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Autore: Bellis    10/08/2008    8 recensioni
Trovo un uccellino, piccolo, quasi implume, sul ciglio della strada asfaltata, saltellante e sporco, pigolante ed atterrito. Mi avvicino, chinandomi lentamente, con stupore, quindi, accogliendo l'esserino nell'incavo delle due mani, lo sollevo. Lo tengo tra le dita, con improvvisa ed istintiva delicatezza, osservandolo con interesse insolito.
"E tu chi sei?" bisbiglio.
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Mio Dovere

Note dell'Autrice: questa brevissima (ehh :P) one-shot si ispira ad un fatto reale, tuttavia lo trasfigura lievemente. Chiedo scusa per la sintassi a volte molto libera. Qualsiasi commento e' ben accetto, le analisi critiche sono altamente gradite, dato che ho ancora molto da apprendere.

[Aggiornamento: grazie al suggerimento di Gemellina Dolly, ho raddoppiato la grandezza del font, spero si legga meglio.]

Ringrazio chiunque si sia preso la briga di percorrere il filo intricato di queste riflessioni.

Buona Lettura!

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Cammino rapidamente, lo sguardo fisso sulle mattonelle macchiate che scorrono sotto le suole nere delle mie scarpe da ginnastica. Lascio distrattamente che la mente vaghi qua e la', passando indisciplinatamente dalla lezione scolastica appena conclusa, al cumulo di compiti per casa rimasti, al numero di giorni mancanti all'esame di Conservatorio.

Trovo un uccellino, piccolo, quasi implume, sul ciglio della strada asfaltata, saltellante e sporco, pigolante ed atterrito. Mi avvicino, chinandomi lentamente, con stupore, quindi, accogliendo l'esserino nell'incavo delle due mani, lo sollevo. Lo tengo tra le dita, con improvvisa ed istintiva delicatezza, osservandolo con interesse insolito.
"E tu chi sei?" bisbiglio, avvicinando il mio naso al suo becco giallo e grosso, sproporzionato rispetto al corpicino smilzo. L'uccellino dimena le zampe ossute, graffiando il palmo delle mie mani, agitando le alucce e rivelando pelle nuda al di sotto, muovendo il capino spettinato nel tentativo di beccarmi...

Ho trovato un uccellino, piccolo, quasi implume, sul ciglio della strada asfaltata, certo caduto da un nido. L'ho raccolto, l'ho salvato da morte quasi certa, questo diavoletto scalmanato avrebbe continuato a zampettare disordinatamente finendo sotto le ruote di un'automobile, di uno scooter, di una bicicletta. E come mi ringrazia? Tentando in ogni modo di ferirmi! Perfetto!
Lo lascio qui, nell'aiuola, ai piedi di questo cespuglio. Non puo' aver fatto chilometri a balzi, giusto? Quindi lo lascio qui, e' sporco, pieno di parassiti, non lo terro' piu' a lungo in mano. Sta cercando di graffiarmi, vuole che lo liberi, certamente non gli sto nemmeno offrendo un grande aiuto, no? Lo lascio qui, e' evidente che soffre, cosa ci posso fare?


Ho trovato un uccellino, piccolo, quasi implume, sul ciglio della strada asfaltata, un miracolo che sia vivo. Ha paura, mi osserva con i suoi occhi sbarrati e scuri, il becco semiaperto nel terrore, il cuore batte a mille. Certo che mi vuole far del male. Il suo istinto e' questo, difendersi. Non sono certo piu' rassicurante di un gatto, ai suoi occhi.
Com'e' dolce, piccolo ed indifeso! Non posso resistere alla tentazione, sollevo un dito ed accarezzo le gote spelacchiate e brune. Mi siedo sul lastricato sudicio ed incrocio le caviglie, tenendo le gambe distese, formando con esse un poco efficiente recinto. Alto a sufficienza per trattenere i passi incerti e goffi della creaturina. La appoggio delicatamente al centro del corral e dischiudo le dita intrecciate. Un passettino avanti, ecco, barcolla. Lo sostengo? Certo che si'. Non ne ha bisogno, ecco, ha ripreso l'equilibrio. Mi guarda imbronciato.

Ho trovato un uccellino, piccolo, quasi implume, sul ciglio della strada asfaltata. Invece di passare oltre, mi son voluta fermare. Le mie mani sono piene di sabbia, di polvere, di muco, mi sono pure seduta per terra, mia madre sara' furiosa, i jeans sono nuovi... erano nuovi. Questo piccolo stupido e' caduto dal nido... affari suoi, no? No! Invece mi son voluta fermare, per fare cosa poi? Per attirare l'attenzione, per tormentarmi lo spirito con un nuovo problema.
Non mi bastavano la Maturita', l'esame di Conservatorio, il pacco di compiti a casa, il compito in classe di Greco?... evidentemente no! Ora che posso fare? E si', quel che di sciocco e di sdolcinato c'e' nei miei sentimenti mi dice che... mi fa sentire vicina a questo piccolo essere smarrito. Ma d'altra parte... no, non sono certo quel famoso Gatto che insegno' a volare... a... che cos'era... bof! Irrilevante.
Ora mi alzo, piglio questo sgorbietto e lo piazzo ai piedi del cespuglio, caspita, se la sua genitrice ancora lo vuole, questo scemo, verra' poi a prenderselo.


