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Autore: FullmetalBlue13    09/06/2014    2 recensioni
[ATTENZIONE! AGGIORNAMENTI SENZA ALCUNA REGOLARITÀ]
Un pomeriggio come tanti altri, Angel Akuma (17 anni, chioma arancio acceso e un pessimo carattere) riceve una telefonata anonima.
Di chi è la misteriosa voce che la chiama "finto angelo", un soprannome assegnatole dal padre che non ha mai conosciuto?
Per lei comincerà una serie di eventi che le cambieranno la vita, facendo luce sulle sue origini, sul suo passato e sul suo destino.
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Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction... Devo confessarvi che sono un po' emozionata. Spero che vi piaccia. Mi sono divertita molto a scrivere tutto ciò e spero di continuare... Recensite numerosi!
Ah, già.
A TUTTI I LETTORI: Per favore, non limitatevi a leggere il primo capitolo! È solo un prologo...
Spero che possiate apprezzare il prosieguo della storia (sempre che abbiate qualche minutino da dedicare alla mia Angel, ecco...) e anche il mio miglioramento come scrittrice.
Grazie mille, FB13
=(^.^ =) (= ^.^)= \(^.^)/ (danza della gioia)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mephisto Pheles, Nuovo personaggio, Rin Okumura, Yukio Okumura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 11:  Messing up.


ACCADEMIA DELLA VERA CROCE, ORE 19:44

Non so quanto tempo rimasi lì, potevano essere minuti o ore. Mi tirai su con le gambe indolenzite e mi affrettai verso il dormitorio. Probabilmente Rin e Yukio sarebbero stati in pensiero.
Invece li trovai a tavola intenti a mangiare. Fiuu, meno male.

"Ciao! Ti sei persa per strada?" mi salutò Rin.
"No, ecco... Ho incontrato Shade, che oggi era malato, e gli ho detto quello che abbiamo fatto. Che si mangia?" Tentai di cambiare argomento inventando la prima balla che mi passava per la testa.
"Stai bene? Hai un pessimo colorito..." disse Yukio.
"Tutto a posto. È stata una giornata un po' impegnativa, solo questo."
Mi sedetti e cominciai a mangiare, come se niente fosse successo.
 
Ecco. Di nuovo, avevo svolto il mio lavoro come si deve, da bravo burattino.
Ero un vile, solo un vigliacco egoista.
Non dovevo pensarci.

E invece no, un chiodo fisso nella mente:
"Sai che questa volta non seguirà mai gli ordini"

Non volevo che si ferisse. Non lo meritava.

Io lo meritavo. Un vile, un cagnolino spaventato che scappava con la coda tra le gambe.

Gambe che intanto mi stavano conducendo dal mio 'capo', l'unico che veramente avrebbe potuto darmi la libertà, ciò che più desideravo.
E fanculo il resto.

"Sei in ritardo."


"Sì, lo so, scusi. Non è così facile, a due giorni dalla luna nuova.
E sa bene che ha bisogno di me, lui non è così ... servizievole. Lo ha visto."


"Sì, sì, certo. Capisco. Nessun problema? Fatto tutto ciò che ti ho chiesto?"

"Sì, per filo e per segno, signore."
Stavo male, male dentro. Incapace di reagire, impotente. Ma lo dovevo fare.
Mephisto non mi avrebbe mai aiutato, mi ci erano voluti tanti, troppi anni per capirlo.

Così... Che altro fare se non trovare qualcun altro?  
Doppio gioco?
Oh, sì.

Anche se dovevo comportarmi come un verme per un verme, volevo a tutti i costi raggiungere i miei obiettivi.

"Signore...?"

"Sì?"

"Cosa le succederà se... ecco... trasgredisce?"

"Tu osi pensare che lei disubbidirà?!?"

Ecco, l'avevo fatto arrabbiare. Verme irascibile, mi correggo.
"No di certo, signore, ma bisogna considerare questa eventualità"

["Bleah, ma sentiti. Mi sono rotto di stare qua buono buono."]
 
"Diciamo che qualsiasi cosa farà le si ritorcerà contro. Contro lei e contro quell’invertebrato traditore di Samael." e un ghigno malefico gli si stampò sul volto.

Fitta al cuore.

["Mamma mia lo schifo. Coniglio! Fragile, debole!"]

Mi congedai e me ne andai il più velocemente possibile.
Lo sentivo, non avrei resistito a lungo. Ormai lui stava per prendere il sopravvento.

