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Autore: Francine    11/06/2014    4 recensioni
Frammenti di vita quotidiana, sparsi nello spazio e nel tempo, all'ombra del Grande Tempio di Athena.
(Personaggi serie classica e Lost Canvas)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Caleidoscopio'
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#12 Rådjur pudding



 
Prompt: Torta
Titolo: Rådjur pudding
Autore: Francine
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica
Personaggi: Pisces Aphrodite, Cancer Death Mask
Genere: Commedia
Rating: Verde
Avvertimenti:  Piazzabile da qualche parte post-Hades
Lunghezza: (conteggio parole e numero pagine) 2095/5
Eventuali note dell’autore (o alla fine se contengono spoiler):  Ci sentiamo a fine racconto.
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Vägen till mannens hjärta går genom magen. 
La strada per il cuore dell’uomo passa attraverso la pancia.
(Proverbio svedese)
 
 
Il suo compleanno è passato da un pezzo. Da tre mesi esatti. E tutto si aspettava, stamattina, tranne che ricevere quel pacchetto. Astrid non c’è. È uscita per sbrigare qualche rognosa commissione e tocca a lui avere a che fare con la ragazza armata di un involto scuro e un sorriso smagliante. E anche un po’ inquietante.
«Chi hai detto che lo manda?»

Lei non si scompone, nonostante gli abbia già rivelato l’identità del mittente di quel dono. «Il Venerabile Cancer», ripete. Prima che un’occhiata obliqua di Aphrodite non l’induca ad aggiungere: «Signore.».

Cancer. L’unico, tra i suoi colleghi, a non avergli porto gli auguri per il suo compleanno. Non che Aphrodite ci tenesse, o si aspettasse chissà cosa, da lui. Ma gli è sembrata una scortesia lo stesso non ricevere i suoi auguri. E le scortesie, il mancato rispetto delle convenzioni sociali sono una cosa brutta. Una cosa antiestetica. Specie se il compleanno di cui si parla è il suo.

Qualcun altro, come il placido Aldebaran, avrebbe scrollato le spalle e pazienza. Il sole avrebbe continuato a sorgere e ad ardere lo stesso, figuriamoci!
Qualcun altro ancora, Aiolia ad esempio, avrebbe ricordato, con motti di spirito e battute sagaci, la dimenticanza al Cancro – pronto a sorvolare sui compleanni altrui quanto ligio a che ci si rammenti del suo, di genetliaco. Qualcun altro infine, Milo senza dubbio, gli avrebbe tolto il saluto. Cosa che lui aveva fatto. Dopo la prima settimana. Non c’erano state più occasioni di incrociarsi. Mask non si era più fatto vivo per il poker del venerdì sera. E lui aveva fatto in modo e maniera di eclissarsi ogni qual volta che il Cancro si trovava a passare per la Dodicesima Casa.

Aphrodite fissa il pacchetto sul tavolo con circospezione, curiosità e un senso di pericolo. Un po’ come farebbe un gatto alle prese con qualcosa che lo intriga. Non Plus Ultra, seduto sulla sedia, la testa appoggiata al piano freddo di marmo, annusa l’aria davanti a sé con interesse sempre maggiore.
Quello non può che essere un dono per il suo compleanno. Quale altra scusa avrebbe Cancer per inviarglielo, altrimenti? E lui si domanda perché con la stessa insistenza del frullare delle ali dei piccioni in piazza San Marco a Venezia.
Il diavolo ti vezzeggia quando vuole la tua anima, giusto? Ed Aphrodite non fatica di certo ad immaginare Mask col forcone tra le mani ed un paio di minacciose corna rosse e acuminate che gli spuntano fra i capelli.

Mask. Per quel che ne sa lui, quel pacco potrebbe anche nascondere un pericolo. Solo che al posto di una bomba, quel pazzo ci avrà messo dentro qualcosa di mortalmente puzzolente. O di mortalmente seccante, pensa. Bigattini. Serpenti. Formiche. Pulci. E non sarebbe la prima volta.

«Aprilo.»
Glielo dice senza un’intonazione specifica, né ordine, né minaccia. Le mani della ragazza sono leste a sciogliere lo spago. Il rumore attira Non Plus Ultra. Aphrodite lo prende tra le braccia – dovesse essere davvero pericoloso, il contenuto di quel pacco – e sbircia.

