivano e come tremava la nave per i cannoni che sparavano, pareva anche di poter sentire la terribile risata del Principe che molto sicuramente stava assistendo allo spettacolo restandosene comodo – comodo nei suoi alloggi… e Remy non faceva che pregare affinchè nessuno rimanesse secco.
Ad un certo punto un sinistro cigolio metallico proveniente dal pavimento gli fece venire (ironico, ma vero) la pelle d’oca: una delle piastrelle d’acciaio del pavimento si stava muovendo, c’era qualcuno lì sotto che stava provando ad entrare. In un battibaleno un pugno d’acciaio aprì il varco e Silver potè uscire dal condotto nascosto, rimanendo per un attimo incastrato a causa della vistosa pancia.
<< Tu vuoi proprio farmi venire un infarto oggi! >>  urlò il piccolo chef.
<< Dacci un taglio! Dov’è il ragazzo!? >> rispose lui.
Vedendo Elias il pirata lo prese in braccia con cautela, dalla stessa botola apparve poco dopo anche Golia il Gargoile, ferito e con un’espressione assai furente in volto.
<< Dobbiamo far presto a nascondere Elias, non impiegherà molto il dittatore per trovarlo. >> disse quest’ultimo.
<< Dovremmo combattere! Non nasconderci! >>
<< Ci sarà tempo per questo, ora però dobbiamo proteggere il Re. Se cade nelle mani nemiche non avremo possibilità di salvare noi stessi. Perciò proseguiamo con il piano. >>
<< Ehi! Ehi! Fermi un attimo! Che cosa avete in mente di preciso!? Come avete fatto a venire qui?! >>
<< Chiudi quella bocca e vieni con noi. >>
Remy obbedì, seguì i due personaggi nel condotto largo quanto un corridoio, orecchie tese e occhi ben aperti al minimo segnale di pericolo.
 
L’attacco a sorpresa stava impegnando ogni singolo uomo e donna a bordo della Silly Sinphony.
Il gargoile e il pirata erano sfuggiti alla battaglia in corso solo per pura fortuna.
Liberarsi dei più deboli tirapiedi del dittatore era stato un gioco da ragazzi, Golia però aveva faticato più di Silver in quanto si era gettato a capofitto tra i corridoi dell’imbarcazione per prendere il gioiello della corona, nascondendosi nei condotti subito dopo.
Era sorprendente quanto grandi fossero i passaggi sotto la pavimentazione, forse necessario per poter lavorare ai tubi per l’acqua e per il gas che scorrevano lungo le pareti per tutta la nave; ma anche ottimi per fuggire. Dopo un po’ si fermarono ad un vicolo cieco, con la forza ruppero il pavimento uscendo dall’angusto spazio, entrando così nella stiva in cui erano ammucchiati ingranaggi, provviste e anche delle armi, illuminato dai buchi delle palle di cannone che avevano sfondato lo scafo rendendolo simile ad uno scolapasta.
<< Qui siamo al sicuro, per il momento. Noi siamo gli unici salvi, dobbiamo approfittare di questo tempo per organizzare un attacco contro il Principe. >>
<< Finalmente dici una cosa che mi interessa pipistrello, non vedo l’ora di fare a fettine qualche mostriciattolo mutante! Qual è il piano? >>
Golia fece un giro tra le casse fino a quando non ne prese una piccola, fatta interamente di pietra e sigillata da catene e marchiata con un’unica parola rossa sul coperchio: pericolo. Il gargoile spezzò le catene e delicatamente aprì la cassa, dentro c’era un cristallo bianco-azzurro che brillava di luce propria, lungo quanto un braccio e sottile come un ferro da calza, lo infilò in un fodero per spada e assicurò che quello sarebbe stato l’asso nella manica in caso la situazione fosse peggiorata.
<< Questo è ciò che faremo: io e il fuorilegge lotteremo e costringeremo il Principe a venir fuori dalla sua tana, allora useremo questo cristallo per neutralizzarlo. >>
<< Tutto qui? Ehm… non per fare il guastafeste, ma qui si parla di un intero esercito! Come pensate di potervi misurare contro tutti quei mostri?! Vi faranno a fettine! >>
<< Probabile. Ma siamo in guerra piccolo topo, non è concesso avere paura. >>
<< Io do ragione al bestione, perciò piantiamola con queste chiacchiere e andiamo! >>
<< Un minuto! E io che faccio?! >>
<< Tu resta insieme al Re e proteggilo come già hai fatto. >>
<< Ti raccomando roditore, al mio ritorno voglio ritrovare il ragazzino tutto intero. >>
Remy ci sperava proprio.