[“Ecco che arrivo!”]

Arrivai al retro della villa di Mephisto distrutto. Cercai, con la vista distorta e la testa che mi girava, il pad che apriva la porta sul retro.
Ci sbattei la mano sopra con incontrollata violenza.

Calmo, respira, manca poco.

Lo schermo si incrinò, ma per fortuna registrò comunque le mie impronte. Uno spasmo percosse il mio corpo e mi trovai a tossire sangue.
La solita vocina metallica chiese la password.

"Akuryokage."

Mi mancava il respiro, soffocavo. Un ultimo sforzo...

Sbandai dentro, arrancando e sbattendo fortemente una spalla.
Solo quando sentii la porta richiudersi dietro di me e sigillarsi, mi permisi di perdere conoscenza.


AULA 1120, CORSO SPECIALE PER ESORCISTI, QUALCHE GIORNO DOPO

La busta che mi era stata recapitata era un po' diversa dal solito.
Innanzitutto non conteneva solo il cartoncino con la scritta rossa in inglese, ma anche una provetta con tappo e una piantina del dormitorio.

Gli ordini erano di riempire la provetta di sangue, andare nella stanza del dormitorio segnata sulla mappa in un giorno ben preciso ad una determinata ora e versare il sangue sul pavimento. In cambio mi si offrivano informazioni.
A parte gli ordini insulsi e apparentemente privi di senso, ma la ricompensa di 'informazioni' non mi convinceva per niente.
E poi avevo già deciso che non mi sarei fatta mettere i piedi in testa. Non di nuovo.
Ero determinata a farmi valere.

Quel giorno non c'erano le lezioni normali, ma una giornata piena di Corso per Esorcisti.
Così, mentre seguivo sì e no le spiegazioni, continuavo a riflettere.
Dunque, chi mai potrebbe mandarmi ordini così assurdi? Mephisto sicuramente no.
Grazie alle buste gialle gli avevo già disubbidito due volte. Il punto è che non mi veniva in mente nessun altro.

“Akuma! Rispondi tu!”
“Uhm… cosa?”
“Eri distratta, eh? Pagina 39, esercizio 4!”
“Oh, mi scusi. È la risposta b.”
“Molto bene. Sii più attenta però, queste cose potrebbero esserci nel test.”

‘Seh, contaci. Come se lei fosse mai coerente con quello che dice. Ho altro per la testa.’ risposi mentalmente alla professoressa Ari (*), l’insegnante di Storia dell’Esorcismo.

Viaggiai ancora un po’ con la fantasia, il tempo che passava lento, lento, leeeeeeentoooo. Finché, alla fine della seconda ora, Yukio ci spiegò che entro luglio avremmo avuto l'esame per passare da Page a Esquire, grado che ci avrebbe aperto le porte alle missioni. Finalmente qualcosa di interessante!

"Quindi la settimana prossima comincerete un ritiro in previsione dell'esame. Compilate il modulo e specificate il Meister a cui volete accedere."
Il foglio si appoggiò volteggiando sul mio banco. Avevo subito notato che la data della busta gialla era quella del secondo giorno. Coincidenze? Io non credo. (NdA: perdonatemi per l'orrenda citazione. ^.^")

Rin, ovviamente, non aveva idea di cosa fosse un Meister. Così lo chiese a Suguro, che, con i suoi modi bruschi, glielo spiegò.

In poche parole, i Meister sono le 5 specializzazioni di esorcista, che determinano il metodo di combattimento. Gli Aria combattono recitando i 'versetti fatali' dei demoni, contenuti nei libri sacri di varie religioni; i Tamer, gli Evocatori, usano cerchi di evocazione per asservire i demoni al loro controllo e farli combattere; poi ci sono i Dragoon e gli Knight, che usano rispettivamente armi da fuoco e da taglio; infine i Doctor sono i medici.
Non avevo neanche bisogno di pensare che Meister sarebbe stato mio. Ero certamente una Dragoon.

Cominciai a compilare il modulo, concentrata, cercando di non sbagliare.

Mi girai a guardare Rin e per poco non mi prese un infarto. La faccia di Shade era a qualche centimetro dalla mia, che fissava il mio foglio sul mio banco. Riuscii a trattenere qualsiasi urletto imbarazzante, ma sobbalzai.

“Ehi, ciao Angel.”

“Non scassare, Shade, mi hai fatto prendere un colpo! E sono Akuma, per te.”

