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Autore: Ljn    09/06/2014    6 recensioni
"Quella cosa … era solo temporanea. Sarebbe passata.
Quella alienazione … quel silenzio … doveva solo resistere un po’.
Poi Naruto lo avrebbe perdonato, e allora sarebbe tornato tutto come prima. Meglio di prima. Avrebbero dimenticato quella idiozia sentimentale, e sarebbero tornati alla loro vecchia relazione di rivali e migliori amici.
Lui … lui sarebbe tornato. Lui tornava sempre.
«No» gli sussurrò una vocina all’orecchio «sei tu che torni sempre. Lui non lo ha mai fatto»."
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Questo testo è dedicato a una persona in particolare, che ieri ha festeggiato gli anni che aumentano, e che oggi si ritroverà a subire il primo mattone dell'anno che verrà. Perdonami, sono in ritardo ... come sempre °sigh°
Vabbeh... insomma...
Buon Compleanno _Serendipity_!!!

Polvere nel vento

 
- Allora ci vediamo domani!
Naruto rise, come al solito, agitando la mano in risposta ai saluti dei suoi stupidi amici che erano venuti a trovarlo per blaterare di stupide cose prive di importanza. Aveva riso in giardino, prima, mentre seduti sull’erba, mangiavano i biscotti portati da Hinata, pianificando la giornata libera che Tsunade aveva dato inaspettatamente loro. Aveva riso dopo aver messo il broncio, come sempre, mentre loro lo prendevano in giro perché aveva finalmente imparato come essere un ospite quasi modello.
Le sue labbra si erano tirate in un sorriso dannatamente forzato solamente quando i suoi amici avevano sfidato il suo silenzio domandandogli se lui avrebbe partecipato. Sasuke per tutta risposta aveva fissato gli occhi improvvisamente neutrali di Naruto e aveva ignorato la domanda continuando a bere il proprio tè sull’engawa, facendo inarcare un sopracciglio a Sakura.
Naruto aveva ripreso a ridere subito dopo, quando per evitare la domanda che la loro compagna aveva pronta sulla punta delle labbra, aveva tirato fuori un ricordo particolarmente divertente del periodo in cui lui non c’era stato. Aveva continuato a ridere e ridere, spandendo tutto intorno a sé calore e gioia di vivere, ignorando bellamente il fatto che lui lo aveva fissato con occhi cupi tutto il tempo.
Naruto rideva. Rideva sempre.
Con gli altri, Naruto rideva sempre.
Sasuke strinse le labbra, ritirandosi all’interno della casa. Non voleva vedere quello che sarebbe successo quando Naruto avrebbe smesso di ridere. Non voleva vedere la sua espressione chiudersi in una imitazione fin troppo accurata della sua. Non voleva assistere alla materializzazione di quello che oramai da settimane era diventata la maschera che Naruto indossava per lui.
Poteva con facilità immaginare, cosa sarebbe successo non appena gli stupidi amici del Dobe fossero stati fuori vista, pensò Sasuke lasciandosi cadere con un sospiro sul divano.
Naruto avrebbe abbassato la mano con cui stava enfaticamente salutandoli, poi avrebbe girato le spalle alle figure ormai di schiena e avrebbe smesso di sorridere.
Sasuke chiuse gli occhi, appoggiando il capo allo schienale.
Il suo volto si sarebbe scurito, le labbra si sarebbero tese in una linea sottile. Gli occhi si sarebbero offuscati, passando dal brillante azzurro cielo che una volta era sempre puntato verso di lui, ad un blu freddo.
Sentì la porta aprirsi e subito dopo chiudersi con un rumore secco e ovattato che fino a qualche settimana prima sarebbe stato sicuramente quello di un infisso sbattuto, seguito da un urlo a caso che avrebbe informato anche i morti che aleggiavano ancora in quella casa che Uzumaki Naruto era entrato.
Raccolse un rotolo dal tavolino davanti a sé, e si impegnò a fingere di essere interessato al suo contenuto, mentre ascoltava attentamente i rumori che Naruto stava producendo.
Calcolò i singoli passi del biondo, senza alzare gli occhi.
Due passi, e sarebbe entrato in casa.
Quattro passi. La prima stanza degli ospiti, dove sua madre avrebbe ricevuto i visitatori, e che era l’unica che loro usavano quando qualche coraggioso decideva di sfidare la sua minacciosa presenza.
Nove passi. Il corpo che si gira verso sinistra. Il fusuma … eccolo. Ascoltò il rumore attutito dei passi sul pavimento, mentre Naruto entrava e oltrepassava il salotto diretto con ogni probabilità in cucina. Ignorandolo e lasciandolo a fissare un paesaggio che fino a poche settimane prima aveva ritenuto impossibile vedere.
La sua schiena.
Sasuke strinse le dita attorno al rotolo che stava fingendo di studiare.
Naruto gli aveva voltato la schiena.
Naruto non gli parlava più.
Naruto non gli sorrideva più.
Chiuse gli occhi, per ritrovare l’equilibrio che sentiva instabile ormai da tempo.
Era giusto così.
Era stato ben cosciente che sarebbe potuto accadere.
Gli sarebbe passata.
Non poteva essere diversamente.
Naruto non era per il rancore. Gli sarebbe passata. Lo aveva perdonato anche per aver desiderato di ucciderlo, no? Quella cosa … era solo temporanea.
Sarebbe passata.
Quella alienazione … quel silenzio … doveva solo resistere un po’.
Poi Naruto lo avrebbe perdonato, e allora sarebbe tornato tutto come prima. Meglio di prima. Avrebbero dimenticato quella idiozia sentimentale, e sarebbero tornati alla loro vecchia relazione di rivali e migliori amici.
Lui … lui sarebbe tornato. Lui tornava sempre.
«No» gli sussurrò una vocina all’orecchio «sei tu che torni sempre. Lui non lo ha mai fatto». La ignorò come aveva già fatto decine di volte in precedenza, alzandosi dal divano e avanzando lentamente nella casa della sua infanzia, che lui e Naruto avevano rimesso in sesto dopo la guerra e che condividevano da allora, quando il suo futuro era ancora incertamente affogato nel limbo della politica.
Arrivato alla porta della cucina, si appoggiò allo stipite, incrociò le braccia e studiò il suo ... migliore amico.
Naruto stava bevendo. La sua sacca delle armi era sul tavolo. Lui aveva indosso la tuta. C’era solo una spiegazione a quei fatti.
Aprì la bocca prima di pensare. – Dove vai?
Da quando Naruto non gli parlava più, aveva iniziato a farlo lui.
Naruto si irrigidì, abbassò il bicchiere che aveva in mano, e gli rispose senza girarsi. – Ad allenarmi. – Il tono era asciutto.
Strinse i denti. Odiava quel tono. Odiava che lui non lo guardasse più negli occhi. Odiava che evitasse il contatto più casuale con lui. Quello non era Naruto. Non il Naruto che lui … Non Naruto! Eppure era da quella discussione, che quel tono freddo e distante compariva ogni volta che costringeva Naruto a parlargli. Era da quando avevano litigato, che Naruto non era più Naruto, con lui.
- A quest’ora del pomeriggio? – ghignò sforzandosi di mantenere almeno lui il solito atteggiamento. – Manca poco più di un’ora al tramonto.
Il Naruto con cui aveva litigato negli ultimi cinque anni, avrebbe messo il broncio, cominciando a giustificare la sua scelta in tono offeso. Lo avrebbe chiamato “Teme” e magari gli avrebbe detto che non aveva voglia di rimanere a casa con lui, dopo che lo aveva fatto arrabbiare così tanto.
Il Naruto che lo fissava ora, invece, non disse nulla, limitandosi a portare di nuovo il bicchiere alle labbra.
Maledizione. Maledizione. Maledizione!
Si staccò dalla porta e andò ad aprire il frigorifero. - Pensavo di cenare presto, questa sera, visto che domani avete deciso di partire praticamente all’alba. Se vuoi allenarti un po’, fallo in giardino.
«Teme! Allora stavi ascoltando! Potevi pure spiaccicare una parola, cavolo!» pensò intensamente la frase che voleva sentire, augurandosi che l’altro la vocalizzasse davvero.
- … Non serve. Non ho fame. – la voce di Naruto era distante.
«Maledizione.»
- Ne avrai quando finirai, D … -/- Ho detto che non serve. – scattò seccamente lui, per poi continuare con tono più pacato, come se si stesse sforzando di controllare se stesso. - Tornerò tardi. Mangia per conto tuo.
- Vengo con te. Non vorrei mai che idiota come sei ti addormentassi al campo di allenamento. – si sentiva patetico. Era scappato da quel ragazzo per tre anni. Poi aveva respinto il pensiero di riconoscere di essergli amico per un altro anno, e di essergli … affezionato per un altro ancora. E ora … ora elemosinava il suo tempo e la sua attenzione solo perché Naruto aveva iniziato a ignorarlo ed era arrabbiato con lui.
- NO.
- Nar … -/- Ho detto di no. Non ho voglia di compagnia.
“Non la tua”, era la conclusione implicita.
- Non ti pare di avermi evitato abbastanza? – scattò infastidito. Perché non riusciva a capire? Lo aveva fatto per … LUI.
Il rumore secco di vetro infranto lo colse di sorpresa. Gli occhi rossi che si voltarono verso di lui fissandoli con … qualcosa di molto simile all’odio, lo pugnalarono al cuore.
- Non … provocarmi, Sasuke. – ringhiò con la voce che aveva sentito uscire tante volte dalle proprie labbra, la persona che meno gli ricordava se stesso. – Non ti eviterò mai abbastanza, visto come stanno le cose.
Uscì così, dalla casa che i loro … carnefici avevano stabilito dovessero condividere. Per tenere sotto controllo il potenzialmente pericoloso Uchiha, passata reale minaccia, probabile futuro pericolo.
Sasuke, scivolando lentamente contro il mobile della cucina fino a sedere a terra, ricordò quanto era stato felice e soddisfatto Naruto di quella “precauzione” suggerita da Kakashi, al tempo. Lo era stato anche lui, segretamente.
Che ironia. Quelle persone non avrebbero mai immaginato che la concessione che avevano fatto sarebbe diventata entro cinque anni una condanna peggiore della morte, per entrambi.
Ora Naruto lo odiava.
Ma sarebbe passato, bastava sopportare quel clima così … da Uchiha e poi avrebbe riavuto il suo rumoroso, fastidioso, ingombrante, gioioso e comprensivo amico. Non poteva durare, no?
Avevano avuto una discussione. Non aveva mica ucciso qualcuno!