L’ansia stava cominciando a logorare le sue speranze.
                                                                                  ****
Intanto la battaglia infuriava.
 
I due velieri erano attaccati l’uno con l’altro con giganteschi rampini che affondavano nello scafo della Silly Sinphony, in ogni parte si combatteva nel nome del bene o del male, tra spade che riecheggiavano di ferro rovente e fucili che esplodevano proiettili a ripetizione.
Combattevano addirittura gli addetti alle pulizie, nessuno della ciurma volle tirarsi indietro di fronte all’esercito del Dittatore che sbraitava e ringhiava per incutere più paura possibile, il Capitano Amelia in mezzo alla confusione che incoraggiava i suoi uomini per non far perdere loro la speranza.
Ad un tratto una fastidiosa familiare risata risuonò dai megafoni della nave nemica, la donna gatto rizzò il pelo infastidita, la presa sull’impugnatura della spada che si fece ancora più forte.
<< Che spettacolo meraviglioso! Non ho mai goduto così tanto come adesso in vita mia! >>
Pochi diedero ascolto alla voce del Principe, qualcuno provò ad individuarlo ma questo era ben nascosto nel suo alloggio per non essere costretto a sporcarsi le mani personalmente; l’unico motivo per cui stava “intervenendo” era solo per dimostrare per l’ennesima volta di essere superiore a tutti.
<< Ammetto che starei a guardare questo simpatico scambio di convenevoli senza mai stancarmi, ma il lavoro mi attende, purtroppo. Perciò, sareste così gentili da darmi il gioielli che mi avete tenuto da parte con tanto amore? Oh, mi piacerebbe anche che a bordo salisse anche il vostro Re. >>
Se avesse avuto possibilità di rispondere Amelia avrebbe urlato al pazzo di cucirsi la bocca, Mickey al contrario fu terrorizzato all’idea di poter perdere Elias.
<< Tutto questo è soprattutto per Elias? >> domandò ironico Oswald, saltando sulle teste dei nemici per farsi strada.
<< Quel ragazzo è una calamità per i guai. Mi sono rimboccato le zampe per prendere a pugni questi scimmioni credendo di fare un dispetto al principe, e invece scopro che è stato tutto organizzato per quel signorino. >>
<< Non ora Oswald! Chiudi la bocca e pensa a combattere! Anzi, vai dal ragazzo e proteggilo! Non deve finire nelle mani di quello psicopatico! >>
<< Ci avevo già pensato Capitano, dico sul serio. Peccato però che sia stato battuto sul tempo. >>
<< Che diavolo dici?! >>
<< Elias non era in infermeria. è scomparso. >>
L’ennesima esplosione dei cannoni nemici parve far esplodere anche Amelia e Mickey.
Quella era decisamente la peggior notizia che potessero sentire in un frangente tanto disperato.
Fissarono la nave del Principe terrorizzati, il pensiero che il loro Re fosse stato catturato era terribile, il peggior mesto fine che potesse esserci. Amelia infoderò la propria spada, gli occhi felini si erano fatti luminosi e le labbra vibravano causa di un ringhio trattenuto a stento, prese una radiotrasmittente appesa alla cintura e con voce rabbiosa ordinò all’armeria di tirare fuori i “pezzi grossi”.
Poco dopo, da alcune parti dello scafo emersero dei giganteschi cannoni laser presi da chissà quale film futuristico, cavi e lampadine brillavano di differenti colori e la struttura tozza di ferro a forma di tubo vibrava intensamente, avevano una sorta di antenna che spuntava dalla bocca che culminava con una punta a tridente e sul dorso era stato sistemato un contenitore a clessidra in cui bolle di cera, uguali a quelle delle Lava Lamp, galleggiavano pigramente.
<< Fate fuoco e non risparmiate colpi. >> ordinò il Capitano.
Al suo comando i nuovi cannoni spararono.
