E il senza Corona di nuovo Re sarà
Passarono
alcuni giorni a Lòrien in cui Boromir si fece dare consigli
sugli
Elfi nell'arte della spada, mentre Galadriel ed Aranel portavano
fiori freschi alla tomba di Adanedhel ogni mattina. Il dolore era
forte, adesso la Principessa del Nargothrond si sentiva sola e
abbandonata dalla sua famiglia, anche se sua zia le ricordava sempre
che non era così, che c'erano lei e Celeborn ad amarla come
una
figlia.
I suoi
bambini le mancavano terribilmente ed era preoccupata per loro anche
se li sapeva sani e al sicuro; non li vedeva da un anno, le mancavano
i riccioli dorati di sua figlia e gli occhioni blu di Samuel.
Il
giorno della loro partenza arrivò, dovevano raggiungere
Minas Tirith
per l'incoronazione di Aragorn e Celeborn doveva incontrare Re
Thranduil nel suo Regno.
Tutti
gli Elfi di Lòrien si erano radunati attorno alla Dama dei
Galadrim
e al loro Re, i bagagli erano stati caricati su un carro trainato da
quattro cavalli che li avrebbe portati a destinazione.
Galadriel
strinse delicatamente le mani di Aranel tra le sue, le sorrise e
cominciò a parlare:
-Namaarie Aranel, aa'lasser en lle coia orn n'omenta gurtha, aa' menle nauva calen ar'ta hwesta e' ale'quenle.-
Un abbraccio pieno di amore e ricordi che sapevano di Primavera, di un campo immenso nascosto dagli alberi, di spensieratezza infantile.
-Naamarie Galadriel.- sussurrò tra le lacrime.
Partirono
con il cuore pesante e gli occhi bagnati; Aranel non sapeva cosa
sarebbe accaduto di li in avanti, non sapeva se sarebbe rimasta nella
Terra di Mezzo o se sarebbe ritornata a Tamriel. Boromir non fece che
coccolarla per tutto il tempo e la fece sorridere svariate volte
cercando di cancellare quel velo di tristezza che ormai aveva preso
posto fisso sul suo viso.
Pensò a
Faramir e a quanto gli avrebbe fatto male vederlo morire fra le
proprie braccia e il solo pensiero di non poter più sentire
la sua
voce o di ricevere una pacca sulle spalle, gli metteva i brividi.
Dopo
parecchi giorni di viaggio giunsero ai piedi di Minas Tirith che
dalle voci e le risate si poteva capire che fosse in festa.
Vennero
accolti come fossero un Re e una Regina, tutti s'inchinarono al loro
passaggio, persino Gandalf fece un breve inchino per poi sorridere
divertito e far dipingere la stessa incurvatura delle labbra sul viso
del Dovahkiin.
Il 1
Maggio del 3019, Aragorn venne incoronato Re sulla terrazza della
capitale di Gondor e tutti i suoi sudditi urlarono di gioia quando lo
Stregone poggiò sul suo capo la Corona.
-Questo giorno non appartiene ad un uomo solo, ma a tutti! Insieme ricostruiremo questo mondo da poter condividere nei giorni di pace!-
Alle parole del Re seguì un canto che fece piangere il cielo di petali colorati:
-Et earello endorenna utulien. Sinome maruvan ar Hildinyar tenn' ambar-metta.-
Tutto
ciò che era oscuro, tutto ciò che era avvolto
dall'ombra e dalla
crudeltà, parve scomparire. Una leggera brezza
allontanò i cattivi
pensieri e perfino Aranel sentì che la tristezza che aveva
nel
cuore, ora galoppava lontano da lei e forse non sarebbe più
tornata.
La
consapevolezza di essere diventata mortale le pareva un miracolo dei
Valar, un dono da parte loro per i servigi offerti nella loro Terra.
-Cadrà l'inverno anche sopra il suo viso...- sussurrò sorridendo appena, con gli occhi chiusi a sognare la sua nuova, vera vita.
Aragorn
avanzò ad incontrare un corteo Elfico che gli si stava
avvicinando e
Aranel riconobbe Legolas e fece un cenno con la mano per salutarlo,
regalandogli il migliore dei suoi sorrisi.
Ma le
sorprese non erano finite, perchè da dietro uno stendardo
che piano
si muoveva nel vento, fece capolino il viso di Arwen e gli occhi del
neo Re di Gondor e Arnor brillarono di luce propria.
Aranel
cominciò a tremare e a cercare con gli occhi due gemme
preziose e
bellissime che aveva affidato alle cure dell'Elfa che ora stringeva e
baciava il suo amato.
Aranel
si sporse un po' di più e riconobbe Sire Elrond che la stava
osservando divertito; allungò un braccio di lato e
guardò in basso.
Il
Dovahkiin capì che vicino a lui c'erano dei bambini, i suoi
diamanti
perfetti; Samuel e Shan cominciarono a correre nella sua direzione,
lei cadde in ginocchio e li aspettò a braccia aperte.
Quando
furono abbastanza vicini si tuffarono tra le sue braccia e Aranel li
strinse forte cominciando a singhiozzare.
Anche
Boromir s'inginocchiò e quell'abbraccio racchiuse tutto
l'amore
possibile e immaginabile, un legame forte più della morte
che
avrebbe portato la felicità nelle loro vite, per sempre.
