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Autore: TheHideWords    11/06/2014    5 recensioni
"Non esiste una persona giusta per noi. Esiste una persona che, se ti fermi un attimo a pensare, è in realtà la persona sbagliata. Perché la persona giusta fa tutto giusto, arriva puntuale, dice le cose giuste, fa le cose giuste, ma non abbiamo sempre bisogno delle cose giuste. La persona sbagliata ti fa perdere la testa, fare pazzie, scappare il tempo, morire d’amore. Verrà il giorno in cui la persona sbagliata non ti cercherà e sarà proprio in quel momento in cui vi incontrerete che il vostro donarsi l’un l’altra sarà più vero. La persona sbagliata è, in realtà, quello che la gente definisce una persona giusta. Quella persona ti farà piangere, ma un’ora dopo ti asciugherà le lacrime."
- Luis Fernando.
*N.d.A.
Non voglio anticiparvi nulla.
La mia citazione anticipa a larga scala quello che leggerete (se volete farmi questo grande onore). Spero di avervi incuriositi.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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“Beh... adesso che me lo fa notare, è molto più che evidente anche per chi non lo vorrebbe, stile me!” penso in un moto di confusione, mista ad incredulità estrema, che si trasforma ben presto in repulsione.
Maledetto lui. Maledetto lui e la sua stramaledettissima voce che riesce a farmi nascere dei brividi anche fin dentro le orecchie. Ma si può?!
La risposta è: no, non si può.
Allora perché a me può?!
Sto impazzendo, letteralmente.
<<Sto diventando matta>> mormoro, nel pieno della mia più totale consapevolezza, con un cuscino sulla faccia nella più estrema disperazione.
E’ tardo pomeriggio, sono sdraiata sul letto di camera mia e praticamente non mi sono alzata neanche per dar sfogo ai miei bisogni fisici.
Di studiare non se ne parla proprio. Sono in vacanza, finalmente.
Quindi la domanda giusta è: “Perché non sei fuori a divertirti? In mare, piscina, montagna, campagna, collina, pianura, praterie, steppe, tundre o in qualsiasi altro fottuto luogo?”
Perché sono depressa, confusa, sconsolata, confusa, incredula, confusa, in uno stato di deperimento e... ho già detto confusa?
In pratica sto aspettando che la morte venga a prendermi, perché –parliamoci chiaro- non può essermi capitato davvero quello che mi sta capitando. Dai, siamo seri per una fottutissima volta nella vita.
<<Ripeti quello che hai detto senza questo dannato coso spiaccicato sulla faccia, Vik!>> sbraita il mio migliore amico, strappandomi via dal viso il cuscino senza avvisarmi. La luce mi stordisce immediatamente, facendomi pizzicare gli occhi e per un breve momento vedo solo una serie di puntini lampeggianti in bianco e nero.
“Oh. Vedo la luce! Spegnetela!”
Chi cazzo ha alzato le serrande senza il mio permesso? Oh, giusto... lui!
“Dannato riccio! Muori.”
Sbatto le palpebre per un paio di volte, scacciando via le lacrime, fin quando non mi abituo alla luce e non metto a fuoco la figura longilinea del mio migliore amico stronzo.
Sbuffo, distolgo lo sguardo da lui e dal suo sorrisetto da capogiro, e mi metto a fissare il soffitto della mia camera blu cobalto sapientemente personalizzata con il mio tocco alquanto stravagante. Ecco perché sulla parte di muro che sto fissando ci sono attaccate un sacco di stelline fluorescenti. Appena si spengono le luci mi sembra di dormire all’aria aperta.
<<Sto diventando matta>> ripeto rassegnata dalla veridicità delle mie parole.
<<Tutti i migliori sono matti>> ribatte prontamente lui, beccandosi un’occhiata inteneritrice dalla sottoscritta.
<<Ti sembra questo il momento di citare Jhonny Depp, Harry?>> lo ammonisco.
Tzh... chiamalo amico, anzi migliore amico, uno che ride delle tue sventure!
Alza gli occhi al cielo, quei magnifici pezzi di rugiada che brillano di luce propria. <<In realtà, stai facendo tutto tu! Si può sapere qual è il problema?>> domanda alterato.
“Oh, signur... fa che non l’abbia detto davvero perché non esce vivo da questa stanza, oggi.”
<<Qual è il problema?!>> ripeto con voce stridula, alzandomi di scatto con la schiena e ritrovandomi a pochi centimetri di distanza dal riccio che è seduto sul mio letto con le gambe a penzoloni.
Spalanca gli occhi alla mia relazione e si tira indietro di qualche centimetro, mettendo un po’ più di distanza tra le mie mani ed il suo collo. Solo quando pensa di essersi portato ad una “distanza di sicurezza” annuisce cauto.
Prendo un respiro prima di rispondere, ma dalla mia bocca non esce mezzo suono. Incrocio le gambe e porto i gomiti a combaciare con i ginocchi, sorreggendomi la testa con le mani. Tutta la rabbia scompare in un PUFF.
