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Autore: Hi Fis    11/06/2014    3 recensioni
One Shot che racconta una delle leggende del Sangue di Drago, secoli dopo la sua visita a Skyrim.
Indipendente da tutte le mie storie precedenti, ho cercato di rendere il Dovahkiin qui presente il più generale possibile, in modo che tutti possano sovrapporci il proprio.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Heim
 
Il tintinnio del martello sul metallo è il suono più dolce che ci sia per un fabbro e Gersemi Guerriero Grigio non fa eccezione.
"Nonna?"
"Hrm?"
"Mi racconti una storia? Una storia sul Sangue di Drago?" chiese Hnoss con una voce piena di speranza e malcelata ammirazione.
Qualcuno aveva avuto da ridire quando la Forgia Celeste era passata nelle mani di Gersemi: mani di donna e di meticcia, per un quarto di sangue Yokudan, come testimoniava la sua pelle olivastra, che nulla aveva a che fare col fuoco della forgia. Gersemi non aveva permesso a quel malcontento di prosperare a lungo: con uno dei suoi pugnali d'acciaio, aveva troncato la testa del martello da guerra dello Jarle sulla pubblica piazza. Da quel momento, nessuno aveva più avuto da ridire: l'ultima erede della tradizione della Forgia Celeste, una tradizione più antica della stessa città di Whiterun, poteva non avere la forza di un uomo del Nord, ma la sua tecnica non sarebbe mai stata seconda a nessuno.
"Perché no nipote? Fa una pausa." rispose Gersemi con un lieve sorriso fra le rughe del volto.
Deliziato di poter finalmente lasciare il mantice, il suo apprendista si spogliò nudo fino alla cintola, versandosi un intero secchio di acqua fredda addosso: Hnoss Guerriero Grigio non è ancora abituato ai rigori della vita del fabbro, ma ne è già affascinato abbastanza da essersi bruciato entrambe le sopracciglia.
Sua nonna lo lascia fare, mentre si scrolla l'acqua di dosso come un cane e lei continua ad aggiungere scaglie di corundum e acciaio all'armatura che ha fra le mani: ora che il fuoco della sua vita sta cominciando a spegnersi, anni dopo quel suo famoso pugnale, perfino alcuni elfi valicano il mare per la sua arte.
Tra un battito del martello e l'altro, Gersemi chiese a Hnoss:
"Nipote, qual è l'arma più forte?"
Prima di risponderle, Hnoss si sedette di fronte a lei a gambe incrociate: suo nipote è un figlio del Nord, pallido e dai capelli biondi, ma è un po' più basso dei suoi coetanei, proprio come sua nonna.
"Il metallo più puro, la forgia più calda, il fabbro più abile ed il braccio più forte." recitò Hnoss a memoria.
"Una buona risposta. Sbagliata, ma buona." assentì sua nonna, posizionando un'altra scaglia al suo posto prima di continuare:
"...Le storie sul Dovahkiin abbondano come le stelle nel cielo, nipote. Ognuno ha la sua preferita: chiedi ad un mago di raccontarti del Sangue di Drago, e lui ti blatererà dei venticinque grandi incantesimi. Un alchimista invece, narrerà con troppi particolari la storia dei sessantaquattro filtri, e di come stessero tutti in un unica fiala. I draghi, se mai dovessi guadagnarti il rispetto di uno di loro, ti racconteranno di lui come Yollselok, il fuoco del cielo. E ancora oggi, i preti del tempio invocano sommessamente la sua guida prima di curare un malato grave, per quanto egli non sia uno dei Nove Dei; mentre i poeti compongono versi sdolcinati sul suo unico grande amore. Perfino gli elfi alti sanno della grande città che il Dovahkiin edificò in una notte, e che scomparve nel nulla cento anni dopo la sua fondazione, assieme alla montagna su cui era stata costruita... Ma nessuna di queste storia gli rende veramente giustizia: il Dovahkiin era più della somma di tutti i racconti uniti assieme. Era uno spirito indomabile che si fatica a comprendere ancora oggi."
Gersemi si prese un momento per raccogliere i suoi pensieri, osservando il falco di pietra che accoglieva fra le sue ali la Forgia Celeste da tempi immemorabili:
"Oggi ti racconterò delle tre spade del Sangue di Drago, Hnoss: la prima, la spada tre volte forgiata. La seconda, la spada senza filo, che non fu mai forgiata ed infine la terza, la spada infinita, che non sarà mai completata."
Suo nipote già la guardava rapito, in attesa delle sue parole:
"...Nessuno sa esattamente dove, da cosa o da chi il Sangue di Drago apprese l'arte del creare. Alcuni dicono che affinò le sue conoscenze a Skyrim, possedendone però già alcune quando arrivò in questa terra la prima volta come prigioniero. Altri, che non apprese affatto quelle conoscenze, ma che le fece sue con la magia dell'Oblivion e aprendo la sua mente ad antichi e perniciosi artefatti dei Dwemer, o alle Antiche Pergamene. Quello che è certo, è che per quanto poco abbia lasciato dietro di sé, ognuna delle sue creazioni e creature è a suo modo leggendaria: le due zanne del Wamasus, l'anello dello stregone, i cavalli di fuoco, le vesti creatrici, gli Spriggan delle profondità... di certo le conosci meglio di me. Ma le sue opere con la forgia sono probabilmente le sue creazioni più riuscite... e anche quelle di cui si parla di meno."
"Perché nonna?"
"Difficile spiegarlo: forse perché noi mortali non amiamo ricordare ciò che non possiamo eguagliare. Per quanto io e te discendiamo da una nobile stirpe di artigiani del metallo nipote, siamo solo bambini se ci confrontiamo a lui. Questo, non dimenticarlo mai: il Sangue di Drago non vedeva il mondo come lo vediamo io e te ed è per questo che riusciva a fondere assieme metallurgia, stregoneria ed alchimia."
"Ci hai mai provato nonna? A farlo anche tu?"
Gersemi tacque un momento, osservando la Forgia Celeste.
"Una volta. Quando ero molto più giovane." ammise il vecchio fabbro: "Fu un fallimento così enorme, da convincermi a non tentare mai più. E temo che anche tu un giorno vorrai provare a seguire le sue orme, Hnoss."
Il giovane annuì con la testa, ma non osò dirlo ad alta voce.
"Quando arriverà quel momento, io spero che il tuo cuore sarà forte abbastanza. E la tua mente abbastanza equilibrata da spingerti a rinunciare, nipote: fino ad allora, posso solo limitarmi ad insegnarti ed ammonirti con questa storia."
 