“Cshhhhhh… qualcuno è un po’ acido, eh?” rispose lui, imitando il suono di qualcosa che si scioglieva.

“Mi hai lasciato in balia di un esercito di demoni! Come ti aspetti che mi comporti?!?”

“Ma ti ho chiesto scusa … mi dispiace …”

Sembrava veramente dispiaciuto.
“Probabilmente non mi crederai, ma ti posso assicurare che non è stata colpa mia.”
Mi girai e lo guardai con sguardo penetrante. Ma che diamine stava dicendo ‘sto qua?!?

“Stai scherzando, vero? E di chi sarebbe la colpa?”
Shade non rispose, gli occhi verdi oscuri, spenti, distanti.

“Cos’era quell’armatura nera con cui hai combattuto?”

Ancora silenzio.

“Yukio mi ha detto che non avevi ferite dopo la battaglia. Come hai fatto a guarire così in fretta?”

“…”

“Come siamo fuggiti?”

Niente.

“Sei un demone anche tu, vero?” chiesi, temendo quello che avrebbe detto.

“No.”

La veemenza con cui la risposta arrivò mi fece sobbalzare.

“Senti, mi dispiace, non posso risponderti. Non posso proprio. E so che perdonare è una parola grossa. Solo … pensavo avremmo potuto …”
“Non dire altro. Tornatene al tuo posto e non mi seccare più.”

Joshua si alzò lentamente, con una faccia talmente scura da sfidare quella di un morto. Poi, sempre in silenzio, sinuoso come un gatto, si abbandonò sulla sedia, in fondo all’aula, in silenzio.

… E no, però. Nessuno avrebbe mai provato a non vedermi come un mostro, se ero così acida.
Perché il mio carattere era così fottutamente schifoso?

Quando alla fine dell’ora cambiammo aula, cercai di avvicinarmi a lui.

“Non eri tu quella che non voleva avere più a che fare con me?” attaccò lui, freddo.
“Sono qui per chiederti scusa. Avrai i tuoi motivi per stare zitto. Ho deciso di lasciar correre, per questa volta …”

Shade sollevò lo sguardo, raggiante, ma senza sorridere apertamente. Aveva quel modo di illuminare gli occhi senza cambiare espressione facciale, qualcosa di unico. Al massimo tirava su un angolo della bocca, ma senza scomporsi troppo, quasi come se avesse paura di essere felice.

“ … però ho una condizione. Mi prometti che la prossima volta che te lo chiederò risponderai. A OGNI mia domanda.

Mi guardò con aria di sufficienza. “Sì, sì, lo prometto.”

“No, non mi basta. Giuralo.”

Shade sembrò titubare. “Lo giuro.”

“Hai appena stretto un patto con un demone, Shade. Non puoi trasgredire.” sorrisi, con fare scherzoso. “Andiamo, o faremo tardi.”

 […]

“Non pestate il cerchio. Se si rompe, finisce l’effetto. Per evocare un demone, serve del sangue, un cerchio magico, le formule giuste, ma soprattutto un talento innato e una gran forza di volontà. Per questo i Tamer sono sempre troppo pochi.”

Il professor Noihaus (**) si tolse una delle numerose bende che gli coprivano le braccia (doveva avere ferite che non si rimarginavano da tempo, lì sotto) ed evocò un mastino cadaverico, un Naberius. Sinceramente, era una figata!

Ad ognuno venne dato un foglietto con un semplice cerchio magico e uno spillo. Izumo in men che non si dica aveva accanto a sé due volpi bianche.
Anche Moriyama a sorpresa era riuscita ad evocare un piccolo Green Man. Subito si avvicinò a Kamiki per mostrarle quello che aveva fatto, lei le mollò una risposta acida che ovviamente la biondina fraintese. Quanto era ingenua …

Ora toccava a me. Sinceramente, essendo figlia di un demone, non sapevo cosa aspettarmi, a Rin non era successo niente … forse avrei potuto evocare qualcosa di forte!

Piena di aspettative, versai una goccia di sangue sul cartoncino. Una frase mi si stampò in mente, come se fosse sempre stata lì.

“Redimi il Peccato, giustiziere dell’Abisso, espia la tua colpa nelle fiamme maledette!”

… o almeno è quello che avrei voluto dire. Come la gocciolina di sangue toccò il foglio, esso prese fuoco, incenerendosi immediatamente in un leggero scoppiettio.

