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Autore: Venice93    09/06/2014    1 recensioni
Racconto di una guerriera dalle origini antiche, di una lotta con la sua testa e il suo cuore.
Dal testo:
"E ora, quando tutto sembrava crollare, quando si cercava di restare vivi davanti alla minaccia di Mordor, proprio in quel momento, nasceva l'amore e sbocciava come il frutto di Laurelin e il fiore di Telperion e la sua luce immensa scaldava i loro cuori e univa le loro anime e li si giurarono amore eterno e non avrebbero amato mai nessun'altro per il resto della loro vita".
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Boromir, Sauron, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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E il senza Corona di nuovo Re sarà



Passarono alcuni giorni a Lòrien in cui Boromir si fece dare consigli sugli Elfi nell'arte della spada, mentre Galadriel ed Aranel portavano fiori freschi alla tomba di Adanedhel ogni mattina. Il dolore era forte, adesso la Principessa del Nargothrond si sentiva sola e abbandonata dalla sua famiglia, anche se sua zia le ricordava sempre che non era così, che c'erano lei e Celeborn ad amarla come una figlia.
I suoi bambini le mancavano terribilmente ed era preoccupata per loro anche se li sapeva sani e al sicuro; non li vedeva da un anno, le mancavano i riccioli dorati di sua figlia e gli occhioni blu di Samuel.
Il giorno della loro partenza arrivò, dovevano raggiungere Minas Tirith per l'incoronazione di Aragorn e Celeborn doveva incontrare Re Thranduil nel suo Regno.
Tutti gli Elfi di Lòrien si erano radunati attorno alla Dama dei Galadrim e al loro Re, i bagagli erano stati caricati su un carro trainato da quattro cavalli che li avrebbe portati a destinazione.
Galadriel strinse delicatamente le mani di Aranel tra le sue, le sorrise e cominciò a parlare:

-Namaarie Aranel, aa'lasser en lle coia orn n'omenta gurtha, aa' menle nauva calen ar'ta hwesta e' ale'quenle.-

Un abbraccio pieno di amore e ricordi che sapevano di Primavera, di un campo immenso nascosto dagli alberi, di spensieratezza infantile.

-Naamarie Galadriel.- sussurrò tra le lacrime.

Partirono con il cuore pesante e gli occhi bagnati; Aranel non sapeva cosa sarebbe accaduto di li in avanti, non sapeva se sarebbe rimasta nella Terra di Mezzo o se sarebbe ritornata a Tamriel. Boromir non fece che coccolarla per tutto il tempo e la fece sorridere svariate volte cercando di cancellare quel velo di tristezza che ormai aveva preso posto fisso sul suo viso.
Pensò a Faramir e a quanto gli avrebbe fatto male vederlo morire fra le proprie braccia e il solo pensiero di non poter più sentire la sua voce o di ricevere una pacca sulle spalle, gli metteva i brividi.
Dopo parecchi giorni di viaggio giunsero ai piedi di Minas Tirith che dalle voci e le risate si poteva capire che fosse in festa.
Vennero accolti come fossero un Re e una Regina, tutti s'inchinarono al loro passaggio, persino Gandalf fece un breve inchino per poi sorridere divertito e far dipingere la stessa incurvatura delle labbra sul viso del Dovahkiin.
Il 1 Maggio del 3019, Aragorn venne incoronato Re sulla terrazza della capitale di Gondor e tutti i suoi sudditi urlarono di gioia quando lo Stregone poggiò sul suo capo la Corona.

-Questo giorno non appartiene ad un uomo solo, ma a tutti! Insieme ricostruiremo questo mondo da poter condividere nei giorni di pace!-

Alle parole del Re seguì un canto che fece piangere il cielo di petali colorati:

-Et earello endorenna utulien. Sinome maruvan ar Hildinyar tenn' ambar-metta.-

Tutto ciò che era oscuro, tutto ciò che era avvolto dall'ombra e dalla crudeltà, parve scomparire. Una leggera brezza allontanò i cattivi pensieri e perfino Aranel sentì che la tristezza che aveva nel cuore, ora galoppava lontano da lei e forse non sarebbe più tornata.
La consapevolezza di essere diventata mortale le pareva un miracolo dei Valar, un dono da parte loro per i servigi offerti nella loro Terra.

-Cadrà l'inverno anche sopra il suo viso...- sussurrò sorridendo appena, con gli occhi chiusi a sognare la sua nuova, vera vita.

Aragorn avanzò ad incontrare un corteo Elfico che gli si stava avvicinando e Aranel riconobbe Legolas e fece un cenno con la mano per salutarlo, regalandogli il migliore dei suoi sorrisi.
Ma le sorprese non erano finite, perchè da dietro uno stendardo che piano si muoveva nel vento, fece capolino il viso di Arwen e gli occhi del neo Re di Gondor e Arnor brillarono di luce propria.
Aranel cominciò a tremare e a cercare con gli occhi due gemme preziose e bellissime che aveva affidato alle cure dell'Elfa che ora stringeva e baciava il suo amato.
Aranel si sporse un po' di più e riconobbe Sire Elrond che la stava osservando divertito; allungò un braccio di lato e guardò in basso.
Il Dovahkiin capì che vicino a lui c'erano dei bambini, i suoi diamanti perfetti; Samuel e Shan cominciarono a correre nella sua direzione, lei cadde in ginocchio e li aspettò a braccia aperte.
Quando furono abbastanza vicini si tuffarono tra le sue braccia e Aranel li strinse forte cominciando a singhiozzare.
Anche Boromir s'inginocchiò e quell'abbraccio racchiuse tutto l'amore possibile e immaginabile, un legame forte più della morte che avrebbe portato la felicità nelle loro vite, per sempre.
I suoi bambini erano cresciuti ed erano stati vestiti come nobili Elfi: Shan portava un vestitino con un breve strascico, tutto blu e decorato in argento; i suoi capelli erano cresciuti tanto e ora le arrivavano a metà schiena. Samuel portava un completo celeste e i capelli scuri e ondulati gli toccavano le spalle.