Unslaad Bahlok
 
"La prima spada del Sangue di Drago è anche la più famosa. Il suo nome è Unslaad Bahlok nella lingua dei draghi, e Fame senza Fine in quella degli uomini. Quella spada è scomparsa assieme alla città del Dovahkiin e io credo che sia stato un bene."
"Perché nonna?"
"Perché quelle spada era terribile, nipote. Unslaad Bahlok nacque tre volte ed ogni rinascita dal fuoco della forgia la rese più terribile ancora. Nella sua prima vita, il suo nome era Sciagura del Drago: una spada degli Akaviri, creata come tante altre ai tempi della prima Era per combattere i draghi. Si tramanda che Sciagura di Drago avesse nella sua lama la forza del fulmine e la magia necessaria a fendere persino le ossa dei draghi. Fu un grande tesoro in un'epoca che ormai abbiamo quasi dimenticato: il segreto della forgiatura delle spade Akaviri è quasi perduto a Tamriel. Senza più i Draghi, anche la spada fu dimenticata nello scorrere delle ere, ma quando essi sorsero di nuovo, sei generazioni or sono, Sciagura del Drago riemerse con essi, e si lasciò trovare dal Sangue di Drago."
"Sciagura del Drago si lasciò trovare?"
"Sì: non sottovalutare mai la magia, nipote, anche quando è infusa nel metallo. Le forze dell'Oblivion donano strane caratteristiche a tutto ciò che toccano, specie agli artefatti più potenti. Alcuni di essi, molti, ma non tutti, sembrano quasi sapere quando c'è bisogno di loro, riemergendo e sparendo di nuovo nel corso della Storia. Io credo che Sciagura del Drago fosse una di quegli oggetti: una spada assai potente, che servì fedelmente il Sangue di Drago... Ma non potente abbastanza: Sciagura del Drago era stata costruita per ferire ed uccidere i draghi questo è vero, ma non per uccidere Alduin. Il divoratore del mondo non era un drago come gli altri: dopotutto egli era il primo di tutti e il più potente dei figli di Akatosh. Sciagura del Drago non sarebbe stata abbastanza per combatterlo e il Sangue di Drago lo sapeva."
"Che cosa fece allora?"
"Venne in questo luogo, proprio qui alla Forgia Celeste, e immerse Sciagura del Drago per la seconda volta nella fiamma. Il nonno di mio nonno, Eorlund Manto Grigio, raccontò che il Sangue di Drago usò il metallo dell'Oblivion, l'acciaio daedrico, per forgiare nuovamente Sciagura del Drago, donandole un nuovo corpo. La spada che emerse dalla Forgia Celeste era ancora una lama Akaviri nella forma, ma era diventata nera come una notte senza lune o stelle: quella fu la seconda forgiatura di Sciagura del Drago, che rinacque come Sciagura di Alduin."
"E fu abbastanza per uccidere il divoratore del mondo?"
"No nipote, non fu abbastanza. Fu abbastanza però per ferirlo gravemente, quando il Sangue di Drago e Alduin si scontrarono sulla cima della Gola del Mondo. Mio nonno, Lars Guerriero Nato, che ai tempi era solo un bambino, mi raccontò che nel giorno di quella battaglia sentì le Voci in lingua dei draghi provenire dalla cima della montagna: furono così forti, che alcune case di Whiterun persero le tegole."
