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Autore: Heart_ShapedBox    10/06/2014    1 recensioni
Cosa può succedere quando, per caso, ci si trova ad una festa di compleanno di cui si conosce soltanto la festeggiata? Fu così che iniziò l'avventura di Sara. Qualcuno di voi, cari lettori, si aspetterebbe che in questa storia i due protagonisti, un ragazzo ed un ragazza, si incontrino ad una festa e si innamorino entrambi al primo sguardo. In effetti no, questa è un'avventura diversa dalle altre, dove non tutto va come dovrebbe andare ma, invece, il tempo se la prende comoda e Cupido decide di aspettare a scoccare la seconda freccia...
*CARI LETTORI, non spaventatevi se troverete tanti capitoli da leggere, sono molto corti e potrete sempre leggere il tutto con calma, quando ne avrete voglia, io non ho nessuna fretta e non darò mai e poi mai degli obblighi a chi legge; ma vi prego di non rinunciare a dare un occhiata alle storie, soltanto perché hanno un "tot. numero di capitoli", perché, a parer mio, è una stupidaggine. Siete daccordo? :)*
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Dunque, sono qui stavolta per informarvi che questa storia è stata "trasferita". Mi spiego: "E se Cupido decidesse di aspettare?" era una prova che avevo voluto fare per riscrivere, aggiungendo dettagli inventati ciò che mi era realmente successo.. il problema è stato che non ho avuto tempo materiale né idee sufficienti a cambiare ogni singolo avvenimento riscrivendolo quasi in terza persona. Quindi, dato che tecnicamente la storia originale e completa l'ho scritta anni fa, ho deciso di correggerla e di pubblicarla almeno qui su efp. Perché? Persone che conosco hanno letto entrambe le versioni e, pur avendo ammesso che questa sembra essere la più divertente, non rende molto rispetto a quella di partenza. Inoltre qualcuno ha detto di essere riuscito a capire meglio i sentimenti che provava dopo aver finito di leggere il racconto integrale.. non ci credo tantissimo, ad essere sincera, forse però è perché la mia autostima è a livello zero riguardo certe cose.
In sintesi: se devo stare a riscrivere tutto quanto, facendo la salsa lunga, rischio di perdere solo tempo e voglia e comunque non riuscirei a far intendere il cambiamento che c'è stato nella protagonista.. che poi sarei io, ma questi sono dettagli. Quello di seguito è l'ultimo capitolo, come avrei voluto far finire questa storia ma come in realtà non è andata.. se non vi va di sapere altro, finitela qui e bevetevi un'altra delle solite baggianate "lei se ne va, lui torna e si mettono insieme"; altrimenti scoprite com'è andata davvero.



 