Raggi laser accecanti e intensi vennero generati dai macchinari, l’onda d’urto dell’energia rilasciata spinse letteralmente i combattenti che si fermarono per osservare i raggi rosso incandescente che forarono la nave del principe scuotendola come un giocattolo. La violenza dell’attacco sganciò alcuni dei rampini, la luce dei laser resero opaco il sole e proiettili di legno e metallo precipitarono nell’oceano che stava sotto di loro.
<< Perdinci! Questo è giocare pesante! Dove sono finite le buone maniere?! >> protestò il Principe Folly.
Amelia si concesse un sorriso soddisfatto, ma non aveva ancora finito.
<< Voi due continuate a combattere insieme al resto della ciurma, io faccio visita a quel pazzo. >>
<< Cosa?! è impazzita! Per quale motivo vuole farlo?! >>
<< Dobbiamo assicurarci che Elias non sia stato catturato, e se grazie a Dio non è così, sarà stato almeno un pretesto per far fuori una volta per tutte quel dannato. >>
Non appena completò la spiegazione, Amelia diede inizio alla propria missione, correndo a quattro zampe verso l’obiettivo.
 
In quello stesso momento Golia e Silver fecero il loro ingresso sul ponte.
Il gargoyle continuava a stringere il cristallo azzurro in mano e non vedeva l’ora di usarlo per porre fine alla guerra, il pirata d’altra parte preferiva che quella “festa” continuasse così che potesse menare a destra e a manca senza controllo.
Entrambi si resero conto della figura che apparve sul pennone ammirando la gran confusione, il Principe Folly era avvolto in un mantello giallo evidenziatore così accecante che non notarlo era impossibile, alcuni fiori tra i capelli arricciati per l’occasione e un pesante trucco viola in faccia lo rendevano ancora più ridicolo. Golia aveva sperato che si facesse vedere, non vedeva l’ora di interrompere il suo operato e mettere in salvo la ciurma, sperando al tempo stesso di costringerlo ad abbandonare l’impresa di rubare i preziosi gioielli della corona di Walt Disney.
<< è la nostra occasione. Dobbiamo agire subito. >>  
<< Spero proprio che quel diamante funzioni davvero altrimenti siamo fregati. >>
<< Mi assicurerò che la disfatta del tiranno sia perfetta. Tu coprimi le spalle. >>
Un ultimo scambio di sguardi.
Poi l’azione.
Golia spiccò il volo e si precipitò diritto verso Folly, Silver rimasto dov’era sparava a qualunque ostacolo.
Alcuni bersaglieri tentarono di fermare l’avanzata del mostro sparandogli contro una specie di shuriken, larghi quanto un tavolo per 4 persone, per decapitarlo o almeno tagliargli le ali, il ferro delle lame che li costituivano sibilavano fastidiosamente come vespe furiose. Li schivò con ogni genere di piroetta aerea, non aveva proprio intenzione di fermarsi, a dargli la forza era soprattutto il desiderio di vendicare i propri compagni di nido diventati, per loro sfortuna, parte della cerchia di vittime del Principe… si rammaricava del fatto di non essere stato al loro fianco quando avevano avuto bisogno di lui, il cuore bruciava ogni volta che il ricordo tornava a galla.
Il Principe Folly avrebbe pagato per i suoi crimini.
Il Dittatore parve avergli letto nel pensiero: si era voltato verso di lui e senza muovere un dito lo fissò venirgli incontro, accarezzando con la punta delle dita una piccola pistola d’oro appesa alla cintura… la stessa usata per far del male ai suoi fratelli.
Una stupida piccola pistola capace di fare grossi danni.
Prese il cristallo impugnandolo come una spada, consapevole del pericolo che correva se non l’avesse usato nel modo giusto. Schivò i fumaioli spenti della nave, con la mandria di balene volanti che la trainavano non c’era bisogno di tenere accesi i motori… ma questo non voleva dire che non potevano essere utili per il suo scopo.
Il principe era solo, tutti i suoi servi stavano combattendo… non esitò oltre: scagliò il cristallo all’interno della canna fumaria, dritto sui motori a cui erano collegati, le radiazioni che scaturivano come saette.