C’è un tegame. Di coccio. Di quelli che si usano per cuocere i cibi nel forno. Ha il coperchio, come quella zuppiera pesantissima che sua madre tirava fuori dalla credenza ogni volta che preparava la Fisksoppa. Ed è sagomato a forma di pesce. Squame, pinne, espressione idiota e occhio a palla incluso. Aphrodite regala alla ragazza uno sguardo perplesso. Perché lui credeva seriamente che il Cancro avesse derubricato ed archiviato l’intera faccenda. E che forse, l’anno prossimo, gli avrebbe porto i suoi auguri. Se qualcun altro glieli avesse fatti in sua presenza, ovvio. E invece, quel tegame di coccio dall’aria improbabile lo fa sentire… meschino. Perché sì, Death Mask si è dimenticato d fargli gli auguri, ma ha cercato un modo per farsi perdonare. Almeno credo.

«Sicura di non aver sbagliato casa?»
Ha usato quel tono a cui le donne non sanno resistere. E infatti lei lo guarda, arrossisce, chiude le mani a pugno e dice:«No».
«No?»
«Assolutamente no», e muove la testa da destra a sinistra un paio di volte, i capelli castani che le ondeggiano sulle spalle. Se li è sciolti. Si è pettinata, lavata e profumata. Ha cambiato il vestito, ha indossato un grembiule pulito ed ha affrontato tutte quelle rampe di scale con quell’affare tra le braccia.

«Sicura?» Stavolta il tono è più imperioso.
«Sì.» Lei ha alzato il mento. Mi stai sfidando, ragazzina? «Sicurissima.»
Le mani di Aphrodite accarezzano il pelo candido di Non Plus Ultra, la coda a pennacchio che svetta, incuriosita. «Solleva il coperchio.»

La ragazza trattiene uno sbuffo indispettito. Si avvicina al tavolo e obbedisce, rivelando agli occhi del Santo dei Pesci non un bomba, non una puzzola morta, né un formicaio in fase di trasloco, ma un semplice pasticcio di carne.
«Rådjur pudding. Pasticcio di cervo. Nella speranza di farvi cosa gradita, signore», dice lei. Con la giusta intonazione. Come se si fosse ripetuta quella frase mentre saliva ogni singolo scalino tra la Quarta e la Dodicesima Casa.

«Assaggialo.»
«Come?»
«Assaggialo», ripete. Con meno pazienza. «Sai, al tuo padrone piace giocare strani scherzi… Il Venerabile Cancer potrebbe averci messo una purga, dentro. Olio di ricino, ad esempio. Tu non lo conosci, ma…»
«Quel pasticcio l’ho fatto io. E no, non ci ho messo dentro alcuna purga.» Stringe le labbra. «Non credo ce ne sia bisogno. O sbaglio?», domanda. Guardando dritto negli occhi Non Plus Ultra.

«Mewreown», ribatte il gatto. Intenzionato a svincolarsi dalle braccia di Aphrodite, saltare sul tavolo e attaccare con le fauci quel pasticcio di cervo.
«Volete accettare questo dono o devo portarlo indietro, signore?», gli domanda la ragazza. È sarcasmo, quello che le colora la voce?
«No», dice Aphrodite. È ora di mettere fine a questa sceneggiata. «Non ce n’è bisogno. Vai pure. E ringrazia il tuo padrone.»
«Non mancherò, signore.» Uno sbuffo, la gonna che ruota e il ticchettio nervoso dei tacchi che si allontanano pestando il pavimento della Dodicesima Casa. È furiosa. E vuole che tutto il Santuario lo sappia.

Quando è sicuro che la ragazza si sia incamminata per la propria strada e che no, non tornerà indietro per cantargliene quattro, Aphrodite fa scendere Non Plus Ultra a terra, si avvicina e prende il tegame tra le mani. Al posto suo, Astrid avrebbe annuito, ringraziato, accettato il dono per gettarlo nella pattumiera non appena la ragazza avesse voltato le spalle. E così farà lui.
Però, complice una folata di vento birichina e complice l’ora che si avvicina sempre più a mezzogiorno, gli arriva alle narici un profumo invitante che gli apre letteralmente lo stomaco. Con un groan degno di un troll che ha annusato nell’aria l’odore inconfondibile della carne dei cristianucci.