"....E la terza forgiatura?"
"Ahimè, come ti ho detto, quella spada non fu abbastanza per uccidere il Drago: si spezzò durante la battaglia sulla cima della Gola del Mondo. Per quanto l'acciaio daedrico sia quasi indistruttibile, l'anima di Sciagura di Alduin era ancora quella della vecchia spada Akaviri, e quindi non forte abbastanza per resistere al Divoratore del Mondo. Si spaccò in tre parti, che il Sangue di Drago riportò tutte di nuovo in questo luogo. Per la terza ed ultima forgiatura..."
Gersemi si interruppe un momento, ripensando alla prima volta in cui quella storia le era stata raccontata.
"Forgiò di nuovo Sciagura di Alduin?" le chiese Hnoss, preda della sua stessa impazienza.
Gersemi scosse la testa:
"Il Sangue di Drago avrebbe potuto ricostruire Sciagura di Alduin, io credo... eppure, lui scelse di non riparare quella spada. Invece, egli chiamò a raccolta in questo luogo l'arte del metallo, la stregoneria dell'Oblivion, l'alchimia degli antichi e la Voce. Dalle ossa dei draghi più forti che aveva sconfitto e dalle loro squame del cuore, le più dure che un drago possegga, egli trasse con la Voce e la conoscenza dell'arte del metallo una nuova lama: una grande spada Akaviri. Con l'alchimia, egli amalgamò i resti di Sciagura di Alduin con la nuova lama fatta con le ossa dei draghi. E con la stregoneria egli infuse in essa una fonte inesauribile di forza e vigore: quella spada, bianca come le ossa di cui era fatta, l'avrebbe sostenuto durante ogni battaglia senza mai permettere che egli si stancasse. Per questo fu chiamata Fame senza Fine, Unslaad Bahlok: perché finché brandivi quella spada, la battaglia non terminava."
"E quella fu la spada che uccise Alduin?"
"Sì. Ma immergendosi nel sangue del Divoratore del Mondo, parte del potere del malvagio Drago si trasferì nella spada. Così come Sciagura del Drago, anche Unslaad Bahlok conquistò il potere del fulmine, ma divenne molto più terribile, quasi incontrollabile: al punto che il Sangue di Drago dovette forgiare un fodero per sigillarla."
"E non la usò mai più?"
"...Le storie tramandano che la usò ancora una volta soltanto: durante l'ultima battaglia della seconda grande guerra elfica. Quando i Thalmor meschini rapirono sua figlia, Kaan la leggiadra: si dice che quando il Dovahkiin brandì allora Unslaad Bahlok di fronte alle porte di Alinor, allora l'ultima roccaforte dei Thalmor, iniziò a piovere sulla città. Oggi Alinor non esiste più nipote: gli elfi chiamarono quel luogo il cratere del drago, e mi hanno detto che solo le rovine delle mura di Alinor si reggono ancora in piedi a stento."
"Certamente Unslaad Bahlok è la spada più potente di tutte!"
"Ti sbagli nipote. Di certo quella spada avrebbe potuto trasformare il più innocente dei pastori nel più crudele e scaltro dei tiranni, ma Unslaad Bahlok era solo forza senza discernimento. Furia cieca alimentata dalla magia. Ma allora, perché il Dovahkiin avrebbe dovuto forgiarne altre?"
 