<<Vik>> sento la mano di Harry accarezzarmi dolcemente i capelli castano scuro che sembrano più un ammasso di peli di cane arruffati e attaccati con l’attack al mio cuoio capelluto, in questo momento.
Non ho il coraggio di guardarlo negli occhi, soprattutto perché sto per dire una delle più grandi eresie che non avrei mai pensato di poter dire nemmeno in un milione di fottuti anni.
<<Non è possibile, Hazza. Non può succedere proprio a me. E non proprio con lui!>> mormoro con voce bassa.
In realtà sono molto più che incazzata con me stessa. Di tanta gente che esiste al mondo perché mi dovevo innamorare proprio di lui?!
“Dio, lo so che mi vuoi male. Ma adesso spiegami perché! Cosa ti ho fatto? Scendi dall’alto dei cieli e facciamo quattro chiacchiere, faccia a faccia, come tutte le persone normali e mature.”
<<Dai, cucciola. Non è poi una così grande tragedia. Ti sei solo innamorata di...>>.
<<AAAH! NON  DIRLO!>> lo blocco, premendo la mano destra sulla sua bocca, prima di sentire quel nome uscire dalle sue labbra.
Mentre il mio sguardo rasenta la pazzia, il suo è un misto tra il divertimento e la tenerezza. Con entrambe le mani sposta, gentilmente, la mia mano dalle sue labbra e se la porta sul grembo iniziando ad accarezzarmi le nocche.
<<Vik, lo so che per te è uno shock. Ma è successo. Non puoi cambiare le cose. Quindi anche se lo ammetti la situazione rimane invariata, non peggiora mica>> mi incoraggia lui con voce dolcissima come se stesse parlando con un cucciolo spaventato.
In realtà un po’ mi ci sento, spaventata intendo. Non ero preparata a tutto questo.
<<Si, invece! Se lo dico ad alta voce è come se lo ammettessi ed è molto difficile per me. Dai, Harry, siamo seri! Io e lui ci siamo sempre odiati, anzi lui mi ha portato ad odiarlo facendomi i peggio dispetti di questo mondo... è per questo che mi chiedo come ho fatto a cambiare la portata dei sentimenti che provo per quello in poco meno che niente. Mi sono svegliata una mattina e non lo odiavo più. Cioè... sono malata!>> dico aggrottando le sopracciglia alla fine.
Non riesco a capacitarmene.
Io e lui ci conosciamo da una vita praticamente e per quel che ricordo i nostri dialoghi si sono sempre fondati su insulti e dispetti. Io non sono un tipo che se ne tiene mezza. Il mio motto è: “Chi la fa, l’aspetti” e l’avevo sperimentato proprio su di lui.
Non ho mai capito cosa ci avesse spinto a comportarci così, mi ricordo solo che era stato lui ad iniziare al primo anno di scuola elementare e abbiamo continuato così per ben dieci anni, fino al mese scorso quando ci è stata una piccola evoluzione del nostro ottuso, statico ed infantile rapporto.
<<Lui ti ha aiutata>>.
“Ecco. E’ questo quello che intendo.”
Quel giorno stavo discutendo con Nathan, il mio ex ragazzo. Gli stavo appunto spiegando (più che altro glielo stavo urlando) che non volevo più avere una relazione con lui. Troppo diversi. Io: fedele, gelosa, impulsiva, introversa; lui: l’opposto. Mi faceva andare il sangue al cervello quando faceva il galletto con le altre ragazze. Ed io che cazzo ero? Un oggetto da prendere e depositare a proprio piacimento?!
Adesso non c’è l’amassi, però mi stava letteralmente sul culo il fatto di essere sputtanata così. Se io sono impegnata con una persona, sono impegnata. Tutte le altre persone DEVONO SCOMPARIRE!
Eravamo a scuola e lui era in atteggiamenti non proprio poco equivoci con una delle cheerleader, a quel punto mi sono rotta apertamente le palle e mi sono scagliata su di lui togliendomi tutti i sassolini che avevo accumulato nelle scarpe.
Nathan non la prese bene. Non tanto perché lo stavo lasciando, ma perché lo stavo pubblicamente umiliando nei corridoi della scuola. E per lui l’immagine è tutto. Mi ricordo che un attimo prima gli stavo urlando contro che era un bastardo decerebrato che pensa solo con l’amico dei piani bassi e che mi aveva sfracassato le ovaie con quel suo fare da Don Giovanni di sto cazzo, un attimo dopo mi stava strattonando verso uno degli angoli più bui della scuola. In quel preciso istante ho avuto una fottuta paura cane! Non l’avevo mai visto così incazzato. Per un breve secondo ho anche pensato che avrebbe alzato le mani su di me e probabilmente lo avrebbe anche fatto se non fosse arrivato lui a salvarmi.
La sensazione, ogni volta che ripenso a quel giorno, è sempre la stessa: completo sbigottimento.
“Perché è venuto a salvarmi? Proprio lui, poi!”