Esattamente come fecero quelli di tutti gli altri.
Le volpi di Kamiki e il famiglio di Shiemi scomparvero in una nuvoletta bianca.

 Avevo gli occhi di tutta la classe puntati addosso.

“Ehm … scusate. Non l’ho fatto apposta. Anzi, credo proprio di non aver fatto niente.”

*silenzio*

* cri cri … cri cri …*

*wooooooshhhhh*

* fuori dalla finestra passa un pollo viola che ci saluta con le ali ma tutti continuano a fissarmi *

*coccodè!*

“Uhm, credo che la signorina Akuma non sia la responsabile di tutto ciò. Può darsi che il suo sangue sia semplicemente inadatto a questo genere di cerchi magici.
La lezione è finita, potete andare. Mi raccomando il modulo per il ritiro, ricordatevi di consegnarlo a me il prima possibile.
Ah, signorina Akuma? Potrebbe fermarsi un attimo?” disse, e lanciò un’occhiata sfuggente a Rin, per poi far cadere lo sguardo su di me.

Gli altri se ne uscirono guardandomi in cagnesco, a parte Shiemi e Paku che sembravano solo preoccupate.
Rin fece per fermarsi, ma gli dissi che ci saremmo visti più tardi.

“Signorina Akuma, deve avere maggior contegno durante le ore di lezione.”

“Ma professore! Non ho fatto nulla, davvero!”

“Conosci qualcun altro che potrebbe bruciare oggetti con una goccia di sangue?”

Non seppi rispondere.
“Prof, le giuro che non sono stata io. Avevo anche in mente una formula da recitare, ma non ho fatto in tempo a dire niente …”

Noihaus mi fissò per qualche secondo, pensieroso, con uno sguardo scettico.
“E sentiamo, quale sarebbe questa ‘formula’?”

Gliela riferii, prontamente, piantando i miei occhi nei suoi. Un lampo balenò nell’unico occhio del professore, che si fece ancora più scuro in volto.
“Impossibile … tu …” farfugliò, poi disse: “Senta, signorina Akuma, il preside potrà fidarsi di lei, ma io tendo a combattere i demoni, non ad istruirli.
La prego di stare attenta. La tengo d’occhio. Ora può andare.”

“Grazie, professore. Buona giornata.” salutai.
Come mi girai feci scivolare fuori la coda, sorridendo con aria di sfida. Chissà che faccia aveva Noihaus in quel momento …

Rin mi aspettava fuori. “Angel, che ci fai con la coda fuori?” mi chiese lui curioso.

“Diciamo che aveva voglia di respirare …”

“Ehi, non è giusto! Anche io sono scomodo …”

“No, tu sei idiota, è diverso.”

“EHI!”
 
UNA SETTIMANA DOPO, DORMITORIO VECCHIO. RITIRO DEI PAGE.

(sì, il ritiro sarebbe stato nel nostro dormitorio. Ma che fantasia, Mephisto…)

Test su test, lezioni su lezioni. Il ritiro non dava un attimo di tregua, era qualcosa di massacrante, insomma, per starci dietro bisognava metterci l’anima.

Finita l’ennesima sessione di verifiche, le altre ragazze decisero di farsi un bagno, così approfittai anche io per rilassarmi un po’.
Tanto loro non sapevano dei bagni al secondo piano … più grandi, con vista sul bosco e dove l’acqua calda arrivava prima. Piccoli vantaggi di vivere in un dormitorio deserto.

Dopo essermi messa il costume (NdA: sì, lo so, il bagno alla giapponese andrebbe fatto nudi anche nei bagni pubblici, ma Angel non è giapponese: quindi non è abituata e si vergogna.), ripassai per caso davanti all’altro bagno. Vi trovai davanti una Shiemi abbastanza triste, ferma in piedi e imbambolata.

Pensai che forse quella sarebbe stata l’occasione per sembrare un minimo amichevole, un po’ più avvicinabile.
Forse.

“Ehi, Moriyama-san! Cosa stai facendo?” le chiesi.

“Uhm, io … niente. Vado a comprare un latte alla frutta.”

“Non dovevi fare il bagno con le altre?”

Lei mi guardò sconsolata con gli occhi lucidi che sembravano essere sul punto di riempirsi di lacrime.
“Su, dai, vieni con me. Lo sai che c’è un’altra vasca più grande al piano di sopra?”

“C-c’è un altro bagno?” domandò timidamente lei.

Annuii vigorosamente, e il suo viso si accese con un sorriso sincero.