Naruto non sapeva odiare. Non a fondo. Non come lui. Non lui.
Prima o poi avrebbe smesso. Prima o poi …
Fissò il pavimento tra i propri piedi, mentre una piccola risata amara gli si strozzava in gola.
Già … prima o poi.
Peccato che se pure Naruto era una persona fondamentalmente buona e comprensiva, era pure la persona più cocciuta del pianeta. Se decideva di fargli pagare tutto in una volta, tutto quello che aveva sofferto per causa sua …
Sarebbe riuscito a resistere, fino a quel momento?
 
- Sas’ke.
Lo aveva chiamato con un tono così serio, che lui si era girato e lo aveva fissato, sorpreso.
Avevano appena superato i confini del quartiere Uchiha, dopo essere finalmente usciti dall’ospedale dove lui era rimasto bloccato per due settimane da diverse ferite che si era procurato nell’ultima missione che avevano portato a termine, e non vedeva l’ora di arrivare a casa e riposare la gamba. Aveva ancora i rimproveri di Sakura che gli fischiavano nelle orecchie, e l’esperienza tristemente non nuova di essere stato importunato da metà del personale del nosocomio aveva gravemente leso e reso pericolosamente più raggiungibile il confine che separava il sé tollerante verso la dannata umanità al sé che ne voleva almeno una parte due metri sotto terra o bruciata in cenere ai suoi piedi.
Direi che era nello stato d’animo di sopportare inutili chiacchiere sotto il Sole e in piedi, insomma, sarebbe stato il più grande fraintendimento della storia.
- Che c’è. – aveva sibilato impazientemente, visto che dopo il suo nome, Naruto non aveva detto altro.
Naruto aveva stretto le labbra e i pugni lungo i fianchi e lo aveva fissato con un’espressione che si abbinava perfettamente al tono con il quale lo aveva chiamato prima.
Assottigliò gli occhi, poco disposto a portare pazienza con l’idiota. Era stanco. La gamba gli faceva male. Le costole gli bruciavano. E lui si metteva a fare i capricci? Pensava forse che non avrebbe potuto rimetterlo al suo posto mezzo acciaccato come era? … Sospirò internamente. Per la verità era davvero troppo acciaccato per venire alle mani col Dobe. E non aveva voglia di rischiare di perdere e subirne poi le conseguenze per mesi.
– Che c’è Dobe? – aveva ghignato allora sforzandosi di atteggiare il proprio corpo in una posizione strafottente. Burlandosi di lui, avrebbe provocato la solita reazione furiosa e in quel modo l’avrebbe potuto liquidare in mezzo minuto a parole, senza sforzo alcuno. - Non mi dire che hai quella faccia patetica perché hai finalmente realizzato che sono migliore di te e senti la necessità di dirmelo. Lo sapevo da quando avevamo dodici anni.
Lui lo aveva fissato con occhi così seri e scuri, che il tentativo di digressione gli era morto sulla curva delle labbra. – Oi, Dobe. Non occorre mica prendersela così tanto.
- Sas’ke. – lo aveva ignorato. – Hai rischiato di morire.
Sasuke aveva ammiccato. Che gli antidolorifici gli stessero facendo uno strano effetto? Inclinò la testa di lato, sforzandosi di leggere quel Naruto così estraneo. – In tutte le missioni si rischia di morire, anche la più semplice. Dovresti saperlo Naruto.
Gli occhi azzurri si erano spalancati di … paura, cogliendolo alla sprovvista. Una mano si era alzata nella sua direzione, non nel consueto gesto di accusa, ma quasi in una … supplica. – Non è la stessa cosa! Quel colpo era diretto a ME!
- … E allora? Qual è il problema, scusa?
- Qual è il problema? Qual è il problema!? Non avresti dovuto metterti tra quel ninja e me! Non avresti neppure dovuto essere in quella missione! Ecco qual è il problema!
- Oh, andiamo! – aveva protestato con fastidio. – Non c’era il minimo pericolo che quel colpo mi uccidesse! Perché la fai tanto lunga?
- “A me” non avrebbe fatto molto! Invece tu eri già ferito!
Sasuke sgranò gli occhi, e poi si mise a ridere, fermandosi quasi subito per l’acuto dolore alle costole che l’atto gli provocò. – Per questo te la sei presa tanto? – chiese tenendosi il torace - Non ho pensato, va bene? Prima che potessi valutare l’effettiva pericolosità di quell’uomo, il mio corpo si è mosso da solo. La prossima volta cercherò di non … -/- Non deve esserci una prossima volta! Non doveva esserci neppure questa, lo hai dimenticato? Tu non vuoi questo, da me!
Sasuke era rimasto senza parole per un lungo istante. «Oh, merda.» Aveva pensato confusamente, «Proprio adesso? Non poteva avere almeno la grazia di aspettare che non fossi impossibilitato ad andarmene? Doveva riaprire proprio ora questo argomento?»
– Qu … Non ha nulla a che fare “questo” con “quello”! È puro istinto! È quello che ci ha insegnato Kakashi, ricordi? Proteggere il proprio compagno di squadra!
- NO! Ma non capisci? Sono le tue stesse azioni che ti contraddicono! Perché non ammetti semplicemente il motivo per cui lo hai fatto?
Infastidito, Sasuke aveva voltato le spalle al biondo e aveva cercato di andarsene prima che le parole che stava cercando di evitare da settimane uscissero per sbaglio dalla bocca di qualcuno. – Sei assurdo. E io sono troppo stanco per ascoltarti blaterare di stupidaggini.
- Io sono innamorato di te.
L’affermazione era arrivata così prevedibile che quasi Sasuke si stupì di sorprendersene. Erano mesi, ormai, che Naruto cercava di avere quella discussione con lui. Per mesi era riuscito ad evitare la tempesta, distraendolo oppure evitando che si arrivasse alle dichiarazioni vere e proprie. Aveva pure ammesso di volergli bene come amico, per zittirlo.
- E tu sei innamorato di me.
Sasuke chiuse gli occhi. Lentamente. La constatazione era quasi un’accusa.
- Non dire sciocchezze. – replicò senza voltarsi. «Ti prego, ti prego. Per una volta nella vita, lascia stare.»
- Non sono sciocchezze. È la realtà.
- È solo la tua fantasia. Leggi troppo nelle tue stesse emozioni. E soprattutto nelle mie azioni. Al massimo puoi dire che ho fatto quello che ho fatto nell’ultima missione perché non mi fidavo che tu ne uscissi vivo senza il mio aiuto.
- Forse ci leggevo troppo all’inizio. Ma ora … -/- Smettila. Noi siamo amici.
- È quello che continui a ripetere ogni volta che io cerco di avere questa conversazione con te. Ma più tu lo ripeti meno io ne sono convinto! Fino ad ora ti ho permesso di guidare la nostra vita nel silenzio di questa relazione ambigua, ma ora … ora saresti potuto morire, Sasuke! Morire, capisci? Hai insistito a venire in questa missione pericolosa con me, e ti sei fatto ferire più gravemente di quello che già eri per proteggermi! E allora che ne sarebbe stato di noi? Che ne sarebbe stato dei nostri sentimenti? Se uno dei due morisse senza che fossimo stati sinceri … che cosa resterebbe all’altro? Quanta felicità stiamo sprecando per il tuo cocciuto … - le parole morirono sulle sue labbra quando Sasuke si girò a fissarlo con occhi gelidi.
- Non ci sono sentimenti di alcun genere, Naruto. Tu  vedi sempre quello che vuoi vedere nelle mie azioni e nelle mie parole. Vuoi che ti dica perché sono voluto venire in missione con te? Perché qui mi annoio a morte e mi sento in gabbia. Vuoi che ammetta che mi sta bene tollerare la tua compagnia piuttosto che stare in una casa piena di fantasmi da solo? Ok. Lo ammetto. Temevo che con la tua mancanza di disciplina incasinassi la missione e rovinassi non solo la vita pacifica che finalmente ho ottenuto, ma anche il villaggio che mi deve un cambiamento che ancora non esiste.
Avanzò di un passo, prima di sferrare il colpo finale della da tempo pianificata distruzione dei sentimenti del suo … migliore amico. - Lascia che ti illumini sul perché ho sempre cercato di evitare di avere questa conversazione con te, Dobe. L’ho fatto perché se avessimo avuto questa conversazione, avrei dovuto dirti chiaro e tondo che “lo so” che mi ami. Lo ho sempre saputo. Anche prima che tu te ne rendessi conto. Solo un idiota come te non lo avrebbe visto.
Fece una pausa mentre il rossore inondava l’intera faccia dell’altro. Doveva fermarsi. Era ancora in tempo. Poteva dare la colpa all’antidolorifico e all’irritazione, e posticipare la chiusura di quel capitolo della vita di entrambi magari a un vago “mai”. Poteva dare a Naruto un altro po’ di tempo per lasciar perdere quell’inutile sentimento che pensava di provare verso di lui. Magari se avesse svicolato abbastanza a lungo, sarebbe arrivata una ragazza bella e buona, perfetta per un futuro Hokage, che gli avrebbe fatto dimenticare che un tempo aveva pensato di sprecare la vita con un essere incasinato e cupo come lui.
… No. «No.», pensò. Erano solo scuse. Era meglio finirla lì.
Doveva continuare. Doveva. Per il futuro di entrambi, doveva continuare. – Non volevo trovarmi nella scomoda situazione di dirti che non ci potrà mai essere altro che amicizia tra di noi. Mai. Capisci? E non volevo dirtelo perché comunque noi saremo costretti a vivere insieme per ancora molti anni, e non volevo complicare le cose inutilmente. Ho cercato di fartelo intendere, Naruto. Ma tu non mi hai dato ascolto. Io non ti amo. E mai ti amerò. Non desidero possedere il tuo corpo, e di certo non ci tengo al tuo cuore. Sei un buon compagno di team, lo ammetto. Sei un rivale che riconosco, nonostante non ti affiderei il mio pesce rosso, se ne avessi uno. Sei anche un tollerabile coinquilino, anche se potresti essere migliore se non facessi tutto quel chiasso ad ogni ora del giorno e della notte e non mi portassi a casa il primo idiota che ti somiglia ogni tre per due. Ma non sei e non sarai mai la persona con cui potrei sognare di andare a letto o passare la vita. L’idea di toccarti in quel modo … mi disgusta.

Sasuke rise muto, al ricordo nitido dell’espressione che aveva fatto Naruto.
Rise. Amaramente.
