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Autore: imperfectjosie    11/06/2014    0 recensioni
« Gli alieni non esistono, Tom! »
Ridacchiò appena alla vista dell'espressione del ragazzo per quella uscita! Sembrava indignato.
« Tzè » fece, spostando la testa di lato con stizza « questo lo dici tu! »
« Mi piace il tuo mondo, lo sai? Vorrei essere come te » ammise cambiando argomento, tenendosi la coda con le braccia e alzando la fronte al cielo.
« Cioè vorresti essere un adolescente americano con problemi d'alcool e un sogno troppo grande per lui? »

|Tom/April|
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: blink-182
Pairing: Tom/April
Rating: Verde
Note: E' una OS molto tenera.
Sulle spiagge della california, Tom si rifugia per scrivere i pezzi della propria band. April, una sirena adolescente e ribelle, odia le imposizioni del padre e ogni sera si apposta sotto allo scoglio dove il ragazzo scrive, osservandolo in silenzio, affascinata e bisognosa di evadere.
E' davvero un esperimento, volevo regalare un piccolo tributo ad uno dei miei film della Disney preferiti. La California si prestava alla storia. Ci tengo un po'... perciò fatemi sapere se l'idea vi sembra carina. Non credo diverrà una long, mi piace così. 
PS: So che si stacca un po' da tutte le fanfiction sui blink che circolano in rete, volevo appunto creare qualcosa di diverso, facendo leva sulla passione di Tom per tutto ciò che è inspiegabile e mitico. La dedico a chiunque abbia letto le mie passate fic su questa band, agli affezionati che mi seguono e agli amanti dell'infanzia, dei sogni e di Walt Disney.


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A little foreword: Questo è il Tom descritto nella storia. Visionatelo per bene prima di leggere, vi aiuterà! ;D
Non sbavate sulla tastiera, non prendetevi minuti strani per andare in bagno, non svenite e niente gridolini di estasi.
Sì sono cattiva, le ho messe apposta per farvi fangirlare!
Amatemi lo stesso, perchè io vi amo. ♥
"Un ciuffo biondo spettinato, fare scanzonato, buffo e spigliato!" Scusate AHAHAHAH E' troppo Mighty Max!
 

Still i see your face and wonder... were you once an outcast too?
Ancora osservo il tuo viso e mi domando... anche tu una volta eri un emarginato?

 


What would I give to live where you are?
What would I pay to stay here beside you?
What would I do to see you smiling at me?
Where would we walk, where would we run If we could stay all day in the sun?
Just you and me and I could be part of your world
I don't know when, I don't know how
But I know something's starting right now
Watch and you'll see, someday I'll be part of your world
 
 
 