Guidavo Shiemi per i corridoi, mentre lei mi seguiva in silenzio, rossa in viso ed evidentemente emozionata.

“Io … non ho mai fatto il bagno con un’amica …” farfugliò lei arrivate nello spogliatoio, mentre ci preparavamo. Sorrisi.

Un sorriso che si spense in fretta non appena vidi l’espressione di Shiemi quando la mia coda sbucò fuori dalla maglia, srotolandosi dal busto e cominciando a ondeggiare sinuosa. La biondina fece cadere il kimono che teneva in mano, che cadde a terra con dolcezza.

“Tu … hai paura di me, vero?” chiesi con aria afflitta. Come potevo biasimarla?

“N-n-no … veramente non me l’aspettavo … è-è carina la tua coda.” Rispose, diventando per l’ennesima volta color pomodoro.
Mi chiesi se le sue vene facciali sarebbero mai potute esplodere, visto il continuo sforzo a cui le sottoponeva.
Calore percorse il mio corpo, un sorriso apparve spontaneamente sulle mie labbra.

“Sei gentile, Shiemi-san.”

Improvvisamente, un urlo squarciò l’atmosfera. Veniva da sotto, e certamente non era un maschio. Un solo pensiero: Kamiki e Paku non stavano allegramente bevendo un latte alla frutta. Scattai senza esitazione fiondandomi fuori. Shiemi mi seguì a ruota, incespicando nel kimono che si stava rinfilando.

Quando giunsi al bagno, trovai Rin schiacciato dal peso di un grosso Ghoul, Paku ferita e Kamiki in lacrime, impotente accanto all’amica che respirava sempre più affannosamente.

Guai, insomma.

Shiemi scattò verso le compagne, cercando di prestare un primo soccorso a Paku.

“Akuma-san! Distrai il demone!”

Non c’era bisogno di dirmelo, sapevo cosa dovevo fare. In un attimo feci prendere fuoco al Naberius, che, cacciando un urlo terribile, cominciò a guardarsi intorno stranito, cercando chi l’avesse attaccato.

Rin si spostò di scatto, tenendosi la gola e respirando affannosamente. Ero arrivata giusto in tempo.

“Ehi, tu! Sono qui, idiota! Vieni a prendermi!”

“Pr … principessa … Non … dimen … ticare … chi è … il tuo unico signore … Per … do … no …” gracchiò il demone con voce metallica.
Mi bloccai un attimo. Cosa intendeva?

Non ebbi il tempo di pensarci, una delle due teste del Ghoul cominciava a gonfiarsi.
E, se avevo vagamente ascoltato in classe, sarebbe esplosa presto, liberando un miasma letale! E non avevo tempo di fermare il demone!

Scattai senza esitazione verso le tre ragazze, evocando le fiamme di Iblis.

“Attente!”

Mi posi tra loro e il demone proprio quando il veleno veniva liberato. Una cupola di fuoco avvolse le ragazze, proteggendole.
In quel momento entrò Yukio, sentii una scarica di colpi e poi il demone darsi alla fuga.

“State tutti bene?” disse il fratello minore, la voce ovattata dalla mascherina che gli copriva il viso, mentre il maggiore cominciava ad aprire le finestre. Mantenni la barriera in piedi finchè il miasma non si disperse del tutto. Poi mi sedetti, con il fiatone, accanto alle ragazze.

“Meglio tardi che mai, Yukio! Se era per te eravamo tutti belli e fritti! Per fortuna che è arrivata Angel…”

Tutti mi stavano fissando. “Ho fatto solo quello che era necessario fare.”

Udii un gemito provenire da Paku. “Akuma-san…  Moriyama-san… grazie.”

Ero stanca e mi girava un po’ la testa, sostenere la barriera mi era costato parecchio, anche perché lo sforzo era stato prolungato. Ma ero felice. Felice.
Dio, quanto era semplice. Sentirsi felici era semplice. Bastava una persona, UNA, che ti accettasse.
Che riconoscesse la tua esistenza.
Che non ti guardasse con disprezzo, compassione o completa indifferenza, considerandoti tuo pari.
Forse questo sarebbe potuto essere un buon inizio, un primo punto di contatto.

Serenità.

[…]

“Ehi, nii-chan. Cosa credi che intendesse il Naberius?”

“Uh?”

