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Autore: CassandraBlackZone    09/06/2014    1 recensioni
Paura? No, lei non aveva affatto paura. Ed era proprio questo quel qualcosa in più.
Correre per lei non era mai stato un modo per scappare, anzi: correre per lei era l’unico modo per superare la monotonia e anche se stancante, era lo svago che più la soddisfaceva. Persino più del contare le statue del Duomo.
Emily amava correre. Da sempre.
Genere: Avventura, Fluff, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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“Ti conviene slacciarti la cintura,” disse il Dottore sorridendo“non credo che ti servirà.”
Con gli occhi colmi d’ira e rivolti verso il damerino vestito all’inglese, Randy si sganciò la cintura porta-armi, e alzò le mani in segno di arresa.
Con un cenno del capo, il Dottore ordinò a Jake di abbassare l’arma e di spostarsi di lato. Sistematosi il farfallino, l’alieno si mise davanti al cacciatore furente “Allora, Randy. Ti va di parlare civilmente?” e indicò il tavolo di madreperla bianco, posto dietro al biondo “O forse preferisci che il nostro amichetto Jake ti faccia la festa?”
“Un gergo al quanto antiquato, non trovi?”
“Oh, vorrei ben vedere, giovanotto. A differenza di te io ho poco più di mille anni.”
“Ho fatto qualcosa che non va, Dottore?”
“A parte aver pedinato e catturato illegalmente un Liseno rilasciato legalmente? Potrei aggiungere il fatto che hai rapito due esseri umani innocenti.”
Rapito è una parola grossa. Mi pare che i tuoi due amichetti stiano bene, no?”
“Non provocarmi, Randy.” disse il Dottore scuro in volto “Non sono in vena di scherzi, in questo momento.”
“Ma come? Perché sei diventato serio di colpo?” sogghignò il cacciatore “Dov'e' finita tutta la tua spavalderia?”
Tenendo gli occhi su Randy, il Signore del Tempo puntò il cacciavite su Emi e Jeremy. Una sonicizzazione, e le manette di ferro si staccarono da soli dai polsi dei due umani. Un secondo trillo, i sistemi di tutti gli androidi cacciatori presenti  tranne, ovviamente, Jake, si spensero all’istante.
“Allora. Sia ben chiaro. Io non ho tempo da perdere con un essere ripugnante come te.”
“Oh, per favore, Dottore. Ammettilo che c’è gente peggiore di noi.”
“Non ne dubito, ma per ora siete voi ad essere in cima alla mia lista.”
Prese al volo un paio di sedie, il Dottore invitò Randy a sedersi davanti a lui, per iniziare un discorso da alieno a umano “Emi. Jeremy. Fatemi un grosso favore. Uscite dalla porta che vedete dietro di voi assieme a Massy, l’ho già programmata per Londra. Questa faccenda riguarda solo me e Randy.”
“Eh? Perché non possiamo restare?” si oppose Emi adirata “So che cosa vuoi chiedergli, e anche io voglio sapere chi è il reietto. Massy si è…”
“Emily, lo so.” La interruppe subito freddo il Gallifreyano. “Lo so bene.”
Emily, ripeté la ragazza nella sua testa, è da mesi che non mi chiama così, e perciò questo significa solo una cosa. Accortasi del grave errore commesso, Emi si morse il labbro inferiore mortificata. Bella mossa, Emi.
“Io… mi dispiace, Dottore. Avremmo dovuto proteggerlo quando eravamo a casa sua. Eravamo in due e… non abbiamo fatto nulla.”
“Ha ragione” aggiunse Jeremy “E’ solo colpa nostra.”
“Non è affatto colpa vostra, invece” forzò un sorriso il Dottore “ Non potevate fare nulla. La morte del succube è una malattia incurabile, persino per gli ospedali migliori di tutto l’Universo. Fa parte della fisionomia dei Liseni da sempre. E poi,” strizzò l’occhio al giovane alieno “ è pur sempre vivo, no? Va bene così.”
I due umani ricambiarono il sorriso e annuirono all’amico rilassati.
Emi si avvicinò a Massy per prenderlo per mano “Andiamo, Junior. Ci andiamo a prendere un gelato. Vuoi?”
“Cos’è un gelato?” chiese lui innocente.
“Ora lo vedrai” gli arruffò i soffici capelli corvini Jeremy.
