Disclaimer:
sfortunatamente, nè il Fantasma dell'Opera nè il
Conte di
Montecristo nè nessuno dei personaggi citati mi
appartengono...
Trap Doors
and Masks
«Siete voi il signor di Montecristo?» chiese la donna leggendo l’intestazione di una lettera. Il conte si limitò ad annuire con un cenno del capo.
«Allora questa è per voi.» e gli consegnò la busta chiusa con ceralacca rossa modellata in un volto spettrale. Incuriosito, Montecristo spezzò il sigillo e lesse la lettera, accigliandosi sempre di più man mano che scorreva le parole vergate con inchiostro rosso in una calligrafia obliqua.
Caro signor di Montecristo, vi prego di perdonarmi
se questa mia
lettera dovesse arrecarvi disturbo durante lo spettacolo, ma mi sento
in dovere
di informarvi del fatto che il palco n. 5, da voi occupato,
è di mia proprietà.
Con ciò non intendo certo incolpare voi di questo disguido,
immaginando che i
nuovi direttori del mio teatro, i signori Debienne e Poligny, non vi
abbiano
informato delle mie piccole manie a loro pervenute tramite il mio
regolamento.
Tuttavia vi prego cortesemente di lasciare libero il mio palco di modo
che io
possa assistere allo spettacolo senza causare spiacevoli contrattempi
ad altri.
Vostro umilissimo servitore,
Montecristo spostò perplesso lo
sguardo dalla lettera a Madame Giry, ferma accanto
all’ingresso del palco.
«Madame,» chiese «vorreste
cortesemente spiegarmi chi sia questo curioso personaggio che si firma
con F. dell’O.?»
La donna lo guardò per un
attimo senza capire, poi i nei suoi occhi passò un lampo di
comprensione.
«Da quanto tempo non venite
all’Opera?» domando un po’ stupita e un
po’ seccata dalla curiosità del conte.
«Da quando lasciai Parigi, più di
vent’anni fa.»
«Ecco perché non avete mai
sentito parlare del Fantasma dell’Opera!» La donna
che era entrata con il conte
gemette spaventata attirando l’attenzione.
«Avete paura di un fantasma,
Haydée?» chiese Montecristo.
«Non è del fantasma che ho paura,
Edmond» rispose lei chiamandolo con il suo nome di battesimo,
l’unica a farlo ancora
tra quanti lo ricordavano «ma dei guai che state andando a
cercare!»
Montecristo sorrise poi, rivolgendosi nuovamente a Madame Giry, chiese:
«Sapete per caso dove posso
incontrare questo Fantasma dell’Opera?»
«No, monsieur, il Fantasma non ha
mai ricevuto nessuno!» rispose quasi scandalizzata.
«Molto bene, allora spero non gli
dispiacerà se lo aspetto qui per scambiare due parole con
lui.» Detto questo
sfoderò un sorriso disarmante contro le occhiate severe
delle due donne. Madame
Giry scosse la testa sospirando e uscì dal palco mentre le
luci del teatro si
abbassavano per dare inizio allo spettacolo. A metà del
primo atto Montecristo
vide un ombra farsi più chiara in mezzo alle altre,
un’ombra non del tutto
definibile, il lungo mantello nero era la sola cosa distinguibile. La
figura attraversò
tutta la sala per poi sparire sotto al palco n. 5 senza che nessun
altro se ne
accorgesse. Ricomparve poco dopo sulla poltrona alla sinistra del
conte, faccia
a faccia con Dantès, vagamente sorpresa dal fatto che
qualcuno l’avesse vista.
«Montecristo?» chiese l’ombra che
in realtà era un uomo completamente vestito di nero, con una
maschera bianca a
coprirgli la parte destra del volto.
«In persona. E voi dovete essere
il famoso Fantasma dell’Opera! Anche se mi sembrate un
po’ troppo…vivo per
essere un fantasma…»
«Come vi ho già scritto,
monsieur, voi state occupando il mio palco…»
«Avete ragione,» lo interruppe il
conte «vi chiedo scusa, ma sono rimasto perché ero
curioso di incontrarvi prima
di lasciarvi allo spettacolo… e a proposito, che sbadato,
perdonatemi la mia
maleducazione! Stavo per andarmene senza avervi presentato mia moglie,
la
contessa di Montecristo.» Con un’occhiataccia
rivolta al conte, Haydée lasciò
che l’uomo in nero le facesse un galante baciamano, poi si
diresse verso la
porta del palco.
