Videogiochi > Resident Evil
Segui la storia  |       
Autore: clif    11/06/2014    1 recensioni
Carol Smith, una povera bambina orfana che viene maltrattata e denigrata dai suoi coetanei a causa del suo carattere chiuso e per lo strano colore dei suoi capelli. un giorno però avrà l'opportunità di abbandonare tutto ciò e a dargli questa possibilità saranno due misteriosi individui mandati da una grande casa farmaceutica. l'intera saga di Resident Evil riscritta dal suo punto di vista. Carol riuscirà a scoprire le sue misteriose origini e a sopravvivere all'incubo delle armi biologiche?
tratto dal primo capitolo della storia:
ormai non rimaneva molto tempo dovevo assolutamente
trovare il mio obbiettivo ed andarmene da lì. Supero ad una velocità sovrumana
tutti gli ostacoli e mostri che incontro sul mio cammino fino ad arrivare davanti al
porto. Eccomi qui! Sono arrivata finalmente –GGGRRRROOOOWWWWLLLL!!!- Ho
parlato troppo presto, mi volto e trovo davanti a me ancora quel fastidioso essere.
–Ora basta! Mettiamo fine a questa storia!- ringhio minacciosa andandogli incontro.
(raiting temporaneo, a seconda del vostro giudizio deciderò se cambiarlo o no)
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
29 Settembre 1998:laboratorio sotterraneo dell’Umbrella, Raccon city, stati uniti

La situazione era precipitata. Mi trovavo a girare alla cieca nel laboratorio da una

settimana intera. Avevamo perso praticamente tutto il personale, tra soldati e

medici, e le B.O.W. sperimentali erano tutte fuggite dalle loro gabbie per girare alla

ricerca di carne umana. Non vedevo Annette da due giorni interi e non avevo la

minima idea di dove fosse ne se fosse viva. Mi ero battuta contro orde di zombie,

di Cerberus (avevo ancora gli incubi dopo tutti questi anni), contro i Likers e

contro delle creature che non avevo mai visto. I corridoi e i vari uffici erano

diventati delle tane e dei nidi per le creature create dai vari virus: avevo visto

addirittura della falene giganti  e delle tarantole geneticamente modificate. Ne

avevo ucciso a decine di tutte quelle creature, ma sembravano non finire più, ero

sempre più preoccupata e non osavo immaginare come fosse la situazione in

superficie. In quel momento mi ero barricata dentro l’ufficio di Birkin. Ormai avevo

finito tutti i proiettili delle armi e avevo esaurito anche la “super-forza”. Ero stata

costretta ad iniettarmi la fiala di virus T contro un gruppo di Likers potenziati che

si erano riuniti nel livello settore 3, purtroppo però dopo una decina di minuti

l’effetto del virus era scemato. Avevo alcune ferite sulle gambe, una al fianco ed

una sulla guancia sinistra, una di esse mi era stata inferta da un morso di zombie (

fortunatamente i virus non mi causavano alcun effetto collaterale). Ed infine eccomi

qua! Sapevo per certo che William ne tenesse una scorta nella cassaforte del suo

ufficio, ormai priva di armi questa era l’unica carta che mi rimaneva da usare. Ero

intenta a ricordare la combinazione della cassaforte, mentre oltre la porta si

sentivano i lamenti degli zombie, quando venni distratta da uno strano rumore:

come di una radio che stesse cercando segnale. Mi voltai e vidi lo schermo sul

muro, lo schermo che William aveva fatto mettere per poter controllare ogni

reparto del laboratorio senza doversi muovere, emettere degli strani segnali di

disturbo: cosa molto strana dato che fino a poco fa era del tutto spento. Dopo pochi

secondi l’immagine si fece più nitida mostrandomi il volto di una giovane donna, mi

era vagamente famigliare ma in quel momento non ricordai perché. La donna

aspettò che l’immagine si stabilizzasse per farmi un sorrisetto irritante –Vedo che

non hai ancora risolto quel tuo problema con i capelli, mia cara Carol- Ecco chi

era! Avrei riconosciuto quella voce gracchiante tra mille: tendevo ad essere molto

suscettibile quando si parlava dei miei capelli. –Cosa vuoi Ada? Come hai fatto a

rintracciare il segnale?- Le chiesi fredda, riferendomi al fatto che mi stesse

parlando in quello strano modo –Ho anchio i miei strumenti sai? Devi sapere che le

cose in superficie si sono fatte un tantino disastrose: penso che potrei darti una

mano per uscire da questo posto- Per poco non scoppiai a ridere –Credi che non lo

sappia? So che hai abbandonato l’Umbrella già da tempo, dio solo sa adesso per chi

lavori, se credi che abboccherò ai tuoi trucchetti puoi anche scordartelo,

probabilmente vuoi farmi aprire le porte di sicurezza del laboratorio per prendere

qualche dato riguardo le nuove armi sperimentali e consegnarle al tuo nuovo capo-