Silver vide tutto: si precipitò nella cabina di comando e prese il timone, azionando ogni comando possibile per aumentare la forza dei motori e staccare la “Silly Sinphony” dai rampini in modo da allontanarla il più possibile, dagli megafoni lanciò l’allarme alla gente che lentamente si ritirò, confusa ma obbediente. Lo scafo si “aprì” un poco quando i rampini mollarono la presa portandosi dietro alcuni pezzi, la nave fece un balzo all’insù e velocemente si allontanò, in tempo per evitare l’esplosione che si susseguì poco dopo: il veliero del Principe fu circondato prima da un alone azzurro, scintille bianche sprizzarono in seguito come piccoli fuochi d’artificio e infine raggi luminosi filtrarono dal suo interno prima di esplodere.
 
Fu potente lo scoppio.
 
L’oceano sottostante e il cielo intero parvero scomparire, un unico potente suono eclissò tutti gli altri.
Il tempo parve congelarsi e il cuore di ogni essere vivente bruciare, caldo e freddo si susseguirono l’uno dietro l’altro velocemente e l’aria si rese apparentemente tossica.
L’effetto dell’esplosione scemò a rilento, la normalità riprese il suo corso con difficoltà, la “Silly Sinphony” dondolava pericolosamente a mezz’aria ruotando nel contempo su sé stessa, la gente a bordo che stava male dopo tutto quel casino. Golia era aggrappato al pennone completamente pietrificato, il suo corpo riprese una morbida consistenza solo quando la luce dell’esplosione svanì completamente; Silver invece era rimasto incastrato tra le pale di legno del timone e il suo occhio bionico era schizzato fuori dall’orbita di metallo… la prima cosa che entrambi fecero fu di guardare quanto era rimasto dell’odiato nemico….
E con orrore constatarono che la nave era ancora lì.
Non una sola ammaccatura, era rimasta intatta e addirittura luccicava come un gioiello.
Non riuscivano a capacitarsi che dopo la violenta reazione del cristallo non fosse rimasta minimamente danneggiata.
<< Mi dispiace cari miei, ci avete provato. Lodo la vostra creatività, ma vi boccio in intelligenza. >> esordì ad un tratto la voce del Principe.
Il Dittatore si era spostato sul balcone panoramico del suo appartamento, una mano alzata verso il cielo che sorreggeva uno scettro a forma di ciglio con le ali spiegate sulla cui testa era incastonata la pietra magica rubata ad Elias, in quel momento luccicante per la magia che stava sprigionando.
Ora nulla poteva aiutarli.
 
                                                                                  ****
Remì si rese conto che era calato un anomalo silenzio.
Era spaventato a morte, nascosto sotto la maglietta di Elias attendeva un segnale che annunciava la salvezza.
Non osare andare in ricognizione, non osava chiamare qualcuno… qualunque cosa appariva come una pessima idea.
 
Gli si gelò il sangue quando un eco di passi rimbombò forte fuori dalla stiva.
 
Dal nascondiglio diede un’occhiata e con orrore scoprì che un bruttissimo gnomo violetto armato di mazza ferrata, naso a punta e orecchie enormi, era appena entrato dentro. Il piccolo chef era terrorizzato, anche se era da solo quel brutto coso poteva far davvero molto male; constatò che la situazione si era aggravata all’esterno e che nessuno sarebbe giunto in soccorso, quindi toccava a lui scacciare l’invasore e proteggere il piccolo Re… e così, raccogliendo tutto il coraggio di cui disponeva, si lanciò all’attacco.
Con mestoli e forchette aggredì lo gnomo che non capì subito che cosa lo stesse attaccando; agitò la mazza sopra la testa mandando imprecazioni in una lingua assai strana e incomprensibile.
Andarono a sbattere da una parte all’altra mandando all’aria la roba che c’era dentro, di bernoccoli ne spuntarono e imprecazioni intraducibili erano il coro principale che accompagnava il duello assurdo. La situazione proseguì in quel modo fino a quando il ciuffo di capelli sporchi a cui era aggrappato Remì non si staccò dalla testa del mostriciattolo, facendolo volare via e atterrare su un mucchio di rondelle e viti, stordendolo pesantemente. Lo gnomo (raccogliendo i capelli perduti e attaccandoseli al capo con un poco di saliva) prese la mira sul piccolo Chef, ridendo malvagio, con entrambe le mani sollevò l’arma per poi farla cadere pesantemente sul bersaglio, facendo schizzare dappertutto i componenti metallici.
