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Autore: Warrior DL    09/06/2014    1 recensioni
"...Nicole, ti ho detto quelle cose quella volta perché volevo dimenticarmi di te, volevo farlo e per riuscirci dovevo chiudere tutti i contatti con te; sapevo che criticando il tuo modo di fare o di amare ti saresti innervosita e mi avresti detto che con te avrei chiuso… infatti, ha funzionato. Ho avuto le palle di cancellare le nostre conversazioni e di lasciarmi tutto alle spalle, o almeno ci sto provando…"
Genere: Drammatico, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Demi Lovato, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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CAPITOLO 1.

 L’INVITO INASPETTATO

Era un giovedì come tanti, solo che non mi aspettavo quello che sarebbe successo. Come tutti i giorni, mia mamma mi svegliò, e di mala voglia mi svegliai stropicciandomi gli occhi e guardando il soffitto per rendermi conto che un'altra giornata di merda stava per cominciare; mi alzai e andai in bagno, dovetti aspettare mia sorella che uscisse e quindi rimasi fuori dalla porta; in quel momento mi appoggiai allo stipite del bagno guardando un punto non preciso e immaginai come fosse stata la mia vista se oggi non ero io... Mi immaginavo in una sala registrazione con tanti cantanti famosi che mi facevano i complimenti per le mie prestazioni canore, con una famiglia felice e tanti amici sinceri... ma quel sogno fu interrotto dalla voce, anzi dalle urla di mia madre: "Che fai li? Sbrigati altrimenti facciamo tardi!" Io sobbalzai e senza dire niente entrai in bagno già libero da un pó. Mi lavai la faccia con acqua fredda per svegliare il viso assonnato, mi misi un velo di trucco e poi uscii da quel bagno in cui c'erano immensità di ricordi che in quell'istante non volli ricordare. Tornai in camera per vestirmi. Mi tolsi il pigiama profumatissimo di felce azzurra mischiata al borotalco e lo lanciai contro il letto per poi aprire l'armadio e scegliere dei vestiti... dopo una mezz'oretta fui pronta e cosi m l’ultima ad uscire di casa chiusi la porta di casa dirigendomi verso la macchina. Appena entrai in auto tirai fuori le cuffie il mio cellulare e cominciai ad ascoltare la musica che mi andava... non avevo un genere preciso preferito, ascoltavo qualsiasi cosa, ma quella mattina mi capitò u a canzone di Demi Lovato. Non avevo mai ascoltato le sue canzoni, e così ne misi una a caso.. uscì "Don't forget", "non dimenticare";  già solo queste due parole mi facevano pensare al mio ex ragazzo; si.. a non dimenticarlo.. perchè per me è stato molto importante e con lui riuscivo a confidarmi davvero.. senza aver paura dei giudizi.. ma poi tutto questo è finito... ero immersa nei miei pensieri quando.. " Bechy? Dai scendi siamo arrivati!" Mi disse, " ah si certo mamma.. va bene, allora ciao.." gli risposi un pò scocciata.. " Buona scuola, ci vediamo dopo a casa" mi disse prima di andare via e io pensai: " si certo.. come se potesse essere un giorno migliore degli altri..." mi avviai verso il portone della scuola ed entrai in classe; visto che mancavano ancora 20 minuti al . suono della campanella incrociai le braccia sopra il banco e appoggiai la testa sopra di esse per poi addormentarmi. Non passò molto tempo che mi sentii picchiettare una spalla. Sapevo chi era e così non mi gira nemmeno.

"Che vuoi? Non vedi che sto dormendo?" Dissi scocciata;

" Dai pigrona! Guarda cosa ho qua!" Mi disse tutta elettrizzata... sembrava che non stesse più nella pelle. Alzai lo sguardo con gli occhi socchiusi per la troppa luce:

 “Che cosa sono?” chiesi confusa

  “inviti alla festa di compleanno di Jenny!” Il suo tono di voce era calmo fino ad aumentare sempre più elettrizzata.

Sgranai gli occhi scioccata, incredula di quello che avevo appena sentito. Gli strappai gli inviti di mano e lessi attentamente:

“ Sei invitato alla mia festa di compleanno di sabato. Ti aspetto!”  Ero a dir poco scioccata. Quella iena di Jenny aveva invitato me e Ricky alla sua festa dei 18 anni!

“Ricky.. conoscendola, sicuramente è una trappola per farmi fare brutta figura..” alzai lo sguardo verso di lei e vidi il suo viso rattristarsi. Suonò la campanella e senza farsi finire la frase Ricky disse: “Vabbè dai.. se non vuoi andare non ci andiamo.. ci divertiamo in altro modo” facendomi  l’occhiolino si mise a sedere nel banco dietro a me riprendendosi gli inviti. Gli alunni entrarono in classe come si entra nei bus la mattina per andare a scuola, tutti ammassati, dandosi spintoni per accaparrarsi i posti migliori dell’aula.

Iniziò la lezione.

Non riuscivo a stare attenta alle parole del prof il che era molto strano visto che ro una delle ragazze che non si distraeva mai..

“Questo argomento sarà sulla verifica della prossima settimana!”