Per una volta nella sua vita, Naruto gli aveva creduto. Su tutto. Anche su quello che sul momento non aveva realizzato di aver detto o inteso.
I suoi occhi si erano dilatati, fino a che erano parsi inghiottire tutta la faccia improvvisamente pallida sotto il segno ancora rabbioso della ferita che gli avevano aperto sulla faccia, quella che aveva spinto Sasuke a ignorare il sangue che il suo stesso battito accelerato gli stava rubando dall’arteria lacerata e a interporsi tra lui e il nemico che gliela aveva inflitta, e si erano riempiti di … ferite.
Non un singolo dolore, ma tante schegge di infiniti dolori. Come se con quelle poche parole Sasuke avesse riassunto un’intera vita di sofferenze. Come se con quelle stupide parole scelte dalla giornata storta e dalle pasticche che gli erano pesate nello stomaco, Sasuke fosse riuscito a spezzare qualcosa di infinitamente fragile, in quel suo incrollabile e infrangibile … amico.
Troppo tardi, Sasuke si era reso conto che il suo tentativo di mantenere lo status quo e conservare le possibilità di futuro del suo compagno, avevano colpito un nervo troppo scoperto. Troppo abusato per non essere fragile e delicato.
Non aveva intenzione di instillare in Naruto la convinzione che non si fidasse di lui. Non aveva inteso respingere interamente Naruto per quello che era.
Voleva solo che entrambi trovassero la pace, o che almeno rimanessero nello stato di pace che avevano faticosamente costruito tra loro negli anni. Che non ci fosse più gente a parlare di quello che erano. Che non ci fossero più giudici, né carnefici pronti a disprezzarli.
Aveva voluto proteggerlo. Tutto qui. Proteggerlo da se stesso, da lui e soprattutto dal mondo esterno.
Diventare Hokage … per lui non aveva molta importanza. La sua affermazione era stata più una forma di … dichiarazione di intenti. Non era mai stata intesa letteralmente. Certo, sarebbe stato più facile cambiare le cose dall’alto. Ma sapeva che non era necessaria quella posizione per farlo.
Per Naruto invece, essere riconosciuto era il desiderio di una vita. Era il riscatto per le ingiustizie subite. Era un sogno.
Come poteva lui, dopo aver passato anni a ferirlo, permettergli di rovinare quel suo sogno per un sentimento fragile come quello?
I sentimenti non avevano mai portato ad altro che a dolore, rovina e morte, nella sua vita. Anche i più puri. Soprattutto, i più puri.
Come avrebbe potuto vivere con se stesso se avesse messo davanti al futuro della persona più importante, il suo egoistico desiderio di averlo per sé?
Quello che provava Naruto era un … un fraintendimento. Un’illusione.
Aveva passato anni e anni ad inseguirlo. Era ovvio che avesse tratto delle conclusioni da questo. Era ovvio che un bambino che nessuno aveva amato, avesse frainteso l’amore che sentiva verso la persona che era stata il centro virtuale della sua vita per così tanto tempo.
Una volta che la cotta adolescenziale fosse passata, allora avrebbe realizzato che quello che provava per Sasuke era … fratellanza. Come era stato all’inizio, e nel mezzo. Così sarebbe stato anche alla fine.
E allora non avrebbe voluto una relazione con lui. Cazzo! Lui era sicuro di quello che provava e non avrebbe voluto una relazione con se stesso, se fosse stato nell’altro!
Lui era un disastro politico ambulante! Per il suo passato, per il suo essere uomo, per il suo essere un Uchiha … per il suo Essere stesso! Era crudele, lo aveva provato. Era un cocciuto bastardo, lo aveva dimostrato. Era una minaccia pronta ad esplodere al minimo sussulto, se maneggiata da mani incaute.
Se lui avesse ceduto solo di un millimetro, se avesse instillato il più piccolo dubbio col suo comportamento … Sapeva che Naruto non avrebbe sentito ragioni. Sapeva che avrebbe combattuto contro il mondo, pur di dimostrare che non aveva nulla di cui vergognarsi. Sapeva che il suo stupido senso della giustizia lo avrebbe portato a distruggere se stesso pur di non cedere a quella che sentiva come una iniquità.
Lo sapeva. Quindi aveva preso provvedimenti. Dei provvedimenti goffi, che gli erano leggermente sfuggiti di mano a causa dello stato in cui era, ma dei provvedimenti indispensabili.
Doveva solo avere un po’ di pazienza, forse un po’ più di quella che pensava inizialmente, ecco. Un altro po’.
Prima o poi …
Prima o poi …
- Che cosa stai facendo sul pavimento?
La testa scattò in alto, sorpreso dalla domanda. La luce dorata del pomeriggio era sfumata in quella pallida della serata estiva, che faceva da amorevole contorno alla siluette del suo coinquilino fermo sullo shoji aperto sull’engawa.
Erano passate delle … ore?
- Ah … devo essermi addormentato. – mentì dandosi dell’idiota subito dopo. Perché si giustificava? Non si era mai giustificato con Naruto. Mai.
Il sospiro esasperato che sentì provenire da lui, gli disse che non era stato neppure così convincente.
- Perché fai così? – chiese Naruto con tono asciutto.
- Così come?
- Così! – replicò arrabbiato l’altro. – Così! Perché mi menti!
Sasuke si irrigidì, appoggiandosi alla parete solida accanto al frigorifero per alzarsi. – Che diavolo stai dicendo, Dobe? – imbastì un tono infastidito, fingendo di non capire.
Gli rispose una risata secca. – Mah, non so. Forse che è impossibile che tu stessi dormendo in quella posizione? Che è impossibile che non ti sia accorto del fatto che fossi tornato? Che è lo stesso posto in cui ti ho lasciato due ore e mezzo fa? Giusto per cominciare, sai.
Evitò i suoi occhi, voltandosi per uscire. – Non vedo lo scopo in questa discussione. Se sei ancora arrabbiato, allora faresti meglio ad andare a sfogarti per qualche altra ora.
Si sentì afferrare le spalle da delle dita feroci, e sbattere in meno di un battito di ciglia contro il muro, accanto al telaio del fusuma. Non lo aveva percepito spostarsi.
- Non basterebbero un migliaio di giorni, per sfogare questa rabbia, Sasuke. Non basterebbe una vita intera! – gli sibilò attraverso i denti un Naruto che non conosceva.
Fece una smorfia per nascondere la sorpresa e cercò di liberarsi premendo una mano sul petto eccessivamente caldo dell’altro e l’altra contro il suo mento. – Solo perché ho detto che mi sono addormentato? Sei arrabbiato per una idiozia simile? E mollami!
- Idiozia? – replicò con tono basso Naruto, combattendo contro la pressione sul mento per parlare attraverso i denti. – Io non vedo come possa essere un’idiozia il tuo essere diventato un bugiardo.
Il tono carico di disprezzo, lo paralizzò. Lo fissò negli occhi rossicci, colto alla sprovvista, mentre uno stupido pensiero gli attraversava incontrollato il cervello. Oh, Kami! Quanto gli mancavano le iridi azzurre di Naruto! Erano settimane che quegli occhi lo pugnalavano solamente con la loro rabbia o con l’indifferenza più totale.
- Che cazzo dici?! Non ti ho mai mentito! – protestò sentendo l’irritazione crescere. Contro se stesso, più che contro di lui.
Gli occhi di Naruto si strinsero, come pure la presa sulle proprie spalle. Sasuke era sicuro che avrebbe portato i segni di quella morsa a lungo, ma non era importante, perché gli occhi di Naruto si strinsero e la bocca si assottigliò in una linea sottile deformandosi in una smorfia che svanì immediatamente, quando i suoi lineamenti si ricomposero nell’espressione quasi incolore che aveva da settimane, quando lo guardava.
Le dita affondate nella sua carne si rilassarono, fino a lasciarlo lentamente libero, e Naruto arretrò di un passo lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. – A volte … a volte ti odio davvero, sai? – mormorò piano.
Aveva passato anni a istigare quella espressione sul viso del compagno. Aveva desiderato con tutto quello che era rimasto del suo cuore, vederla deformare i suoi lineamenti, quando quella luce gli ricordava solamente quello che aveva perso per sempre. E faceva male. Ogni volta che brillava e lui non poteva ignorarla, faceva così male!
Ora che l’aveva ottenuta …
- Sei un pessimo perdente. – si costrinse a sibilare con disprezzo fissandolo direttamente per dare più credibilità alla sua affermazione. Era bravo a ferire, in fondo. Solo che non aveva mai fatto così male anche a lui farlo.
E ora … ora che non sapeva più prevedere le reazioni di Naruto alla propria crudeltà, non sapeva più fino a dove potersi spingere. E la sensazione di incertezza che ne derivava lo soffocava.
Non riuscì neppure questa volta, ad ottenere la reazione che voleva. Gli occhi di Naruto non si spalancarono di sorpresa, orgoglio ferito e volontà di rivalsa. Rimasero puntati nei suoi, fissi e vuoti.
- E tu sei un idiota. – gli sputò tranquillamente in faccia prima di voltarsi e infilare lo shoji per andarsene.
Sasuke lo fissò oltrepassare l’engawa, e uscire in giardino a piedi nudi, quindi fermarsi. Portare le mani ai fianchi e stringere con forza la stoffa. Alzare gli occhi al cielo ancora moderatamente chiaro e … urlare.
… Era frustrazione quella che stava esprimendo? Sasuke non lo sapeva, e non aveva neppure idea di come reagire, quando Naruto si voltò di scatto e gli si avvicinò di nuovo a passo di carica.
Si mise in posizione di difesa per puro istinto, ma Naruto si limitò ad afferrargli un polso e trascinarselo dietro sull’engawa, per poi dargli una rude spinta che lo fece inciampare sullo scalino e barcollare per un passo e mezzo sull’erba, prima di riprendere l’equilibrio abbastanza da girarsi ed affrontare il biondo, fermo che lo fissava dall’alto. Di nuovo con quegli occhi rabbiosi che Sasuke aveva scoperto di odiare tanto.
- Che cazzo …? Dobe! Che cazzo ti prende?!
- Che cazzo prende a me? Che cazzo prende a te! Sono settimane che sei in quello stato! Fai errori da principiante! Ti fai ferire in missione! Fissi il vuoto per ore! Ti fai cogliere alla sprovvista da movimenti assolutamente prevedibili anche senza lo sharingan! Hai accettato un appuntamento con Ino. Ino! Sakura è preoccupata per te! Per te, capisci? E non perché sei un coglione asociale che esprime solo la sua stronzaggine al mondo semplicemente respirando! Perché ha paura che ti faccia uccidere!
