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Autore: Tina77    09/06/2014    7 recensioni
"Forse lo sto fissando da un po', perché lui mi guarda per qualche secondo con aria interrogativa, finché io non scuoto lievemente la testa, le guance imporporate. Lui mi sorride dolcemente, e questo sorriso mi riporta a quello che sembra un secolo fa, dopo la parata dei nostri primi giochi. E come quella volta, mi alzo leggermente sulle punte dei piedi e gli do un piccolo bacio sulla guancia, sussurrando -Grazie per i fiori, Peeta.-, con gli occhi lucidi."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scuoto la testa per scacciare i pensieri e il mio sguardo incontra quello di Johanna. -Devi dirmi qualcosa, Katniss?- il suo sguardo malizioso mi dice subito che aveva già capito tutto molto prima di me.

 

Io resto ferma come una sciocca, fissandola. Che io non sappia mentire è una certezza da tempo, ma che io proprio non riesca a controllarmi è una novità. Che effetto mi fai, Peeta? Sospiro ancora una volta e prendo delle carote dal frigorifero, così da avere qualcosa da fare. Ma Johanna sa essere estremamente ostinata. Si avvicina al lavello e afferra da un cassetto l'arnese per pelare le verdure. Poi tende la mano verso di me e inizia ad aiutarmi. -Allora?- incalza. -Vi siete messi insieme sì o no?-. La guardo sconvolta, il viso in fiamme. Lei scoppia a ridere. Ma è una risata sincera, non sarcastica o denigratoria. Stranamente questa volta non sembra prendermi in giro. Al contrario, sembra contenta. -Io...- comincio, perché stare zitta mi sembra un'ammissione troppo evidente e mortificante. Ma non è una buona idea, dato che non so proprio cosa dire. Questo è il classico discorso tra ragazze. E io non sono fatta per queste cose. -Non lo so.- boccheggio alla fine. Ed è ancora più imbarazzante ammetterlo ad alta voce. Lei smette di ridere e torna seria, guardandomi direttamente negli occhi. -Cos'è successo?- -Ehm.- la voce mi si spezza e faccio un piccolo colpo di tosse per riprendermi. -Sì?- -C'era il temporale. Il fulmine ha colpito un albero e tutto sembrava così...come una volta.- dico, agitata. Lei si limita ad annuire e mi invita ad andare avanti. -E poi ho sentito che mi chiamava e quando ci siamo trovati...-. Non riesco a finire la frase ma lei capisce. E questa volta ride ancora più di gusto, vedendo che le mie guance hanno raggiunto una tonalità di rosso da fare invidia ad un peperone. Per fortuna la parte più intensa del discorso non può nemmeno essere accennata, interrotta dal provvidenziale arrivo di Haymitch in cucina. Sto per sospirare di sollievo quando realizzo che questo può essere solo che un male. Johanna e Haymitch nella stessa stanza con me. Sono già alla porta, ben decisa a mettere quanta più distanza possibile tra me e quei due, quando sento Peeta scendere le scale. Era dall'annuncio dell'Edizione della Memoria che non desideravo scappare dalla mia stessa casa. Cerco di trovare un modo dignitoso per togliermi dall'imbarazzo, ma non mi viene in mente di meglio che salire le scale con la scusa di cambiarmi la maglia troppo leggera. Io e Peeta mormoriamo insieme un piccolo -Ciao-. Tenendo gli occhi bene fissi al pavimento. O almeno questo è quello che faccio io e che non mi dà modo di vedere la sua, di espressione. Ci sfioriamo appena le braccia mentre ci stringiamo per far passare l'altro lungo il corridoio. E sento come una piccola scarica, un'ondata di calore provenire dal punto in cui i nostri corpi si sono appena toccati. Ci guardiamo un secondo, giusto il tempo che io riesco a sopportare prima di salire le scale nel modo più veloce possibile e fiondarmi in camera mia. Quasi non me ne accorgo quando, diversi minuti più tardi, la porta si apre piano alle mie spalle. L'istinto mi dice che questa conversazione, a prescindere dal con chi sarà, sarà tremendamente imbarazzante. Non saprei dire se preferirei parlare con Johanna o con Peeta. Ma per fortuna la persona che mi si presenta davanti è Annie, da sola. -Ciao Katniss, mi dice.