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Autore: Goldenslumber14    10/06/2014    3 recensioni
"-Ma questo è un fottutissimo triangolo, e da entrambi i lati!-
-In che senso?-
-Nel senso dell'eterosessuale e dell'omosessuale!-"
Si sono conosciuti ad Amburgo, erano ancora dei ragazzi e nessuno di loro avrebbe immaginato che, quella città sporca e violenta avrebbe cambiato per sempre la loro vita. Un semplice incontro in uno strip club si rivela essere più significativo di quanto avessero pensato e l'unico ricordo di quell'incredibile storia, è una bambina: Marilyn. Non le hanno mai detto nulla su sua madre, volendo come cancellare ogni ricordo di quel periodo, ma Marilyn vuole sapere, e forse sarà proprio ricordando che John e Paul capiranno che non possono continuare a fingere.
Dal testo (Cap VIII):
"-Paul, non ho più nessuno, se adesso te ne vai anche te- Paul lo zittì. Disse che avrebbe sicuramente trovato un'altra donna e sarebbe stato felice -Si, e poi magari viviamo per sempre felici e contenti? Paul non è come una fiaba, io non sono come te! Hai trovato la donna della tua vita, la mia se n'è andata. So che in passato ho sbagliato, ma non lo rifarei, perché adesso so cosa significhi per me"
•momentaneamente sospesa•
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Lennon, Nuovo personaggio, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo IX:

-Scozia- 9: 45-

Marilyn mordicchiò la penna cercando di concentrarsi in quella lezione. Certo, le illusioni ottiche non erano per lei tanto interessanti, e in più ci si metteva pure il professore, che la recitava tipo una preghiera ripetuta mille volte.

Voltò lo sguardo verso la finestra, da cui si poteva intravedere il cortile ingrigito per colpa del brutto tempo.
Sospirò accasciandosi sul banco. Erano ormai entrati nel mese di Dicembre, già tutti parlavano del Natale, ma a lei non importava.

Erano settimane che non aveva più notizie di John. Sapeva che era a Londra, ma non cosa facesse o se stesse bene.

Sentì la mano esile di Julia che le toccava la spalla, si girò e prese al volo il foglietto che le lanciò -È di Jason- sussurrò indicando con un cenno della testa il ragazzo poco distante.

Allora, oggi a casa tua alla solita ora? Dopo aver letto il biglietto alzò il pollice a Jason, che sorrise. Era da un po' che lo aveva “assunto” per ripetizioni di psicologia. Non era proprio portata per quella materia, mentre lui aveva una vera passione e in più era simpatico.

Suonò la campanella che segnava la ricreazione. Marilyn si alzò immediatamente appoggiandosi alla finestra. La aprì un pochino per far passare l'aria “Fra poco piove” pensò guardando le nuvole che minacciose si avvicinavano all'edificio.

-Tuo padre non si arrabbierà?- Marilyn guardò Jason ridendo. Paul all'inizio non aveva veduto di buon occhio che quel ragazzo fosse così spesso in casa sua, e si sa, i padri diventano spesso possessivi -Basta che ti comporti bene e vedrai che andrà tutto a posto- lui rise scostandosi una ciocca di capelli. Aveva una chioma di capelli mossi e neri, che però non riuscivano ad essere domati dal pettine e che prontamente andavano di qua e di là, rendendo il suo aspetto molto disordinato.

-Ok, però cerca di tenerlo calmo, certe volte è inquietante- Marilyn lo spintonò via ridendo. Jason se ne andò con ancora il sorriso sulle labbra. Marilyn scosse la testa, la faceva sempre ridere quello lì.

Elizabeth si avvicinò alla sua amica, rivolgendole un'occhiata maliziosa -Qualcuno se la intende con Jason?- Marilyn la guardò malissimo diventando tutta rossa. Elizabeth adorava punzecchiarla su quella cosa, le riusciva benissimo e non perdeva nessuna occasione per metterla in imbarazzo -Quando la finirai con questa storia?- chiese Marilyn mentre se ne andava nell'atrio davanti alla classe. Elizabeth si appoggiò allo stipite della porta -Possibile che tu non te ne accorga? Gli piaci, è così evidente- ma Marilyn non voleva cascarci nuovamente. Le medie erano stati degli anni duri per lei, un falso amore le aveva fatto perdere la testa e non voleva che riaccadesse. Quella volta doveva essere lui a fare il primo passo -Per ora non mi interessano queste cose- congedò così la sua amica, lasciandola lì e dirigendosi verso i bagni.
Ovviamente Elizabeth la seguì -E quando allora? Fra vent'anni!?- Marilyn non rispose e si chiuse nel bagno. Sentiva che Elizabeth stava dando dei colpi alla porta, dicendole di uscire, ma non voleva non in quel momento.