I suoi
bambini erano cresciuti ed erano stati vestiti come nobili Elfi: Shan
portava un vestitino con un breve strascico, tutto blu e decorato in
argento; i suoi capelli erano cresciuti tanto e ora le arrivavano a
metà schiena. Samuel portava un completo celeste e i capelli
scuri e
ondulati gli toccavano le spalle.
-Come siete cresciuti!- disse mentre accarezzava i loro volti e li stringeva nuovamente a se.
Arrivarono
i festeggiamenti e la città brillava di una gioia intensa
che non si
vedeva più da anni. Il Re sedeva di nuovo sul suo trono e
non vi
erano ansie, paure o terrore nel cuore del popolo e in quello dei
soldati, tutto il male era scomparso e il tempo sarebbe trascorso in
pace e serenità.
Nel
cortile di pietra, vicino all'Albero Bianco, sedevano Boromir e
Aranel con le mani unite e le dita intrecciate, con gli occhi fissi
gli uni sugli altri e un sorriso sui loro volti che scaldava il
cuore.
-Verrò con te Aranel, amerò Tamriel come amo Arda e ti starò accanto fino alla fine dei tempi.- disse lui sussurrando le parole in modo dolce e sicuro.
-Non ci sarà gioia o dolore che non affronteremo insieme, non ci sarà difficoltà che non supereremo uniti.- rispose lei prima di posargli un bacio sulle labbra.
Una luce
forte e intensa si fece largo nella sua mente e tutto svanì,
tutto
ciò che aveva visto, la storia che si era evoluta nel sonno,
ogni
cosa, era scomparsa con il giungere dell'Alba.
Il
presente l'aveva chiamato a gran voce con il canto di un gallo e
l'aria fresca di una giornata d'autunno e non aveva fatto attendere
il nuovo giorno a lungo. Aveva aperto gli occhi e aveva raggiunto la
tinozza d'acqua specchiandosi nel liquido fresco e trasparente: ogni
giorno si vedeva cambiato e i segni delle continue lotte sbucavano
dal nulla e senza che se ne fosse accorto, aveva raggiunto
l'età di
trentacinque anni e l'aveva fatto menando fendenti.
I
capelli biondo scuro cadevano ondulati a coprirgli appena il collo e
gli occhi azzurri come il cielo d'estate spiccavano in un viso severo
e rude, ma bellissimo al tempo stesso. Molti gli dicevano che
somigliava a suo padre, altri che il fascino l'aveva ereditato da sua
madre, la stessa a cui aveva “rubato” il dannato
dono di
assorbire le anime dei Draghi.
Si
guardò intorno e vide libri, vestiti e piatti sparsi in
tutta la
casa; da quando anche sua sorella Shan era partita per la Terra di
Mezzo, tenere pulito e in ordine il Salone Heljarchen non era cosa
facile, inoltre suo fratello Faramir era andato a studiare
nell'Accademia di Winterhold e questo rendeva le cose ancora
più
difficili.
“Ti
mancherò Adanedhel, lo sai!” aveva detto prima di
partire e le sue
parole non potevano essere più vere di così.
Così il
Dovahkiin si trovò solo per le vie di Skyrim, intento a
sconfiggere
il male che teneva imprigionata la Regione nel terrore.
Non si
recò a Whiterun quel mattino, i suoi passi cambiarono
direzione
quando vide l'incisione su un cartello che indicava Riverwood.
Attraverso
il piccolo villaggio e a passo lento si avvicinò alle tre
lapidi che
costeggiavano la via. S'inginocchiò e accarezzò
il marmo di ognuna
di esse per poi portarsi la mano sulle labbra come a voler lasciare
un bacio sulla guancia di cloro che erano morti e che lui in vita
aveva amato.
La prima
lapide era quella di Lidia che non aveva mai conosciuto, ma sapeva
che quando era viva aveva aiutato sua madre a difendere Tamriel.
La
seconda recitava una scritta:
“Qui
giace Aranel, figlia di Finrod,
Principessa
del Nargothrond,
Thane
di Whiterun e protettrice
di
Skyrim.
Possa
il Sangue di Drago
riposare
con gli Dei.
Rotta
la tenebra la leggenda è forte
perchè
il Sangue di Drago non teme la morte”
“Rotta
la tenebra la leggenda è forte
perchè
il Sangue di Drago non teme la morte”
Mentre la terza portava ancora più tristezza nel cuore di Adanedhel, perchè era stato lui ad insegnargli a combattere, a prendere vite e a lasciarle quando ce n'era bisogno.
“Qui
giace Boromir, figlio di Denethor,
Capitano
di Gondor.
Che
la sua anima trovi riposo
oltre la morte.
Tornate
a casa, la terra vi attende
non
morte e ghiaccio, ma il sole vi aspetta.”
“Tornate
a casa, la terra vi attende
non
morte e ghiaccio, ma il sole vi aspetta.”
E
così la pace perdurò nel mondo di Eru Iluvatar e
un altro Sangue di
Drago era pronto per difendere Tamriel.
Angolo autrice:
Ok, ringrazio tutti, ma davvero
tutti per aver letto e recensito ( o solo letto) la mia storia.
Probabilmente vi aspettavate un finale diverso, ma ho voluto troncare
così la storia per non soffermarmi troppo nella Quarta Era,
ma spero abbiate apprezzato lo stesso :)
Un saluto a tutti e a presto!!