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Autore: Stylik2001    11/06/2014    0 recensioni
Nessun odio può spezzare l'amore. Anche nella situazione più inaspettata, Zayn e Harry troveranno uno spiraglio di luce in cui amarsi. una FF di ambientazione poliziesca/romantica.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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La banchina dei treni, quel lunedì mattina, era affollata: la stazione era la più grande in città, e la città era la più grande in tutto lo Stato. I pendolari, i ragazzini, gli immigrati, gli uomini d'affari si accalcavano per salire sui vagoni sempre troppo piccoli, sempre troppo pochi. Il sole era velato da un velo di nebbia e inquinamento, che creava una cappa di umidità cupa. Una ragazza mise un piede sul predellino del treno, ma il suo piede andò a scontrarsi con quello di un ragazzo, della sua stessa età circa, che stava compiendo lo stesso gesto. “o scusa”, disse lui. Lei abbassò lo sguardo sul proprio piede colpito, poi alzando gli occhi risalì una gamba atletica fasciata da jeans stretti, una maglietta che, seguendo il braccio alzato nell'atto di appigliarsi al treno, lasciava intravedere un angolo di addome scolpito, un avambraccio muscoloso dalla pelle scura, le linee dei tendini tese nello sforzo, il bicipite in evidenza. E, infine, gli occhi. Due occhi neri e profondissimi sulla faccia dalla pelle ambrata, neri come il pizzetto appena accennato sulla linea sicura della mandibola.

“fa niente” rispose lei, e salì, dato che lui si era scostato per farla passare. Quando lui si sedette in un posto in cui lei poteva vederlo, la ragazza esplose di felicità. Ma lui, quel bel ragazzo senza nome, non sembrava altrettanto felice. Fissava di fronte a sé con occhi persi, a volte controllava l'orologio, ma di nascosto, come se non volesse essere visto. Altre volte tastava nervosamento qualcosa all'altezza della vita. Il treno si mise in moto.

 

 

Nella stazione centrale della Polizia dello Stato, il commissario Harry Styles schizzò fuori dalla porta come un fulmine. “correte, presto”” urlò a gran voce. “con tutte le volanti che avete a disposizione!! Presto Tomlinson, mi segua!”

“Puoi anche smettere di chiamarmi Tomlinson, Harry”, gli sussurrò lui passandogli accanto, mentre si disponeva al posto passeggero. “Non ora Lu” sibilò Harry “c'è stata un'emergenza”. Poi, rivolto alla folla di poliziotti in cortile: “seguitemi tutti ok? Niente domande, niente questioni. Solo, sbrigatevi”.

Una volta in macchina, mise in moto alla velocità della luce, superando auto che strombazzavano clacson e i cui guidatori lanciavano insulti, seguito da una fila disordinata di gazzelle della polizia.

“Ma che è successo Harry, me lo vuoi dire? Non mi starai ancora tenendo il broncio, vero?”. Harry e Louis avevano litigato furiosamente la sera prima: la loro storia, che andava avanti già da molti anni, era in un periodo di stanca.

“Louis, c'è un'emergenza! Un presunto terrorista è sul treno che sta partendo dalla Stazione principale, è imbottito di tritolo!” Louis impallidì. “E...e cosa pensiamo di fare?”

“Fermarlo.” rispose Harry, lo sguardo determinato, mentre una macchina sbatteva contro un'idrante per evitarlo.

 

Sul treno, non funzionava l'aria condizionata, e si moriva di caldo. La ragazza vide una signora anziana alzarsi malferma, posizionando la borsetta sul sedile, cercando di aprire il finestrino. “scusi giovanotto, mi aiuta?”. Il ragazzo misterioso sembrò svegliarsi da un luogo lontano millenni, abbozzò un sorriso storto e si alzò a sua volta, in maniera molto rigida. Abbassò il finestrino. Poi si reimmerse nella nuvola dei suoi pensieri. Riguardò l'orologio. pensò la ragazza. . A un tratto, il ragazzo sembrò farsi più attento. Smise di fissare fuori dal finestrino, e iniziò a trafficare con la borsa che aveva davanti. Intanto guardava l'ora.

Poi si alzò. “Ascoltate” disse. E in quel momento il treno si fermò. Le luci sul vagone si spenserò di colpo.

 