“Ci vediamo fuori!”  salutò Emi.
“Ok. Fate i bravi.”
I due ragazzi e il giovane Liseno andarono verso la porta da cui il Dottore e Jake erano entrati.
Emi si voltò un’ultima volta. Sei sicuro che te la caverai?, diceva il suo sguardo.
Stai tranquilla, fu la risposta del Signore del Tempo.
Abbassata la maniglia con decisione, l’odore del classico fish and chips  scaturì un certo languorino sia a Jeremy che al piccolo Massy. Come aveva detto il Dottore, la porta li aveva riportati a Londra, più precisamente, davanti all’entrata del locale a strisce viola e nere di Massy.
Emi provò a varcare una seconda volta la soglia della porta, ma il collegamento era stato spezzato, poiché si ritrovò nella sala futuristica distrutta dalla sparatoria dell’androide cacciatore “Ok. Siamo veramente fuori.” Sospirò lei.
“E adesso… cosa facciamo?” chiese Jeremy “ Insomma… non sappiamo nemmeno quando finiranno.”
“Tu puoi anche tornare dalla classe” gli propose Emi “non sei tenuto a restare qui. Ti abbiamo già causato tanti problemi, quindi…”
“Non se ne parla nemmeno!” la interruppe aggressivo “ Ho dovuto aspettare tre mesi per ritrovarti!”
“Ancora questa storia? Si può sapere perché mi cercavi?! Che cosa vuoi da me?”
All’improvviso Jeremy si mise davanti ad Emi tirando fuori dalla sua giacca fluorescente una scatoletta blu, che sorprese non poco la ragazza “Che… cos’è quello?” chiese lei.
“Questo è… per te.” Rispose lui rosso in volto “Era per… l’incidente alla stazione. Pensavo che fosse giusto farlo, così… prendilo!” insistette.
Un po’ titubante, Emi avvicinò la mano all’inaspettato regalo, e con il pollice aprì il coperchio spalancando gli occhi: era un bellissimo ciondolo a forma di A degli Avengers attaccato ad un catenina d’acciaio.
“Io… ecco. Non so cosa dire.” Ed era effettivamente così. Emi non sapeva cosa rispondere, non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi dalla vergogna. Che cosa stava succedendo? Perché da quando lei aveva conosciuto il Dottore le cose più improbabili le stavano accadendo proprio in quel momento?
“Non dire nulla.” La riportò alla realtà Jeremy “ Accettalo e basta.”
“Volevi veramente cercarmi per darmi questo?”
“Beh, sì…” mentì spudoratamente “Quando ho saputo che saresti venuta qui, ho aspettato questa gita per poterti cercare.”
“Sai che potresti finire nei guai, vero?” lo ammonì la ragazza.
Jeremy scrollò le spalle incurante “ Capirai. A quest’ora staranno sicuramente andando in giro per negozi .”
“E’ così strano, non trovi?”
“Che cosa?”
“Insomma… io e te che parliamo tranquillamente senza rincorrerci o insultarci. E’… strano.”
“Non dirlo a me.”
I due ragazzi si lasciarono inconsapevolmente alle spalle tutto ciò che avevano passato e risero per la prima volta insieme: le loro interminabili corse, gli scherzi più infami, i nascondigli di Emi uno più strano dell’altro, gli assedi continui di Jeremy. Tutto. Ma quel tutto nascondeva troppi perché nella testa della ragazza.
Stava succedendo di nuovo. Come con Anna, ora anche con Jeremy. Si era presentata un’altra svolta inattesa nella vita di Emi, e ciò iniziava a spaventarla terribilmente.
Cosa c’è di sbagliato in me, pensò lei. Perché sta succedendo tutto adesso?
“Perché?”  scosse la testa “Perché stiamo facendo questo?”
“ Questo cosa?” Jeremy percepì il senso di inquietudine della ragazza. Intenzionato ad avvicinarsi, lei indietreggiò di qualche passo “Emi?” chiese lui preoccupato.
“Dimmelo. Che cosa vuoi veramente?”
“Emi, ascoltam-…”
“E non credere che io non me ne sia accorta! Tu mi hai sempre chiamata per cognome!” Emi sentiva la sua voce spezzata da tremori, come se fosse sul punto di mettersi a piangere.