Marilyn, calmati. Oggi Jason verrà a casa tua, quindi niente scenate.” sospirò rialzandosi. Si pulì la divisa dal sudicio di quel bagno e si decise ad uscire. Elizabeth era sempre lì. Quando la vide le rivolse un sorriso gentile. Le prese la mano e si diresse nuovamente in classe -Ricordati, se succede qualcosa, devi raccontarmi tutto capito?- Marilyn sbuffò fingendosi arrabbiata. Non poteva incolpare la sua amica di una cosa che non sapeva.

In classe era già arrivato il professore di scienze motorie, che stava facendo la solita ramanzina al quartetto dell'apocalisse -Andiamo e..Frost, niente casini oggi- Marilyn ridacchiò vedendo che il suo peggior nemico aveva abbassato la testa annuendo -E lo stesso vale per lei, signorina McCartney- non abbassò gli occhi allo sguardo minaccioso del professore.

Seguì la classe che si dirigeva in palestra, per un momento non sentì la confusione, le chiacchere. Tornò a pensare a suo padre, chissà dove a Londra. Voleva vederlo, voleva sapere altro su sua madre, ma in quei giorni Paul non le aveva raccontato niente.

Appoggiò lo zaino nello spogliatoio, mentre si metteva la tuta. Jane si preoccupò di chiudere la porta a chiave, i ragazzi di tanto in tanto si divertivano ad entrare e alle ragazze dava molto fastidio.

Sentì un colpo arrivarle alla spalla, si girò infuriata trovandosi davanti ad Alisha -Oh, scusami, non ti aveva visto- Marilyn si mise le mani sui fianchi alzando un sopracciglio -Ancora arrabbiata perché ho pestato il tuo ragazzo?- la ragazza bionda si infuriò diventando tutta rossa. Si erano odiate fin dal primo istante, Marilyn la odiava quando la vedeva pavoneggiarsi davanti a tutti, credendo di essere chissà chi. Quando poi Alisha aveva scoperto di chi Marilyn fosse figlia era inorridita, sapendo che Paul era MOLTO più importante di suo padre.

-Sei solo gelosa della nostra relazione!- le rispose indignata. Marilyn le rise in faccia, sprezzante, come aveva imparato da John -E tu credi che io sia gelosa? Di quell'idiota? Guarda, per me potete pure sposarvi, non me ne fregherà mai nulla- chiudendo il discorso, uscì dallo spogliatoio cominciando a correre insieme ai ragazzi.

La raggiunse subito Jason. Aveva notato la sua espressione scocciata, ma preferiva non parlarne. Marilyn gli rivolse un'occhiata stanca -Non mi chiedere cosa è successo perché non è il momento per farmi lo psicologo- Jason scansò Matt, che si era fermato per allacciarsi la stringa. Guardò un poco le persone che aveva davanti, per calcolare quando parlare e quando fermarsi -E se invece te lo chiedessi?-

-Ti direi di farti gli affari tuoi- Marilyn lo superò, mentre Jason scuoteva la testa un poco rammaricato. Certe volte lo trattava male, ma ormai c'era abituato, sapeva che aveva una vita strana ma non fare domande era quasi impossibile per lui.