- Ah. Quindi sei arrabbiato con me perché sto facendo preoccupare Sakura? O perché sono uscito con una donna?
Gli occhi blu si strinsero, e lui si irrigidì preparandosi ad un attacco.
- Sei un idiota.
- L’idiota tra noi sei sempre stato tu. – scattò in risposta - Ci sono un sacco di prove e testimonianze a tuo carico.
Naruto fece una smorfia e replicò con un tono esasperato che lo fece infuriare. - Non ti rendi neppure conto di quello che fai.
- Io sono consapevole di ogni azione che compio!
E Naruto, rise. Sprezzantemente. – Questo non fa altro che confermare che sei un coglione idiota.
Doveva riprendere i controllo, altrimenti quella conversazione sarebbe di nuovo finita dove lui non voleva più mettere piede. - Si può sapere perché sei così arrabbiato, Dobe? Possibile che non riesci a superare un mio rifiuto? – ghignò, poggiando una mano sul fianco e facendo un lento gesto verso di lui. Doveva distrarlo. – Mi costringi ad avere pietà di Sakura, se ogni volta che in passato non ti ho accontentato hai reagito in questo modo.
Naruto strinse le labbra in una linea sottile, e i pugni in piccole ma potenzialmente mortali armi. Tremava di furia, e con lui fremeva tutto il suo chakra.
«Ora mi pesta.» Pensò con sollievo Sasuke. Se si fossero azzuffati, allora Naruto avrebbe sfogato la rabbia. E poi avrebbero potuto ritornare alla normalità. Avrebbe anche potuto concedergli una scusa  velata per aver detto che non aveva fiducia in lui. «Avanti. Avanti. Avanti!»
- Vuoi davvero sapere perché sono arrabbiato, Teme? – aveva invece mormorato con voce trattenuta. E Sasuke aveva sgranato gli occhi.
No. No, non voleva saperlo.
Naruto aprì la bocca per rispondere alla sua stessa domanda.
- Sasuke.
Spalancò gli occhi e si trovò a fissarne una coppia di verdi. Preoccupati. La mano sulla sua spalla si mosse in una leggera carezza.
- Mi spiace. Sembrava stessi avendo un incubo.
Si portò una mano al volto e si massaggiò gli occhi, sospirando piano e raddrizzandosi, per poi chinarsi in avanti e appoggiarsi con i gomiti alle ginocchia. Incubo … beh, non proprio. Non come i suoi soliti incubi, almeno.
- Perché non vai un po’ a casa? Non c’è scopo a rimanere qui a dormire su una sedia scomoda, lo sai. Giusto per mangiare qualcosa e dormire su un letto per qualche ora, mmh? – continuò con lo stesso tono gentile Sakura massaggiandogli la schiena. Sentiva chiaramente che la sua mano stava distribuendo sui suoi muscoli anchilosati del chakra lenitivo. – Resto io. Lo sai che sono di turno, no?
- No. – da quando la sua voce era così roca e stanca? – Resto qui.
La sentì sospirare e poi: - Come immaginavo. – disse dirigendosi alla porta e facendo un cenno a qualcuno di fuori.
Immediatamente, un inserviente apparve con quella che sembrava … - Ho fatto come volevi fino ad ora, ma sono passate quasi due settimane. Non posso proprio permetterti di continuare così. – affermò con tono deciso la ragazza. – Anche se non riuscirò a convincerti ad usare un letto in un’altra stanza, almeno questa brandina sarà a disposizione quando sverrai dall’esaurimento e cadrai dalla sedia. E ho preparato degli onigiri che tu mangerai subito. – lo fissò intimidatoria – Non ammetto proteste.
- Non ho fame.
- Non mi interessa. Tu mangerai. E poi ti alzerai da quella sedia e sgranchirai le articolazioni e i muscoli facendo almeno tre giri di questa stanza.
Le lanciò un’occhiata gelida. – Non puoi dirmi cosa fare.
E lei inarcò arrogantemente un sopracciglio, in un gesto che gli ricordava … - Sono il tuo dottore, e ancor più importante … - l’espressione le si ammorbidì e gli occhi si spostarono alla figura distesa sul letto - … sono una vostra amica.
Le iridi calme, dolenti e verdi si intrecciarono di nuovo con le sue, prima che lei continuasse in tono quieto. - Non ho intenzione alcuna di dover spiegare a Naruto quando si sveglierà perché assomigli ad un fantasma.
- Sto bene.
- Bugiardo. – soffiò lei, facendolo irrigidire.
- Bugiardo.
Naruto glielo aveva sibilato con odio.
- Almeno fammi la cortesia di non mentire a te stesso. Mi sta bene se non vuoi parlare di cosa è successo, ma almeno … - sospirò lasciando cadere l’argomento. – Mangia, per favore. Se non vuoi farlo per me, o te, fallo per Naruto, ok?
Sasuke non si scomodò a darle una risposta, e Sakura non si preoccupò di aspettarla. Si limitò a uscire e chiudere quietamente la porta dietro di sé, lasciandolo in compagnia del “bip” costante delle macchine che controllavano il cuore di Naruto.
Alzò l’involto con gli onigiri che Sakura gli aveva lasciato sulla sedia, e prese il suo posto, posando il pacchetto sulle ginocchia e aprendolo.
Sbuffò piano, alla vista delle varie dimensioni delle polpette di riso. A quanto pareva, Sakura non aveva ancora avuto il tempo di migliorare nell’arte culinaria, dall’ultima volta che aveva insistito a preparare un bento per la squadra in giornata pic-nic.
Quando era stato?
Tre mesi prima? Di più?
Tornò a fissare la figura supina stesa sul letto, sbocconcellando distrattamente gli onigiri troppo salati.
Non c’era segno visibile che giustificasse il coma in cui era sprofondato da undici maledetti giorni. Anche il bendaggio che aveva avuto i primi due giorni, era scomparso per lasciare il posto ad un modesto cerotto sulla tempia destra.
Aveva gli occhi chiusi, i lineamenti rilassati. Il suo petto si alzava e abbassava con serena regolarità. Se non fosse stato che il sonno di Naruto non era mai stato meno che tormentato, avrebbe detto che fosse sprofondato in un sonno profondo.
Chiuse gli occhi depositando l’onigiri appena sfiorato, ripensando al sogno che lo stava perseguitando da allora. La loro ultima discussione.
- Vuoi davvero sapere perché sono arrabbiato, Teme?
Sì. Voleva saperlo.
Avrebbe dato tutto quello che aveva per saperlo.
Diversamente da come finiva il suo sogno, lui se ne era uscito con un laconico – No. – e se ne era andato, piantando in asso un Naruto ovviamente, nuovamente, ferito.
Non gli aveva parlato più. E Naruto non aveva parlato a lui.
Avevano semplicemente ripreso ad evitarsi in una casa che era stata altrettanto silenziosa solo dopo la morte dei suoi genitori, e avevano continuato a farlo fino alla mattina di quattro giorni dopo, quando era arrivata una chiamata dall’ufficio dell’Hokage.
Poi c’era stata quella missione da nulla, la sua distrazione e quell’ultimo – Sas’ke! – prima di ritrovarsi sul fondo di un burrone con il corpo immobile del suo … di Naruto steso a dieci passi da sé.
Fissò con occhi truci quel Naruto dal sonno troppo pacifico.
Nessuna ferita grave. Era esploso praticamente mezzo campo nemico, e non aveva nessuna cazzo di ferita grave! Era Sasuke, quello che si era ritrovato con un polso rotto e di nuovo diverse costole incrinate! E allora perché?
Aveva la testa dura come la roccia! Perché allora non aveva ancora ripreso conoscenza?
- Perché non ti comporti più come dovresti? – la domanda gli sfuggì prima che potesse zittirla nelle profondità della propria anima. E allora non ci furono più freni a reprimere i suoi pensieri. – Perché non perdoni lo stronzo che ti ha ferito per l’ennesima volta? Perché non sorridi e te ne stai semplicemente zitto, fingendo che tutto vada bene? – esitò a lungo, poi, lentamente, allungò una mano a sfiorare con le dita quelle immobili dell’altro.
- Perché non mi sei venuto dietro, quel giorno? Svegliati, maledetto Dobe, e importunami. Per favore …
Si interruppe quando un paio di iridi azzurre, sfocate e stanche, si puntarono nelle sue nere.
- Na … - si alzò di scatto, accostandosi velocemente e stringendo le dita che prima aveva sfiorato.
Naruto non disse più altro, limitandosi a fissarlo con quell’espressione assente, quindi Sasuke decise che chiamare Sakura potesse essere una buona idea. Si voltò per andare alla porta, ma non fece in tempo ad allontanarsi.
Le dita inerti si strinsero debolmente nelle sue, e Naruto iniziò a borbottare delle parole che convinsero Sasuke a lasciar perdere la ricerca garbata del medico a favore di un più efficace: - SAKURA! – che urlò e seguitò ad urlare continuando a fissare Naruto, il quale per tutta risposta continuò a mormorare come se Sasuke non stesse urlando affatto.
Dire che non fosse mai stato più felice di vedere Sakura quanto il secondo successivo al quale aveva iniziato a strillare il suo nome, era un eufemismo. La ragazza irruppe nella stanza come se fosse in corso una invasione, e si precipitò al letto.
Non si sprecò a provare a chiamare il biondo, concentrandosi piuttosto a controllare gli strumenti e ad esaminare Naruto col proprio chakra.
- Sakura!
- Sta’ buono, Sas’ke. – lo zittì seccamente. Solo diversi minuti dopo, sospirò e appoggiò una mano sulla guancia del loro compagno.
- Naruto. – chiamò gentilmente.
- Itachi. – rispose ancora una volta lui, mormorando appena il nome.
Sakura non battè ciglio, limitandosi ad accarezzare nuovamente la guancia pallida del compagno. - Va tutto bene, Naruto. Ora riposa, d’accordo?
Come se la avesse intesa, Naruto sospirò e chiuse gli occhi. Lei attese ancora qualche secondo, quindi tolse la mano dalla sua pelle e alzò gli occhi a quelli impazienti che la avevano fissata fino a quel momento dall’altro capo del letto.
- Sakura. – sibilò Sasuke con tono intimidatorio.
- Va tutto bene, Sasuke.
- Come puoi dire che “va tutto bene”? Ci ha scambiati entrambi per mio fratello.