<<A cosa pensi?>> mi domanda dolcemente il mio amico.
<<A Nathan>>.
In men che non si dica è sdraiato sul letto accanto a me intrappolandomi in uno dei suoi mega super abbracci, che adoro. Mi fa sentire protetta.
Se non avessi lui... la mia vita sarebbe uno schifo, questo è certo. Mi illumina le giornate. Lui, con i suoi occhi verdi così magnetici; con quei suoi ricci tutti da toccare; con le sue fossette tenerissime; con le sue labbra tentatrici; con la sua risata e il suo sorriso incantevoli; con i suoi modi di fare e con la sue voce dannatamente indescrivibile è una delle persone che mi tiene con i piedi per terra.
Mi ha cambiata. E’ una delle più belle cose che mi siano mai potute capitare. Non so come faccia la gente a non capirlo. Sono così legata a lui.
<<Lo sai che non gli permetterò di farti del male e non sono il solo. Non devi preoccuparti di lui, non deve neanche permettersi di avvicinarsi>> mi rassicura posando un leggero bacio sulla mia tempia.
“La fai facile tu, Styles. Non sei tu quello a cui ha giurato vendetta”
Rabbrividisco un attimo ricordando la sua intimidazione. So, che volendo, ne sarebbe capace. E’ da un mese a questa parte che vivo con la costante sensazione che possa capitarmi qualcosa di brutto da un momento all’altro.
FOTTUTO NATHAN!
La mia unica rassicurazione è che non sono mai da sola. Cammino sempre con Harry a lato e se non c’è lui, c’è sempre qualche altro nostro amico al mio fianco. Apprezzo il loro sforzo nel volermi proteggere ma a volte mi manca quella libertà che avevo quando camminavo da sola. Mi ritagliavo il mio spazio esistenziale per fare quattro chiacchiere da sola con me stessa. E adesso non avendo più questa possibilità mi ritrovo piena di dubbi! Perché come se non bastassero i miei amici a tenermi in una cupola di cristallo, ci pensa anche lui.
Mi osserva da lontano e mi tiene d’occhio, costantemente.
Il suo comportamento mi destabilizza ed io odio non avere il controllo delle cose.
“Dio, va tutto male!”
<<Ma alla fine sei riuscita a vedere quel film?>>
Harry cambia discorso e sono ben lieta di accontentarlo. Parlare di altro mi distrae e il mio migliore amico è bravo in questo. Continuiamo a parlare di film e di musica finché non notiamo che è calato il buio, guardando fuori dalla finestra di camera mia.
<<Devo andare a casa>> sussurra stringendomi forte a se.
Ricambio l’abbraccio. Vorrei che non se ne andasse. Oggi addirittura sono da sola in casa. I miei sono partiti per andare a dare una mano a mia sorella. Ha trovato un nuovo appartamento e deve fare il trasloco. Libertà assoluta per due giorni.
L’idea mi entusiasmava, fino a due giorni fa. Adesso mi mette addirittura un po’ in ansia. E’ da quattro sere di fila che ricevo chiamate anonime, sempre alla stessa ora, ma quando rispondo nessuno parla e poi cade la linea. Questo a Harry non l’ho detto, darebbe di matto come poche volte in vita sua. Si preoccupa già troppo per me.
<<Sicura che non vuoi che rimanga?>> mi domanda, guardandomi negli occhi, non appena siamo davanti l’ingresso di casa mia.
No, non ne sono tanto sicura.
<<No, Hazza. Hai una cena di famiglia e vedi di sbrigarti perché stai anche facendo tardi!>> lo rimprovero sdrammatizzando.
<<Potevi anche invitare qualcuna delle ragazze a dormire qui>>.
Ci avevo pensato. Ma non voglio far sapere a nessuno che ricevo delle chiamate anonime, non per adesso. Se è Nathan prima o poi si stancherà.
<<E’ solo per una notte. Non mi mangia mica nessuno!>>
A queste parole lui assottiglia gli occhi, fissandomi male. Per poco non scoppio a ridere della sua espressione.
lo spingo fuori dalla porta. <<Via, su!>>
Mi sporgo per dargli un bacio sulla guancia, ma lui mi intrappola in un nuovo abbraccio. Ridacchio come una bambina. Non cambierà mai.
<<Ti voglio bene >> mi sussurra sull’orecchio prima di depositarmi un bacio sulla fronte.
Mi sciolgo.
<<Anche io>>.
<<Anche se sei completamente cotta a puntino, non pensare troppo a lui oppure si consuma!>> urla quando è ormai sul vialetto di casa, ma io lo sento lo stesso.
<<Muori, Styles!>> urlo a mia volta, anche se non posso evitare di sorridere come un’ebete.


Harry è andato via da due ore, ormai.
Io ho mangiato una bella pizza e adesso sono stravaccata sul divano davanti alla 46 pollici del salotto, con un pacco di patatine in mano e i piedi sul tavolino di vetro.
“Se ci fosse stata mamma... ma non c’è!”