«Vi aspetto fuori, Edmond.» disse
con un tono che Montecristo riconobbe come velato di minaccia. Sorrise,
poi tornò a rivolgersi
al Fantasma.
«Vogliate perdonare questa mia
testardaggine, ma, vedete, temo che con l’età i
miei difetti non abbiano fatto
altro che peggiorare, in particolare la mia
curiosità.» L’uomo chinò il
capo in
un cenno di assenso, facendo brillare la sua maschera bianca nella poca
luce
presente.
«Ora vi lascio al vostro
spettacolo.» continuò il conte
«Monsieur, è stato un piacere.» Il
Fantasma
sgranò gli occhi grigi sulla mano che quell’uomo
singolare gli stava tendendo,
poi la strinse e sentì un brivido… come se lo
conoscesse. Montecristo sorrise
di nuovo e fece per andarsene, ma appena ebbe aperto la porta si
voltò come se
si fosse appena ricordato di qualcosa.
«Spero di potermi far perdonare
questa mia scortesia nei vostri confronti invitandovi a colazione da me
domani
mattina alla mia villa negli Champs-Élysées.
Badate che non accetto un no come
risposta. Buona serata, monsieur.» Il conte uscì e
si chiuse la porta alle
spalle, lasciando l’uomo in nero completamente attonito per
tutto il resto del
primo atto.
Davanti al cancello della grande
villa, una delle tante, in realtà, di quelle che si
trovavano negli
Champs-Élysées, l’uomo con la maschera
si ritrovò a chiedersi cosa l’avesse
convinto ad uscire dai suoi sotterranei per presentarsi lì,
alla luce del sole,
in piena vista. Per la prima volta in tre anni aveva lasciato quella
che era
diventata la sua casa, l’Opera Populaire, il suo
teatro. E per cosa? Per assecondare la richiesta di un
vecchio
folle e curioso! Lui, che non aveva mai assecondato nessuno se non
sé stesso!
Eppure ora era lì, di fronte a quel cancello…
Un leggero bussare alla porta
distolse Montecristo dai suoi pensieri.
«Avanti.» Entrò Bertuccio,
leggermente turbato, e chinò il capo in segno di saluto.
«Eccellenza, c’è un uomo
all’ingresso…»
«…con una maschera bianca e
nessuna intenzione di dirvi il suo nome, lo so.» Il servitore
lo fissò
interdetto balbettando parole senza senso, poi si riprese.
«Voi…lo sapete? Ma…»
«…come faccio a saperlo?» lo
interruppe nuovamente Montecristo, prima di mettersi a ridere sotto i
baffi
«Fatelo entrare, Bertuccio. È l’ospite
che stavo aspettando.» Quello sparì
rapidamente oltre la porta e pochi minuti dopo il conte si
alzò dalla sua
poltrona per ricevere l’uomo in nero che fissava con
maniacale attenzione tutto
ciò che passava sotto ai suoi occhi grigi. Come la sera
precedente, Montecristo
tese la mano al suo ospite, ma vide con sorpresa che il Fantasma non
accennava
nemmeno a stringerla mentre puntava lo sguardo deciso solo su di lui.
«Sono venuto qui con un solo
scopo, monsieur: sapere che cosa volete da me.»
«Molto bene, allora accomodatevi,
Erik.» La metà
del volto che non era
coperta dalla maschera si congelò nell’esatto
istante in cui quel nome giunse
alle orecchie dell’uomo.
«Come fate a sapere…?» Il conte,
come ormai stava diventando sua abitudine, lo interruppe con un cenno
della
mano e lo invitò nuovamente a sedersi.
«Quando sono uscito dall’Opera
ieri sera credevo che il vostro fosse l’incontro
più strano che avessi potuto
fare. Non potevo certo immaginare che nemmeno un’ora dopo
avrei trovato,
esattamente dove siete seduto voi in questo momento, un mio vecchio
amico che
fino a pochi anni fa è stato daroga
di Persia!» spiegò il conte.