Eravamo sdraiati al sole sul tetto del dormitorio. Beato far niente. Qualche mese prima saremmo stati sulle altalene del parco dietro il monastero.
Che nostalgia. Mi mancavano quei momenti.

“Terra chiama Rin. Il Ghoul. Hai sentito cosa mi ha detto, no? Secondo te, cosa significa?”

“Non ne ho idea. Ha detto cose strane anche a me. Mi ha chiamato qualcosa come ‘padrone’ e ha detto che gli ordini arrivavano dall’alto. Anche se non credo che parlasse di Satana, come avevo pensato all’inizio. Non lo so. Sai che non sono bravo con i ragionamenti contorti.” disse lui, distogliendo lo sguardo e giocherellando con la coda.

“Oh, beh. L’importante è che nessuno si sia fatto male. Non seriamente, almeno. Come sta Paku?”

“Meglio. Yukio dice che domani avrà ancora febbre, ma che in 2-3 giorni sarà di nuovo in piedi.

Mi sentii sollevata. Meno male.
Rimanemmo lì, in silenzio, a goderci la brezza primaverile, le code libere che ogni tanto si intrecciavano e si stuzzicavano a vicenda.
Che bello. Durò poco, però, perché cominciai a sentire dei passi.

“Sta arrivando qualcuno. Nascondi la coda.” dissi, ma Rin si stava già sistemando. Dopotutto, anche i suoi sensi erano sviluppati almeno quanto i miei, se non di più.

Era Shiemi, che portava il bucato. La vedevo meglio, un po’ più sicura di sé.

Buon per lei, però …

Però vedevo come Rin la guardava. Le guance lievemente imporporate, continuava a distogliere lo sguardo. Rapito, ipnotizzato da quel sorriso innocente e ingenuo, da quegli occhi verdi trasparenti. Da lei. Perché mi dava così fastidio? Anzi … perché faceva così male?

Moriyama se ne andò dopo poco e io rimasi con una brutta sensazione di amaro in bocca.

“Andiamo?”

“No, dai. Tanto, cosa dobbiamo fare?”

Il moro fece spallucce e si risedette accanto a me, appoggiando Kurikara appena dietro di lui. “Ok.”

Tanto qualche minuto prima ero rilassata e serena, tanto ora mi sentivo a disagio e scomoda.

“Nee-san, stai bene? Sembri agitata …”

“Io? Agitata? Nah, ti sbagli. Cosa te lo fa pensare?” dissi nervosamente.

“Ehm… coda che non sta ferma un attimo, sguardo che schizza di qua e di là, ti stai mordendo il labbro … se non sei nervosa io sono intelligente.”

Mi piantò gli occhi blu addosso. Non… non resistevo al suo sguardo.

“Ok, sì, lo ammetto. Hai ragione.”

“Bene, si può sapere cos-”
“Rin, a te piace Shiemi?”

La mia domanda lo spiazzò.

“Uhm, perché ti interessa?” rispose lui, guardando dritto davanti a sé verso un punto imprecisato dell’orizzonte.
Oh, se credeva che mi fosse sfuggito il suo rossore, si sbagliava di grosso.

“Beh, ecco… veramente…”

Non sapeva dove andare a parare e io non spostavo i miei occhi neri da lui.

“Piantala di fissarmi!”

“Tu rispondo e io la smetto.”

“… può darsi.”

Lo fissai ancora.

“…”
“…”
“...”
“… ok, sì. Decisamente sì.”

Fu come ricevere un pugno in pancia.
Ma non esiste. A me non piaceva Rin. Lui era il mio fratellino, niente di più.
Non poteva essere.
Ma allora perché…?

Sorrisi, cacciando tutto dentro, nascondendomi dietro un'espressione felice.

“Si vede, nii-chan. Proprio si vede.”

“Ehi, non è vero!” Il ragazzo era decisamente in imbarazzo. Con un’espressione tra l’arrabbiato e il confuso in faccia.

Scoppiai a ridere: “Ma ti vedi? Sembri un peperone!”

“Ma guarda questa… oh, ma smettila! Andiamo, vah, forse la pianti di ridere di me.”  Disse, e si alzò con fare impettito.

In realtà ridevo per non piangere.

[…]

“Kamiki, non è da te. Chiamiamo qualcun altro… Suguro?”

Fiu, non avevo minimamente studiato il salmo per oggi. Avevo un sonno pazzesco e lottavo per stare sveglia.
Bon ripeté parola per parola, con assoluta precisione, beccandosi pure i complimenti dell’insegnante. La sua brillante performance però non mi aveva salvato, anche perché avendo finito così in fretta l’insegnante avrebbe chiamato qualcun altro. Decisi di uscire a prendere un po’ d’aria prima di fare una figuraccia.