Kren Lah
 
"Dimmi nipote, se tu forgiassi una spada e quella venisse usata per uccidere un innocente, o un tuo consanguineo, ti sentiresti in colpa?"
"Non lo so..."
"Se una delle tue punte di freccia mi trafiggesse il cuore, davvero ancora non lo sapresti?"
Hnoss non seppe cosa rispondere.
"...È una domanda difficile, ma come mio apprendista dovrai trovare la risposta ad essa, o limitarti a fare chiodi e ferri di cavallo da qualche altra parte. La legge degli uomini assolve noi creatori del metallo Hnoss, ma non dobbiamo dimenticare mai che l'oro delle monete serve anche a far tacere la nostra coscienza. Le armi sono armi nipote e la loro natura non si può cambiare: il Sangue di Drago doveva sentirsi molto responsabile per le sue creazioni e temeva il pericolo che fossero abusate. Come non dargli torto, del resto? Fu per questo che creò la sua seconda spada, Kren Lah, o Spezza Magia. Questa sua seconda spada non è fatta di metallo e non può tagliare nemmeno la seta più sottile, eppure è più potente perfino della sua prima."
"Ma nonna, questo è impossibile!"
"Non lo è affatto nipote. Il Sangue di Drago era molto astuto, e abile, nel piegare le regole ed aggirare i limiti di noi mortali: Kren Lah non fu mai forgiata. Riesci ad immaginare il perché, nipote?"
Hnoss scosse la testa.
"Perché è una spada fatta di legno. Di legno, nipote!" ripeté Gersemi con una risata: "Benché scavata da uno dei rami del Verdorato, il sacro albero di Kyne, quella spada si può spezzare con due mani."
"...Nonna, come fa una spada di legno ad essere migliore di Unslaad Bahlok?"
"Perché è piena di magia, Hnoss. Una spada di metallo è già di per sé ottima. Però, ad alcuni questo non basta e così i loro proprietari le fanno incantare o le incantano loro stessi, infondendo nel metallo la forza degli elementi o aspetti dell'Oblivion. Kren Lah è tutta magia, senza metallo: qualunque stregoneria o artefatto incantato, sia esso un anello, un'arma, una corazza o perfino una veste stregata, va in pezzi quando tocca la lama della seconda spada del Sangue di Drago. Svanisce e scompare. Si tramanda che il Dovahkiin stesso fosse convinto la sua seconda spada potesse perfino distruggere la prima, anche se questa affermazione non venne mai messa alla prova. Pensa nipote: il lavoro di una vita del più ambizioso dei fabbri, incantato dai migliori maghi dell'Impero o degli Elfi, ridotto in limatura da un bastone di legno a forma di spada."
"Come può essere?"
"Nessuno lo sa: è questo il suo mistero. La magia che il Sangue di Drago usò per creare Kren Lah è sconosciuta e ancora oggi ineguagliata: molti maghi ci hanno provato negli anni, ma fino ad oggi tutti hanno fallito. Lo stecco beffardo li ha sempre battuti."
"Quindi Kren Lah è ancora a Tamriel?"
"Salda nella mani della famiglia Imperiale, nipote, fin dal giorno in cui il Sangue di Drago la consegnò all'allora giovane principe Attrebus II, al termine della seconda grande guerra elfica. Probabilmente accompagnerà ogni Imperatore della dinastia fino alla fine dei tempi. Mi hanno permesso di vederla, quando in gioventù mi sono recata a Cyrodill per imparare la forgiatura del sud: è poco più lunga del mio braccio, senza elsa, e coperta di rune verdastre che sembrano cambiare forma se le fissi troppo a lungo. A quanto mi dissero, quelle rune non appartengono a nessuna lingua nota a Nirn." Disse Gersemi scuotendo la testa:
"Un altro dei misteri del Sangue di Drago."
"...Quindi la magia è più forte dell'acciaio, nonna?"
"Certo che no! Entrambi sono solo strumenti, come ti dimostrerò col racconto della terza spada."
 