Che aspetti? Non lo butti nella pattumiera?
Io…
Non vorrai mangiarlo
davvero?

Bella domanda. Perché lui sa che non ci si può fidare di Mask. Mai. È uno sbaglio che costa molto, molto caro. Però… Però a lui piace il cervo. A lui piace da matti il rådjur pudding. Da quando era poco più che un soldo di cacio. E il fatto che Mask abbia chiesto alla sua serva di prepararglielo, equivale ad una richiesta di perdono nella testa di Aphrodite. Perché si è dimenticato del suo compleanno, ovvio.
E perché il compleanno del Cancro si avvicina a grandi passi. Il Solstizio d’Estate è dietro l’angolo.
Ecco. Questo gli serviva, una piccola dose di meschinità con cui sentirsi meno fragile e meno in debito con il suo collega d’armi.
Aphrodite sorride. Non Plus Ultra gli si sta strusciando contro il fondo dei calzoni impelandoglieli di bianco, nel tentativo di corromperlo e di convincerlo a fargli assaggiare un pezzetto di quel pasticcio di cervo dall’odore così invitante.

Non hai l’acquolina in bocca anche tu?, sembra chiedergli il miagolio assillante del suo gatto. E Aphrodite risponde che sì, ce l’ha eccome quel languore alla bocca dello stomaco. Apre un cassetto, prende un piattino ed una forchetta e divide il pasticcio con Non Plus Ultra. Perché è scortese rifiutare un dono. E perché, quando Mask gli chiederà com’era il pasticcio che gli ha mandato, dovrà pur dirgli qualcosa, giusto?
 


Astrid rientra che i suoi due maschietti hanno appena terminato la battaglia contro il pasticcio. Vincendola. A mani basse. Aphrodite sta ripulendo dagli avanzi il tegame quasi leccandolo, prima di abbandonarlo al suo destino nell’acquaio.

«Astrid. Bentornata», le dice Aphrodite alzandosi da tavola. «Non preoccuparti per il pranzo. Abbiamo già mangiato.»
Vedo, sembrano dire gli occhi della donna andando dal tavolo alla bocca di Aphrodite ancora sporca di cibo, a Non Plus Ultra, che sotto al tavolo si sta leccando i baffi con estrema soddisfazione.
«Mask ci ha inviato un rådjur pudding buonissimo.»
«Lo so. Me l’ha detto Francesca. L’ho incontrata strada facendo…»
«Chi?»

Aphrodite è un tipo tranquillo, che si dimentica del mondo circostante perché troppo perso nella contemplazione di se stesso e della propria bellezza, tranne quando s’interessa a qualcosa.  A quel punto se ne innamora, ciecamente, fortemente e dolorosamente, e Astrid sa che parlerà per giorni della sua nuova passione fino a quando non subentrerà la noia a sbiadirgliela. Allora Pisces tornerà a specchiarsi in se stesso, placido e tranquillo come il mare al mattino. Fino al prossimo giro di giostra.

«Francesca. L’attendente del Venerabile Cancer.»
«Ah.» Aphrodite sembra quasi perplesso. Credeva forse che quella ragazza non avesse un nome di battesimo?
In realtà non gliene importava affatto, si risponde Astrid, dirigendosi all’acquaio. Tappa una delle due vaschette e fa scorrere l’acqua calda.
«Mi spiace non avertene lasciato un pezzo. Anche Non Plus Ultra ha gradito.»
Astrid stringe i due lacci del grembiule dietro la schiena con un nodo semplice e versa il sapone nell’acqua.

«Ah. Prima che me ne dimentichi», dice immergendo il tegame nell’acquaio, «Francesca mi ha detto di darvi questo», e tira fuori dalla tasca della gonna un biglietto. Una busta color bianco gesso, di buona filigrana, che Aphrodite prende con un sorriso spavaldo.
«Che caro. Ha scritto anche il biglietto d’auguri», dice Aphrodite con un sorriso dei suoi. Uno di quelli cinici che lo divertono tanto. E che lo fanno sembrare ancora più bello, così pensa lui, almeno. «Vediamo un po’ che dice, il Venerabile Cancer.»