La creatura soddisfatta rialzò l’oggetto, l’allegria però si trasformò in stupore quando si rese conto che non c’era niente di spiaccicato sotto.
Improvvisamente alcune grosse scatole sistemate su delle scaffalature gli crollarono addosso in una sorta di valanga, con il loro peso lo ridussero a frittata fino a fargli vedere le stelle… Elias uscì fuori dal retro della struttura con Remì al sicuro in una tasca della sua salopette.
<< Elias? >> non si era reso conto il topo di essere stato salvato, tantomeno dal ragazzino.
Vederlo in piedi fu una gioia per i suoi occhi, lo abbracciò come poteva, scodinzolando vistosamente.
L’entusiasmò scemò quando notò che lo sguardo del fanciullo era assai serio.
Gli chiese se stava bene ma Elias non parlò; come se non bastasse le sue pupille erano leggermente pallide come perle.
Il ragazzo si aggirò nella stiva esaminando il contenuto di tutte le scatole che gli parvero interessanti, raccolse alcune cose strane che lo chef non riuscì a capire a cosa potessero servire… deglutendo preoccupato, però, quando lo vide agganciarsi alla cintura una spada assai grande. Elias si tolse le bende e i cerotti, arrotolò le maniche della maglietta e lasciò cadere ai fianchi le bretelle sgualcite della salopette, dopodiché uscì dalla stiva e a passo svelto cominciò a salire verso il ponte.
Ipnotizzato, posseduto, incantato… non aveva idea quale fosse la ragione del suo comportamento, ma era abbastanza strano da spaventarlo.
<< Elias, ci sei? Non so cosa ti stia passando per la testa ma sarebbe bello se tu ti riprendessi, subito. >> disse Remì, provando a fermarlo.
Il ragazzo, invece, continuò a camminare imperturbabile.
<< Senti, è successo di tutto mentre dormivi: il principe ci ha attaccato e fino a poco fa c’è stato il finimondo! Non so quale pandemonio sia successo ma temo che le cose si siano messe male per i nostri! Credo proprio che sarebbe meglio tenerci alla larga dal “campo di battaglia”… >>
Tamburi risuonarono in quel momento, le pareti di ferro vibravano a ritmo dei colpi rombanti e in sottofondo si riusciva ad udire a malapena una sorta di coro hooligans.
Elias si fermò ad ascoltare, quando una voce si aggiunse al concerto sgranò gli occhi e si infilò in una conduttura dell’aria molto stretta, scivolando interrottamente fino a quando non sbucò nella sala di comando e da lì, grazie alla larga vetrata, assistette al dramma che stava avendo luogo: tutta la ciurma al completo della “Silly Sinphony” era stata fatta prigioniera, ammanettata come delle bestie, l’esercito del Principe che dominava inneggiando alla vittoria.
E il capo della banda era al centro di tutto, su un piedistallo d’oro.
<<… e pertanto dichiaro i qui presenti colpevoli di alto tradimento della mia maestà. Essi saranno puniti per aver tentato di rovinare il mio bel regno e come risarcimento danni tutti i loro beni saranno confiscati, nave compresa. >>
Cercò di applaudire qualcuno dei suo scagnozzi, battendo le mani con l’atteggiamento che doveva vagamente assomigliare a quello di un gentiluomo; qualunque discorso avesse pronunciato quel pazzo era, di sicuro, l’ennesima stupidaggine di autocelebrazione.
<< E ora, per celebrare degnamente la mia vittoria, userò uno dei miei giocattoli preferiti: la ghigliottina! >>
Una struttura alta 4 metri circa, costituita principalmente da due montanti di legno laccato in oro al cui centro si trovava una spessa lama trapezoidale, fu portata al cospetto del dittatore accompagnata da cori eccitati.
La ciurma impallidì e fissò spaventata la ghigliottina, non avendo idea se fosse un brutto scherzo oppure una terribile realtà.
<< Forza, chi è il primo a voler giocare con il mio tesoro? >> chiese ironico Folly.
Fu tremendo il silenzio che calò tra la gente, la paura incredibilmente evidente nei volti di ognuno.