Zahkrii
 
"Nipote, quando una spada può dirsi davvero finita? Quando il fabbro l'ha completata? Quando uno stregone l'ha incantata? Oppure quando ha trovato un padrone? O quando ha trovato un degno guerriero per brandirla? O quando si rompe, esaurendo il suo compito?"
Il sole stava cominciando a scendere sopra di loro e finalmente anche la corazza a cui Gersemi stava lavorando era finita: qualcuno sarebbe venuto a pagare per essa e domani il fabbro avrebbe potuto dedicarsi ad altro. Magari la spada di vetro elfico per Mandias Occhi di Fuoco...
Mentre Gersemi aspettava la risposta di suo nipote, si accese la sua lunga pipa, regalo di un Khajiit molti anni prima, aspirando il fumo leggero.
"... per un fabbro, una spada è completa quando esce dalla fucina, no?" rispose infine Hnoss.
"Hrm... Vedi nipote, l'ultima spada del Sangue di Drago è anche la più strana. Non è magica, al contrario della due precedenti. Ma sopratutto, non può essere resa magica: il Sangue di Drago l'ha stregata in modo che quella lama di forma Akaviri, fatta però di metallo daedrico, non possa essere mai incantata. È puro metallo, e solo il braccio che la brandisce determina la sua forza: non difende il suo possessore, ne lo rende più forte con la magia."
"Ma allora è di certo la più debole delle tre spade del Sangue di Drago!"
"Non direi: essendo fatta con l'acciaio dell'Oblivion nipote, quella spada, chiamata Zahkrii, che vuol dire semplicemente spada nella lingua dei draghi, non si può spezzare e non perde mai il filo, non importa quanto tagli con essa. Qualunque arma si opponga a Zahkrii, tranne forse la prima spada del Dovahkiin, è tagliata in due. Ed intendo proprio qualunque cosa: perfino altre spade daedriche. Fende perfino le armature rinforzate dalla magia: il Dovahkiin disse che non c'era nulla che quella spada non potesse proteggere. Riesci a percepire la sottigliezza del Sangue di Drago, nipote? Quella spada è il rifugio del coraggioso, che non usa però la sua arma indiscriminatamente, ma per una giusta causa... Gli elfi alti hanno rinunciato a trovare una lama che possa opporsi a Zahkrii."
"La terza spada del Sangue di Drago è in mano agli elfi alti?"
Gersemi annuì:
"Quando la seconda grande guerra elfica terminò nipote, il Sangue di Drago diede la sua seconda spada agli uomini e la sua terza agli elfi. Da allora, Zahkrii è rimasta sempre vicina alla regina degli elfi alti, Zenosha la Corvina. Sai perché il Sangue di Drago divise le sue spade in questo modo?"
Hnoss scosse la testa.
"Perfino tu conosci la storia dei meschini Thalmor e di quanto male abbiano causato. Il Sangue di Drago, che li sconfisse, auspicava una pace duratura fra i due regni, l'impero di noi uomini e il regno degli elfi alti: buffo, considerato quanto fosse impossibilmente forte. Forse era stanco di guerre che poteva solamente vincere. Fu per questo che il metallo invincibile di Zahkrii andò agli elfi, da sempre grandi stregoni e studiosi della magia più potente, mentre la spada più magica che sia mai stata creata, Kren Lah, fu data a noi uomini. Io credo che con quelle spade, lui cercasse di avvicinare le nostre genti."
"E ci riuscì?"
"Io credo di sì: tenne per se la più terribile ovviamente, Unslaad Bahlok, con cui aveva compiuto il suo destino e che non usò mai più dopo Alinor, ma non è un caso se dopo così tanti secoli, un elfo alto è nuovamente Araldo dei Compagni... beh, un mezzo elfo alto." si corresse Gersemi con una risata.
Il sole ormai era tramontato e la storia finita: era tempo di lasciar morire la forgia per quel giorno. Gersemi spense la sua pipa e la batté sul tacco dei suoi stivali per pulirla dalle scorie di tabacco.
"...C'è ancora una storia sugli artefatti del Dovahkiin che come fabbro dovrai sentire nipote: la storia della sua corazza, Dovah Qah, il drago vuoto. L'armatura con l'anima. Ma si sta facendo tardi e te l'ha racconterò un'altro giorno. Ora aiutami ad alzarmi Hnoss: il giorno è finito e tua madre ci starà già aspettando di certo..."
Mentre Hnoss la precedeva lungo gli scalini che separavano la Forgia Celeste dalla Città, Gersemi ammirò per un attimo ancora il cielo: nella notte, le stelle sarebbero sembrate come le scintille della sua forgia.



Storia senza pretese probabilmente, ma che ho in mente da un certo tempo, e che pretendeva di essere scritta...
Spero di essere riuscito a scrivere qualcosa  che vi possa essere stato gradito: ogni recensione è la benvenuta.
Alla prossima!
  
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