A queste parole il mio cuore mancò di un battito.  Sgranando gli occhi sul foglio sotto il mio viso spaventato, mi girai verso Ricky lentamente e senza dire niente, come sa fare solo una vera amica, mi capì al volo e mi sussurrò: “Tranquilla! Poi lo ripassiamo insieme.”  Con quel sorriso così bello mi tranquillizzai e tirando un sospiro di sollievo mi girai verso il mio foglio ormai senza più nemmeno uno spazietto dove fare uno scarabocchio…

Passarono tre ore dall’inizio delle elezioni e finalmente suonò la ricreazione, tutti uscirono ma io rimasi in classe, non avevo voglia di alzarmi,anche perche lo facevo ogni ora per cambiare aula… Non appena uscirono tutti mi accasciai sul banco con le braccia conserte facendo riposare la mente che fino a quel momento aveva pensato a una soluzione per evitare al festa.  Fu tutto inutile.

Quello stesso dito che quella stessa mattina mi aveva chiamato per avvertirmi della festa, picchiettò nuovamente la mia spalla, alzai lo sguardo e vidi Ricky che mi stava guardando.

“Allora sabato andiamo al cinema?” mi chiese

“NO!” risposi decisa “ andremo alla festa. So che per te è importante e quindi ci andremo e ci divertiremo da matte!” finii la frase con un sorrisetto e Ricky vedendomi si sorprese e rise insieme a  me dicendo: “Con molto piacere capo!”

In realtà non mi andava prorpio  di andarci, ma per lei questo ed altro.

“che fai? Non vieni fuori a sgranchirti le gambe?” la ragazza si era già avviata verso la porta fermandosi sull’uscio di essa..

“Ti ringrazio, ma preferisco riposarmi un po’ prima che ricomincino le lezioni” dissi riappoggiando la testa fra le mie braccia.

“Va bene.. allora buon riposo” si vedeva che era dispiaciuta anche se non lo dava a vedere. Se ne andò confondendosi tra la gente..

Ricky aveva ragione, mi si erano addormentate le gambe, dovevo sgranchirle e così decisi di alzarmi e andare in bagno..                                                                                                                                                                  Il corridoio era il caos. Troppa gente per i miei gusti.. io sono un tipo solitario o di poca ma buona compagnia..  passai davanti molte classi, ma quella che preferivo di più era quella di musica; non mi ero mai fermata a sentire quello che suonavano così decisi di farlo e rallentai il passo. La melodia era chiara! “here comes the sun” era la canzone che stavano provando. Amavo quel gruppo, equivalevano al gruppo “Glee” che da poco aveva debuttato in TV. Superai la classe con mala voglia.. ed entrai in bagno.. Non si poteva descrivere quello che c’era lì dentro: due ragazze erano in un angolino appartate che si stavno divertendo a modo loro, chi entrava e chi usciva, Jenny e le sue “amiche” occupavano perennemente gli specchi per aggiustarsi il trucco, io mi chiedo, ma come faceva tutto quel trucco a rimanere su quella faccia da schiaffi tutto quel tempo? Mah.. Mi guardai un secondo in giro e vidi l’unico bagno libero e mi avviai per entrare.

Mancavano pochi minuti alla fine della ricreazione quando sentii un leggero tintinnio di chiavi che chiudevano una porta, ma non ci diedi molto peso..

Mi sistemai per bene, afferrai la maniglia della porta per uscire ma era chiusa a chiave, cercai di fare forza ma non si apriva.. Quel rumore di chiavi, ecco cosa era stato! Mi sedetti sulla tazza del gabinetto aspettando che qualche buona anima mi aprisse la porta.. Guardai lentamente le quattro pareti che mi circondavano, erano piene di scritte, numeri  di telefono, parolacce, bestemmie.. quando il mio sguardo raggiunse la base della porta e notai che c’era uno spazio di circa 30 centimetri o più, da lì mi venne un idea. Presi vari pezzi i carta eigenica disponendoli come fosse un letto, per terra, mi sdraiai sopra di essa e scivolai con agilità sotto la fessura. Un piccolo problema  sorse quasi alla fine della missione.  Le tette. Erano troppo grandi per passare; ma dovevo uscire, così le ‘ammaccai’ con le mani e finalmente riuscii ad uscire da lì. Mi alzai velocemente assicurandomi che nessuno avesse visto la mia azione, mi lavai le mani ed uscii i corsa per entrare in tempo in classe. Era appena suonata la campanella quindi affrettai il passo.

“Signorina Becky! Come mai così tardi?” mi chiese il prof appena entrai in classe

“Scusi prof! Non avevo sentito la campanella” dissi non guardando minimamente la sua espressione perché ero concentrata su una persona. Ricky. Era seduta al suo posto, con le braccia conserte che mi guardava con gli occhi tristi. Stavo per sedermi quando senti una carezza sul fianco; era lei, voleva dirmi qualcosa, ma io ero troppo arrabbiata per darle ascolto. Tutti sapevano che ero rimasta rinchiusa e nessuno era venuto a “salvarmi” nemmeno la mia migliore amica; le risatine di sottofondo dei miei compagni davano fastidio, ma comunque non gli davo molto peso, ci ero abituata.

“Scusa se non sono venuta a liberarti,ero sull’uscio della porta per andare da te e mi hanno bloccata spingendomi addosso alla sedia facendomi sedere e dicendo che se ti liberavo ti avrebbero fatto di peggio e io non volevo. Scusami, davvero. Ti voglio bene”.

Queste erano state le parole che avevo sentito bisbigliare da Richy. Stava parlando con me. Io mi girai di scatto e dissi:

“Come faccio io a sapere che mi stavi venendo a liberare? Chi mi dice che ti hanno bloccata? Chi mi assicura che tu non stia facendo il doppio gioco?”. I miei occhi erano rossi dalla rabbia. Mi girai verso la lavagna e non gli rivolsi più parola fino alla fine ella scuola.

 

 

 

 

 

  
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