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Autore: Oducchan    09/06/2014    4 recensioni
Il palmo della sua mano scotta, contro la sua. Pare lo stia bruciando, e Keishin è sicuro che quando lo lascerà andare si ritroverà la pelle piena di bolle e ustioni, scorticata per sempre.
Una sera, loro due, in negozio.
[UkaiTakeda]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ittetsu Takeda, Keishin Ukai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick autore: Queen of the lower court 
Titolo: Scorched heart
Personaggi: Ukai Keishin, Takeda ittetsu
Pairing: UkaTake
Genere: fluuuuff
Avvisi: NN
Rating: giallo
Note:
Non è sconcia come l'avevo promessa, ma ci sto arrivando piano piano. Con un po' di pazienza...
Per adesso cerchiamo di non far infuriare mamma Ukai XD
NB: c'è un cambio dal "lei" al "tu". Lo so, è voluto, ci sta bene <3


 
Scorched heart
 

Il palmo della sua mano scotta, contro la sua. Pare lo stia bruciando, e Keishin è sicuro che quando lo lascerà andare si ritroverà la pelle piena di bolle e ustioni, scorticata per sempre. È un pensiero strano, ma tutto sommato non gli dispiace.
-Ma... potrebbe entrare qualcuno- pigola la voce alle sue spalle, e Ukai si impone di non voltarsi. Non ancora. Fa cadere un oggetto dopo l’altro dal bancone, liberando spazio, finché non si ritiene soddisfatto. Metterà a posto, poi. Lo farà. Se ne avrà ancora le forze.
-Ho chiuso il negozio apposta, sensei-
-Ma potrebbero... potrebbero vederci lo stesso...- prosegue la voce, inciampando nelle parole, e Ukai alza automaticamente lo sguardo alle vetrine. Fuori è buio. È tardi. Qualcuno potrebbe passare comunque, e con le luci accese...
-Direi che il pericolo aggiunge pepe alla cosa. Lei non trova?- e si volta, trovando uno sguardo umido di là di un paio di lenti di occhiale appannate e guance rosse, rossissime, come ciliegie mature. Takeda abbassa un attimo lo sguardo, come a cercare un po’ di risolutezza tra i propri piedi, prima di tornare ad alzarlo per aprir di nuovo bocca.
-Però...-
-Sensei- e Ukai cerca di evitare i suoi occhi, mentre la sua voce si fa bassa, torbida, autoritaria, e gli si fa vicino. Ittetsu s’irrigidisce tutto, come un palo di legno, salvo sciogliersi quando sente le sue mani attorno alla vita e il fiato che gli lambisce l’orecchio. Si scioglie come ceralacca fusa, rilassandosi contro il suo petto, e Ukai si maledice ma ne approfitta. Lo tira su di peso e lo molla sul bancone, ignorando il suo strillo spaventato.
-Sensei, da questo momento in poi sei autorizzato a dire solamente tre cose- e, sentendosi abbastanza rinfrancato dal fatto che il piano sta procedendo decentemente, trova la forza di guardarlo dritto nelle iridi nere, sfilandogli gli occhiali dal naso –“sì, Ukai-kun”, “ti prego, Ukai-kun” e “non fermarti, Ukai-kun”. Sono stato chiaro?-
Takeda non risponde. Dilata piano gli occhi, apre e chiude la bocca un paio di volte, e non risponde. Keishin sente il panico montargli in gola, e si affretta ad aggiungere: –Cioè, sempre che tu voglia, ovvio. Se non ti va mi fermi e...-
-Sì, Ukai-kun-
Keishin boccheggia, a vuoto, come un salmone spiaggiato. Takeda ne approfitta per sistemarsi meglio, allargare le gambe per fargli posto tra esse, e circondargli il collo con le braccia. Sorride come un bambino, e Ukai se ne sente terribilmente, terribilmente distratto.
-...Cosa?-
-Non fermarti, Ukai-kun- chioccia, felice come una pasqua, e lo stringe a sè per posargli le labbra sulla fronte. Keishin si sente esplodere dall’ondata di imbarazzo e da quel calore soffocante che si dipana tra le costole. Accidenti. Se non sta attento finirà in tachicardia prima di sera.
-Ehy, dico sul serio!- sbotta, divincolandosi appena. Ittetsu continua a sorridere, anche se quel colore così vivace non gli abbandona mai le guance, e lo distrae, di nuovo. Gliele vuole mordere. Maledizione.
-Anche io, Ukai-kun- sussurra il giovane uomo, le mani affusolate che s’intrufolano nei capelli tinti di biondo fino a trovare la nuca, i polpastrelli che premono appena, e stavolta è Ukai che si squacquera come burro fuso contro la sua bocca, lasciandosi scappare un basso lamento che suona assai simile a un miagolio. Lo bacia piano e gli si stringe addosso, finché non hanno più aria e la fibbia della cintura dei severi pantaloni da insegnante comincia a premere fastidiosa contro la sua felpa.
E non solo lei.
-Va bene anche... anche solo Keishin, sai?- esala, ansimando forte sulla pelle del suo viso, prima di deglutire e far scendere le dita ad armeggiare con quella maledetta cinghia. È buffo, quando riesce a sganciarla la guardano un secondo all’unisono, prima di tornare a fissarsi negli occhi.
-V-va bene, Keishin...kun- balbetta l’altro, e per un istante Ukai è sicuro che la sua mano non è l’unica cosa che finirà per l’andar a fuoco e bruciarsi irrevocabilmente, quella sera. Potrebbe restarci secco, se non ci sta attento.
Blatera un’infinità di risposte diverse, nessuna delle quali riesce ad assumere un senso compiuto o intellegibile, e allora finisce col baciarlo un’altra volta, iniziando a sbottonargli la camicia bianca e a sfiorargli gli addominali appena visibili. Takeda trattiene il fiato ―così bruscamente che pare essersi spezzato la trachea dallo sforzo― e poi lo esala in una pioggia di piccoli, deboli gemiti che lo scuotono tutto come una foglia.
Beh, non ha nemmeno intenzione di impazzire da solo, stasera.
 
   
 
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