Ultimo capitolo – Il finale perfetto

<< Conto alla rovescia e poi saltiamo! >> ordinai.
<< Okay! Uno, due.. tre! >> gridò Marta, e insieme saltammo dal trampolino di 3 metri.
Strano che ci fossi riuscita, solitamente soffro di vertigini. Dov’era finita la mia fifa?
- Fifa? Hey? Dove sei? Va beh, vuol dire che mi rassegnerò ad essere una ragazza “normale” che non ha paura dell’altezza - . Risalii in superficie e, guardando la mia amica, scoppiai a ridere. L’acqua era fresca e si stava da dio. Il martedì prima ero già stata a Ippopiscine insieme a Ilenia, mentre quel giorno io, Marta, Livia, Greta, Siria ed Erika, ci eravamo organizzate per passare lì l’intero pomeriggio. La madre di Livia, che si era offerta di accompagnarci e di restare a fare la guardia, si avvicinò:
<< Ragazze, venite a fare merenda, sono quasi le 5 >>.
<< Due minuti ancora mamy >> rispose la figlia.
Qualche tuffo dopo, finalmente, ci sedemmo sulle sdraio a sgranocchiare qualche noce e a mangiare enormi fette di anguria. Poi, Siria, propose di andare a fare un giro per chiacchierare un po’e, di chi si doveva parlare, se non di me?
<< Allora, Sara, come ti senti ora che sei finalmente libera? >> chiese Greta.
<< Intendi per quel cretino di Alessandro Ricci? >> domandai, sapendo già la risposta.
<< E chi altro sennò? >> Erika fece un sorrisetto divertito.
<< Beh, diciamo che sto bene. Ma non voglio più avere niente a che fare con lui >>.
<< Ne sei sicura? >> chiese Siria, più seria di quanto credessi.
<< Anche se volessi non potrei; vi dimenticate che adesso siamo in due scuole diverse ed impegnative >> confessai affranta. La mia migliore amica mi rivolse uno sguardo comprensivo e cercò di rassicurarmi:
<< Ci sono rapporti che funzionano anche a distanza, Sary, ma se questa è la tua decisione definitiva non possiamo fare altro che darti ragione >>.
<< Già, dopotutto lui ha fatto le sue scelte: meglio Alessia che tu. Ormai sai com’è, sono migliori amici e hai provato in tutti i modi a cambiare le cose. Penso che non ci sia più niente da fare >>. Mi incupii maggiormente dopo che Livia ebbe pronunciato quelle frasi – ha ragione – pensai triste, ed espressi ad alta voce la mia opinione.
<< E a te, invece, come va con Pietro? >> chiese Greta, salvandomi dalla totale depressione in cui sarei caduta se avessero continuato a farmi domande.
<< Oh.. ecco.. non tanto bene. Si, okay, era il mio migliore amico ma questo non significava che io lo amassi quando lo chiamavo “cucciolo”. Lui l’ha presa in modo diverso e.. oh, perché ho acconsentito a fidanzarmi? Non posso neanche mollarlo o gli spezzerò il cuore! >> Erika scoppiò in un mare di lacrime e io pensai che forse era meglio cambiare argomento altrimenti l’umore generale sarebbe peggiorato a dismisura. Guardai implorante Marta che, fino a quel momento, non aveva detto una parola. Lei capì al volo ed esclamò:
<< Su via ragazze, siamo in vacanza! Il periodo che vieta assolutamente di essere tristi, chiaro? >> sorrise e mi fece l’occhiolino.
<< Giusto >> concordò Siria << dunque, a qualcuna di voi è capitato qualcosa di divertente negli ultimi tempi? >>. Alzai la mano e, mentre la fidanzata di Pietro si asciugava le lacrime, cominciai a parlare:
<< Qualche giorno fa sono stata qui con Ilenia e, dopo aver comprato un pacchetto di patatine al bar, stavamo tornando agli asciugamani. Ad un certo punto ci sono passati accanto dei ragazzi che dovevano avere più o meno la nostra età >>.
<< Ed erano carini? >> Livia mi tirò una gomitata affettuosa.
<< A dire il vero no, ma non è di questo che volevo parlarvi. Una volta vicini hanno cominciato a farci il verso del “chiamami” e alcuni mi hanno salutata “ciao Sara!”; avrei voluto rispondergli “ma ‘icche volete che io non vi ho mai visti in vita mia?” >>.
Le mie amiche scoppiarono in risate fragorose. Probabilmente anche l’italiano era andato a farsi un bagno in piscina. Subito dopo, Siria, ci raccontò che, nel weekend, era stata al mare e ad un ragazzo si erano rotto l’elastico ai boxer mentre faceva una passeggiata sulla spiaggia; ha dovuto fare tutto il viaggio di ritorno verso l’ombrellone con la mano che reggeva i pantaloni.
Poi, parlammo della scuola e dei compagni che non ci sarebbero mancati neanche un po’, delle avventure passate in quei due anni di scuola superiore e di cosa avremmo voluto fare da grandi. Sembravamo un gruppo di bambine che si perdono nel raccontarsi a vicenda i propri sogni e speranze; a volte è bello tornare all’età infantile, quando i problemi della vita erano come invisibili ai nostri occhi.
<< Ragazze, adesso possiamo tornare in acqua? >> chiese Marta.
<< Certo. Andiamo agli scivoli, così ci divertiamo di più >> propose Greta.
Ci avviammo dalla parte opposta della piscina con i trampolini e, mentre passavamo vicino al bar, notai un gruppetto dall’aria familiare. Improvvisamente li riconobbi e feci un cenno alle altre: erano i ragazzi del “io non vi conosco ma voi conoscete me”.
Uno di loro si accorse della nostra presenza e avvertì gli altri, noi facemmo finta di niente e continuammo col nostro percorso finché non sentii qualcuno gridare:
<< Ah, Sara! Dunque ci incontriamo di nuovo? >>.
Mi voltai e, decisamente sorpresa dall’atteggiamento dello sconosciuto, domandai:
<< Chi diavolo siete? >>.
<< Ma come, non ti ricordi di noi? >> sorrise maliziosamente e si voltò verso il resto del gruppo << avete sentito raga’? La ragazzina non ci ha mai visti >> gli altri risero. Ero a dir poco confusa, non li avevo ancora riconosciuti. Un altro ragazzo, un po’ più basso degli altri si fece avanti e, con fare spavaldo, pronunciò una frase che non mi sarei mai aspettata di sentire:
<< Se ti dico “Alessandro Ricci” cosa ti viene in mente? >>.
Non capivo nulla. Chi erano? Cosa volevano? Conoscevano Alessandro?
Vedendomi allarmata, il ragazzo che aveva parlato per primo, continuò:
<< oh, vedo che riesci a ricordare.. e la cresima? Ti dice niente? >>.
Dopo quelle parole li riconobbi immediatamente: li avevo visti alla cresima di Alessandro, erano coloro che si erano voltati continuamente, quelli che erano seduti accanto a lui. E, siccome le sfighe non arrivano mai da sole, vidi avvicinarsi la persona che meno avrei voluto incontrare durante l’estate. Quando si accorse della mia presenza, realmente sorpreso, esclamò:
<< Sara! >>.
<< Tu! >>.
<< Questo “tu” ha un nome, prego >>.
<< Il Ricci ci ha parlato tanto di te! Sappiamo tutto quanto! >> il ragazzo basso mi fece l’occhiolino e ricevette una gomitata nello stomaco da colui che mi aveva appena rovinato le vacanze.
<< TU COSA?! >> ero arrabbiata. Improvvisamente tutta la sofferenza, il dolore e la rabbia che avevo provato negli ultimi mesi venne fuori in un mix di follia.
<< Ancora con questo “tu”? Ho detto di avere un nome. E poi stai calma, non c’è bisogno di incazzarsi >>.
<< INCAZZARSI? Perché, ti sembra che io sia incazzata? Oh, io non direi proprio. Dovrei forse incazzarmi perché tu vai in giro a sfottere la gente con i tuoi amici? No, non ne vale la pena per un coglione come te! >> gridai.
<< Ehi ehi ehi, piano. Cos’ho fatto di male? >>.
<< COSA HAI FATTO? >> scandii bene le parole << hai persino il coraggio di chiedermelo? E’ meglio che non ti fai più vedere, Ricci! >>.
Non lo avevo mai chiamato con il suo cognome e sapevo che, se lo avessi fatto, avrebbe finalmente capito che non scherzavo. Infatti restò zitto, sconvolto dalla mia reazione e, con quegli occhi spalancati che, un tempo, mi avrebbero intenerita, domandò:
<< Non crederai mica.. oh dio, Sara.. non dirmi che è ancora per Alessia! >>.
<< Chi? Quella stronza, troia, puttana che mi ha scassato la minchia per 2 anni interi? No, non è per lei poverina.. lei non centra niente, come te! Sei sempre innocente! >>.
<< Io.. posso spiegare! >>.
<< Ah davvero? E cosa? Che mi sfottevate insieme il giorno degli esami di giapponese? No, grazie, lo so già! >> iniziavo a stancarmi di quel verme attaccato al fondoschiena.
<< No, non è per quello.. ti prego.. lasciami spiegare! >>.
<< Ma a che servirebbe? I dettagli li so già, so quello che dicevate! Non mi interessa sapere che tu e Alessia siete migliori amici, non mi interessano le tue patetiche spiegazioni da neonato, NON MI INTERESSA NIENTE DI TE! >>.
Rimase colpito dalle mie parole, forse ferito, ma non mi importò. In quel momento volevo soltanto andare con le mie amiche a fare una nuotata, a divertirmi, a vivere la MIA vita e non stare ad ascoltare un ragazzo che mi aveva spezzato il cuore ed aveva finto che io gli piacessi per poi sfottermi con la troia della scuola! Mi voltai verso Greta e le altre, le vidi terrorizzate; probabilmente dovevo avere gli occhi rossi e i capelli che andavano a fuoco per la rabbia, ma persino gli accompagnatori di Alessandro avevano un’aria spaventata. Il loro amico si ricompose il necessario per riuscire a dire:
<< Incontriamoci giovedì in piazza alle 4:00, ti devo delle spiegazioni >>.
<< Non verrò. >> dichiarai.
<< Me lo devi >>.
<< Devi molte più cose tu a me >> mi accorsi in seguito di ciò che avevo appena detto e, in poche parole, capii che mi ero auto-derisa. Lui fece un sorrisetto furbo e, stavolta, girò i tacchi e si allontanò, seguito dal resto del gruppo.
Io rimasi lì, ferma. La testa mi girava vorticosamente e sentivo che sarei potuta svenire da un momento all’altro. Raggiunsi la sedia a sdraio più vicina e mi distesi.
Lo odiavo. Lo odiavo più di qualunque altra cosa.

