Crossover
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Autore: bloodred_rose    09/08/2008    2 recensioni
Ventidue anni dopo il compimento della sua vendetta il conte di Montecristo torna a Parigi facendo un trionfale ingresso all'Opera. Quello che non sa è che da alcuni anni, in quello stesso teatro, circolano strane voci riguardanti un certo Fantasma dell'Opera...Direttamente dalla mia mente malata ecco un crossover semi-assurdo tra, appunto, il Conte di Montecristo (il libro naturalmente) e il Fantasma dell'Opera (sia libro che film/musical)!!Spero che vi piaccia...e che mi arrivino un po' di recensioni ^^!! P.S.vi avviso fin da ora che ci sarà anche un capitolo Erik/Christine...
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Film, Libri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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1860

Disclaimer: sfortunatamente, nè il Fantasma dell'Opera nè il Conte di Montecristo nè nessuno dei personaggi citati mi appartengono...


Trap Doors and Masks

 

Parigi, 1860. Una lunga serie di carrozze sfilava di fronte alla magnifica entrata dell’Opera Populaire lasciando scendere uomini e donne più o meno nobili venuti ad assistere alla rappresentazione del Faust. Tra le vetture una in particolare spiccava quasi brillando per la sua originalità: il cocchiere, vestito in abiti esotici, aveva la pelle nera come la notte e sulla fiancata della carrozza era possibile distinguere uno stemma che non si vedeva a Parigi da più di vent’anni. Ne scese un uomo nella metà dei suoi sessant’anni, ancora molto attraente nonostante l’età, con i capelli grigi lunghi fino alle spalle, penetranti occhi neri che davano l’impressione di poter leggere l’anima e la pelle estremamente pallida. Tese con galanteria una mano guantata verso l’interno della carrozza aiutando a scendere la sua accompagnatrice, bellissima sebbene non fosse più giovane, chiaramente orientale, sia per il modo di vestire che per i tratti del viso lasciato quasi intoccato dall’età. Ringraziò l’uomo con un sorriso e insieme si avviarono verso l’Opera, tra gli sguardi e i sussurri stupefatti della nobiltà parigina che celebrava così l’inatteso ritorno del conte di Montecristo. La coppia raggiunse il palco n. 5, il primo accanto al palcoscenico di sinistra, che era appartenuto al conte prima del compimento della sua vendetta e che, nonostante fosse un’ottima postazione, da qualche serata veniva lasciato completamente vuoto. La spiegazione del mistero arrivò pochi minuti prima dell’inizio dello spettacolo assieme a una certa Madame Giry, la maschera del palco.
«Siete voi il signor di Montecristo?» chiese la donna leggendo l’intestazione di una lettera. Il conte si limitò ad annuire con un cenno del capo.
«Allora questa è per voi.» e gli consegnò la busta chiusa con ceralacca rossa modellata in un volto spettrale. Incuriosito, Montecristo spezzò il sigillo e lesse la lettera, accigliandosi sempre di più man mano che scorreva le parole vergate con inchiostro rosso in una calligrafia obliqua.

 

Caro signor di Montecristo, vi prego di perdonarmi se questa mia lettera dovesse arrecarvi disturbo durante lo spettacolo, ma mi sento in dovere di informarvi del fatto che il palco n. 5, da voi occupato, è di mia proprietà. Con ciò non intendo certo incolpare voi di questo disguido, immaginando che i nuovi direttori del mio teatro, i signori Debienne e Poligny, non vi abbiano informato delle mie piccole manie a loro pervenute tramite il mio regolamento. Tuttavia vi prego cortesemente di lasciare libero il mio palco di modo che io possa assistere allo spettacolo senza causare spiacevoli contrattempi ad altri. Vostro umilissimo servitore,