-. Le sorrido timidamente ricambiando il saluto. -Posso? Non vorrei disturbare, mi hanno chiesto di salire a chiamarti per la cena ma prima vorrei parlarti.- mi chiede. Invece che risponderle, le faccio un sorriso e un cenno con la mano, invitandola ad entrare e a sedersi accanto a me sul letto ordinatamente rifatto. - Mi dispiace se la nostra presenza ti sta causando dei problemi, Katniss.- Ha lo sguardo così triste mentre lo dice che mi sento pervadere dalla tenerezza. Subito mi sento in dovere di rassicurarla, dicendole che davvero non è un problema e che sono sinceramente felice che lei e il suo bambino passino del tempo qui. -Finnick mi diceva sempre che non ti piace stare in mezzo a molte persone. Che preferisci la solitudine.-. Sento gli occhi inumidirsi, ma lei è così tranquilla che decido di continuare la nostra conversazione. -In un certo senso è così. Non mi piace trovarmi con degli sconosciuti. Ma non è questo il caso, Annie. Davvero, sono felice di ospitarvi.- le rispondo. Poi però non posso trattenermi dall'aggiungere -Posso farti una domanda un po' personale?- -Ma certo, Katniss.-. -Perché avete deciso di venire qui?-. Lei resta in silenzio. Si guarda attorno spaesata e incerta, mordendosi il labbro inferiore, prima di dire, dopo un breve sospiro -Per accertarci che tu stessi bene.- ok, ammetto che questo non me lo aspettavo. Credevo che fosse successo qualcosa a Capitol City e che per questo avessero deciso di allontanarsi, e invece ancora una volta sono costretta a smentire me stessa. E poi devo ammettere che l'idea che Annie, Annie, si preoccupi per me è decisamente folle. Un moto di vergogna si fa strada dentro di me. Odio sentirmi superiore, ma è qualcosa che mi succedeva così spesso con i miei preparatori...e ora anche con lei. Poi lei aggiunge -Finnick avrebbe voluto che ti stessimo vicino, io e il nostro piccolo. Avrebbe voluto che ti aiutassimo ad andare avanti, sai. A non arrenderti. E quando io e Johanna abbiamo visto l'intervista abbiamo pensato che una visita fosse necessaria, per accertarci che non fosse tutta una recita imposta da Capitol-. Adesso faccio davvero fatica a trattenere le lacrime. Innanzitutto perché solo adesso capisco quanto in realtà Finnick tenesse a me. E poi perché mi rendo conto di aver sottovalutato questa ragazza fragile, sì, instabile, anche, ma dalla grande sensibilità. E anche il fatto che Johanna abbia deciso di accompagnarla mi smuove. Per quanto io sia convinta che tutta questa storia sia abbastanza assurda ( come balia che si occupa di me ho già Sae) non posso non provare riconoscenza nei loro confronti. Sbatto le palpebre un paio di volte prima di dire. -Grazie, Annie. Io..-. Mi blocco perché noto qualcosa di strano nei suoi occhi. Aggrotta le sopracciglia e si alza di scatto, prendendosi la testa tra le mani e premendo le dita contro le tempie, come le ho visto fare innumerevoli volte. Poi si volta verso di me. In piedi al suo fianco, le sussurro quello che di solito dico a Peeta -Non è reale, Annie, qualsiasi cosa sia passerà. Stai tranquilla.