Aumentò il passo raggiungendola nuovamente -Sei così da tutto il giorno, cosa è successo?- chiese preoccupato. Marilyn lo guardò, insicura sul da farsi. Prese un buon respiro dandosi coraggio e tempo per formulare la risposta -Beh, sei più o meno il primo a cui lo dico, e non è semplice- l'istruttore diede un nuovo esercizio, facendo cambiare andatura a tutti gli alunni -Beh, hai presente John Lennon?- Jason annuì -Lui potrebbe essere mio padre- il ragazzo si fermò e lo stesso fece lei. Il suo sguardo era tra il confuso e lo scioccato -Cosa?- Marilyn si guardò intorno. Lo sapeva, ora aveva incasinato tutto -Non so neanche io perché, ma li ho sempre chiamati papà, ahi!- guardò con occhi socchiusi Alisha, che correva al fianco dell' idiota.
-Puttana!- le urlò senza mezzi termini, facendosi sentire anche dal professore -Vuoi un rapporto McCartney!?
-

-No!-

-Allora muoviti! E anche tu, Leban, muovi quel culo!- probabilmente Jason stava mandando a quel paese il prof mentalmente. Marilyn rise, ricominciando a correre insieme a lui.

Il professore distribuì i palloni da volleyball dando da fare un esercizio di passaggio in coppia. Vedendo che Elizabeth era andata con Jane, si mise in coppia con Jason.

-Ma allora, mi spieghi tutta questa storia?- Marilyn prese al volo la palla -Non sa nessuno chi sia mia padre, ma legalmente sono affidata a Paul- Jason la guardò sconcertato, prendendo la palla senza accorgersi che era arretrato pericolosamente verso il muro -Cavolo...ma mi stavi dicendo?

-John è tornato in Inghilterra- Jason sbiancò in viso -John Lennon è tornato? Io non lo sapevo!?- Marilyn stava per impazzire, odiava essere interrotta, soprattutto in un modo così continuo -Senti! Lui è tornato, ma non ho sue notizie da Novembre- Jason rimase pensoso mentre faceva rimbalzare la palla, che rimbombò per tutta la palestra. Probabilmente, conoscendo molte cose su John, Marilyn aveva paura che potesse finire coll'ubriacarsi o cadere in depressione.
Era semplice preoccupazione, tutto qui -Non ti devi preoccupare- le disse tranquillizzandola -Sta bene, te lo dico io.
-

***

Paul guardò pensoso il bordo del suo pianoforte. Pieno di fogli volanti che venivano depositati lì, per pura comodità. Li raggruppò seza un'ordine preciso mettendoli tutti da una parte -Papà, oggi viene Jason, cerca di comportarti bene- Paul ridacchiò pensando al buffo ragazzo che così tante volte era venuto in quella casa. Linda gli diceva sempre di essere più gentile o meno attaccato a Marilyn, ma era più forte di lui.
Era sempre più evidente che Jason si stava pian piano interessando a lei e lui, in quanto padre, non era d'accordo.

Intanto Marilyn faceva di tutto per rendersi presentabile. Pettinava i suoi capelli mossi, si spruzzava del profumo, si metteva del leggero trucco. Tutto questo faceva incuriosire sempre Heather, che restava ore a fissarla -Viene Jason vero?- chiese con aria maliziosa -Non sono affari tuoi- disse la maggiore spingendola via dalla stanza.
Heather rise tornando nuovamente lì dentro -Secondo me gli piaci- Marilyn si fermò con la spazzola, appoggiandola lentamente sul letto -Secondo me no- concluse infine riprendendo il suo lavoro. Heather si sedette sul letto insieme alla ragazza. La guardò mentre si pettinava i lunghi capelli castani, certe volte la invidiava, invidiava il suo carattere così prepotente ma sensibile.

Improvvisamente suonò il campanello. Le due si fecero scappare un sussulto, essendo state insieme ore e ore a discutere su quella persona -Heather, operazione “placca papà”- lei alzò il pollice correndo di sotto. Come previsto Paul stava andando ad prire la porta e come minimo lo avrebbe minacciato nell'eventuale azione poco casta da parte di Jason.

-Papà!- lo chiamò Heather, Paul si girò e mentre lei gli diceva delle cose senza senso, Marilyn era già alla porta -Ciao Jason- lui era lì, con un sorriso splendente e il casco della motocicletta ancora indosso -Pronta per studiare?- chiese lui mostrandogli i libri -Prontissima comandate!- si fece da parte lasciando che entrasse. Jason salutò Paul, che invece rispose distrattamente. Lei lo portò di sopra, anche se lui ormai era abituato a quell'ambiente.
Si sedette sul letto osservando ancora una volta la camera di Marilyn. L'altro letto apparteneva alla sorella e si vedeva quanto fossero diverse. La parte di Heather tutta ordinata, senza oggetti che dessero nell'occhio, mentre la parte di Marilyn era un caos, pieno di oggetti strani e poster di cantanti.