-Come siete cresciuti!- disse mentre accarezzava i loro volti e li stringeva nuovamente a se.

Arrivarono i festeggiamenti e la città brillava di una gioia intensa che non si vedeva più da anni. Il Re sedeva di nuovo sul suo trono e non vi erano ansie, paure o terrore nel cuore del popolo e in quello dei soldati, tutto il male era scomparso e il tempo sarebbe trascorso in pace e serenità.
Nel cortile di pietra, vicino all'Albero Bianco, sedevano Boromir e Aranel con le mani unite e le dita intrecciate, con gli occhi fissi gli uni sugli altri e un sorriso sui loro volti che scaldava il cuore.

-Verrò con te Aranel, amerò Tamriel come amo Arda e ti starò accanto fino alla fine dei tempi.- disse lui sussurrando le parole in modo dolce e sicuro.

-Non ci sarà gioia o dolore che non affronteremo insieme, non ci sarà difficoltà che non supereremo uniti.- rispose lei prima di posargli un bacio sulle labbra.



Una luce forte e intensa si fece largo nella sua mente e tutto svanì, tutto ciò che aveva visto, la storia che si era evoluta nel sonno, ogni cosa, era scomparsa con il giungere dell'Alba.
Il presente l'aveva chiamato a gran voce con il canto di un gallo e l'aria fresca di una giornata d'autunno e non aveva fatto attendere il nuovo giorno a lungo. Aveva aperto gli occhi e aveva raggiunto la tinozza d'acqua specchiandosi nel liquido fresco e trasparente: ogni giorno si vedeva cambiato e i segni delle continue lotte sbucavano dal nulla e senza che se ne fosse accorto, aveva raggiunto l'età di trentacinque anni e l'aveva fatto menando fendenti.
I capelli biondo scuro cadevano ondulati a coprirgli appena il collo e gli occhi azzurri come il cielo d'estate spiccavano in un viso severo e rude, ma bellissimo al tempo stesso. Molti gli dicevano che somigliava a suo padre, altri che il fascino l'aveva ereditato da sua madre, la stessa a cui aveva “rubato” il dannato dono di assorbire le anime dei Draghi.
Si guardò intorno e vide libri, vestiti e piatti sparsi in tutta la casa; da quando anche sua sorella Shan era partita per la Terra di Mezzo, tenere pulito e in ordine il Salone Heljarchen non era cosa facile, inoltre suo fratello Faramir era andato a studiare nell'Accademia di Winterhold e questo rendeva le cose ancora più difficili.

Ti mancherò Adanedhel, lo sai!” aveva detto prima di partire e le sue parole non potevano essere più vere di così.
Così il Dovahkiin si trovò solo per le vie di Skyrim, intento a sconfiggere il male che teneva imprigionata la Regione nel terrore.
Non si recò a Whiterun quel mattino, i suoi passi cambiarono direzione quando vide l'incisione su un cartello che indicava Riverwood.
Attraverso il piccolo villaggio e a passo lento si avvicinò alle tre lapidi che costeggiavano la via. S'inginocchiò e accarezzò il marmo di ognuna di esse per poi portarsi la mano sulle labbra come a voler lasciare un bacio sulla guancia di cloro che erano morti e che lui in vita aveva amato.
La prima lapide era quella di Lidia che non aveva mai conosciuto, ma sapeva che quando era viva aveva aiutato sua madre a difendere Tamriel.
La seconda recitava una scritta:


Qui giace Aranel, figlia di Finrod,
Principessa del Nargothrond,
Thane di Whiterun e protettrice
di Skyrim.
Possa il Sangue di Drago
riposare con gli Dei.


Rotta la tenebra la leggenda è forte
perchè il Sangue di Drago non teme la morte

Rotta la tenebra la leggenda è forte
perchè il Sangue di Drago non teme la morte”


Mentre la terza portava ancora più tristezza nel cuore di Adanedhel, perchè era stato lui ad insegnargli a combattere, a prendere vite e a lasciarle quando ce n'era bisogno.


Qui giace Boromir, figlio di Denethor,
Capitano di Gondor.
Che la sua anima trovi riposo
oltre la morte.

Tornate a casa, la terra vi attende
non morte e ghiaccio, ma il sole vi aspetta.

Tornate a casa, la terra vi attende
non morte e ghiaccio, ma il sole vi aspetta.”


E così la pace perdurò nel mondo di Eru Iluvatar e un altro Sangue di Drago era pronto per difendere Tamriel.




Angolo autrice:

Ok, ringrazio tutti, ma davvero tutti per aver letto e recensito ( o solo letto) la mia storia. Probabilmente vi aspettavate un finale diverso, ma ho voluto troncare così la storia per non soffermarmi troppo nella Quarta Era, ma spero abbiate apprezzato lo stesso :)
Un saluto a tutti e a presto!!




  
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