Lei si voltò, aggiustando tranquillamente il dosaggio della flebo. – Non è nulla di preoccupante. Probabilmente si è svegliato mentre sognava. È normale che sia confuso, ci metterà un po’ a ritornare pienamente cosciente. Ora faremo gli accertamenti del caso, ma credo sia uscito definitivamente dal coma. – si voltò a guardarlo nuovamente e sorrise rassicurante. – Vedrai che in poco tempo si risveglierà e tornerà ad essere il nostro Naruto.
“Il nostro Naruto.”
Mentre Sakura usciva dalla stanza dando indicazioni a destra e a manca come un capitano anbu in piena battaglia, Sasuke si lasciò cadere di nuovo pesantemente sulla sedia e fissò vacuamente un punto imprecisato tra “il nostro Naruto” e il bordo del lettino su cui era steso. La frase che Naruto aveva bisbigliato prima, gli risuonava nelle orecchie, andandosi a mescolare con quella di Sakura.
- Ti ho deluso.
Quel cretino.
Quel cretino che sognava Itachi.
Quel cretino che sognava Itachi pensando di averlo deluso. In cosa, era facile capirlo.
- Dobe. – mormorò stanco. Improvvisamente, tutto lo stress delle ultime settimane pareva averlo raggiunto, drenandolo delle forze che gli rimanevano in corpo. – Non hai deluso nessuno.
Quando un po’ di tempo dopo percepì l’arrivo di un paio di infermiere venute a controllare i parametri vitali di Naruto, si alzò di scatto e si diresse alla finestra della stanza fingendo di guardare fuori per evitare le occhiate curiose che gli avrebbero sicuramente rivolto.
Non si girò neppure quando Sakura tornò e, scacciando la marmaglia che nel frattempo si era affollata attorno al letto, brontolò di curiosi e di dove si augurava andassero a ficcare i loro nasi.
Trasalì invece al tocco leggero delle dita che avevano sfiorato piano le sue, voltandosi ad incontrare gli occhi di Sakura, che gli sorrise. – È tutto a posto, Sasuke. – gli disse con tono materno. – Vedrai che quando si sveglierà di nuovo potrete chiarire tutto.
Sasuke allora si irrigidì, aggrottando le sopracciglia. – Non c’è nulla da chiarire. – la smentì seccamente.
Lei, per tutta risposta sospirò e si allontanò andando a sfiorare la fronte liscia di Naruto. – Sei davvero uno sciocco, se pensi di poterci nascondere le cose come un tempo. E sei un ingenuo se credi che nulla sia cambiato da quando eravamo ragazzini. – si voltò nella sua direzione, e sfidò la sua espressione oltraggiata con un dito puntato contro di lui. Aprì la bocca come per dire qualcosa, ma poi la richiuse, abbassando il dito e sorridendo ancora. – Il resto lo lascio a colui che ha più possibilità di ficcarti in testa un po’ di buonsenso.
Detto questo, se ne andò quasi saltellando di gioia, lasciandolo con l’irritante sensazione di essere appena stato trattato come un idiota.
Qualche tempo dopo – ore, minuti, o giornate onestamente non lo sapeva – un sottile lamento lo riportò nella stanza e accanto al letto, dove le iridi azzurre del suo migliore amico stavano combattendo per riaffacciarsi al mondo.
Stavolta, il suono che uscì dalle sue labbra fu quello giusto. – Sas’ke.
- Certo che sì, Dobe. Finalmente il tuo cervello ha ripreso a funzionare al massimo delle sue possibilità.
Il “Teme” sospirato di Naruto quasi gli fece scappare un sorriso di sollievo. Lo osservò alzare lentamente un braccio e passarsi la mano sul volto prima di cercare di alzarsi a sedere senza successo. – Che è successo? – gli chiese poi l’idiota, arrendendosi alla gravità con un sospiro frustrato.
Sasuke si bloccò a metà dell’atto di aiutarlo a cercare il pulsante per alzare il materasso, sentendo la rabbia che aveva provato per lo stupido gesto del compagno colpirlo a tradimento, moltiplicata dallo sforzo che aveva fatto per trattenerla fino ad allora. – Che è successo? – ringhiò – Che è successo, mi chiedi? È successo che un idiota mi ha tenuto il muso per settimane per una cosa che poi ha fatto pure lui e pure malamente come il suo solito! Ecco che è successo.
- … Oh.
Sasuke sentì la pazienza e il controllo sfuggirgli di mano definitivamente. – “Oh”. Già. Si può sapere che cazzo ti è passato per la mente?! E non sorridere come un idiota, IDIOTA!
Naruto non se la prese. Ridacchiò invece, sfidando la sua furia senza apparentemente rendersi conto che stava rischiando la morte. – Mi pare di averla già avuta questa conversazione. Solo che ero io quello che urlavo, l’altra volta.
La constatazione compiaciuta rischiò di far perdere davvero il lume della ragione a Sasuke, prima che si rendesse conto che era effettivamente vero e che questa realizzazione spegnesse immediatamente la sua ira. Quindi si appoggiò all’indietro sulla sedia scomoda incrociando le braccia al petto con qualche difficoltà dato il polso rotto, maledicendosi per lo sfogo impulsivo e voltando il capo per evitare gli occhi troppo soddisfatti e azzurri di Naruto.
- Non eri arrabbiato con me, tu? Allora che ci fai là a sorridere come un dobe ritardato? – sibilò prima di accorgersi di essersi messo sulla difensiva senza volerlo, e di averlo fatto in un modo così evidente che pure Naruto sarebbe stato in grado di vederlo.
Il fiacco ridacchiare di Naruto, precedette la sua risposta cantilenante e leggera - Il mio corpo si è mosso da solo. – che mandò alle ortiche la decisione di Sasuke di non farsi coinvolgere troppo dalla discussione per non maltrattare troppo un idiota appena uscito da un coma che lo avrebbe potuto condurre a … non voleva neppure pensarci.
- Che cazzo di scusa è?! Proprio quando hai rimproverato a me la stessa cosa?
- Ma è vero, Sas’ke. – replicò l’altro con una calma davvero impossibile da associare a Naruto. Sembrava … felice.
- Togliti dalla faccia quell’espressione da mucca al pascolo, Dobe, se non vuoi che ti faccia a bistecche e ti cucini per cena.
Un altro suono strozzato, e poi Naruto chiuse gli occhi sospirando. Aveva un fantasma di sorriso sulle labbra. – Magari un’altra volta, Teme. Ora sono stanco, e tu sei una merda. Dovresti andare a dormire anche tu, e visto che ci sei infilati in bocca qualcosa di commestibile, invece di strozzarti con le tue convinzioni sceme. – gli fece un gesto con la mano, come un sovrano che congeda un suddito, mentre si sistemava meglio sul letto voltandogli le spalle. – Vai, Sas’ke. Parleremo domani del perché non ho avuto il minimo controllo sul mio corpo. Quando saremo entrambi più riposati.
Un secondo dopo stava russando.
Sei minuti dopo, Sasuke chiudeva con cautela la porta della stanza, dopo averne passati cinque e mezzo a sopprimere l’improvviso desiderio di soffocarlo con un cuscino.
A dieci minuti dal suo concedo, fissò il cielo sulla via di casa, cercando di convincersi che se stava seguendo il consiglio di Naruto era perché non c’era gusto a infierire su un nemico allo stremo, e che andare a dormire e mangiare qualcosa prima di farlo era semplicemente la cosa più logica da fare, e non aveva nulla a che fare con l’ordine non troppo velato e appena ricevuto.
Proprio no.
 
La mattina successiva, molto più tardi di quanto avesse pianificato quando era crollato sul letto la sera prima, era intento a fissare l’acqua per il suo tè che non ne voleva sapere di bollire, quando una traccia leggera di chakra lo fece mollare la sua osservazione e precipitare alla porta di casa, che si aprì nell’istante in cui lui la raggiunse.
Un Naruto sorpreso e decisamente troppo pallido rimase a fissarlo per un istante, prima di sorridere e alzare fiaccamente una mano in segno di saluto. – Tadaima, Teme! – cinguettò allegramente, con una disinvoltura criminale.
Sasuke dovette respirare a fondo un paio di volte prima di riuscire a parlare, e quando lo fece il sibilo con cui iniziò fece storcere il naso e deformare leggermente il sorriso sulle labbra dell’altro. – Che cazzo ci fai, qui?
- Ci vivo. – replicò gioioso, chiudendosi la porta alle spalle. Era ovvio che non voleva riconoscere il suo cattivo umore. – E dovresti dire Okaeri, Teme. Mikoto-san sono sicuro ti abbia cresciuto meglio di così.
- Lascia fuori mia madre dalla discussione, Dobe. E rispondi alla mia domanda. Che. Cazzo. Ci fai, qui? E non azzardarti a ripetere la constatazione di prima.
- Tu salutami per bene e io ti rispondo. – impavido, passò oltre il compagno e si diresse in salotto, per lasciarsi subito dopo cadere sul divano con un sospiro di stanchezza.
- Okaeri. – ringhiò allora Sasuke, con un tono così poco accogliente che accese delle scintille di umorismo negli occhi azzurri puntati nei suoi. – Dovresti essere in ospedale.
- Mi sono auto dimesso. Ero stufo di starci.
- Ti sei svegliato ieri sera da un coma! Come fai ad essere già stufo di starci?!
Al suo tono esasperato, Naruto sbuffò incrociando le gambe sotto di sé. – Volevo venire a casa, ok? Per parlare con te.
- Sarei arrivato in meno di mezz’ora!
Naruto per tutta risposta dondolò il capo un paio di volte, inarcando entrambe le sopracciglia con fare sfacciatamente incredulo. – Volevi avere una conversazione che sarebbe iniziata con “ti ho protetto perché ti amo” e sarebbe continuata con urla e possibili disastri davanti a tutto il personale dell’ospedale?
Impreparato ad affrontare un Naruto razionale, Sasuke si limitò ad esprimere la propria disapprovazione con un “Tz” a mezza bocca, lasciandosi cadere stancamente su una poltrona vicina al divano. Improvvisamente, Sasuke si accorse che si stavano comportando normalmente con l’altro per la prima volta da settimane, e sentì la morsa che gli stringeva la gola allentarsi lentamente. Prima di parlare di nuovo, lasciò passare diversi minuti per riorganizzare le idee e avere la meglio su quella sensazione di normalità ubriacante, sorprendendosi solo marginalmente del fatto che Naruto se ne fosse stato quieto ad aspettarlo.
- Com’è che sei improvvisamente così razionale e calmo? Dopo aver passato settimane a trasudare rabbia? – borbottò alla fine, senza guardare il biondo.
- Shikamaru.