Gli occhi azzurrissimi di Aphrodite inciampano nella grafia spigolosa del Cancro ed assumono un’espressione sempre più perplessa, preoccupata, accigliata. Verso i tre quarti del biglietto il suo viso ha assunto una preoccupante sfumatura verdognola. Si porta le mani alla bocca, reprimendo un singulto. Il biglietto cade a terra, come un fazzolettino profumato alla vaniglia, mentre Aphrodite abbandona la cucina di gran carriera sibilando un rabbioso «Io l’ammazzo, quello!», prima di trincerarsi a doppia mandata in bagno.

Astrid sospira. Abbandona il tegame di coccio alle cure dell’acqua calda e raccoglie il biglietto, mentre Non Plus Ultra inizia la sessione pomeridiana della propria toilette. Che ci sarà scritto?, si chiedono i suoi vecchi occhi leggendo quelle quattro righe storte.
 
Ciao, bellezza!
Credevi che mi fossi dimenticato del tuo compleanno, vero? Perdona il ritardo, ma ero in missione, e sono tornato solo ieri. Per farmi perdonare, ti ho preparato questa sorpresa. Se non ricordo male, vai matto per il cervo. Spero ti piaccia anche fatto così e non solo come esce dalle tue preziosissime scatolette! Sì, ammetto che mi ha aiutato Francesca. Lo sai che in cucina sono una schiappa. Le ho detto di metterci anche qualche goccia di olio d’oliva, così da farti avere il pelo bello folto e splendente. Ancora buon compleanno, bellissimo. Una grattata dietro le orecchie, dove piace a te.
E un abbraccio dei nostri.

M
 
Astrid rilegge il biglietto ancora una volta. E un’altra e un’altra ancora, mentre Non Plus Ultra inizia ad occuparsi della propria coda e dal bagno arrivano rumori preoccupanti.
«Tu lo avevi capito, vero?», domanda al gatto. Che per tutta risposta solleva la testa, si specchia negli occhi azzurri della donna e risponde con un: «Mrewreooown», che per Astrid assomiglia tanto – troppo – ad un «Sì.».
«Immaginavo», dice, mentre il gatto strizza i suoi occhietti d’agata e riprende le proprie faccende. Aveva ragione sua madre. Se si è preso il diavolo sulla barca tocca traghettarlo sulla terra. Come è successo a lei quando, anni prima, scelse di accudire quel bimbo così bello da sembrare un angioletto, quanto bravo a nascondere il proprio animo meschino. E che ora affronterà da solo quella dura prova. Chi mangia da solo, si strozza in solitudine, giusto?, pensa, mentre dalla finestra le arriva il caldo dell’aria immobile del primo pomeriggio di Giugno.





Note:
La Fisksoppa è una zuppa di pesce svedese. Se volete la ricetta, potete trovarla qui.

Il Rådjur pudding non credo esista. È una mia libertà gastronomica. Dovrebbe trattarsi del classico pasticcio (che se non ho capito male gli svedesi chiamano pudding) a base di carne di cervo tritata. La stessa che fa da base ad una linea di cibi per gatti con problemi di allergie alimentari. La stessa per cui Non Plus Ultra va matto.

Nel mio triste mondo malato ogni Casa dello Zodiaco ha un Attendente che si preoccupa di mandarla avanti e di gestire le piccole incombenze quotidiane. Un po' come faceva Galan per Aiolia in Episode G. Ma senza tagliare gli spicchi di mela a forma di coniglietto. Alla Dodicesima Casa c'è Astrid. Alla Quarta, Francesca, che avete già conosciuto qui.

Non Plus Ultra non credo abbia bisogno di presentazioni. In caso contrario, fate pure un salto qui. E portatevi i croccantini.

Il proverbio citato da Astrid è il seguente:
Har man tagit fan i båten får man ro honom i land. 
Se si è preso il diavolo sulla barca tocca traghettarlo sulla terra.
Non ho la più pallida idea di quale sia la pronuncia corretta, ma l'ho preso qui.

L'altro, Chi mangia da solo si strozza in solitudine, è un proverbio arabo.  
   
 
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