Indosso già il mio pigiama, che consiste in un top bianco ed un paio di pantaloncini, così sono più comoda.
Fa un caldo bestiale, fin troppo per essere Giugno.
Butto una rapida occhiata all’orologio appeso alla parete. Sono le 21:57.
Un groppo mi sale in gola. L’anonimo chiama sempre puntualmente alle 22:00. “Oh merda!”
Terrorizzata mi volto a fissare il mio cellulare che fa bella mostra di se sul tavolino. A rallentatore poso i piedi per terra e mi allungo per prenderlo. Il mio cellulare segna le 21:58.
Ho le palpitazioni a mille, il cuore batte furiosamente e sento la paura farsi largo sempre più prepotentemente in me. Scattano le 21:59.
“Mi scappa la pipì... sarà l’ansia.”
Sessanta secondi dopo, che a me sembrano minuti, sullo schermo del mio cellulare una coppia di due e una coppia di zeri fanno la loro comparsa.
Chiudo gli occhi, reggendo con mano tremolante il cellulare e aspetto che da un momento all’altro cominci a suonare. Attendo così per un bel po’, in agonia. Ma non accade nulla. Con cautela prima apro un occhio, e l’altro lo segue a ruota, non appena leggo che sono le 22:01.
“AAAH Vaffanculo! Tutta questa preoccupazione per niente!”.
Sbuffo, in parte rasserenata, buttando il cellulare accanto a me sul divano. Riprendo a guarda il film che stavo guardando, portando qualche patatina in bocca.


Un rumore violento alla porta mi va svegliare.
Sbatto le palpebre per un paio di volte guardandomi intorno. Sono appollaiata sul divano e la tv mostra un documentario. Del film che stavo guardando prima neanche l’ombra. Do un’occhiata all’ora. E’ mezzanotte. Non è neanche tanto tardi, come ho fatto a crollare sul divano?
Il campanello alla porta viene premuto con prepotenza e a quel suono sbianco.
“Chi cazzo è a quest’ora della notte?!”
Silenziosamente mi alzo dal divano e a piccoli passi inizio ad avvicinarmi alla porta d’ingresso.
E se è Nathan?
E se sono i ladri?
“Seh, tò! Adesso i ladri suonano per entrare!”
In ogni caso, chiunque sia, non posso farmi trovare a mani vuote. Mi serve un’arma. Cercando di far meno rumore possibile, mi sposto in cucina. Corro al cassetto dei coltelli ma mentre sto per prenderne uno mi blocco.
“Oddio, non voglio vedere del sangue.”
Solo il pensiero mi fa rivoltare lo stomaco. Richiudo violentemente il cassetto che fa un rumore della madonna e mi prendo a parole da sola. Quanto cazzo sono cogliona!
Il campanello suona di nuovo ed io penso di svenire da un momento all’altro. Corro allo sgabuzzino, alla ricerca della scopa, quando a portata di mano mi capita una mazza da baseball di papà. Mi illumino d’immenso.
“Oddio. Papà quanto ti amo! Te e quello stupido gioco.”
L’afferro e facendomi coraggio mi riporto in corridoio.
Dire che mi sto cagando in mano è un eufemismo.
Cautamente mi avvicino nuovamente alla porta. Mi sembra tanto di essere in uno di quei film horror. Merda! Il problema è che questa è la realtà. Io sono da sola in casa, per una volta in diciassette anni di vita, e sto tipo viene a suonare proprio oggi?!
“Eh che cazzo di sfiga!”
Mentre con la mano sinistra reggo la mazza, con l’altra mi avvicino al pomello per aprire lo sportellino e visualizzare dall’occhiello chi caspita sia.
<<Vik, cazzo!>> sento imprecare.
Mi blocco immediatamente. Io quella voce la conosco.
<<Se non apre questa fottuta porta entro due secondi, la sfondo>> borbotta fra se e se.
Compongo il numero di sicurezza per l’allarme e piano piano faccio scattare la sicura della porta, aprendola.
“Che cazzo ci fa davanti la porta di casa mia a quest’ora?!”
Lui mi fissa con occhi sbarrati lasciando perdere il cellulare che regge tra le mani. Non ho il tempo di realizzare nulla che me lo ritrovo spiaccicato addosso, mentre le sue braccia avvolgono e stringono il mio corpo. Sono così allibita che non riesco neanche a ricambiare l’abbraccio.
<<Zayn>> sono solo capace di mormorare.
Ed eccolo qui. La mia cotta segreta ed impossibile. Il mio salvatore.
“Oddio.”
<<Stai bene?>> mi chiede staccandosi di poco per potermi guardare negli occhi.
Annuisco, non del tutto convinta.
Perché non dovrei star bene?
Mi riabbraccia per la seconda volta in pochi minuti.
Questa volta, però, sono leggermente più preparata e sveglia. <<Zayn? Che ci fai qui?>>
Si stacca, mantenendo comunque le sue mani sulle mie braccia come per accertarsi che io sia davanti a lui, tutta intera.