April, ignorando bellamente le raccomandazioni del padre, si rifugiava ogni pomeriggio tardi – quando il Sole sfiorava l'orizzonte – sulla riva del mare californiano, nascosta dietro ad alcuni scogli per evitare di farsi vedere.
Non era timida, era solo diversa. In un mondo dove la minima stranezza suscitava timore e rivolte, lei silenziosa posava la sua coda sul freddo minerale del masso marino. Lo stesso minerale che tutte le sere ospitava un ragazzo. E April ne era affascinata.
Nettuno, suo padre, le aveva proibito qualsiasi contatto con il genere umano, era convinto che gli uomini fossero tutti animali privi di pietà e compassione, ma la sirena nelle iridi nocciola di quell'individuo aveva visto tanta malinconia. Avrebbe voluto uscire allo scoperto, dirgli che anche lei si sentiva sola e spaesata, dargli la forza per superare qualsiasi ostacolo gli bloccasse il cammino. April non ne era sicura, ai piedi dello scoglio, nascosta da occhi indiscreti, attendeva l'arrivo del giovane.
Una leggera brezza le accarezzava le spalle scoperte, facendole muovere le pinne impaziente. Aveva appena 16 anni, un'età difficile, persino per la sua razza. Detestava Atlantide, detestava le leggi che il padre aveva applicato al regno, dopo la morte di sua madre, detestava ogni aspetto della sua vita. Voleva fuggire lontano, voleva toccare quel ragazzo e chiedergli il permesso di far parte della sua esistenza. Era bello, i corti capelli biondi giocavano uno strano contrasto di colore ai fiochi raggi del tramonto e la maglietta bianca la affascinava. Portava sempre dei pantaloni larghi e un foglio tutto scribacchiato stretto intorno al palmo della mano. Tra i denti una matita. Si chiedeva cosa facesse, ma non aveva il coraggio per domandarlo.
Quando alcuni passi sul minerale cominciarono ad essere chiari e decisi, il cuore della sirena mancò un battito.
Era arrivato.
Si sporse appena, levando la testa in alto per osservare i piedi quasi toccarle la fronte. Di riflesso schiacciò la schiena contro alla parete dello scoglio, tirando indietro la coda.
L'odore di quella pelle era così strano, così diverso da tutto ciò che il mare poteva offrire. Si rabbuiò, ricordandosi il sapore della salsedine con cui lei invece doveva convivere.
Le sue sorelle la prendevano in giro. Per loro sognare la terraferma, quando qualunque tritone rispettabile ambiva a sposare la figlia del Re dei mari, era follia pura. Ma ad April non importava, lei era diversa dalle altre sirenette. Lei voleva conoscere, scoprire, cambiare.
Spostò una ciocca di capelli verdi dal viso, mordendosi un labbro quando la voce del ragazzo la raggiunse.
« Questa la metto qui... no, no... non funziona! Ahh, maledizione a Mark e alle sue idee idiote! » lo sentì sbuffare sonoramente e si ritrovò a sorridere.
Aveva una voce davvero singolare, quasi acuta e totalmente adorabile. Almeno per lei.
Domandò a se stessa se non lo amasse già.
« Però se sposto questa strofa qui, potrebbe andare bene... »
Poteva percepire qualcosa strusciare sulla carta e di istinto sollevò il capo per osservarlo meglio.
Aveva uno sguardo concentrato e penetrante, le labbra – che sembravano perfettamente disegnate - strette intorno alla stessa matita di prima e un'aria di chi sognava spesso.
Non appartenevano neppure alla stessa specie, non si erano neppure mai parlati, ma April si sentiva a casa.
« Ma che diavolo? »
Al suono preoccupato della voce del ragazzo, April si riscosse. Osservò inorridita lo scoglio franare e quando il corpo del giovane si levò in aria, stese un braccio senza pensarci, agguantandogli un polso prima che finisse in mare.
« Fiuuu, c'è mancato un pelo! » commentò lui, divertito. Aveva ancora gli occhi piantati sulla superficie dell'acqua, ma quando spostò lo sguardo su di lei, la sirenetta ci lesse sgomento puro.
Non paura, non repulsione... solo sorpresa e curiosità sconfinata.
« Grazie. » le soffiò, ancora sotto shock.
Con la forza della sua razza, lo tirò su, facendolo sedere accanto a lei.
« N-Non c'è di che... sono April! » si presentò un po' impacciata, abbozzando un sorriso tra il rossore delle guance.
Continuava a torturarsi i capelli sotto lo sguardo estasiato del ragazzo.
« Io mi chiamo Tom, dolcezza! Beh... questo è-- » cominciò indicandola con un misto di nervosismo ed euforia pura.
Lei inarcò un sopracciglio. Si aspettava una reazione diversa, magari delle urla, degli insulti... vaneggiamenti vari. Ma quel giovane di nome Tom la guardava come se fosse il dipinto più bello di un Museo prestigioso. E arrossì.