Ho trovato un uccellino, piccolo, quasi implume, sul ciglio della strada asfaltata, e non posso lasciarlo cosi'. Rimane immobile, mi fissa imbronciato, so che e' paralizzato dall'orrore. I passanti mi schivano, non tentano di scavalcare le mie gambe, la prendono alla larga. Sono persino sorpresa che non mi gettino qualche centesimo. Ma sorrido. Sorrido ed i miei occhi sono umidi, lo so, e' strano. Cerco di rilassarmi, di abbassare le spalle tese, di comunicare attraverso ogni gesto la mia tranquillita', la mia incapacita' di far del male, il mio amore. Allungo due dita e sfioro il becco del piccolo essere. Improvvisamente lo vedo gonfiarsi e tendere ogni muscolo, aggrotto le sopracciglia, preoccupata, ma lui rimpicciolisce improvvisamente, emettendo un sonoro ed esplosivo cinguettio.
Un richiamo! Cerca la madre! Io mi guardo intorno, cercando tra le decine di volatili circostanti qualcuno che si avvicini, che riconosca il piccino, che dia qualche segno palese di parentela... ma nessuno si avvicina, nessuno cerca di scacciarmi. Cosa fare? Non posso, no, non posso lasciarlo qui!

Ho trovato un uccellino, piccolo, quasi implume, sul ciglio della strada asfaltata. Devo andare ora, e lasciarlo al suo destino. Il suo destino, che comprendo improvvisamente molto bene. E' il fato dei deboli, il fato degli schiavi, il fato degli oppressi: essere li', sul lastricato marciapiede, in balia del primo che li raccoglie. Egli puo' prendersene cura, abbandonarli o addirittura darli in pasto ai leoni. Puo' decidere della loro vita e della loro morte.
Non so come accudire un pulcino, non posso accudirlo. In casa non abbiamo posto. Sarebbe meglio che io non mi tormentassi con tali ragionamenti, sarebbe meglio che io non scendessi mai su questo marciapiede, accidenti, perche' mi si presentano tali scelte?
Ama il prossimo tuo come ami te stesso, questa frase percorre la mia mente come una saetta bruciante. Istintivamente, con ritrosia, il mio spirito la scaccia, volendo evitare questa associazione d'idee quasi blasfema. Il prossimo mio non e' certo questo caracollante essere sgraziato!


Ho trovato un uccellino, piccolo, quasi implume, sul ciglio della strada asfaltata. So che non lo abbandonero'. So che non faro' la parte dell'Imperatore che dal trono decide di alzare o abbassare il suo dorato pollice. Combattero', piuttosto, nell'arena, con lui, per lui, per questo piccolo indifeso cucciolo. Ho qualche possibilita', di trovargli un rifugio, di tenerlo con me, di fare per lui tutto quel che posso. Ancora lo prendo nelle mani, e' leggerissimo e soffice. Per qualche arcana ragione, ha cessato di lottare, rimane tranquillo guardandosi intorno mentre mi rialzo velocemente.
La mia mente ragiona, ora, elenca le alternative che ho innanzi. Tuttavia, stranamente, non ha abbandonato il suo lato emozionale, non ha abbracciato la razionalita' con distacco e logica, anzi. Ha disciplinato cio' che di pulsionale ed animale c'era nelle mie sensazioni, ha piegato la rabbia ed il ribrezzo a servire la tenerezza e l'amore.
Mentre avverto sulla pelle delicata dei polpastrelli il tocco ruvido delle zampette, osservo con occhio di compiacenza la testolina nera ed il becco giallo del pulcino. Mordo involontariamente il labbro inferiore con gli affilati incisivi e rifletto. Mi chiedo perche' io scenda, ogni giorno, su questo lastricato, camminando a fianco della mortale strada asfaltata, costeggiando sempre la stessa aiuola, lo stesso cespuglio, gli stessi alberi, puntualmente, ogni giorno della mia vita.

Perche' non mi accontento di scrutare il mondo dalla mia comoda e sicura finestra?
Lo so... ora, lo so.
Qui sul marciapiede, qui, dove possono presentarsi scelte dolorose e tragiche, qui, dico, posso fare la differenza. Oggi, domani, sempre, se voglio.
Ed io devo. E' il mio dovere, fare la differenza.

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Risposte alle Recensioni:

Archangel Reliel: grazie per i complimenti, sono lieta che questo breve spezzone ti sia piaciuto. Spero di 'incontrarti' ancora su EFP! :D

AnAm: una delle mie scrittrici preferite mi recensisce *__* Grazie del tuo bellissimo commento. Sono contenta che tu abbia gradito la mia oneshot e che questa ti abbia fatto ripensare ai gesti di generoso soccorso che tua madre compieva :) Spero vivamente che continuerai a seguire la mia "carriera" (ghghg) all'interno di EFP dandomi sempre preziosi consigli ed impressioni :D

Follia: son veramente, veramente lieta, che ti sia piaciuta la mia one-shot. Grazie per il commento, per i complimenti, sono orgogliosa del tuo apprezzamento. Spero che ci incontreremo nuovamente qui su EFP :D

Calamaretto: grazie per aver letto, son proprio contenta che la storia ti sia stata gradita, che ti abbia suscitato quelle emozioni per le quali era stata creata :) Grazie ancora, spero di incontrarti ancora su EFP :)

Gemellina Dolly: innanzitutto, debbo dire che sono veramente contenta di leggere una tua recensione di una mia storia :D Grazie per i complimenti e per il tuo apprezzamento, spero che i miei pensieri non ti siano parsi troppo pesanti e non ti abbiano dato tristezza :) Per quanto riguarda la grandezza dei caratteri, colgo al volo il tuo suggerimento, cercherò al più presto il tag HTML per ingrandire un poco i miei elaborati, così si leggono meglio :D Grazie ancora di tutto :)

   
 
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