<<Non mi rispondevi al telefono>> spiega preoccupato, fissandomi intensamente negli occhi.
“Eh? Ma tu come fai ad avere il mio numero di telefono?”
Aggrotto le sopracciglia, pronta a tempestarlo di domande, ma la mia buona educazione ha la meglio. <<Entra>> gli dico spostandomi di lato e togliendomi le sue mani di dosso. Se è troppo vicino non riesco a ragionare lucidamente, figuriamoci quando mi tocca.
“Cazzo, perché deve farmi questo effetto!”
Timidamente fa come gli dico. Con un cenno le mano lo invito a seguirmi in sala. Accendo le luci e me ne pento immediatamente. Il tavolinetto di vetro è completamente ricoperto delle schifezze che ho mangiato. Spero solo che non ci siano troppe briciole per terra.
<<Scusa per il disordine>>mormoro sentendo la vergogna assalirmi, mentre chinandomi sul tavolino cerco di spostare il tutto in un solo angolo, ma è impossibile. Alla fine abbandono le speranze. Tanto ormai ha visto.
Mi volto nella sua direzione e lo trovo ancora vicino la porta della sala, con una mano a grattarsi la nuca, un evidente segno di disagio, mentre mi fissa il corpo in modo strano. Ed è a questo punto che vorrei sprofondare negli abissi più profondi, e mai esplorati prima, degli oceani.
“Sono in pigiama”.
Il ragazzo che mi piace è qui ed io sono mezza nuda, fantastico!
“Vai così, Vik. Due figuracce in meno di due minuti. Un nuovo ginnes world record”.
Mi porto una mano tra i capelli e noto con immenso dispiacere che ho ancora la coda alta abbozzata prima, fatta solo perché sentivo caldo. In meno di due secondi li slego e lascio ricadere i miei lunghi capelli castani sulle spalle. Almeno così parte del seno è coperto.
Lui sembra risvegliarsi dal suo stato di trans e fa qualche passo verso di me. L’imbarazzo tra di noi è palpabile. Lo invito a sedersi sul divano e solo dopo che ha preso posizione mi siedo anche io, mantenendo  mezzo metro di distanza tra i nostri corpi.
Lui se ne sta zitto, guardando davanti a se (dove giusto, giusto si trova il tavolino di vetro –dannazione-), muove solo una gamba nervosamente e so che questo è un gesto che fa ripetutamente quando non sa cosa dire.
Io invece fisso lui in attesa di spiegazioni.
Voglio dire: è mezzanotte e lui è tranquillamente seduto sul divano di casa mia. Ma non ce l’ha una famiglia, questo?!
Tossicchio per attirare la sua attenzione. Ci riesco. Adesso fissa me.
“Oh cazzo. No, no, no e ancora no! Non puoi fissarmi con quello sguardo, hai capito?! Io ho il cuore fragile!”.
Ha due calamite al posto degli occhi. Sono così profondi che non riesco a vedervi la fine. E’ come se mi ci perdessi dentro. Perché prima non l’avevo mai notato? Mi fanno stare di merda. Mi sento piccola davanti a tutta questa immensità. Abbasso lo sguardo sopraffatta dalle mie emozione e mi impongo di non diventare come il colore della mia cover. Mi appiglio a questo particolare e prendo il cellulare per controllare che mi abbia effettivamente chiamata.
Sullo schermo leggo: 3 chiamata senza risposta, tutte da un numero anonimo. Lentamente, e con tanto di occhi sgranati, mi volto verso di lui e non so se mettermi ad urlare come una schizofrenica oppure ridere fino a sentir male alla pancia.
Ruoto di poco il cellulare nella sua direzione per fargli leggere le chiamate e lui abbassa il viso, colpevole.
<<Sei tu. L’anonimo sei tu>> gracchio infine.
Annuisce, senza staccare gli occhi dal pavimento.
Vorrei urlare come se non ci fosse un domani, ma risucchio un respiro profondo cercando calma. <<Perché?>> sussurro.
Aggrotta le sopracciglia, evidentemente preso in contropiede dalla mia reazione, e si volta a fissarmi.
<<Perché mi hai chiamata con l’anonimo? Sempre alla stessa fottuta ora da quattro sere a questa parte?! - volevo mantenere un tono calmo e aperto ad ascoltare le sue motivazioni ma la rabbia provocata dalla paura mi porta ad attaccare senza rifletterci. – Tu non puoi capire quanto mi abbia spaventata a morte questa tua bravata!  Ho pensato che fosse Nathan a chiamarmi, a torturarmi. Sai benissimo quali sono state le sue parole quel giorno. C’eri anche tu ad ascoltarle con me. E adesso, con questo tuo scherzo idiota, non ero tranquilla neanche a casa mia, la sera!>> urlo improvvisamente, ingranando la marcia.
Sul suo viso non compare mezza emozione. Resta impassibile ad ascoltare tutto quello che ho da dire. <<Di lui non devi più preoccuparti>> annuncia con sicurezza disarmante.
