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Autore: bice_94    10/06/2014    6 recensioni
il primo capitolo è una one-shot! ho deciso di non mettere completa così, se in futuro vorrò pubblicare altre one-shot, le riunirò tutte in questa storia! spero vi piacciano. olicity ovviamente
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ooook, questo è veramente un gram esperimento. non so cosa sia uscito fuori, ma questi sono i risultati di ciò che viene scritto alle 2 di notte. beh, fatemi sapere.. un bacione a tutti



La prima volta che la vide era una mattina di primavera.
John, il suo scudiero e il suo compagno più fedele, lo aveva accompagnato per le vie della cittadella per il suo solito controllo delle condizioni del popolo. Il re, suo padre Robert, era morto tre anni prima. La madre, la regina scaltra e potente, aveva trovato nel conte di Erbury, il conte Steele, un sostituto buono e saldo nei suoi principi sia come nuovo marito che come reggente del regno.
Ad Oliver, il principe, era stato invece dato l’onore di guidare l’esercito del regno, aspettando il giorno della sua incoronazione. Quel ruolo aveva cambiato profondamente l’anima spavalda e ingenua del ragazzo che era partito cinque anni prima per affrontare i nemici ai confini. Aveva visto morte, sofferenza, aveva sperimentato la fame, la sete, aveva provato il dolore delle ferite sul suo corpo.
L’Oliver che era tornato era un uomo molto diverso. Un uomo in grado di guardare al suo popolo con gli occhi di chi aveva conosciuto il loro mondo. Così ogni settimana scendeva tra la gente, visitando anche le tenute più lontane.
Gli occhi di Oliver la scorsero tra le vie del mercato. La folla era impazzita attorno a lui, ma solo una ragazza bionda era rimasta in disparte, apparentemente non prestando attenzione all’arrivo del principe.  Solo quando un uomo la sbottò facendola cadere a terra, riuscì a scorgere il suo viso.
Era veramente molto bella, nonostante i vestiti logori e l’espressione stanca. I suoi capelli biondi erano sciolti sulle spalle, cadendo leggermente ondulati, i suoi occhi erano azzurri e profondi come l’inferno. Era esile e la pelle di alabastro. Oliver notò che, nonostante fosse molto giovane, il suo viso parlava di esperienze che sicuramente non avrebbe dovuto conoscere.
Non seppe perché lo fece, ma Oliver chiese a John di fermarsi e scese da cavallo. Lo scudiero lo guardò come se fosse impazzito, ma di certo non era così stupido da disubbidire a quel ragazzo.
Oliver si fece largo tra la folla e giunse fino alla ragazza. Si abbassò su di lei, ancora a terra e allungò una mano verso di lei. La donna alzò lo sguardo e il principe non riuscì a non rimanere senza fiato.
Chiunque fosse, mai in vita sua, Oliver aveva visto una creatura tanto bella.
Da parte sua la ragazza spalancò la bocca per la sorpresa e lo fissò incapace di parlare. “State bene?” Oliver le sorrise rassicurante. Lei non rispose, si limitò ad annuire e prendere la sua mano. “Io sono il principe Oliver e voi chi siete?” Il sorriso non aveva abbandonato il viso dell’uomo. La donna non lasciò andare la sua mano. “Io so chi siete, signore. Voi siete Lord Queen”. L’uomo scosse la testa. “Lord Queen era mio padre. Principe Oliver va più che bene con me.”
“Si, ma vostro padre è morto, ucciso voglio dire. Ma voi ovviamente no, così potete essere qui a raccogliermi e sentirmi balbettare e questo finirà tra 3.. 2..1” La ragazza lasciò andare la sua mano, mentre un rosso fuoco accese le sue guance.  “Oh mio dio, verrò giustiziata per questo? Sono così dispiaciuta, io proprio non vol-..” Oliver, che aveva cercato di trattenere un sorriso, la interruppe. “Quale è il vostro nome?” La donna riprese fiato, prima di abbassare lo sguardo. “Felicity. Felicity Smoak.”
Oliver la guardò e pensò che non poteva avere nome più azzeccato. “Felicity, voi non sarete giustiziato e sicuramente non per essere così rinfrescante.” L’uomo sorrise e per la prima volta sentì qualcosa nel suo petto risvegliarsi dopo tanto tempo di quiete. Emozione.
Il principe le afferrò di nuovo la mano e, notando l’inquietudine del suo scudiero, le baciò il dorso di essa, in segno di saluto. Prima di lascarla andare però, la portò leggermente più vicina a lui e abbassò la sua voce. “Potrò rivedervi?”