F. dell’O.

 
Montecristo spostò perplesso lo sguardo dalla lettera a Madame Giry, ferma accanto all’ingresso del palco.
«Madame,» chiese «vorreste cortesemente spiegarmi chi sia questo curioso personaggio che si firma con F. dell’O.?» La donna lo guardò per un attimo senza capire, poi i nei suoi occhi passò un lampo di comprensione.
«Da quanto tempo non venite all’Opera?» domando un po’ stupita e un po’ seccata dalla curiosità del conte.
«Da quando lasciai Parigi, più di vent’anni fa.»
«Ecco perché non avete mai sentito parlare del Fantasma dell’Opera!» La donna che era entrata con il conte gemette spaventata attirando l’attenzione.
«Avete paura di un fantasma, Haydée?» chiese Montecristo.
«Non è del fantasma che ho paura, Edmond» rispose lei chiamandolo con il suo nome di battesimo, l’unica a farlo ancora tra quanti lo ricordavano «ma dei guai che state andando a cercare!» Montecristo sorrise poi, rivolgendosi nuovamente a Madame Giry, chiese:
«Sapete per caso dove posso incontrare questo Fantasma dell’Opera?»
«No, monsieur, il Fantasma non ha mai ricevuto nessuno!» rispose quasi scandalizzata.
«Molto bene, allora spero non gli dispiacerà se lo aspetto qui per scambiare due parole con lui.» Detto questo sfoderò un sorriso disarmante contro le occhiate severe delle due donne. Madame Giry scosse la testa sospirando e uscì dal palco mentre le luci del teatro si abbassavano per dare inizio allo spettacolo. A metà del primo atto Montecristo vide un ombra farsi più chiara in mezzo alle altre, un’ombra non del tutto definibile, il lungo mantello nero era la sola cosa distinguibile. La figura attraversò tutta la sala per poi sparire sotto al palco n. 5 senza che nessun altro se ne accorgesse. Ricomparve poco dopo sulla poltrona alla sinistra del conte, faccia a faccia con Dantès, vagamente sorpresa dal fatto che qualcuno l’avesse vista.
«Montecristo?» chiese l’ombra che in realtà era un uomo completamente vestito di nero, con una maschera bianca a coprirgli la parte destra del volto.
«In persona. E voi dovete essere il famoso Fantasma dell’Opera! Anche se mi sembrate un po’ troppo…vivo per essere un fantasma…»
«Come vi ho già scritto, monsieur, voi state occupando il mio palco…»
«Avete ragione,» lo interruppe il conte «vi chiedo scusa, ma sono rimasto perché ero curioso di incontrarvi prima di lasciarvi allo spettacolo… e a proposito, che sbadato, perdonatemi la mia maleducazione! Stavo per andarmene senza avervi presentato mia moglie, la contessa di Montecristo.» Con un’occhiataccia rivolta al conte, Haydée lasciò che l’uomo in nero le facesse un galante baciamano, poi si diresse verso la porta del palco.
«Vi aspetto fuori, Edmond.» disse con un tono che Montecristo riconobbe come velato di minaccia. Sorrise, poi tornò a rivolgersi al Fantasma.
«Vogliate perdonare questa mia testardaggine, ma, vedete, temo che con l’età i miei difetti non abbiano fatto altro che peggiorare, in particolare la mia curiosità.» L’uomo chinò il capo in un cenno di assenso, facendo brillare la sua maschera bianca nella poca luce presente.
«Ora vi lascio al vostro spettacolo.» continuò il conte «Monsieur, è stato un piacere.» Il Fantasma sgranò gli occhi grigi sulla mano che quell’uomo singolare gli stava tendendo, poi la strinse e sentì un brivido… come se lo conoscesse. Montecristo sorrise di nuovo e fece per andarsene, ma appena ebbe aperto la porta si voltò come se si fosse appena ricordato di qualcosa.
«Spero di potermi far perdonare questa mia scortesia nei vostri confronti invitandovi a colazione da me domani mattina alla mia villa negli Champs-Élysées. Badate che non accetto un no come risposta. Buona serata, monsieur.» Il conte uscì e si chiuse la porta alle spalle, lasciando l’uomo in nero completamente attonito per tutto il resto del primo atto.

 

 
Davanti al cancello della grande villa, una delle tante, in realtà, di quelle che si trovavano negli Champs-Élysées, l’uomo con la maschera si ritrovò a chiedersi cosa l’avesse convinto ad uscire dai suoi sotterranei per presentarsi lì, alla luce del sole, in piena vista. Per la prima volta in tre anni aveva lasciato quella che era diventata la sua casa, l’Opera Populaire, il suo teatro. E per cosa? Per assecondare la richiesta di un vecchio folle e curioso! Lui, che non aveva mai assecondato nessuno se non sé stesso! Eppure ora era lì, di fronte a quel cancello…

 