Marilyn si sedette su una sedia aprendo il quaderno di psicologia -Allora, si comincia?- Jason annuì aprendo il libro.

Paul faceva avanti e indietro per la stanza da un bel po', erano settimane che non aveva notizie di John e si stava proccupando. L'idea di andarlo a trovare le era spesso passata per la mente, ma aveva paura “Sono un codardo” pensò mentre si nascondeva il viso tra le mani.
Sospirò, doveva prendere una decisione. Quella sera doveva andare da John, per vedere come stava tutto lì. “Si, è la cosa più giusta da fare”

-Scozia- 21:09-

Jason se n'era andato da un po' e nella sala quasi tutti stavano dormendo davanti al film. Tutti, tranne Marilyn e Paul. Lui guardò l'orologio e capì che era l'ora di andare. Si alzò dal divano, attirando l'attenzione della figlia -Dove vai?- chiese sempre guardando lo schermo.

-Da John- rispose Paul mentre si metteva la giacca. Marilyn si voltò a guardarlo, sorrise -Salutalo anche da parte mia- Paul annuì ed uscì nella notte gelida di quel Dicembre.

Quando fu a Londra c'era ancora traffico, tipico di quella città caotica. Tamburellò le dita sul manubrio mentre fischiettava un motivetto orecchiabile.
Arrivò all'Hotel dove alloggiava John in un quarto d'ora. Di certo non aveva badato alle spese, le cinque stelle si vedevano anche troppo chiaramente.

Chiese al portinaio russo dove alloggiasse John -Ah, il signor Lennon stare nella 324, ma lui non uscire mai di lì- Paul si preoccupò visibilmente “Come non esce mai?” si chiese mentre ringraziava il portiere.

Salì le scale correndo, sapeva che stava combinando qualcosa e non era nulla di buono, sicuramente no. Arrivò alla benedetta porta tutto ansante, prese un bel respiro per calmarsi e busso.
Nessuna risposta.
Provò di nuovo e più forte ma nulla.

Cavolo, come faccio adesso?” provò a spingere la porta e quella miracolosamente si aprì. L'ambiente dentro era buio e puzzava di alcool. Fece attenzione a non rompere le bottiglie sparse per terra -Mio dio- sussurrò guardando quell'inferno.

Sentì un rumore proveniente dal bagno. Si avvicinò lentamente alla porta -John?- disse quasi avendo paura di ciò che vi avrebbe trovato. Infatti er lì, sulla tavola del gabinetto che vomitava, probabilmente reduce da una sbronza. Vedendolo in quello stato Paul corse in suo aiuto, reggendolo con le braccia -John, cristo!- imprecò Paul rimettendolo a sedere. John respirava a fatica -Cosa ci fai qui?- chiese in un sussurro.

-Ti libero da tutto questo- fece per alzarlo, ma John lo spinse via -No, vai via Paul- a quel punto l'uomo più giovane lo prese di forza, stendendolo poi sul letto. John si lamentò, provando ancora fitte allo stomaco -Paul, non è questo il momento- disse piano chiudendo gli occhi.
Paul non riusciva a vederlo così, era rovinato, stanco sembrava che fossero passati anni dal loro ultimo incontro -John non voglio che ti rovini così-

-Ma tanto ormai che senso ha? Mi hanno abbandonato tutti, Yoko, e quando pensavo che tu ci saresti stato per me, mi hai lasciato solo- Paul si sedette sul letto tenendogli la mano -John, io non ti ho mai abbandonato e mai lo farò- John sgranò gli occhi colpito. Si mise a sedere a fatica, ma continuava a guardarlo -Cosa?-

Paul abbassò gli occhi, che pian piano si stavano inumidendo. Era terribile vedere la persona a cui tieni di più, ridursi in quella maniera.

-Quando tu mi ha lasciato...mi sono sentito morire, è stato come se una parte di me si fosse staccata- John gli strinse la mano, mentre vedeva il viso del suo amico cedere, volendo nascondere le lacrime.