Mi blocco a bocca aperta.
“Beh, lui si che sa come farmi zittire.”
<<Eh?>>
<<Non è più un problema>>.
<<Non ti seguo. Cos’hai fatto?>> domando preoccupata.
Un sorrisetto sadico compare sul suo viso. Non so se esserne spaventata o meno.
<<Ha fatto tutto lui>> afferma con nonchalance.
Ok, adesso m’incazzo.
<<Zayn! Smettila di fare il vago e spiegami che cazzo è successo!>> sbotto esasperata, guardandolo truce.
<<Oh tigrotta, rinfodera gli artigli>> dice lui sorridendo.
“Non cedere! Non sorridergli!”
<<Parla. Adesso!>> la mia minaccia è sottintesa.
Scuote leggermente la testa, divertito. Poi però in un batter d’occhio diventa serio utilizzando quel suo fottuto sguardo ammaliatore per incatenare i suoi occhi ai miei.
“Dannazione, Malik! Smettila!”
<<Un paio di giorni fa, esattamente quattro, mi sono ritrovato per puro caso  ai campetti. Niall mi aveva invitato ad andare a vederlo giocare contro i Gann. A fine partita sono andato ad attenderlo vicino agli spogliatoi ed ho sentito Nathan che faceva il tuo nome, però non ho capito nient’altro. Eravamo troppo distanti. Però questa sera non ha avuto la stessa fortuna. – prende un respiro profondo, si piega in avanti portando i gomiti sulle cosce. La mascella rigida risulta ancora più marcata. – Voleva venire qui, con un suo amico. Ha detto che eri sola in casa. Aveva intenzione di... divertirsi>>.
Alle sue parole sbianco di colpo, sentendo improvvisamente freddo. Con gli occhi completamente sbarrati mi appiattisco contro lo schienale del divano e mi porto le ginocchia al petto, avvolgendole con le braccia, per proteggermi da tutto quello che mi circonda.
Voleva divertirsi? Oddio... non ci voglio credere.
Quello non è il ragazzo con cui avevo deciso di avere una relazione. Non posso essermi fidata di una persona così lurida, viscida, e melensa. Poggio la testa sulle ginocchia e faccio resistenza alle lacrime che tentano di uscire.
Sento uno spostamento alla mia destra.
<<Hey>> dice lui amorevole, accarezzandomi debolmente la testa. In questo preciso istante vorrei scostarmi da lui, non voglio addosso a me le mani di nessuno che sia del sesso opposto al mio, però non faccio nulla. Continuo a rimanere immobile, andando nel verso opposto ai miei pensieri. Perché nonostante il mio cervello mi urli di stargli lontano, il mio corpo si rilassa visibilmente sotto i suoi tocchi e per i miei nervi è un tocca sana.
<<Shh. Non piangere. Non ci penserà neanche ad avvicinarsi a te>> sussurra cercando di confortarmi.
Non sto piangendo. Mi sudano gli occhi. Capita.
Mi avvolge tra le sue braccia e in pochi minuti mi ritrovo a singhiozzare contro il suo petto mentre gli butto le braccia al collo per stringerlo ancora più vicino a me.
<<Sono una stupida!>> riesco a sbiascicare tra i vari singulti causati dal pianto.
<<No. Non lo sei. E’ lui che non ti merita. Ma ha imparato la lezione, non si avvicinerà più a te. Te lo prometto>> afferma al mio orecchio, provocandomi la nascita di numerosi brividi lungo la spina dorsale.
<<Che vuol dire?>> domando con voce roca.
<<Sempre curiosa tu, eh?>>
Allontano il viso dal suo petto per guardarlo negli occhi con intimidazione, ma lui mi sorride dolcemente e con il dorso della mano elimina i residui di lacrime dalle mie guancie. E’ un gesto così intimo e delicato che mi imbarazza all’istante, facendomi dimenticare anche il mio nome.
Mi concentro sul suo viso che con quell’accenno di barba è una così grande tentazione. Vorrei toccarlo. Vorrei sentire che sensazione provoca la sua barba a contatto con i miei polpastrelli. E se lo baciassi? Pungerebbe?
Mi imbarazzo, diventando irrimediabilmente bordeaux, al mio sciocco pensiero. Lui non mi vuole. E’ ovvio che mi considera ancora la stupida e sciocca ragazzina a cui piace far dispetti. Ha iniziato a controllarsi solo dopo che io mi sono messa con Nathan. Il suo nome mi esce con un tale disgusto anche tra i miei pensieri, che devo applicarmi per reprimere un conato di vomito. Stavamo parlando proprio di lui prima che questo bellissimo diavolo tentatore mi distraesse come è suo solito fare.
<<Di che lezione parli?>> chiedo appigliandomi al mio legittimo diritto di sapere.
Mi fissa con ardore. <<Quella che meritava. Nessuno si deve permettere di farti del male! Sei così piccola che...>> si ferma a corto di parole, mordendosi le labbra.
Che...?