Non sto a fare il solito poema in cui racconto tutto. Andai a quell'incontro, lo insultai e gli tirai anche un paio di ceffoni dritti su quella sua faccia da schiaffi. Lui si confessò, disse che aveva chiesto aiuto ad Alessia per avvicinarsi a me ma lei non aveva voluto ed aveva cercato in tutti i modi di far sembrare il contrario di ciò che voleva.. disse che aveva capito di amarmi. Oh, così tardi ci era arrivato? Ero incazzata con lui, avevo giurato vendetta, però lo amavo.
Ci baciammo e lui mi chiese di essere la sua ragazza. Purtroppo però, di lì a poco le cose cambiarono: vivevamo in due realtà completamente diverse e non ci era concesso stare insieme a causa con gli impegni per la scuola. Nonostante ciò, il periodo in cui riuscimmo a stare insieme, fu assolutamente il più bello che abbia mai vissuto.



















 

Potete accontentarvi di questo, altrimenti il libro originale si chiama - Slice Of Life -, lo troverete sulla mia pagina insieme agli altri racconti. All'inizio sembrerà scritto da una bambina di 8 anni, anche per quanto riguarda le parole e il modo di esprimersi e di vedere le cose.. ma in effetti ero una bambina quando l'ho scritto e se lo cambiassi non avrebbe più senso mostrare il cosiddetto "cambiamento". Niente, vi lascio alla vostra vita e non aggiungo altro :)

Arrivederci, grazie mille di tutto <3

  
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