-E, mi sono dato alla droga e all'alcool, cercando di dimenticare tutto, perché nulla avrebbe avuto più senso. Non avevo più nulla di te e sentirti così lontano era terribile. Ma poi ho capito. Marilyn, mi ricordava te. Il suo carattere, il suo comportamento, era uguale al tuo. Era il frutto del nostro amore, una cosa impossibile da cancellare e che rimarrà sempre- John gli tirò sul il viso, mettendo in mostra le guance bagnate e arrossate di Paul.
L'uomo gli accarezzò i capelli, percependo un fremito da parte di quest'ultimo.

-Non pensavo di averti fato stare così male-

-Non avresti potuto fare nulla-

-E invece si, perché sei sempre rimasto importante per me!- protestò John. Non c'era stato giorno nella sua vita che non avesse pensato almeno una volta a Paul. C'era sempre spazio nella sua mente per l'uomo che gli aveva cambiato la vita e che ancora la stava modellando -Anche per me è stata dura all'inizio- disse John abbassando lo sguardo -E lo è anche ora- sussurrò cercando di non farsi sentire.

-John, mi devi promettere che non ti ridurrai più così- il suo sguardo era serio, ma John non ci riusciva. Non riusciva a dirgli di si, anche se avrebbe voluto. Era più forte di lui, si faceva prendere dalla disperazione -No, non posso prometterlo- disse scuotendo più volte la testa.

-Per favore John-

-No! Per favore un cazzo! Appena varcherai quella fottutissima porta, non penserai a me! Tornerai dalla tua cazzo di famiglia, dimenticandoti di oggi, perché ormai non sono più importante per te!- a quelle parole Paul prese tra le mani il viso di John, baciandolo improvvisamente. Lui si sentì avvampare, preso così alla sprovvista. Ma ricambiò lo stesso quel bacio, approfondendolo, avendolo atteso molto.

-Non devi dirlo nemmeno per scherzo, capito? Tu sarai sempre importante per me, più importante di Linda o di chiunque altro- passò le sue mani sul petto di John, accarezzandolo dolcemente -Perché potrò sempre cambiare donna, amarne un'altra, ma non potrò mai amare un uomo che non sia tu-

John lo prese per la camicia, trascinandolo sopra di lui. Aveva bisogno di Paul, più di ogni altra cosa, in quel momento.
Portò i suoi baci sul collo, mentre lentamente gli sbottonava la camicia. Paul sentiva le braccia di John che gli accarezzavano la schiena, desiderose e piene d'amore. Quando il suo torace fu completamente spoglio, Paul portò John a se, abbracciandolo. Sentiva il suo corpo caldo, quel contatto lo faceva stare bene.

-John, io ti amo- disse mentre l'altro gli baciava la linea del collo. John alzò il viso, avvicinandolo piano a quello di Paul -Anche io ti amo- sussurrò lui sulle labbra dell'uomo più giovane.

Le bocche di entrambi si unirono in un appassionato e bisognoso bacio. Avevano atteso con pazienza quel momento, e finalmente era arrivato, era arrivato il momento di amarsi.

***

-1959- Amburgo-

Erano passati parecchi giorni e i due non si erano più parlati. Paul sentiva che John cercava di evitarlo, visto che non aveva dimenticato l'accaduto. Ma Paul non lo poteva ignorare, era il suo migliore amico e forse...e forse erano qualcosa di più, ma Paul non lo sapeva.

Lo aveva osservato parecchio, sembrava felice, ma ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, lui lo distoglieva. E in più non voleva parlare di quanto era successo.

Paul si ritrovò ben presto a essere geloso di tutte le attenzioni che John riservava alle ragazze, o anche a Jenn. Sospirò vedendo come ci stesse provando con l'ennesima puttana di quel cazzo di posto. Doveva parlare con lui e subito.

Andò vicino ai due e lo trascinò via, anche se John lo continuava ad insultare. Ma non gli importava, voleva sapere solo la verità -John, dobbiamo parlare-

John sbuffò -Adesso no Paul, come hai visto, stavo parlando amabilmente con una ragazza, quindi se non ti dispiace- fece per tornare dentro al locale, ma Paul lo bloccò, deciso a voler sapere.