Il nome inaspettato fece scattare la sua testa in alto, a incontrare gli occhi tranquilli e socchiusi di Naruto. Aveva la testa appoggiata allo schienale, e il volto girato nella sua direzione. Pareva sul punto di crollare dalla stanchezza.
- Shik … che c’entra Nara?
Il sorriso splendente che ottenne dal biondo improvvisamente più sveglio, non gli disse nulla di buono. – Beh, - iniziò con tono squillante e soddisfatto Naruto confermando il suo sospetto. – quasi tutto, direi! Poco dopo che abbiamo avuto quella discussione … - si scurì al ricordo, e Sasuke si tese in risposta. Non aveva bisogno di chiedergli di specificare “quale” discussione. Era come se “quella” discussione avesse segnato un punto di svolta nelle loro vite. Era diventata una cosa reale e ingombrante tra di loro quanto il tavolino che li divideva in quel momento. - … ero ancora decisamente scosso, sai. Quindi sono andato ad allenarmi per schiarirmi le idee, e per poco nel … – diverse gli occhi e si agitò sul divano con una mossa così da Naruto che Sasuke seppe immediatamente che era imbarazzato. «Finalmente» non poté fare a meno di pensare di nuovo il moro «Finalmente riesco a leggerlo di nuovo.» -  … Per poco … aaahh … beh, ecco … insomma … diciamo che non mi ero accorto di lui, ecco.
Tradotto: era così distratto che lo aveva quasi accoppato. A Sasuke scappò quasi un ghigno. Si rilassò contro lo schienale della poltrona, invece – Quindi? – il sollievo che provava dall’aver avuto la conferma di riuscire nuovamente a riconoscere il suo amico, non era abbastanza da distrarlo dalla tensione che provava nell’affrontare quel discorso, ma era sufficiente da permettergli di rilassare un po’ della tensione che sentiva sulle spalle da settimane.
- Insomma … heheheheheheh … beh, ero un po’ sconvolto, e volevo sfogarmi, e Shika era là e voleva una spiegazione per il piccolo incidente che aveva rischiato di farlo secco … e quindi …
A metà del discorso confuso, a Sasuke sorse un dubbio atroce su come questo si sarebbe concluso. - No … - bisbigliò incredulo, quasi non accorgendosi di aver dato voce alla sua incredulità. Non poteva aver fatto quello che pensava avesse fatto.
- Sì.
Almeno sembrava imbarazzato. Un po’. Si strinse un cuscino al petto, spiando Sasuke da sopra la superficie morbida con un’espressione da bambino colto con le dita nella marmellata che in un’altra occasione lo avrebbe spinto a prenderlo in giro per una settimana, ma che in quel momento cadeva nel vuoto dell’orrore che sentiva crescere.
- Gli ho raccontato cosa era succes … -/- MA SEI SCEMO?
Naruto lo fissò, calmo e decisamente poco pentito, mentre lui scattava in piedi e iniziava a camminare avanti e indietro per il salotto. – Non capisco perché te la prendi così tanto.
Si guadagnò un’occhiata che se fosse stata rossa, lo avrebbe incenerito col divano intero. – Non capisci? – sibilò Sasuke.
L’altro scrollò le spalle. – Shika ha detto che avresti reagito così.
- Shika HA DETTO?! E CHE ALTRO HA DETTO, Shika?! – sputò il nome quasi fosse un insulto, e probabilmente, pensò Naruto, per Sasuke in quel momento lo era pure.
- Mi ha suggerito un modo per mettere a posto le cose tra noi.
Naruto fissò il generalmente mono-espressione Uchiha Sasuke annaspare alla ricerca di aria, e poi ricomporre lentamente la propria espressione in una omicida. – Io ti ammazzo. – sibilò con un tono che gli aveva sentito usare solo durante l’esilio, e solo mentre pronunciava frasi simili e rivolte alla sua persona.
Sorrise. «Diavolo di Shika. Aveva ragione anche questa volta.»
- E non sorridere.
Non aveva neppure enfatizzato l’ordine con un cambiamento di tono.
Naruto rise, ignorando l’avanzata del suo assassino e anche le intimazioni a non ridere, non respirare, non osare neppure muoversi.
- Vuoi sapere perché ero arrabbiato? – replicò disinvoltamente, facendo fermare Sasuke, che assunse un atteggiamento cauto e guardingo.
- … Sì.
«Oh, Kami, grazie.»
- Certo, ero arrabbiato perché non avevi avuto abbastanza fiducia nelle mie capacità da lasciarmi andare da solo in quella missione, e – lo fermò alzando una mano, quando Sasuke cercò di intervenire – e perché nonostante tu fossi in condizioni peggiori delle mie ti sei stupidamente messo tra me e il pericolo come un idiota che non si fida di me. Ma mi è bastato rifletterci a mente fredda per capire che le cavolate che hai detto erano cavolate. Ringrazia Shika, la prossima volta che lo vedi.
Il rilassamento impercettibile delle spalle di Sasuke, disegnò un leggero ghigno soddisfatto sulle labbra di Naruto che non passò inosservato e che gli guadagnò un’occhiata fredda. Naruto però era troppo abituato agli atteggiamenti da porcospino del moro, per aversela a male, quindi ridacchiò continuando come se nulla fosse.
- E ero arrabbiato anche per l’altra cosa, ovviamente. Ero stato così sicuro di quello che provavi, che non mi aspettavo una risposta del genere. E ammetto che sentirmelo dire, sommato a tutto il resto … - distolse gli occhi e abbracciò più strettamente il cuscino. Un conto era capire, un conto era inghiottire e guarire la ferita che ne era derivata.
- Sei stato un vero bastardo, Teme. – soffiò piano.
- Naruto … - gli occhi neri puntati nei suoi, erano dolenti quasi come lo erano stati alla fine di quella discussione. E rispecchiavano quello che sentiva lui quasi esattamente.
Non gli piaceva quello sguardo tormentato negli occhi di Sas’ke. Non gli piaceva per nulla. Ma aveva fatto un sacco di sacrifici per poter riuscire a comunicare quel rigido e cocciuto bastardo, e non intendeva cedere adesso solo perché il suo stupido carattere “perdonava anche i sassi”, come aveva detto Sakura quando avevano discusso della distanza che il moro aveva ricominciato ad applicare nei suoi confronti. Prima aveva provato con le buone. Era stato più irritante possibile, più rumoroso possibile, più appiccicoso possibile. Ne aveva cavato ossa rotte, rimproveri da Sakura-chan e l’intimazione ad entrambi di Tsunade di risolvere le loro liti coniugali come persone mature e non coinvolgere mezzo villaggio. Già. Come no. Come se fosse possibile ottenere qualcosa dal Teme comportandosi da persona matura!
- Lo sai come è stata la mia infanzia. – continuò in un soffio. Non parlava mai di quella parte della sua vita. Mai. Farlo era come darle importanza. Però, se voleva che Sasuke si aprisse, doveva essere pronto ad essere più che sincero anche lui. - Lo sai come alcuni mi trattano ancora adesso, al villaggio. Se da un lato mi vedono come un eroe, dall’altro hanno paura di me. È stato davvero un colpo bassissimo quell’ultimo commento.
Sasuke sospirò, massaggiandosi il ponte del naso con la mano sana. Naruto aggrottò le sopracciglia. Se sospirava in quel modo, voleva dire che era messo proprio male. - Non avevo intenzione di … non lo intendevo … - fece un gesto vago. Proprio male.
- Lo so. – gli rispose piano il biondo, evitando di sottolineare che si stava “scusando” con lui.
Quando riaprì gli occhi, Sasuke lo trovò a studiarlo, con un sorriso affettuoso sulle labbra.
- Ero arrabbiato, e ferito, soprattutto perché ti stavi facendo del male. Di nuovo. Ero arrabbiato perché mi stavi mentendo, quando ci eravamo giurati di non farlo mai. Neppure quando mi volevi morto, mi hai mai mentito, Sas’ke. Ah! – lo fermò ancora prima che potesse finire di aprire la bocca e interromperlo. – Non parlare adesso, Uchiha Sasuke, perché diresti un’altra bugia, e stavolta non te la perdonerei.
Sasuke lo fissò per lunghi istanti, incerto se la frustrazione che sentiva fosse dovuta al fatto che di nuovo non riusciva a gestire una conversazione con Naruto come desiderava, oppure perché sentiva che gli sforzi delle ultime settimane stavano letteralmente sfumando nell’inutilità di un dolore auto inflitto.
Si diresse alla poltrona che aveva occupato precedentemente, e vi si lasciò cadere con un sospiro stanco. Prima di parlare di nuovo, abbandonò la testa sullo schienale e chiuse gli occhi.
- Che cosa vuoi da me, Naruto?
- Oh, tante cose! – squittì allegro il tormento della sua vita. – Ma mi accontenterò di una, al momento. – fece una pausa molto, molto lunga, e poi pose la domanda che Sasuke sapeva sarebbe arrivata - Che cosa provi per me, Sasuke?
- … Vaffanculo. – mormorò senza acredine.
- La prenderò come una affermazione di amore eterno.
- Fottiti.
- Con te, volentieri! Ma dovremo aspettare un po’, sai … non vorrei affrettare le cose. Dicono che bisogna essere cauti, le prime volte almeno. – il tono di burla ebbe come risultato lo spalancarsi furente degli occhi di Sasuke.
- Per te è tutto uno scherzo, vero?
- Certo che no, Sasuke. È vita. Pura e semplice.
- Pensi davvero che l’amore vinca su tutto? Pensi che sia così semplice?! Sei davvero così idiota?
Naruto strinse i pugni, cercando di ricordare i consigli di Shikamaru. “Se tu sarai calmo, lui perderà il controllo, e sarà allora che riuscirai davvero ad ottenere qualcosa. Altrimenti succederà quello che è già successo in passato. Lui ti manipolerà e al massimo tu otterrai una stancante sessione di allenamento.”
- Non penso che sia “semplice”, Sasuke. – fece una smorfia al tono tagliente della propria voce e continuò solo dopo essersi calmato, costringendosi a rimanere seduto dove era, invece di scattare in piedi e a fronteggiare il compagno urlando che era un cretino. – Non ho mai pensato che fosse semplice. Tutta la mia vita è stata una scommessa contro quel “semplice”.
- Allora dovresti capire che sto cercando di evitare di complicarti ancora di più la vita. – sibilò esasperato Sasuke, lasciandolo a bocca aperta.
- … Complicare la vita … a me? – chiese incredulo.