«Come conoscete il daroga?»
chiese stupito il suo ospite.
Montecristo si sforzò di nascondere il suo sorriso.
«Mi trovavo in Persia quando
ancora esercitava il suo mestiere. È stato esiliato per aver
salvato la vita ad
un condannato a morte, lo sapevate?»
«Quel condannato ero io.»
«Lo so. Anche se non me lo sarei
mai aspettato. Erik, Signore delle Botole…Fantasma
dell’Opera!» Montecristo scosse
la testa divertito «Se non fosse stato il daroga
in persona a dirmelo non l’avrei mai creduto
possibile!»
«Ma voi chi siete?» chiese infine
esasperato l’uomo.
«Oh, io ho avuto molti nomi e
molti volti» rispose il conte con sussiego «e non
ho idea di quale…»
«…il Signore delle Maschere…»
lo
interruppe Erik in un sussurro.
«Come?»
«È il nome che vi ha dato il daroga.
Mille e un nome, mille e un
volto per le Mille e una Notte delle quali sembrate far parte. E mille
e una
maschera per portare a termine i vostri progetti. Quando parlava di voi
sembrava riferirsi più a un dio che a un uomo.»
«Ne sono lusingato.» mormorò
Montecristo chinando il capo quasi commosso. Poi tornarono a fissarsi,
gli
occhi grigi e freddi del Fantasma piantati in quelli neri e profondi
del conte.
«Non mi avete ancora detto che
cosa volete da me…» disse l’ospite.
Dantès tornò a sorridere.
«Ammetto di avervi fatto venire
fin qui solo per curiosità, ma ora che ho la certezza di
sapere chi siete ho un
consiglio da darvi:» e si fece improvvisamente serio
«guardatevi dalla
vendetta, Erik.»
«Come sapete che è vendetta
quello che voglio?»
«Perché è dal desiderio di
vendetta che nascono i fantasmi… Guardatevi dalla vendetta,
Erik, perché vi
chiederà in pegno cose che potrebbe non restituirvi mai
più.»
«Cosa pensate di sapere, voi,
sulla vendetta e sull’odio, voi, che siete conte!»
esclamò l’uomo, adirato.
Montecristo si lasciò sfuggire un risata amara.
«Credetemi, so molto più di
quanto possiate immaginare. Forse, un giorno, quando avrete tempo, vi
racconterò
una storia…»
«Una delle vostre Mille e una
Notte?» chiese con scherno.
«La vendetta di un uomo.» ribatté
Montecristo «Un uomo che per un attimo si è
creduto potente quanto Dio e che
per questo ha sofferto di uno dei mali più terribili del
mondo: l’amore.» Si
fermò per scrutare con attenzione il suo ospite e quando
vide che non accennava
a rispondere, riprese.
«Dio ha detto “La vendetta è
mia”. Lasciate che sia Lui a decidere e allora potrete essere
la Sua mano
armata.»
«Dio non esiste, conte. E se
esiste, allora deve odiare molto il genere umano… e me in
particolare.»
«Che cosa ve lo fa pensare?»
domandò Montecristo dopo un attimo di silenzio. Gli occhi
grigi del Fantasma si
fecero freddi come le acque di un lago ghiacciato.
«C’è un motivo, Edmond
Dantès, se
la mia maschera è diversa dalle
vostre…» E se ne andò, lasciando il
conte,
sorpreso, a complimentarsi con il genio di quell’uomo.
xXx
Note dell'Autrice:
Rieccomi con una storia ai limiti della follia: il Fantasma dell'Opera che incontra il Conte di Montecristo. Ho qualche problemino nel crevello, lo so... Comunque, un paio di piccole precisazioni: come vi sarete accorti/e il mio Fantasma ha il volto che gli ha dato Andrew Lloyd Webber nel suo film/musical, ma per il resto, almeno al momento, è tutto riferito al romanzo di Gaston Leroux. I più attenti (o fanatici, come me) potrebbero notare l'impossibilità delle date collegate all'Opera Populaire (o Opera Garnier), ma essendo questa una fanfiction prego i lettori di fregarsene ^^. Ultima cosa: vi prego recensite!! Ho un disperato bisogno di sapere cosa ne pensate!
Your obedient servant,
bloodred_rose