Quando il Principe cominciò a canticchiare una filastrocca molto simile a quelle per fare la conta qualcuno cominciò a tremare, cercando di evitare il suo sguardo e le sue dita che cercavano di scegliere il primo sfortunato candidato.
<< Tu. >> disse ad un certo punto.
Un macchinista venne sollevato di peso e gettato ai piedi del dittatore, gli sollevarono la testa e con un metro da sarta gli misurarono la circonferenza del collo rischiando di strozzarlo.
<< Si, sei perfetto. Considerati fortunato, quello che ti sto offrendo è un privilegio. >>
La ciurma scoppiò in una sonora protesta, tentarono di ribellarsi e fermare l’assurdo atto che proseguì sotto i loro occhi senza interruzione, il compagno che disperato tentò di non finire con la testa incastrata nel foro della struttura. Il principe srotolò la corda che teneva bloccata la lama, la strinse intorno alla mano e giocò con essa, aumentando il terrore nel poveretto che piangente implorava di essere risparmiato.
 
Ma il dittatore non conosceva il significato della pietà, perciò lasciò la corda, il peso che cadde di colpo.
 
Un razzo colpì la ghigliottina distruggendola.
L’accecante luce rossa incendiò il legno, il fumo scaturito dal proiettile si disperse intossicando la gente.
Lo sfortunato meccanico riuscì a liberare la testa e a ricongiungersi ai compagni, il principe nel frattempo strillava come una donnetta ordinando prepotentemente di salvare il suo “giocattolo” e di trovare il colpevole, occhi arrossati e lacrimanti per colpa del fumo intenso.
<< Sono stato io! >>
Tutti si voltarono all’udire il richiamo, lo stupore fu grande quando si resero conto che si trattava di Elias, affacciato dalla finestra della sala comando.  
<< Oh! Ma quale sorpresa! Il caro piccolo Elias! Come sta sua maestà? Non ha una bella cera; ancora scosso per la strapazzata che la mia Spia ti ha impartito? >> disse il Principe con ironia.
<< Quello che mi ha fatto il tuo leccapiedi non sarà nulla in confronto a ciò che ti farò io. Libera subito questa gente e vattene via, altrimenti ti farò passare il peggior momento della tua vita. >>
Scoppiò a ridere Folly e al suo seguito i suoi servi, formando un coro di assurde tonalità.
<< Ti sei fatto molto spiritoso, caro mio! In questa bella giornata mi ci voleva una grassa risata! Lo sai, sono così contento che ho deciso di ingaggiarti come giullare di corte! >>
<< Lascio a te questo onore: il tuo vestiario è brutto abbastanza da ricoprire il ruolo meglio di me. >>
Le risate si ammutolirono di colpo.
Gli sgherri avversari si tapparono la bocca oppure si bloccarono con espressione spaventata, lo sguardo rivolto verso il padrone: Folly aveva assunto un’espressione inquietante, le sue labbra laccate di rosso contorte di rabbia.
<< Non permetto a nessuno, tantomeno ad un moscerino come te, di criticare il mio splendido vestiario. >>
<< Solo un pagliaccio può definire elegante la roba che indossa. >>
Il Principe schioccò le dita e alle sue spalle una gabbia apparve, all’interno vi erano imprigionati Mickey, Oswald, Golia e Silver, conciati molto male rispetto all’altra gente. 
<< Ti credi spiritoso ragazzino? Bè, io lo sono più di te: se non fai il bravo ragazzo e ti metti a cuccia con gli altri, i signori qui dietro si faranno un bel tuffo qui in fondo al mare. >>
<< Questo è un ricatto. >>
<< è per questo che mi diverte. >>
<< Allora eccoti un buon motivo per piangere. >>
Elias lanciò in aria quello che apparentemente sembrava solo un mattone… ma dopo 5 secondi scarsi esplose, liberando una pioggia di fuochi d’artificio e mortaretti che esplodendo diedero vita ad una scintillante e colorata parata di fuoco. Colti di sorpresa il Principe e il suo esercito scapparono da tutte le parti per evitare le scintille, Elias approfittò di quel prezioso attimo di distrazione per raggiungere gli sventurati marinai e liberarli con spesse tronchesi che spezzarono le catene. Quando una persona veniva liberata essa prendeva la prima cosa che poteva essere utile come arma e ingaggiava subito battaglia con il primo nemico che trovava sulla propria strada iniziando così a decimare gli invasori, e qualcuno si prese la briga di scardinare la gabbia in cui i personaggi animati erano rinchiusi.