Si sentirono le porte di tutti i vagoni forzarsi all'unisono, con un fragore metallico. Poliziotti in divisa fecero irruzione in tutti i vagoni. Harry e Louis salirono sulla carrozza del ragazzo, che era rimasto in piedi, come imbambolato. Videro lui. Videro la borsa. L'orologio in vista. Capirono subito. Louis si gettò sulla borsa, lanciandola lontano. Harry intanto come una tigre si era buttato sul ragazzo, afferrandogli entrambi i polsi e bloccandoglieli con la mano destra, mentre con la sinistra lo afferrava da dietro, agganciandosi al collo e facendo pressione sui pettorali, costringendolo a piegarsi fino a cadere a terra, sulla pancia, mentre Harry gli legava strette le manette. Nel vagone, dove il silenzio era stato infinito, ora si scatenò il panico. La gente si scavalcava, cercava di uscire il più in fretta possibile. Qualcuno colpì harry, che scivolò e cadde, mollando la presa sul ragazzo ammanettato. Questo, velocissimo, cercò di strisciare via. Ma Louis lo bloccò, parandoglisi davanti. Harry alzò uno sguardo pieno di gratitudine, e per un attimo incantato i suoi occhi si incrociarono con quelli infinitamente azzurri di Louis, e non ci fu nulla se non loro. Ma poi la realtà riprese il sopravvento. Il vagone si stava sgomberando: restavano, disordinati, borse, giacche, libri, qualche cellulare. “Loius, prendi la borsa, e chiama gli artificieri. Io lo porto in caserma.”. Fece alzare il ragazzo, che non opponeva resistenza e sembrava come stordito. Lo fece uscire dal treno, ma con gentilezza. Non era il tipo da trattare un uomo disarmato con violenza, ed era stato molto criticato per questo, in passato.

Diede ordini agli altri uomini della squadra, e fece salire il prigioniero sul sedile dietro, ammanettandolo alla portiera prima di salire al posto del guidatore e partire a sirene spiegate.

 

In caserma, il clima era di tensione più totale. Harry scese dalla macchina “tutto bene!” urlò “ma fate largo, e lasciateci soli, capito?, soli!”. Aprì la portiera posteriore, fece scendere il ragazzo dalla macchina.

 

La stanza degli interrogatori era buia e fredda, come al solito. Un tavolo di metallo e una luce puntata sopra erano l'unico arredamento, oltre a due sedie di metallo. Nessuno specchio all'americana. Solo quattro pareti di cemento nudo. Harry fece sedere il prigioniero ammanettato su una sedia, e prese posto sull'altra.

“Che cazzo volevi fare, eh?” urlò brusco. Quello non fece una piega.

“ok, ok, ricominciamo. Come ti chiami?”. Il ragazzo diede uno strattone alle manette, Harry notò un guizzo nei muscoli definiti. “sei atletico vedo. Dove ti alleni? Per cosa? Ho tempo se non vuoi rispondere, posso aspettare. Sappi solo che su quel treno c'erano cinque donne incinte. Solo questo”. Disse, e uscì sbattendo la porta.

 

Tornò cinque ore dopo. Il ragazzo era identico a prima, fissava il vuoto in maniera determinata. “allora, ci hai pensato?” chiese harry. “ti ho trovato con le mani nel sacco, con una borsa piena di tritolo, non puoi che confessare. È vantaggioso per tutti”.

“come ti chiami?”

Esitazione. “...Zayn.”

“perchè eri su quel treno, Zayn? Perché stavi per fare quella cosa orribile?”

“io...io non lo so. È quello che mi hanno insegnato a fare. Io ero disperato, sembrava l'unica cosa...ma ora, qui...sembra così assurdo...” per la prima volta, Harry notò che la mandibola decisa di Zayn tremava, e gli occhi si erano fatti ancora più neri per il pianto. Harry si bloccò. Non aveva mai provato nulla di simile.

Zayn alzò gli occhi verso di lui. Un sussurro. “Aiutami”.

Harry sbattè una mano sul tavolo, chinandosi verso di lui, con una smorfia di rabbia, e lo baciò. Un bacio rabbioso, veloce, rapido.

Si tirò in dietro, di scatto, terrorizzato. “portami via, Harry. Portami via”.

 

D'un tratto, la luce del sole. Harry non sapeva cosa fosse successo, come fosse stato possibile. Ma erano in strada, e correvano via, lui e il bellissimo Zayn. Che cosa aveva fatto? Che cosa avrebbe detto Louis? Dove sarebbero andati?

 

A casa. Non gli venne in mente un altro posto. Aprì la porta. Il divano letto sfatto dove lui e Louis avevano dormito la notte prima, arrabbiati l'un l'altro, sembrava un altro mondo. Zayn si bloccò sulla porta. Incredibilmente, scoppiò a piangere. “tanta normalità...tu che sei così...così...”. Harry lo fece sedere sul bordo del letto, scosso dal pianto. Zayn appoggiò la testa sulla spalla: “non volevo andasse così, non volevo...”. “Lo so, lo so”, sussurrò Harry. Lo desiderava, lo desiderava da impazzire, come non aveva mai desiderato Louis. Gli prese il mento con una mano, gli voltò la testa verso di lui. I loro occhi si incrociarono. Erano due sconosciuti, eppure sapevano di conoscersi. Harry lo baciò, questa volta con calma, mordendogli le labbra. Quando gli sfilò la maglietta, le sue mani scorrettero sui muscoli quasi disegnati del giovane.

 

Fecero l'amore tutta la notte, in un groviglio di lenzuola, gemiti, carezze e urla.

 

La mattina dopo, quando Louis entrò in casa di Harry (aveva un suo mazzo di chiavi), il letto era ancora sfatto. Gli armadi erano aperti e vuoti, i soldi in cassaforte scomparsi. Dei due ragazzi, nessuna traccia.

 

   
 
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