« N-Non ti spavento? » chiese, incerta.
Il suo profumo le riempì le branchie, stordendole i sensi per qualche secondo.
Era una bella sensazione e il suo cuore reagì immediatamente a quel nuovo stimolo.
« Spaventarmi? Starai scherzando! Non che tu sia un alieno... però mi accontento! » fu l'affermazione ironica.
Le regalò un leggero sorriso di rimando. Dopo settimane a spiarlo di nascosto, scoprì quanto la sua reale vicinanza la facesse stare bene.
« Gli alieni non esistono, Tom! »
Ridacchiò appena alla vista dell'espressione del ragazzo per quella uscita! Sembrava indignato.
« Tzè » fece, spostando la testa di lato con stizza « questo lo dici tu! »
« Mi piace il tuo mondo, lo sai? Vorrei essere come te » ammise cambiando argomento, tenendosi la coda con le braccia e alzando la fronte al cielo.
« Cioè vorresti essere un adolescente americano con problemi d'alcool e un sogno troppo grande per lui? »
« Il fatto che sogni ti rende diverso dagli altri. » rispose di rimando, addolcendo il tono di voce.
Lo vide sgranare appena gli occhi e poteva giurare che ci fosse l'ombra di un rossore sulle sue gote.
« Tu pensi che io sia speciale? »
« Ti osservo da giorni! » ammise, alimentando la presa sulla coda che tanto odiava.
Tom le prese una mano, stringendola e cercando il suo sguardo. Quando lo trovò, le sorrise.
« Nessuno ha mai pensato di me una cosa simile, April... grazie! »
« M-Ma ti pare »
Si fermò quando notò la superficie dell'acqua vibrare violentemente.
« Cosa c'è? »
Scosse la testa, ignorando il richiamo di suo padre.
Gli umani non potevano vederlo, ma lei aveva deciso per quella sera di dedicare la sua attenzione a quel ragazzo che tanto la faceva sentire viva.
« Tra poco devo andare, però mi piacerebbe rivederti! » le disse, posandole un bacio sulla guancia che lei andò a toccarsi distrattamente.
« Davvero? Ma sono una sirena! »
« Non mi importa, per qualche strana ragione il mondo sembra un posto migliore ora che sei qui con me! » si sentì rispondere con una scrollata di spalle e un sorriso storto.
Così strano, così brillante ed attraente. Era rapita dai modi di fare di quel ragazzo.
« La sera sono sempre qui per te! »
Doveva essere un appuntamento per il prossimo tramonto, pregò che se ne accorgesse e quando vide quel sorriso ampliarsi di più, capì di sì.
« Allora lo prenderò come un invito »
« Stavi scrivendo? »
« Sono un musicista! »
E c'era una punta d'orgoglio in quell'ammissione. Ridacchiò divertita, con una mano sulla bocca e tornò a fissarlo. Era bello. Bello e irraggiungibile per lei.
« Mi farai ascoltare la canzone, quando sarà finita? »
« Sarai la prima. Dopotutto ti devo la vita! »
Rise apertamente, spazzolandosi i larghi pantaloni beige.
Aveva un cerchietto di metallo sul sopracciglio e uno al naso, ma non gli chiese come mai. A lei piaceva così. Misterioso e inarrivabile. Diverso.
« Devo ributtarmi in acqua, tra poco non riuscirò più a respirare » ammise a malincuore, toccandosi le branchie ed evitando il suo sguardo.
Non voleva leggerci disgusto o repulsione, ma quando si sentì sollevare il mento e incontrò i suoi occhi nocciola, tutte le paure di April svanirono.
« Troverai il modo di tornare da me? »
« Ci proverò, Tom. » rispose a bassa voce, piegando la testa per godere pienamente della mano calda del ragazzo che adesso si era spostata sulla guancia.
Aveva mani grandi e ruvide, ma riuscivano a trasmettere sicurezza.
« Questo mondo è un posto orrendo... » cominciò, reprimendo la voglia di piangere e stringendogli il polso con le dita.
« …ma tu sei così bella, per me. »
Sollevò gli occhi lucidi per ritrovare quel sorriso e capire che forse la strega del mare avrebbe potuto aiutarla. Al diavolo suo padre, al diavolo il regno!
« Devo andare davvero adesso, ciao piccola sirena! »
Quando il contatto fisico si sciolse, April sentì di nuovo freddo. Guardò la sua figura alzarsi in piedi e arrampicarsi sullo scoglio rimasto. Speranzosa lo osservava andare via mentre il suo muscolo cardiaco riprendeva a battere regolarmente.
Forse non avrebbe mai avuto due gambe, ma aveva trovato qualcosa di decisamente più inestimabile.
April, quella sera, riuscì a toccare il cuore di Thomas DeLonge.
Ma era nuova della terraferma per capirne l'importanza.
Una chioma bionda camminava sul lungomare di San Diego con un sorriso ebete stampato in volto. Le persone che riconoscevano la testa ossigenata, non potevano credere a ciò che quello sguardo stava finalmente trasmettendo: Affetto.



END.

 
 
  
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