Mickey subito cercò di raggiungere Elias, ma il ragazzino accelerò il passo in mezzo alla bolgia, diretto verso il Principe che urlava di contrattaccare. Folly, sentendosi osservato, si voltò e digrignò i denti, estraendo dal fianco lo scettro prezioso che si trasformò in una spada sottile.
<< Questo duello si è protratto fin troppo a lungo. Deponi il tuo titolo “maestà” o ti trasformerò in groviera. >> lo minacciò.
Elias, di tutta risposta, frugò ancora nel suo carico ed una spada laser ne uscì fuori, molto simile a quelle viste in Star Wars.
Con uno scatto rapido fece una piroetta su sé stesso, parando con la fantascientifica spada un vigliacco attacco alle spalle da parte della Spia, apparsa da chissà dove per dar sostegno al suo sovrano.
<< Sei capace di tener testa a due avversari? >> gli chiese questo.
<< Combattiamo e ve lo dimostrerò. >> rispose lui.
 
                                                                                  ****
Elias aveva lasciato Remì nella sala comando, al sicuro dal pericolo.
Il topolino stava male vedendo quanta violenza scaturiva dalla guerra, anche se loro lottavano per il bene non era una cosa che gli faceva pensare di andar fieri.
Trattenne il fiato quando vide il ragazzo ingaggiar battaglia contro due nemici, tentò di andargli incontro per aiutarlo ma fu rallentato dal continuo schivare di numerosi piedi che potevano schiacciarlo e ucciderlo. Mickey lo prese prima che due individui gli cadessero addosso, portandolo al sicuro in uno di quei pochi nascondigli dove si poteva evitare la battaglia, Silver li raggiunse poco dopo, trascinandosi a fatica per colpa della gamba robotica mancante.
<< Dovete aiutare Elias! è nei guai seri! >> disse il piccolo chef.
<< Faremo tutto il possibile palla di pelo, ma qui le cose si stanno davvero facendo incasinate. Dobbiamo prima salvare noi stessi, la fortuna ci ha dato una seconda possibilità per liberarci di quel pazzo dittatore e dobbiamo sfruttarla subito. >> disse il pirata affaticato.
<< Ma Elias è in pericolo! Non voglio che quel ragazzino ci rimetta la vita! >>
<< Non morirà, te lo assicuro. Ma per salvarlo, prima dobbiamo liberarci di questa gente, e per questo abbiamo bisogno di te. >>
<< Di me? >>
<< Torna alla cabina di controllo e smanetta con i comandi: taglia i fili, manda in cortocircuito i meccanismi, fai saltare le viti… insomma! Fai tutto il possibile! >>
<< E a che servirebbe questo lavoro? >>
<< Fallo e basta! Vedrai dopo il risultato del tuo lavoro! >>
Remì squittì seccato, ma decise di dar retta al pirata, tornando sui suoi passi.
<< Signor Silver, è sicuro che questa volta ci salveremo? >> chiese Mickey.
<< Come la morte. >> rispose lui, cambiando il proprio braccio con la scimitarra.
 
Remì corse come un disperato per tornare indietro.
Quando rientrò nella cabina di comando fece tutto quello che il pirata gli aveva suggerito, augurandosi che funzionasse davvero e non fosse solo un tentativo disperato.
Quando il sistema fu abbastanza manomesso la nave cominciò ad impazzire: le sirene suonavano, i fari di accendevano ad intermittenza, tutto che era elettrico esplose e così via dicendo… ma l’effetto più bizzarro avvenne sul ponte. Delle botole nascoste si aprirono in mezzo alla rissa liberando ogni sorta di cosa, dai razzi a potenti getti d’acqua, bombe di coriandoli oppure scie di fuoco, tutto ciò a discapito di chi si vi trovava in mezzo, nemico o alleato che fosse.