-Come rompi il cazzo- disse John senza però guardarlo negli occhi. Non ne aveva il coraggio, non poteva affrontarli.

-John, voglio sapere la verità su ciò che è successo quella notte- John socchiuse gli occhi guardandolo bene -Non è successo niente Paul- disse congedandolo. Lo lasciò lì, che aspettava spiegazioni.

Paul lo rincorse, stava andando al porto. Scansò velocemente le persone, scusandosi, ma teneva sempre lo sguardo puntato sulla figura di John. Non l'avrebbe scampata così facilmente.

Quando fu uscito da quel groviglio di gente lo chiamò, per dirgli di fermarsi. John si voltò scocciato “Possibile che sia così ostinato!?” pensò mentre lo prendeva per un braccio e lo trascinava dietro ad un'enorme cassa di merci -Cosa hai intenzione di fare eh!?- gli chiese minaccioso sbattendo il più giovane alla cassa. In quel momento Paul ebbe paura di John, sapeva che quando si arrabbiava perdeva il lume della ragione e poteva diventare violento.
Pregò che non gli succedesse niente -Voglio solo sapere la verità su di noi!- John finse di non aver capito -Che cazzo! La verità su noi due, su cosa è successo quella notte!- sbottò Paul, ormai impaziente.

-Mi dispiace dirtelo, ma non c'è proprio niente tra noi- se ne andò, ma fu bloccato dalle braccia del ragazzo -Secondo te non ho notato che non mi parli più e cerchi di evitarmi?-

-Io non cerco di evitarti- rispose John sempre restando di spalle.

-E invece si! Perché io ti conosco Lennon, e so che ti è piaciuto quando ci siamo baciati, ti piaceva tenermi stretto e questo non lo puoi negare! Poi all'improvviso, tutto cambia. Smetti di parlarmi, mi eviti e non riesci a guardarmi negli occhi, perché non vuoi affrontare questa cosa!- John non disse nulla, non voleva girarsi, non voleva vedere il viso arrabbiato di Paul -Cazzo John, guardami!-

John si voltò, trovandosi vicinissimo a Paul. Rimasero entrambi in silenzio, perdendo l'uno nello sguardo dell'altro.
John gli accarezzò piano la spalla, sempre guardandolo -Paul, la verità fa dannatamente male...- la frase gli si spezzò a metà, infatti, era difficile ammetterlo. Paul gli strinse la mano, sapeva che quanto fosse difficile perché lo era stato anche per lui.

-Lo so, ma non puoi mentirmi John. Non puoi dirmi che in questi giorni non hai pensato al nostro bacio e a cosa significasse.-

-Infatti, non voglio mentirti, ma non ce la faccio ad ammetterlo, una parte di me non vuole questo- John abbassò lo sguardo. In quei giorni in lui avevano combattuto sentimenti contraddittori, e alla fine non sapeva neanche lui quale avesse vinto.
Paul gli prese la mano sorridendo -Non ti devi preoccupare- John lo guardò, come faceva a dirlo in una situazione simile?

-Ci penserò io a persuadere quella parte- appoggiò le labbra su quelle di John. Lui non ci pensò un secondo a schiudere le labbra per continuare quel bacio. Era anche più semplice del previsto. John lo attirò a se facendo si che i loro corpi aderissero perfettamente, incastrati nell'ordine perfetto, come pezzi di un puzzle.
Gli accarezzò i capelli bisognoso di lui, bisognoso di quell'amore.

-L'hai già convinta- disse velocemente John per poi tornare a baciarlo.

Paul appoggiò le mani sui fianchi di John, mentre sentiva il calore invadergli il corpo. John si staccò da Paul, prendendogli però il viso tra le mani -Paul, ma come facciamo a dirlo agli altri?- era di quello che aveva paura. Di cosa avrebbe detto la gente, neanche lui vedeva di buon occhio gli omosessuali e per questo sentiva che tutto era strano.

-Non lo diremo, nessuno deve sapere di noi o andrà tutto a puttane- le condizioni di Paul erano sensate. Tutti avrebbero preso male la cosa e nulla sarebbe stato più lo stesso. E poi non voleva rovinare la loro permanenza ad Amburgo, visto che stavano avendo molto successo -Ci sto McCartney- John sorrise baciando Paul sulla guancia. Il più piccolo arrossì per quel contatto, ancora non abituato alla cosa.