- E a chi altri! – Sasuke sbuffò di fastidio, passandosi una mano tra i capelli. Ci volle qualche istante, perché continuasse, e quando lo fece, Naruto rimase a fissarlo a bocca aperta. – Qual è il tuo sogno, Naruto?
Naruto fece un rapido riepilogo, sentendosi un alunno davanti ad un insegnante condiscendente. Alla fine, replicò - … Diventare Hokage? – in fondo, il resto dei suoi sogni si era bene o male realizzato, no? Forse mancavano alcuni punti nell’elenco, dato che aveva aggiunto un paio di voci qua e là col passare del tempo, ma le più importanti e quelli che Sasuke conosceva a memoria, erano due. Uno lo stava rimproverando in quel momento, quindi …
- Esatto, Dobe. – Naruto digrignò i denti. Non fosse stato che l’argomento gli stava così a cuore, avrebbe mandato a quel paese il Teme, consigliandogli magari di intraprendere una carriera da stronzo professionista. Di certo era altamente specializzato in quel campo.
- E credi di poter diventare Hokage, se il Consiglio venisse a sapere che te lo fai mettere in culo da un uomo?
- Ehi! Mica abbiamo deciso chi sta sotto, ancora! - La conversazione stava velocemente degenerando verso la rissa, almeno verbale, e non era certo di riuscire a portarla dove voleva che andasse, se continuava così. L’unica consolazione che gli impediva di mettersi davvero ad urlare, era che neppure Sasuke pareva averne il controllo. Erano in stallo, e dalle loro bocche uscivano torrenti di parole non pianificate da nessuno dei due.
- Non. È. Quello. Il. Punto. DOBE!
- A me sembra piuttosto importante, invece. – borbottò sottovoce per non farsi sentire.
Sasuke comunque non diede segno di averlo inteso, perché continuò: - Il punto è che non si è mai sentito che una figura politica, tantomeno una di così forte spessore, avesse per compagno riconosciuto una persona dello stesso sesso, idiota! Hai idea di quante battute ti sputerebbero dietro?
A quel punto, Naruto non poté fare a meno di sorridere con sufficienza. – Sas’ke. Mi chiamavano demone, da bambino. Cosa vuoi che mi faccia un “finocchio” sussurrato?
- E al fatto che IO sono la persona coinvolta in questa relazione hai pensato? Poniamo pure che soprassedessero tutti sul mio sesso, o sul tuo. Che ne dici della mia reputazione?
- Hai davvero un così grande interesse a mantenere la tua reputazione pulita, Uchiha? – ok, si stava divertendo. E allora?
Non capitava tutti i giorni vedere Sas’ke dare di matto per qualcosa di diverso dalla sete di vendetta! Era davvero una anomalia troppo spassosa per non godersela spudoratamente. Shika aveva avuto ragione anche su quello.
Ottenne solo un’altra occhiataccia glaciale. – E i tuoi amici? Hai idea di come reagirebbero loro? Hai passato anni a consolidare quelle amicizie. Lo so che li consideri la tua famiglia. Come credi che reagirebbero alla scoperta che hai una relazione con me?
- Loro non sono un problema.
- Come sarebbe a dire che … - lo vide sgranare gli occhi, di nuovo inorridito. – “Sono”?
Naruto sorrise serafico. – Ovviamente gli ho detto da un sacco di tempo quello che provo per te.
- … Hai detto a mezzo mondo gli affari nostri?
Prima di finire bruciato vivo da Amaterasu, Naruto sospirò. – Hai finito con le obiezioni? Allora parlo io. – alzò un dito, iniziando a contare - Punto primo: se i vecchiacci hanno qualcosa a ridire sulla mia vita privata, possono andare ad impiccarsi quando vogliono.
- Naruto!
Ignorò il tono esasperato dell’altro, e alzò un secondo dito. – Punto secondo. I nostri amici ci vogliono bene. Per loro non cambia cosa facciamo quando torniamo a casa. Tre … - aggrottò le sopracciglia. Era certo ci fossero altre cose che doveva elencare.
- Punto terzo.
- Eh?
- Punto terzo, non “tre”. Hai cominciato ad elencare per punti, non puoi improvvisamente … che cazzo sto facendo? Mi sto lasciando contagiare dalla tua idiozia!
Naruto rise, alzandosi dal divano, gettando il cuscino nel processo e inginocchiandosi davanti a Sasuke, che stava stravaccato sulla poltrona con gli occhi chiusi e l’aria stanca. Divertente che tra di loro, fosse lui quello più sveglio, dopo gli ultimi trascorsi. O forse no. Magari era solo logico, dato che Kurama si era affrettato a rimetterlo in sesto il prima possibile, dopo che lui lo aveva minacciato di rompergli le scatole per tutta la convalescenza se non si fosse sbrigato. Sasuke, per quanto demoniaco potesse essere quando voleva, non aveva un vero demone a sostenerlo da dentro.
Appoggiò una mano sul suo ginocchio sinistro con fare esitante, aspettandosi di ricevere per lo meno un calcio. Non ottenne nulla, quindi sollevò anche l’altra mano intrecciandola all’altra e vi posò sopra il mento.
- Ascolta, Suke. – iniziò gentilmente non ottenendo reazione alcuna. – Non è necessario che lo sappiano tutti, no? Non dico che dovremo avere una relazione segreta o ché. Solo che non occorre che la urliamo ai quattro venti. Sinceramente non ci vedo a spasso per Konoha con le mani allacciate, o a saltellare in giro con un mazzo di fiori per l’altro. – ridacchiò al “almeno quello” che gli sfuggì dalle labbra serrate – Ci comporteremo come al solito. Litigheremo quasi sicuramente su tre quarti delle cose che faremo. Faremo la pace e litigheremo di nuovo. E se qualcuno sarà abbastanza coraggioso da venire ad indagare, allora decideremo cosa fare. Se questa stupidaggine dovesse essere sufficiente per alienarmi le possibilità di diventare Hokage, allora quello stupido titolo non vale nulla. Se per ipotesi dovessero di nuovo prendersela con noi, allora lotteremo. O ce ne andremo. Questo è semplice.
- No, questo non è semplice affatto! - Sasuke aprì improvvisamente gli occhi, incenerendo il biondo inginocchiato davanti a lui. – Non capisci che non voglio che tu debba lottare ancora per me? Non capisci che sto cercando di evitarti altre ferite? Non voglio che tu ti debba trovare nella condizione di scegliere!
Di nuovo, gli occhi azzurri si arrotondarono come monetine, prima che il loro proprietario scoppiasse a ridere. – Ti ammazzo. – sibilò allora Sasuke, allungandosi in avanti e circondando quel collo esposto dal divertimento con le dita.
- UAH! – urlò ridendo Naruto, ritraendosi istintivamente e finendo sul pavimento assieme al suo assalitore.
- Non ci trovo nulla di ridicolo, idiota! – sibilò l’Uchiha, con le mani ben serrate sul collo esposto dell’altro.
- No, no … scusa! Ok? Scusa … è che improvvisamente mi sei sembrato così carino, Sas’ke … AH! Ok, ok!!!!! Ritiro! Ritiro! Gli Uchiha non sono carini! Non sono per niente carini! Sono brutti e cattivi e non hanno nessun riguardo ad aver cura di quelli che odiano a morte … - rise ancora, guadagnando il sollevamento e la subitanea e piuttosto violenta spinta alla testa. – Ouch. – piagnucolò mezzo soffocato dalle risate e dalla morsa precedente - Teme … sono appena stato in ospedale per una botta in testa …
Sasuke per tutta risposta si alzò, facendo più forza del necessario sul suo diaframma. – Crepa.
Naruto lo fissò uscire dalla stanza massaggiandosi il torace con una mano e tenendosi la nuca con l’altra – Dove vai?
- Il più possibile lontano dalla tua idiozia.
Gli diede un paio di minuti per ricomporsi, poi si tirò su dal pavimento e lo seguì, trovandolo in cucina con una tazza di tè in mano e una colma pronta sul tavolo. Naruto nascose un sorriso soddisfatto. “Non sottolineare di nuovo che si vede lontano un miglio che prova qualcosa per te dai gesti che fa senza neppure pensare. È ovvio che ti si sia rivoltato contro come un serpente. Uchiha è uno stronzo orgoglioso, zucca vuota.” Doveva regalare un nuovo cuscino a Shikamaru. Decisamente.
- Non è che sei andato poi così lontano, né.
- È casa mia, questa.
- Mmh. – annuì condiscendente portandosi la tazza di tè alle labbra.
- Scotta, idiota.
Naruto grugnì ancora, nascondendo un altro sorriso e soffiando diligentemente. Aspettò con una pazienza che aveva scoperto di poter avere solo con Sasuke e solo ultimamente, fino a che il tè non fu più bollente, poi ne prese un sorso, assaporando lo zucchero in quantità “diabetiche” con cui Sasuke aveva “dissacrato una bevanda perfetta così com’è” solo per lui, e poi riprese con disinvoltura.
- Allora me lo vuoi dire cos’è quello che ti ha davvero fermato dal prendermi a pugni e poi rotolarti con me in mezzo alla strada la prima volta?
Aspettò che il tè andato di traverso a Sasuke ritrovasse la via del suo stomaco, sopportò pacifico il relativo sguardo lacrimoso e acrimonioso che accompagnò il suo tentativo di omicidio da distanza della persona che amava di più al mondo e poi sorrise. – Per favore, ‘ttebayo?
Sostenne gli occhi corrucciati dell’altro a lungo, prima che Sasuke si decidesse. – E va bene. Dissezioniamo la cosa per bene, così poi potremo metterla da parte e non pensarci più.
«Oh, questo io lo trovo altamente improbabile.» pensò Naruto, ma non lo disse, seguendo un altro dei saggi consigli di Shikamaru. Si limitò a plasmare il suo volto nel più innocente e angelico sorriso del proprio repertorio e annuire.
- E togliti quel sorriso del cazzo dalla faccia, che se no te la sfondo e passiamo direttamente al “non ne parleremo mai più”.
Naruto mise il broncio, affogando il “Teme” che gli salì alle labbra nel tè.
Sasuke si dovette ritenere soddisfatto, perché si sedette al tavolo, mentre prima si era tenuto nell’angolo più lontano della cucina, con sommo divertimento di Naruto. Posò la tazza davanti a sé, la strinse, la fissò come se contenesse tutti i segreti dell’universo e lui stesse cercando quello che gli serviva, e … - Quello che provi è semplice infatuazione.

- … Mh?