Deglutisco rumorosamente. Sento improvvisamente caldo, forse perché la distanza che avevo posto non appena ci eravamo seduti sul divano di casa mia è stata completamente eliminata.
<<L’hai preso a pugni?>>
Annuisce dopo qualche secondo, studiando la mia espressione.
Gli butto una rapida occhiata al viso e senza rendermene conto porto le mani a tastargli il torace. Sussulta ai miei tocchi.
<<Ti sei fatto male?>> mormoro imbarazzata per la mia impulsività, portando le mie mani sul mio grembo. 
Forse era una domanda che dovevo fare prima di buttargli le mani addosso.
Caspita che muscoli però.
Nega col capo. <<Ti preoccupi per me?>>
Touchè.
<<Perché sembri stupito? Anche tu ti sei preoccupato per me. Tipo prima...>> rivelo con franchezza.
<< Prima ero preoccupato perché quel coglione mi aveva detto che era riuscito ad arrivare al suo intendo, ma stava solo mentendo. Ovviamente. Da un palle moscie come lui non potevo che aspettarmi solo cazzate. – dice più a se stesso che a me. – e poi io mi preoccupo sempre per te>> afferma in un sibilo facendomi bloccare il sangue nelle vene.
“Oh signore, dammi la forza.”
Cerco di sdrammatizzare per non concentrarmi su Nathan. Non voglio mai più sentirlo nominare in vita mia. <<Certo, altrimenti chi prenderai in giro per il resto della tua esistenza?>>
Sorride. <<Mi pare di ricordare che neanche tu ci sei andata tanto leggera, tigrotta>>.
Vedi? Come fai a non prenderlo a schiaffi quando fa così?
Gonfio le guancie come una bambina. <<Hai iniziato tu, mio caro! Io ho solo restituito il favore!>> mi difendo.
Ridacchia divertito. <<E’ stato divertente stuzzicarti in tutti questi anni... anche se non hai mai capito il perché>> afferma abbassando il tono nella voce, con un pizzico di amarezza.
Cos’è quel luccichio nei suoi occhi? Non riesco a capire.
<<No>> convengo alla sua affermazione, con un sorriso triste.
Ho solo capito nell’ultimo mese che Zayn è molto più di quello che vuol fare apparire. Perché non si è mai fatto conoscere veramente da me? Si è solo fatto odiare. 
<<Eri la bambina più belle di tutte. – dice ad un certo punto, stupendomi. – Non avevo nessuna speranza di farmi notare da te, se non quella di farti dispetti>> adesso non sorride più, non mi guarda neanche più. Sbaglio o il suo viso ha assunto un colorito più roseo sulle guancie?
Spalanco completamente la bocca.
Quindi... mi sta dicendo che io ho vissuto una vita ad odiarlo solo perché lui voleva farsi notare da me?! MA E’ COGLIONE, O COSA?
Gli do uno schiaffetto sul braccio e poi un altro ancora, lui stupito dalla mia reazione si porta le braccia a difendere il viso mentre io continuo la mia vendetta aggressiva anche mentre inizio a parlare. <<Ho conosciuto gente stupida, Malik – schiaffo. – Ma tu le batti tutte! – un altro. – Ti sei fatto odiare senza motivo! – mi blocca la mano destra, ma io continuo con l’altra. – Ti avrei accettato esattamente così come sei! – mi blocca entrambe le mani – Idiota!>>
Cerco di liberarmi, divincolandomi con prepotenza, ma nulla può contro la forza del moro, che sorride di un sorriso nuovo. Mi blocco a studiarlo. Non mi aveva mai rivolto un sorriso così sincero, sento un calore familiare espandersi sulle mie guancie.
<<Sono felice di affermare che mi hai fatto più male tu che quel coso. Lui non è neanche riuscito a toccarmi. L’ho steso con un solo pugno. E’ un tale rammollito!>> si vanta con il suo solito ghigno, da me: tanto amato quanto odiato.
Non riesco a nascondere un sorriso, che nasce immediatamente anche in lui e senza rendercene conto ci ritroviamo a ridere di cuore. Così tanto che poggio la testa sulla sua spalla per sorreggermi.
Mi avvolge nuovamente la vita con le braccia e smetto di ridere.
Qui, stretta a lui, è come se avessi trovato il mio posto nel mondo.
Sai... credo di amarti un po’ Zayn Javaad Malik.
Amo un po’ i tuoi capelli.
Amo un po’ il colore della tua pelle, ambrata. Così diversa dalla mia.
Amo un po’ il tuo naso.
Amo un po’ le tue labbra, così carnose e perfette, e mi irrita il fatto che a te non piacciano, non sai quante ragazze vorrebbero assaporarle, ma soprattutto amo i sorrisi che vengono fuori attraverso esse o le parole sagge e dette al momento giusto (perché so che le tue labbra non sono usate solo per farmi perdere la pazienza).
Amo un po’ i tuoi occhi caramellati, così ardenti ed immensi, contornati da ciglia lunghe, che mi fanno dimenticare anche il mio nome.