“Ti prego calmati, ok?! Siamo tutti abbastanza sconvolti da quello che è successo, ma non c’è proprio bisogno di reagire cos-…”
“No!”con la mano ancora intrecciata a quella di Massy, umana e alieno attraversarono la strada correndo e si confusero tra la folla.
“Emi!” Jeremy tenne d’occhio il vestito stravagante del  piccolo Liseno e prese a rincorrerli, mentre Emi piangeva silenziosamente, sempre più confusa.
 
“No… così non va affatto bene! Accidenti!” Jay digitò di nuovo e più frettolosamente i codici di localizzazione, ma senza risultati. Essi apparivano errati sullo schermo, accompagnati da una serie di insopportabili bip.
“Cosa c’è che non va?” gli si avvicinò Shila “Non riesci a rintracciarlo?”
“Porte dimensionali.” Disse lui a denti stretti.
“Ne sei sicuro?”
“Più che sicuro. Questo è un segno tipico di interferenze dimensionali. Maledetto Randy! Che diamine ha in mente?!”
“Inoltre non conoscendo le interfacce delle porte non sappiamo il tempo di distacco.”
“Esatto”affermò Jay grave “ è proprio quello che mi preoccupa.”
Ormai prossimo all’arrendersi, il cacciatore si appoggiò allo schienale della sedia portandosi una mano fra i capelli. E adesso? Che cosa posso fare?
Qualunque fosse il tempo di distacco fra loro e Randy, quest’ultimo poteva fare qualunque cosa anche solo in due minuti. Persino ucciderli.
Era finito. Aveva infranto la promessa. Nonostante tutte le precauzioni che aveva ricevuto, si era rivelato un vero fallimento. Una delusione.
“Maledizione…”
“Ehi… Ehi Jay! Guarda!” Scrollatolo un paio di volte, Jay alzò lo sguardo sullo schermo, e i suoi occhi si illuminarono “No… dimmi che non è vero.”
“Oh, sì invece!” presa dall’entusiasmo, Shila spostò dalla postazione l’amico e iniziò ad armeggiare con la tastiera, intenta ad agganciarsi al segnale, o meglio, ai tre segnali di debole frequenza che aveva visto “ Ancora un attimo e ci siamo”
Jay era al suo fianco impaziente di vedere quei tre puntini rossi diventare più visibili.
“Fatto!” urlò infine Shila “Trovati!”
“Grandioso Shila! Sei la migliore! Dove si trova Randy?”
“Ti sbagli, Jay. Questi non sono Randy o i suoi androidi.”
“Eh? Allora che cosa abbiamo trovato, scusa?” chiese Jay confuso.
La cacciatrice avvicinò un indice allo schermo indicando i tre punti rossi fermi “Questi, Jay, sono forti emanazioni di radiazioni X20.”
“Radiazioni X20? X20… X2-… Ah! Ma sono quelle dell’acceleratore molecolare dei Necefar!! L’ultima macchina rimasta del pianeta che io stesso e Randy avevamo prelevato!”
“Esatto! Ciò significa solo che molto probabilmente Randy si troverà…” una pausa di silenzio tenne sulle spine Jay, mentre Shila allargò la mappa “ a Londra.”
Londra. Il cuore di Jay perse subito due battiti non appena capì perché Randy avesse usato l’acceleratore molecolare. Era il momento di agire “Shila, ti prego. Raccogli almeno una decina di androidi e vai subito a Londra, puoi?”
“Cosa?”
Ignorata l’amica, Jay digitò da un’altra postazione i codici di attivazioni del teletrasporto e aprì un varco nel Vortice del Tempo “Bene, con il Vortice faremo più prima.”
“Sei impazzito?! Non abbiamo mai usato il vortice perché non ne siamo…”
“Shila, stai parlando con il miglior hacker tra i cacciatori Loto. Si tratta di solo un viaggio, non succederà nulla. Fidati di me.”
Shila rimase a guardare senza parole la determinazione attraverso cui Jay si stava impegnando. Nonostante non sapeva di cosa o di chi si trattasse il reietto, la cacciatrice avrebbe fatto qualunque cosa per il suo Jay “Ok, va bene. Risveglierò una quindicina di androidi. Stai pronto a teletrasportarci.”
Jay si voltò verso Shila sorridendole grato “Non so come ringraziarti.”
“Non dirlo nemmeno” ricambiò lei “Andiamo a prendere Randy.”
   
 
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