Non appena Oliver vide lo sguardo sconvolto della ragazza, si chiese perché diavolo quelle parole erano uscite dalla sua bocca. Lo shock sul viso di Felicity fu però presto sostituito da un sorriso genuino che portò il cuore di Oliver a battere un po’ più velocemente. Si inchinò di fronte a lui e lo guardò negli occhi. “Domani, prima del tramonto, alla Grande Quercia.”
E con quel sorriso luminoso, scomparve tra la folle, mentre la mente di Oliver correva nel piacere dell’attesa.
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Razionalmente sapeva quanto fosse sbagliato, ma ogni cellula del suo corpo fremeva per rivedere quella ragazza goffa e maldestra. Oliver conosceva ogni ragione per cui poteva dire che stava per fare il più grosso errore della sua vita, ma questo non gli impedì di raggiungerla.
Era stato promesso in sposo a Laurel, la figlia del re di un regno lì vicino. Poteva dire che era una bella donna, piena di ideali, ma anche così totalmente ignara del mondo reale da scatenare odio perfino in lui, che a rigor di logica apparteneva al suo mondo. Figurarsi nel popolo.
Inoltre lui era un principe, un futuro re e non avrebbe di certo dovuto essere lì, in un campo di fiori, al tramonto, con una popolana sconosciuta.
La sua mente però si fermò non appena la vide. Era seduta sotto la Grande Quercia, con un piccolo mazzo di fiori colorati tra le mani. Una viola era incastrata dietro al suo orecchio e le sue dita accarezzavano delicatamente le spighe di grano attorno a lei come se fossero un bene prezioso.
Oliver scese da cavallo e la raggiunse, senza staccare i suoi occhi da lei.
Le arrivò accanto e solo allora la ragazza si accorse di lui sobbalzando. “Mi dispiace non volevo spaventarvi.” Oliver le rivolse un sorriso e vide il volto di Felicity rilassarvi. “Nessun problema. È solo questa cosa.. è.. io non capisco.”
E di certo non poteva biasimarla. Perché le aveva chiesto di venire qui?
Notò però che amava parlare, quando era nervosa, suppose. Era adorabile e così totalmente lontana da quella falsità, da quei formalismi che lo avevano circondato per tutta la  vita. “Avete ragione, ma nemmeno io so come spiegarlo. So solo che stamattina ho visto in voi qualcosa, qualcosa di luminoso, di fresco. Qualcosa che purtroppo non sono in grado di trovare nel mio mondo.”
E fu così che ogni giorno, da quel giorno, il principe Oliver e la bella Felicity si incontrarono alla Grande Quercia. Lei iniziò a raccogliere fiori per Oliver e lui ne riponeva uno gentilmente tra i suoi capelli. Lì non esistevano regole, ranghi sociali. Niente.
La voce di lei era un lenitivo per la sofferenza del cuore del principe, schiacciato dalle responsabilità e l’infelicità che rischiavano di soffocarlo. Oliver iniziò a provare una necessità fisica di vederla. Non poterla raggiungere nel loro piccolo angolo di paradiso iniziò a diventare doloroso.
Capì che era nato qualcosa di travolgente, qualcosa di sbagliato, ma mai così giusto. Era potente, pericoloso e salvifico allo stesso tempo.
In uno dei loro pomeriggi, Felicity finì con l‘addormentarsi sulla sua spalla e Oliver ne ammirò il profilo per tutto il tempo, lasciando che la sua mano accarezzasse dolcemente la sua pelle.
Non poteva permetterle di entrare del tutto nella sua vita ancora. Non avrebbe rischiato la sua purezza per la cattiveria del suo mondo. Aveva paura, paura che, una volta che Felicity avesse avuto la possibilità di vedere cosa fosse effettivamente la realtà di principe, lo avrebbe lasciato, abbandonato alla sua solitudine.
Felicity si mosse e si strinse a lui.
Oliver sorrise e le baciò la fronte.
Un giorno. Un giorno tutto sarebbe stato diverso.
Un giorno lui sarà un grande re e allora combatterà per lei. Abbatterà i muri che ha costruito intorno a loro e farà si che il mondo possa vedere quanto luminosa sia la sua Felicity.
Un giorno lei diventerà la sua regina.
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“Felicity Smoak? Sono Oliver Queen.”
L’esperta informatica alzò lo sguardo e vide lo splendido sorriso di quell’uomo che era evidentemente sopravvissuto all’inferno.
“So chi è lei, mr. Queen.” Oliver sorrise. “Mr. Queen era mio padre.”
“Già ma lui è morto. Affogato voglio dire. Ma tu no, così puoi venire al dipartimento IT e sentirmi balbettare e questo finirà tra 3.. 2.. 1”
Una strana sensazione di riconoscimento attraversò la mente di entrambi e un pizzico di speranza si fece largo in loro, nonostante non riuscissero a capirne il motivo.
Non appena il computer fu appoggiato sulla scrivania, l’attimo di riconoscimento era scomparso.
   
 
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