Amo il tuo modo sicuro di camminare, da perfetto BadBoy. Così fiero e forte, nonostante tu sia cresciuto in una società che ha fatto fatica, ed ancora fa, ad accettarti solo per le tue origini.
Amo un po’ il tuo modo di specchiarti, sai che ti piace quello che vedi però non lo reputi mai abbastanza e pensi che agli altri non piaccia.
Ma sai cosa, Zayn? A me piaci, tanto. Troppo.
Non solo per quello che mostri, ma principalmente per quello che sei.
Amo un pochino tutto di te e tutto questo mi porta ad amarti, davvero tanto.
Lo ammetto. Ammetto di amarti.
“Oddio, aveva ragione il riccio... sono cotta!”
<<Sai? – prende a fare lui scrollando la spalla dove vi è poggiata la mia testa per farmi voltare a guardarlo negli occhi. Ho le sue labbra così vicine alle mie che riesco a sentirne il sapore. E non appena parla mi concentro solo su di esse. - ...credo che tu mi piaccia, un pochino>>.
Le sue parole soffiate sulla mia pelle mi provocano una scarica di pulsazioni elettriche in tutto il corpo facendomi rabbrividire da capo a piede, mentre sento lo stomaco pesante e in subbuglio.
Sono queste le famose farfalle?
Sorrido sorniona. <<Tu no, non mi piaci.- affermo e noto la sua espressione cambiare. Ha anche bloccato il respiro. Dentro di me ballo la salsa. Piccola vendetta per tutti gli anni persi, Malik. - ... perché io credo di amarti, un pochino>>.
Sono sconvolta da come la frase mi sia uscita in maniera così spontanea e senza inibizioni. Forse perché la verità è sempre la cosa migliore da dire.
Zayn mi guarda completamente scioccato e mi trattengo dallo scoppiargli a ridere in faccia, però non posso nascondere un sorrisetto soddisfatto.
Ad un tratto capisce il mio gioco e una scintilla gli illumina gli occhi.
<<Piccola tigrotta dispettosa! – afferma con indignazione, ma si vede che è divertito ed estremamente felice della cosa. – ...mi è quasi venuto un colpo!>>
Alle sue parole non ce la faccio a trattenermi e scoppio in una sonora risata, felice e spensierata come non mai.
<<Ah, è così? Ridi pure di me?!>> con un’abile mossa mi ritrovo sdraiata sul divano con lui sopra di me che parte a farmi una delle peggiori torture per me: il solletico.
Smette solo quando lo supplico fino alla lacrime di smetterla e mentre ho ancora la ridarella in circolo me lo ritrovo spalmato sopra di me con le sue labbra a due centimetri dalle mie.
<<Smetto solo se mi dici di si>>.
<<Dico di si, a cosa?>> domando, mentre gli butto le braccia al collo e infilo le mani nei suoi capelli.
Ho sempre desiderato farlo.
<<Vuoi essere la mia ragazza?>> domanda speranzoso, con tanto di occhi ammaliatori.
Faccio finta di pensarci, arricciando le labbra e aggrottando le sopracciglia. Un suo piccolo pizzicotto al fianco mi fa sobbalzare e ridacchiare come una bambina.
<<Si>> affermo con uno dei sorrisi più sinceri che ho mai potuto fare in tutta la mia vita.
Come se la mia risposta non fosse stata ovvia.  
Osservo le sue labbra avvicinarsi lentamente sulle mie, finché non ne tasto la consistenza. Mi bacia con tenerezza, delicatezza e devozione.
“Dio, se mi sento amata”.
Ci stacchiamo pochi minuti dopo solo per riprendere aria. Poggia la fronte sulla mia e mi sussurra con voce incrinata dalla felicità. <<Sei mia!>>
Io non posso far altro che fiondarmi nuovamente sulle sue labbra desiderosa di assaporarle da adesso fino al resto dei miei giorni.
Adesso che sono davvero mie, non ne avrò mai abbastanza. 








































#MYSPACE
Saaalve, bella gente! 
Eh, si. Eccomi qui a chiedervi perdono per l'obbrobrietà che avete letto! Scusate. 
Mi è venuta questa idea folle di scrivere una OS senza senso oggi, tipo le per 17:00. Il caldo deve avermi abbattuta completamente :'D 
Ma ormai la mia fantasia per il moro cresce ogni giorno sempre di più e in qualche modo devo pur sfogarmi. #CAPITEMI.
Ho buttato giù queste quattro righe e non mi è sembrata proprio da buttare, quindi adesso ho deciso di pubblicarla. 
Perchè? *vi chiederete*
Per torturarvi, ovvio. MUAHAHA
No, ovviamente scherzo. 
Spero che non vi sia quantomeno dispiaciuto leggere la mia OS.
Ogni recensione (positiva, negativa... anche vuota lol) sarà molto più che gradita. 
Un bacio, S. 










 
  
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