Non avevo praticamente più parlato con Rin dalla mattina prima, l’avevo evitato il più possibile, e quando proprio non potevo fare altro riducevo le conversazioni a monosillabi o le troncavo con qualche scusa. Avevo bisogno di tempo per capire cos’era stata quella reazione improvvisa quando Rin mi aveva rivelato i suoi sentimenti per Shiemi.
Ero molto confusa, perché la mia testa mi diceva una cosa e il mio comportamento un’altra.
Ero a disagio, non avevo dormito la notte. Non mi piaceva per niente.

Oh, beh. Se non altro avevo chiacchierato di più con gli altri, mi sentivo un po’ più vicina al resto del mondo.
Mi sciacquai la faccia in bagno e presi una boccata d’aria, poi tornai in classe.

Quando rientrai l’atmosfera era così pesante che la costante di gravità doveva essersi raddoppiata. Rin era in piedi tra Suguro e Kamiki con una guancia rossa.

Ma che ca…?

Finimmo tutti in punizione, con dei pesanti Bayron sulle ginocchia.
E io non sapevo neanche perché!

Yukio ci mollò lì senza grandi complimenti, dicendo che dovevamo ‘raffreddare i bollenti spiriti’.

Bah.

La situazione era già pesante e cominciavo a innervosirmi.
Dio, che male le ginocchia.

E come se non bastasse, Bon riprese a battibeccare con Izumo. Con Rin in mezzo. Ora ne avevo piene le scatole.

“Ma la volete smettere!?!” sbottai.

Cadde il silenzio.

“State lì a punzecchiarvi come zanzare che vanno all’asilo! E piantatela!”

Senza neanche rendermene conto un paio di fiammelle si erano accese su una spalla e sulla testa.

E brava furba. Inimicateli ancora di più, adesso che hai un minimo di fiducia.

Mi fissavano tutti, e continuarono a fissarmi anche quando saltò la corrente.
Anche perché le mie fiamme facevano luce, tingendo di un inquietante rosso i volti spaventati di tutta la classe.

“Alla faccia del ‘raffreddare i bollenti spiriti’, eh?”

Silenzio. Mi salvò Shima.

“Vado a riaccendere le luci, sarà un black-out.”

“No, fuori si vedono quelle degli altri edifici …” notò Bon.

“In tal caso, bisogna controllare. Vado io.” Si propose il ragazzo dai capelli rosa.

Aprì la porta, illuminando il corridoio con il cellulare. E si trovò davanti un Ghoul.

Richiuse la porta.

“L’avete visto anche voi?”

“Sì…” rispondemmo tutti, bianchi in volto.

Ora, osservandola da fuori, questa scena è certamente esilarante. Ma, fidatevi, al momento non lo era. Per niente.

Shima scansò il colpo inferto dalla grossa zampa del Naberius, che aveva sfondato la porta.

Ora sì che eravamo fottuti.

“Nii-chan, puoi darmi Una-Una?” disse con un filo di voce Shiemi, rivolgendosi al suo famiglio.
Subito dal corpo del piccolo Green Man fuoriuscì una fitta rete di rami, che creò una barriera abbastanza robusta da lasciare i Ghoul dall’altra parte.

“Ok, gente, niente panico.” Cercai di mantenere la calma, ma neanche il tempo di pensare a come uscire da quella situazione che uno dei due demoni liberò il suo miasma. Gli altri cominciarono a tossire.

“Ragazzi! State bene?”
Rin sembrava spaesato.
Io no.

Avevo capito la gravità della situazione. Mi rivolsi a Rin: “Il miasma … li ha colpiti! Io sono immune, essendo mezzo demone… dobbiamo fare qualcosa!”

“Ok, facciamo da esca e portiamo via questi cosi!”

“Ohi, fermi voi due! Cosa pensate di fare?!?” gridò indignato Suguro.

“Se Shiemi sviene, la barriera scompare e … bye bye. Quindi, non possiamo stare qui con le mani in mano!” mi rabbuiai in volto: “Sono forte, lo sapete. E lo è anche Rin. Fidatevi di noi.”
Mio fratello annuì.