 
Un leggero bussare alla porta distolse Montecristo dai suoi pensieri.
«Avanti.» Entrò Bertuccio, leggermente turbato, e chinò il capo in segno di saluto.
«Eccellenza, c’è un uomo all’ingresso…»
«…con una maschera bianca e nessuna intenzione di dirvi il suo nome, lo so.» Il servitore lo fissò interdetto balbettando parole senza senso, poi si riprese.
«Voi…lo sapete? Ma…»
«…come faccio a saperlo?» lo interruppe nuovamente Montecristo, prima di mettersi a ridere sotto i baffi «Fatelo entrare, Bertuccio. È l’ospite che stavo aspettando.» Quello sparì rapidamente oltre la porta e pochi minuti dopo il conte si alzò dalla sua poltrona per ricevere l’uomo in nero che fissava con maniacale attenzione tutto ciò che passava sotto ai suoi occhi grigi. Come la sera precedente, Montecristo tese la mano al suo ospite, ma vide con sorpresa che il Fantasma non accennava nemmeno a stringerla mentre puntava lo sguardo deciso solo su di lui.
«Sono venuto qui con un solo scopo, monsieur: sapere che cosa volete da me.»
«Molto bene, allora accomodatevi, Erik.» La metà del volto che non era coperta dalla maschera si congelò nell’esatto istante in cui quel nome giunse alle orecchie dell’uomo.
«Come fate a sapere…?» Il conte, come ormai stava diventando sua abitudine, lo interruppe con un cenno della mano e lo invitò nuovamente a sedersi.
«Quando sono uscito dall’Opera ieri sera credevo che il vostro fosse l’incontro più strano che avessi potuto fare. Non potevo certo immaginare che nemmeno un’ora dopo avrei trovato, esattamente dove siete seduto voi in questo momento, un mio vecchio amico che fino a pochi anni fa è stato daroga di Persia!» spiegò il conte.
«Come conoscete il daroga?» chiese stupito il suo ospite. Montecristo si sforzò di nascondere il suo sorriso.
«Mi trovavo in Persia quando ancora esercitava il suo mestiere. È stato esiliato per aver salvato la vita ad un condannato a morte, lo sapevate?»
«Quel condannato ero io.»
«Lo so. Anche se non me lo sarei mai aspettato. Erik, Signore delle Botole…Fantasma dell’Opera!» Montecristo scosse la testa divertito «Se non fosse stato il daroga in persona a dirmelo non l’avrei mai creduto possibile!» 
«Ma voi chi siete?» chiese infine esasperato l’uomo.
«Oh, io ho avuto molti nomi e molti volti» rispose il conte con sussiego «e non ho idea di quale…»
«…il Signore delle Maschere…» lo interruppe Erik in un sussurro.
«Come?»
«È il nome che vi ha dato il daroga. Mille e un nome, mille e un volto per le Mille e una Notte delle quali sembrate far parte. E mille e una maschera per portare a termine i vostri progetti. Quando parlava di voi sembrava riferirsi più a un dio che a un uomo.»
«Ne sono lusingato.» mormorò Montecristo chinando il capo quasi commosso. Poi tornarono a fissarsi, gli occhi grigi e freddi del Fantasma piantati in quelli neri e profondi del conte.
«Non mi avete ancora detto che cosa volete da me…» disse l’ospite. Dantès tornò a sorridere.
«Ammetto di avervi fatto venire fin qui solo per curiosità, ma ora che ho la certezza di sapere chi siete ho un consiglio da darvi:» e si fece improvvisamente serio «guardatevi dalla vendetta, Erik.»
«Come sapete che è vendetta quello che voglio?»
«Perché è dal desiderio di vendetta che nascono i fantasmi… Guardatevi dalla vendetta, Erik, perché vi chiederà in pegno cose che potrebbe non restituirvi mai più.»
«Cosa pensate di sapere, voi, sulla vendetta e sull’odio, voi, che siete conte!» esclamò l’uomo, adirato. Montecristo si lasciò sfuggire un risata amara.
«Credetemi, so molto più di quanto possiate immaginare. Forse, un giorno, quando avrete tempo, vi racconterò una storia…»
«Una delle vostre Mille e una Notte?» chiese con scherno.
«La vendetta di un uomo.» ribatté Montecristo «Un uomo che per un attimo si è creduto potente quanto Dio e che per questo ha sofferto di uno dei mali più terribili del mondo: l’amore.» Si fermò per scrutare con attenzione il suo ospite e quando vide che non accennava a rispondere, riprese.
«Dio ha detto “La vendetta è mia”. Lasciate che sia Lui a decidere e allora potrete essere la Sua mano armata.»
«Dio non esiste, conte. E se esiste, allora deve odiare molto il genere umano… e me in particolare.»
«Che cosa ve lo fa pensare?» domandò Montecristo dopo un attimo di silenzio. Gli occhi grigi del Fantasma si fecero freddi come le acque di un lago ghiacciato.
«C’è un motivo, Edmond Dantès, se la mia maschera è diversa dalle vostre…» E se ne andò, lasciando il conte, sorpreso, a complimentarsi con il genio di quell’uomo.

xXx

Note dell'Autrice:

Rieccomi con una storia ai limiti della follia: il Fantasma dell'Opera che incontra il Conte di Montecristo. Ho qualche problemino nel crevello, lo so... Comunque, un paio di piccole precisazioni: come vi sarete accorti/e il mio Fantasma ha il volto che gli ha dato Andrew Lloyd Webber nel suo film/musical, ma per il resto, almeno al momento, è tutto riferito al romanzo di Gaston Leroux. I più attenti (o fanatici, come me) potrebbero notare l'impossibilità delle date collegate all'Opera Populaire (o Opera Garnier), ma essendo questa una fanfiction prego i lettori di fregarsene ^^. Ultima cosa: vi prego recensite!! Ho un disperato bisogno di sapere cosa ne pensate!

Your obedient servant,

bloodred_rose

  
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