-Ma che non ti venga in mente di fare il romantico con me, va bene?- lo avvertì scherzoso John. Scoppiarono entrambi a ridere. Si erano infilati nei casini, ma alla fine non gli dispiaceva.

Paul sfiorò la mano di John, che però fece finta di nulla, mentre camminava nella folla. Sarebbe stato tutto così, non si sarebbero fatti scoprire.

***

-Scozia- 06:00-

Marilyn non riusciva a dormire. Si rigirò nel letto cercando di non svegliare la sorella, che a differenza sua dormiva tranquillamente.

Erano passati due giorni da quando Paul era andato a casa di John e non aveva più saputo nulla “Qui la cosa non quadra” pensò lei mentre guardava furtiva lo spiraglio di luce che filtrava dalla porta.
Doveva in qualche modo sapere cosa stava succedendo, anche se lo immaginava.

Scese piano dal letto, appoggiando i piedi sul legno stranamente freddo. Si diresse al piano inferiore, dove indugiò davanti al telefono. Doveva chiamare l'hotel? Non voleva disturbare suo padre, aveva paura che stesse accadendo qualcosa di importante e non voleva rovinare nulla.
Al diavolo quei due!” prese il telefono con decisione e compose il numero che aveva ormai memorizzato.

***

-Londra- 06:05-

Paul abbracciò John. Ancora non ci credeva, era stato due giorni in quel fottuto appartamento, dimenticandosi completamente della famiglia. Ma lui non voleva sentir parlare della famiglia, voleva solo John.

Sotto alle sue braccia, percepiva la pelle calda di John, che però stava dormendo, ignaro delle azioni di Paul.

Il più piccolo baciò la schiena di John, che si svegliò in un fremito -'Giorno Paul- disse mentre un sorriso stanco si faceva largo tra le sue labbra. Paul alzò lo sguardo, finendo negli occhi di John, che lo guardavano divertiti. John si avvicinò a Paul, lasciando che gli prendesse la mano, cominciando a muoverla per aria -Sembra quasi un sogno- commentò John.
Guardò come le loro mani si intrecciassero, perfette, tra loro. Come se fossero state create apposta per stringersi.

Lo sguardo di Paul cadde su un foglietto, appoggiato sul comodino vicino al letto. Lo prese incuriosito “I'm scared to say i love you” conosceva quelle parole. Le aveva scritte in un momento di confusione, era stato come un pugno in pieno stomaco il ritorno di John, inaspettato e con un po' di dolore intorno. Non aveva saputo che dire ed era uscita fuori quella frase.

-John- lo chiamò Paul dandogli un colpetto sulla spalla. Gli mostrò il biglietto. John sorrise imbarazzato -Beh...mi piaceva il verso..-

-John, lo so che è per questo che te ne sei andato-

John abbassò lo sguardo. Si ricordava come si era sentito quel giorno, era stato triste capire che Paul aveva solo paura di amarlo. Paura, c'entrava sempre la paura, non li abbandonava mai.

Quando Paul riappoggiò il foglietto sul comodino, il telefono squillò facendolo sobbalzare. Paul prese la cornetta mentre John lo abbracciava dal dietro.

-Sono Marilyn- Paul sospirò grato, aveva creduto di essere stato scoperto o che fosse Linda incavolata per la sua assenza -Ciao tesoro- disse mentre scansava via John, che aveva incominciato a baciargli la spalla.
-Come stai?-
-Oh, bene ma- Paul non la lasciò terminare -Non ti preoccupare, sto bene, dovrei tornare fra pochi giorni-

-Papà, so di te e John-


Angolo Autrice:
Eccomi di nuovo! Scusatemi ancora ma non ho molto tempo per stare su efp (novitaXD). Però ce l'ho fatta, è questo l'importante. Ringrazio innanzitutto Mei 77 e Chiara_LennonGirl06 per aver recensito ^^
La coppia più bella del mondo si è finalmente ricongiunta, ma Marilyn vuole capire e quindi....beh, insomma...non posso dirvi nulla. Niente spoiler!
Beh, vi chiedo ancora di recensire, mi piace sentire le vostre opinioni :)

With Love
Goldenslumber14

  
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