Un verso di fastidio, seguito da un borbottio che suonava molto “non mi ascolta proprio mai, quando parlo”, quindi Sasuke continuò con fare paziente - Ragiona, per una volta nella vita. Da bambini ero l’ostacolo da superare, per te. E quando eri là là per farlo, io me ne sono andato. Poi hai impiegato anni a corrermi dietro per riportarmi a casa. Ovvio che sia diventato la tua ossessione. Ora mi hai qui a portata di mano, viviamo insieme, ci siamo riavvicinati. È naturale che il tuo cervellino da mendicante ritardato abbia fatto due più due e abbia ottenuto otto. Datti un po’ di tempo, e questa … cosa finirà. È semplice. È inutile che inizi a pensare a rovinarti la vita per qualcosa che al massimo potrebbe durare il tempo della novità iniziale. Una volta che avrai soddisfatto questa tua … ossessione, ti guarderai indietro e te ne pentirai. E a quel punto? Cosa ci resterebbe? Avremo rovinato la nostra amicizia per sempre. Magari avrai anche rovinato la tua intera possibilità di futuro.
Naruto smise di ascoltarlo più o meno a quel punto, limitandosi a fissarlo con la testa appoggiata ad una mano e gli occhi socchiusi. La rabbia che aveva cominciato a crescere alle prime battute, era sfumata quando si era reso conto che il problema non era mai stato esattamente “lui”, quanto il terrore di Sasuke di permettere a se stesso di essere di nuovo felice. Più felice di quello che era adesso.
- Sas’ke. – chiamò piano quindi, interrompendo il discorso più lungo che era mai uscito dalla bocca del compagno. Aspettò che l’altro alzasse gli occhi a incrociare i suoi, e poi sorrise leggermente. – Io non vado da nessuna parte.
- … Certo che no.
Naruto allungò una mano attraverso il tavolo e la fermò ad un palmo e mezzo di distanza da quelle di Sasuke, strette attorno alla tazza. Non la voltò per richiedere quella di lui. La lasciò là, rilassata contro il piano. – Non andrò mai da nessuna parte.
Sasuke per tutta risposta lo incenerì con un’occhiataccia. – Che cazzo intendi dire, Dobe? Ti pare che io sia scemo come te?
Lui rise, appoggiando la fronte sul tavolo. – Teme … stavo cercando di essere romantico! – si lamentò divertito.
- Va’ a farti fottere.
Lo spiò voltando la testa fino a che ci fu solo la sua guancia, a contatto con il tavolo. – Ne possiamo parlare. – scherzò.
Sasuke replicò con un sostenuto - Dobe. – ma una delle mani che stringeva la tazza si era spostata sul tavolo a un palmo di distanza dalla sua, in una posizione simile a quella che aveva lui.
- Pensi davvero che io sia un così grande idiota? – chiese leggermente Naruto, muovendo l’indice nella direzione della mano ferma dell’altro.
- Sì. – gli arrivò immediata la conferma.
Corrucciò la fronte e gli lanciò un’occhiataccia sibilando - Teme. – prima di inalare lentamente abbastanza aria nei polmoni da sentirsi la testa leggera e riprendere il controllo di sè. – Pensi che non ci abbia pensato? Alla nostra attuale relazione, intendo. Al fatto che tu sei un uomo. Al fatto che ora la nostra vita sembra un paradiso, e che se roviniamo questa pace potrebbe ritrasformarsi in un inferno? – quando Sasuke aprì la bocca per replicare, Naruto alzò un dito della mano distesa. – Non dirlo. Era una domanda retrorica. Che c’è?
- Quando usi delle parole che hai sentito usare da altri, almeno accertati di averle imparate bene, Dobe.
- Perché? Quale parola?
Sasuke alzò gli occhi al cielo, e si arrese. – Non importa. Vai avanti.
- Dove ero arrivato?
Un occhio di Sasuke si socchiuse minacciosamente, ma replicò ugualmente. – Al fatto che non sei così Dobe come il credo comune racconta.
- Stronzo.
- Decerebrato.
- Dovresti almeno imparare a insultare con parole che conosco.
- Allora starei muto tutto il tempo, Dobe.
Naruto, nonostante tutto, trasformò il broncio che gli si era formato sulle labbra in un lento sorriso. – Il fatto è che non possiamo sapere cosa avverrà in futuro. Quello che sappiamo è il presente, e il passato. E questi anni hanno dimostrato che il nostro legame è abbastanza forte da superare un sacco di cose. Anche se rimanessimo insieme come coppia solo per pochi mesi, cosa cambierebbe? Quello che noi abbiamo, Sasuke, è un legame che non si spezzerebbe neppure con la morte. Ha superato settimane di rabbia e incomprensioni e sensi di colpa. Ha superato diversi tentativi di omicidio e quasi una guerra. Cosa vuoi che possa fargli la presenza di un po’ di sesso? Anche se litigassimo gravemente prima di rompere … cosa perderemmo? Anche se ci dovessimo separare per raffreddare i bollenti spiriti ogni due mesi … che importerebbe? – girò la mano, alzando il mignolo e tirandolo leggermente verso di sé. – Il nostro legame, Suke, è sempre qui e sempre ci sarà. Lo senti? Lo senti che tira e ci attira contro l’altro? Quello che abbiamo lo puoi chiamare come vuoi. Ma esiste. Ed è forte. – sorrise, riportando gli occhi al volto di Sasuke, che stava fissando un punto sospettosamente vicino al proprio mignolo. – Io sono qui, Sas’ke. E non vado da nessuna parte. Qualsiasi cosa succeda, questa mia … - sbuffò piano - … ossessione per te non diminuirà mai.
Quando Sasuke sospirò piano, e la sua mano si spostò a posare il palmo sul tavolo avvicinandosi alla sua di altre due dita, Naruto seppe di aver vinto.
- Se mi fai acquisire un grado superiore, sconosciuto a tutti, dello sharingan o il rinnegan mi appare anche nell’altro occhio, giuro che ti uccido e poi continuo a resuscitarti e a ucciderti fino a che non me ne stanco, chiaro?
Shikamaru era stato molto chiaro su quel punto. “Non rinfacciare a Uchiha che ha perso, altrimenti dovrò organizzare il tuo funerale, e sarebbe una seccatura.”
Sorrise e promise solennemente di non permettere a nessun nuovo talento di importunare il suo Uchiha preferito. Mai.
- Crepa.
 
Sasuke si ricordò di non aver più scoperto l’esatto peso del coinvolgimento di Nara nei fatti delle settimane passate solo molto più tardi, quando stava fissando il vuoto ormai da un po’ di tempo, accarezzando distrattamente la zazzera bionda posata sul suo grembo.
Naruto aveva dichiarato, un po’ di tempo prima, che per iniziare la nuova fase della loro vita, “potevano pure sperimentare un po’ di coccole da divano” e lui lo aveva gelato con un “ho perso un sacco di tempo a stare dietro ad un idiota addormentato. Ho del lavoro in arretrato. Smamma.”
Alla fine di un breve “scambio di opinini” avevano negoziato per un “tu lavori seduto sul divano e io dormo con la testa sulle tue ginocchia. E dai Teme! Sono in convalescenza! Accontentami per una volta!” che era stato accettato solo perché Sasuke era troppo psicologicamente esausto per continuare a questionare con lui su una cosa così assurda.
L’illusione di riuscire effettivamente a combinare qualcosa con quel terremoto in movimento aggrappato addosso come un corallo, era durata venticinque minuti, e solo perché Sasuke era una persona estremamente ostinata. Naruto si era addormentato di schianto due secondi dopo essersi lamentato del fatto che le sue cosce fossero troppo ossute per essere comode, e da allora si era girato almeno venti volte, interrompendo irrimediabilmente la concentrazione già scarsa di Sasuke. Che dopo i fantomatici venticinque minuti aveva dichiarato la resa, rimanendo con una mente stanca ma sveglia da distrarre e un corpo che non ne voleva sapere di addormentarsi per conto suo.
Il punto che insospettiva Sasuke era che Naruto non gli era parso così furiosamente arrabbiato, quando ne avevano parlato prima. Neppure quando gli aveva rinfacciato di avergli mentito. E allora perché aveva dovuto convivere con un demone iroso per settimane? Qualcosa gli diceva che Nara era coinvolto. Qualcosa che aveva radici in come Naruto aveva disinvoltamente fatto il suo nome e poi non più tirato in causa come prova ulteriore che aveva ragione lui, e fusto nello strano e improvviso comportamento pacato di Naruto dopo essersi svegliato.
A quel punto, la questione era apparsa brillare di luce propria e di assolutamente urgente risoluzione, quindi aveva fissato la figura che stava sbavando sui suoi pantaloni e aveva deciso di togliersi subito ogni dubbio. Quindi l’aveva scossa con amorevole bruschezza fino a che Naruto era saltato in piedi credendosi nel bel mezzo di un attacco nemico.
- Oh, quello? – si ridistese, appoggiando di nuovo il capo sulla coscia di Sasuke e sprimacciandola come fosse un cuscino, prima di sospirare di insoddisfazione e agitare una mano in aria come a liquidare la questione - Beh, te lo ho detto. Ero davvero incavolato, soprattutto perché tu continuavi a mentire. Per il resto … Shika era dell’opinione che se ti avessi spinto al limite, tu avresti ceduto, prima o po … Teme! Il chidori in casa no!
 
All’ingresso del quartiere Uchiha, Sakura sobbalzò alla violenta esplosione che scosse la pace serale di Konoha, e decise, dopo un secondo di riflessione in cui valutò attentamente i rumori provenienti in modo sospetto da Villa Uchiha, che a controllare lo stato di salute di Naruto sarebbe passata l’indomani.
Sorrise, voltandosi, e si mise a canticchiare sulle note di distruzione che risuonavano musicali e romantiche alle sue spalle.
Ora … come poteva passare la serata? Chissà se Kakashi era disponibile? Avrebbero potuto chiudere quella scommessa che avevano in corso da quando Sasuke era tornato a casa. Non vedeva l’ora di ritirare il premio. Ridacchiò soddisfatta, pianificando la prossima uscita della squadra e le battute che le sarebbero state utili per punzecchiare i due colombi finalmente in pace.
 
Ok, sì, beh... è una cavolata, lo ammetto.
Spero che se non altro si capisca che l'ho fatto col cuoricino di burro in mano °occhioni lacrimosi°

Per la cronaca i personaggi sono sempre di Kishimoto-sensei, e io non ci guadagno altro che la ginnastica alle dita e il risparmio di un regalo vero.
... Ma se insistete per essere generose, potete unirvi a me con gli auguri ritardatari, ok?
 
 
   
 
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