-. Lei si riscuote e mi rivolge un sorriso stanco e riconoscente. Mi sfiora la guancia con una mano e poi la sposta sulla mia spalla, indirizzandomi con delicatezza verso la porta rimasta aperta e invitandomi a scendere con lei. Le sorrido a mia volta e la seguo. Penso che dovrò proprio dedicare una pagina speciale ad Annie dopo questa conversazione. Cercare di capire un po' di più di lei. Fino a questo momento mi è bastato sapere che Finnick avesse visto in lei qualcosa di speciale. Ma adesso sento davvero il bisogno di conoscerla, proprio per onorare la memoria del mio amico. Sono così sovrappensiero che a malapena mi accorgo di essere arrivata in cucina. Prendo posto alla tavola ben apparecchiata, sedendo al mio posto accanto a Peeta. Lui mi sorride timidamente e io lo guardo appena, le guance rosse e la fronte abbassata, mordicchiandomi il labbro inferiore. Johanna ed Haymitch ci intrattengono ancora una volta con divertenti aneddoti su persone a me sconosciute, presi da svariate interviste e pettegolezzi degli anni passati. Ridiamo e scherziamo e in un men che non si dica ci ritroviamo a sistemare la cucina e a chiacchierare in salotto. Come al loro solito Peeta ed Haymitch giocano a scacchi. Io invece mi siedo sul divano di fianco ad Annie, che dopo un po' mi mette tra le braccia il suo bambino e mi incoraggia a giocare con lui. Finnick prende l'estremità della mia treccia e inizia a tirarla verso il basso, facendomi ridacchiare. Gli accarezzo una guancia, provocando un sorriso dolcissimo sul viso di sua madre. E uno altrettanto sincero sul quello di Johanna, che ne approfitta per tornare alla carica strizzandomi un occhio e ammiccando in direzione di un inconsapevole Peeta. Io avvampo, ma non dico niente e mi limito a spostare il bambino così da stare più comoda. La sua attenzione viene catturata da una fotografia appoggiata sul tavolino al mio fianco. Si sporge per afferrarla e io lo aiuto prendendola in mano e mostrandogliela. È la stessa foto che recuperai dalla mia vecchia casa del Giacimento prima di trasferirmi nel Villaggio. I sorrisi dei miei genitori ne fanno spuntare uno involontario anche a me. Adesso che io e mia madre abbiamo chiarito, ora che siamo tutto ciò che rimane della nostra famiglia, mi sento molto più pronta rispetto al passato ad apprezzare anche queste piccole cose. Finnick afferra la cornice con entrambe le manine paffute e la muove ritmicamente verso l'alto e verso il basso, accompagnando il movimento con piccoli gridolini di contentezza. Continua così per diversi minuti, guadagnandosi diversi baci dalla sua mamma e sguardi di rimprovero da una infastidita Johanna. Poi all'improvviso si blocca e getta di lato la foto facendola cadere sul cuscino del divano al mio fianco. Tende le braccia verso Annie, che alzandosi lo culla tra le braccia. -E' ora della nanna, amore mio.- cantilena lei. Si scusa, ci augura la buonanotte e si avvia al piano di sopra. Guardo l'orologio per la prima volta dopo ore e vedo che sono già de dieci passate. Sbadiglio involontariamente, portandomi una mano alla bocca. Peeta mi vede e, facendo finta di non essersene accorto, esclama sommessamente -Che sonno! Forse è il caso di seguire tutti il piccolo Finnick nel mondo dei sogni.- un piccolo sorriso è stampato sul suo volto e qualcosa mi dice che non ha per niente voglia di dormire subito. Il nervosismo mi aggredisce all'improvviso e mi tendo. Saliamo insieme le scale, lasciandoci alle spalle due ridacchianti Haymitch e Johanna che, in una pausa tra una battuta e l'altra, ci rassicurano dicendo che dopo una partitina a carte lui se ne tornerà a casa chiudendo a chiave la porta di casa mia. Mormoro un grazie prima di sparire dalla loro vista e prepararmi ad un altrettanto imbarazzante confronto con il ragazzo che mi segue. 

  
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