Cosa diavolo ci facessero dei simili trabocchetti su una nave era una bella domanda, eppure, nonostante questo, fu un ottimo mezzo per mandare nel panico l’esercito del Principe che si diede alla ritirata sulla propria nave. Si svuotò l’imbarcazione riconsegnandola ai legittimi proprietari che iniziarono a festeggiare, i soli rimasti a combattere erano Elias, Folly e la Spia, giunti con la loro foga fino in prossimità della prua, ancora pieni di energia da vendere.
Qualcuno tentò di andare in aiuto del ragazzino ma fu impossibile, dittatore e leccapiedi impedivano a chiunque di avvicinarsi.
Elias aveva svuotato completamente la borsa che si era portato dietro, a terra giacevano i resti di bizzarre armi che si era portato dietro e che aveva consumato durante la mirabolante battaglia che stava sostenendo grazie a chissà quale forza segreta.
Improvvisamente i due antagonisti lo disarmarono dell’ultima arma rimasta, puntandogli  all’altezza del petto le proprie spade. Se la Spia era una maschera priva di emozioni il Principe Folly al contrario era assolutamente divertito tanto da avere le lacrime agli occhi.
<< Un bel gioco! Lo devo ammettere! Quest’oggi mi sono divertito più che mai! è un peccato che siamo giunti alla fine, sarei ben lieto di proseguire ancora un poco questo incontro. >> disse questo contento.
<< Guai a te se ori torcere un capello a quel ragazzo! >> urlò Silver tentando di raggiungere il trio.
<< Nessuno di muova! Chi si avvicina decreterà la sua morte! >>
<< Non dategli retta, mi ucciderà comunque. O forse lascerà questo privilegio al suo leccapiedi qui presente, chi lo sa. >> fu il commento di Elias, stranamente serio nonostante la situazione.
Il principe tornò nuovamente a fissarlo, le labbra truccate parevano brillare più del solito, i denti aguzzi bianchi come perle.
<< Come sei perspicace, non ti si può nascondere nulla. Ma chissà, forse potrei cambiar idea se qualcuno fosse così gentile da regalarmi il gioiello che tenete qui nascosto. Il suo “fratellino” qui al mio fianco si sente tanto solo, non sarebbe carino farlo soffrire in questo modo. >>
<< Oh, intendi questo? >>
Tutti trattennero il respiro quando Elias tirò fuori il cristallo appena menzionato, tenendolo delicatamente con la sola punta delle dita. Il Dittatore era soddisfatto, subito allungò la mano verso il piccolo tesoro ma il ragazzino si tirò indietro e cominciò a giocare con il gioiello, lanciandolo in aria per prenderlo poi al volo.
<< è così leggero che pare quasi una piuma. Scommetto che se il vento soffiasse più forte sarebbe capace di spazzarlo via. Una buona ragione per stare attenti a non perderlo. >>
<< Hai detto bene, quindi faresti meglio a darmelo. >>
<< Fortuna che io sono bravo a conservare la roba, mia madre mi ha sempre lodato per questo. Non ho mai perso un solo giocattolo o un libro. >>
<< Molto interessante, adesso però devi smettere di conservare quel gioiello e darlo a me. >>
<< Ma sai una cosa? >>
<< Cosa?! >>
<< è diventato molto noioso essere così diligenti… >>
Con un sorriso beffardo, Elias lanciò alle sue spalle il gioiello, scioccando il Principe che si lanciò per prenderlo prima che esso sparisse negli abissi dell’oceano, la Spia lo precedette staccando le braccia dal resto del corpo e prendendolo al volo. Fu allora che avvenne l’imprevedibile: il cristallo mutò, trasformandosi in un gigantesco drago orientale, dalle fauci una fiammata dorata avviluppò la nave nemica scatenando il caso a bordo, confusi il principe e il suo servitore vennero assaliti dalla ciurma dei nostri eroi con pugni e bastoni.
Elias era in disparte, in mano il “vero” cristallo.
Si era trattato tutto di un trucco.
Furioso per essere stato ingannato, il Principe giurò vendetta mentre tornava a bordo della sua imbarcazione, liberandosi dei suoi assalitori con un teletrasporto. Veloce se ne andò, sparendo all’orizzonte opaco a causa del chiarore del maestoso rettile che ruggì vittorioso, volando sopra la “Silly Sinphony” che si rese partecipe di quel grido di gioia. Avevano vinto, per il loro caro mondo non era ancora finita.
  
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