I nostri compagni rimasero ammutoliti, consapevoli e spaventati. Con un cenno del capo risolutivo, io e Rin cominciammo a scavalcare i tralci robusti, attirando fin da subito l’attenzione dei Naberius. Uno solo ci seguì, purtroppo.

“Ragazzi … ce la potete fare!”

Avevo paura. Non per me, sapevo che avrei potuto facilmente eliminare il demone (ero anche in coppia con Rin…), anzi, trovavo correre in questo modo molto divertente, l’adrenalina nelle vene, lo spingersi al massimo.
No, temevo per i ragazzi. Non erano degli sprovveduti, certo, ma comunque avremmo dovuto muoverci.

Ci dirigemmo verso il seminterrato, l’unico luogo dove Rin non avrebbe avuto problemi a usare i suoi poteri e dove avremmo trovato gli interruttori della luce. Come avevamo previsto, erano tutti abbassati.

Il demone attaccò proprio quando ci apprestavamo ad accendere le luci.
Rin sfoderò la spada, il suo corpo fu pervaso dalle fiamme blu di Satana, canini e orecchie si allungarono, gli occhi si tinsero di rosso.
Con ferocia il ragazzo si avventò contro il demone, squarciandolo a metà e incenerendo i resti.

Woah. Porco Satana se era forte.
Le mie fiamme non erano neanche lontanamente paragonabili alle sue. Ero un fiammifero (un fiammifero forte e resistente, per carità) accanto ad un incendio. 
Quasi non lo riconoscevo.

“Sapevo che saresti venuto allo scoperto, figlio di Satana.”

Qualcuno sbucò da dietro un angolo.

“Ma lei è…”

“Professore!” esclamai io. Eravamo nei casini, già un demone che vuole diventare esorcista è tanto, ma due… e adesso avevano scoperto anche Rin!

Noihaus nel frattempo aveva evocato un altro Naberius (allora era stato lui anche l’altro giorno!) che fece l’allegra fine del suo amico.
La sala fu invasa da fiamme celesti, e il professore aveva fatto in tempo a fuggire.

Rin rimise la spade nel fodero e si guardò intorno.

“Ops…  Ho ancora molto da imparare, eh?”

Sorrisi e ridacchiai, ma venni interrotta da un tonfo metallico che mi gelò il sangue nelle vene.

Poi un altro.

E un altro ancora.

Erano... passi?

Il professore riapparve nel salone, trafelato: “TU! COSA HAI FATTO!?!” urlò indicandomi.

“Io?”
Ma che diamine…?

Il frastuono metallico si intensificò, di più, di più.

Stava arrivando qualcosa.
E di sicuro non era un gattino puccioso in cerca di coccole.


















(*) Ari = Formica in giapponese. Cami97ace e Cristy_Black, vi ricorda qualcuno? Vi giuro che mi sono divertita troppo a scrivere questo capitolo …

(**) Anche se so che, visto che molti nomi di AnE sono presi dal tedesco, la scrittura giusta dovrebbe essere “Neuhaus”, ma ho deciso di mantenermi coerente alla versione italiana del manga. ;)





ANGOLO DELL'AUTRICE:

Ciao Miao bella gente! È finita la scuolaaaaaAAAAAAAAAAAHHHHHHHH!!!! SeeeeeeeeeeeHHHHHH!!!
*festeggia*

E quindi, eccomi qua.

I'm back! *posa da supereroe* *musica epica* *vento che scuote il mantello* *passa il pollo viola* *coccodè!*

... Uhm, ok. Ragazzi, è colpa del caldo. Cioè, è diventato agosto tutto d'un colpo?! Ma spiegatemelo!

Anyway, sono contenta di avere un'estate davanti per riposare (e chi non lo è? :D), e spero di non dimenticarmi di scrivere (o che la pigrizia non abbia il sopravvento su di me... ^-^")...
No, dai, scherzo. Dai, Blue, ce la puoi fare! 
Veniamo ai ringraziamenti anche perché se scrivo altro il mio cervello mi fa ciao ciao con la manina... 
Thanks to everyone who:
- Prefers my story (12)
- Follows it (15)
- Remembers it (2)
- Reviews it (33)
- and, last but not the least, who reads it! ;) :D

(perché ho scritto in inglese? O.o)

Ok, sto sclerando. La pianto qui che è meglio.
Grazie a tutti, see ya in chapter 12!
FB13

(Ho riletto quello che ho scritto e... Dovrei veramente farmi vedere da uno psichiatra. Uno bravo. Molto bravo.)
  
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