Questa volta fu lei a ridermi in faccia, e questa cosa non mi piacque per nulla –Mia

cara, ti posso assicurare che non ho alcuna intenzione di usarti, come puoi vedere

dallo sfondo dietro di me, mi trovo già dentro il laboratorio, ti sto dicendo questo

soltanto per il tuo bene, non che mi interessi chissà quanto, ma ti avviso che in

ogni caso a tutti i superstiti della città rimangono si e no 3 giorni di vita- Di tutto

quello che aveva detto mi sorprese di più il fatto che lei fosse lì –Ma come hai fatto

ad entrare? Tutte le porte sono a prova di bomba!- Affermai io leggermente

preoccupata, un terribile dubbio si stava insinuando in me e fu proprio Ada a

confermarmelo –L’entrata vicino alla stazione di polizia era completamente

sfondata, da ciò che rimane della porta deduco che sia stata “aperta” dall’interno-

Era proprio ciò che temevo, l’unica creatura nel laboratorio in grado di sfondare

quel portone era William, ormai mutato in una creatura orrenda, ma se Ada diceva

il vero e la porta da cui era passata era quella dei sotterranei del distretto

significava che… -Sherry è in pericolo!- Mi accorsi di averlo detto ad alta voce

solo quando notai il volto perplesso di Ada –Sherry…?! Ah! La figlia del dottor

Birkin! Di lei non mi preoccuperei: l’ho vista entrare nel laboratorio, seguita a ruota

da un giovane agente di polizia e una ragazza vestita come una centaura- La

notizia mi sconvolse ancora di più: Sherry era qua giù?! Ma come aveva fatto ad

entrare e chi erano le due persone con lei?! dovevo assolutamente trovarla!

-Grazie mille per l’informazione. Adesso scusami ma devo andare!- -Aspetta!-

Urlò quasi –Devi sapere una cosa…- Sembrava titubante, come se la notizia fosse

la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, dopo tutto quello che stava

succedendo però la situazione non poteva peggiorare ancora –La città verrà

distrutta, è già stato tutto deciso, il governo ha capito ciò che sta succedendo in

città e si è reso anche conto che ormai l’epidemia non può essere più fermata:

appena sorgerà il sole del primo ottobre lanceranno un missile nucleare sulla città,

a quel punto per Raccon city e per i superstiti, che si trovino sottoterra o in

superficie non ci sarà più scampo- Non stava mentendo. Capivo quando qualcuno

mentiva. Era tutto vero, tra poco tutto quello che esisteva, nel raggio di chilometri,

sarebbe scomparso. Dovevo andarmene da lì, dovevo trovare Sherry, Annette e

andarmene via con loro. –Non avevo alcun obbligo nell’avvisarti, ma sappi che per

l’Umbrella ormai è la fine: trova il modo di andartene- -Perché lo fai?- Le chiesi di

getto, senza pensarci –Il mio nuovo capo riteneva che bisognava metterti al

corrente di ciò- e con uno dei suoi sorrisi leggermente irritanti riattaccò la

comunicazione. Rimasi per alcuni secondi a fissare lo schermo vuoto. Non mi ero

ancora ripresa dallo shock e dovevo cercare di elaborare tutte le informazioni.

Nonostante tutto, avevo cercato di tenermi aggiornata riguardo lo scorrere dei

giorni: quello era il 29 settembre, se di mattina o sera non avrei saputo dire, quindi

mi mancavano all’incirca 2 o 3 giorni. Dovevo sbrigarmi! Sentii uno stridio piuttosto

forte provenire dalla porta: gli zombie stavano per sfondarla. Velocemente digitai

la combinazione sulla cassaforte che priva stavo per aprire e recuperai le fiale di T

virus: c’è n’erano sei, bene! Dopo averle infilate tutte con cura nella tasca della

giacca andai alla scrivania. William mi aveva spiegato che aveva fatto mettere un

passaggio segreto dietro la sedia nel caso gli fosse tornato utile, questo passaggio

conduceva direttamente nelle fogne. Premetti un bottone nascosto da un

fermacarte e aprii la botola. Ebbi appena il tempo di sentire la porta crollare, prima

di scivolare lungo lo stretto tunnel che mi avrebbe condotto ancora più in

profondità di dove mi trovavo.


29 Settembre 1998:impianto fognario, Raccon city, stati uniti

Il puzzo dei cadaveri putrefatti era niente in confronto a ciò che sentii in quel

momento. Le mie gambe era immerse fino oltre le ginocchia in un liquido verdastro

e puzzolente: forse era meglio rimanere insieme agli zombie. Mi feci strada lungo i

bui tunnel fognari alla ricerca di un tombino o di qualche passaggio che mi avrebbe

riportato su. All’improvviso un rumore mi fece voltare: dietro di me erano apparse

due strane creature, dall’aspetto dovevano essere delle rane, almeno prima che il

virus T le contagiasse. Ero senza armi, avrei voluto evitare di sprecare già una

delle tre preziosissime fiale ma non mi rimaneva altra scelta. Feci per afferrarne

una quando le creature davanti a me si rimmersero in acqua e si allontanarono:

strano, gli avevo messo paura? Capii cosa stesse succedendo quando sentii il

rumore di acqua muoversi dietro di me.  Qualcuno era dietro l’angolo e stava

venendo verso di me, mi guardai velocemente intorno alla ricerca di un

nascondiglio e prima che la creatura girasse l’angolo mi misi dietro un tunnel con

una grata di ferro in mezzo. Chiunque fosse si era fermato proprio alla mia destra,

trattenni il fiato e mi affacciai leggermente per vedere chi o cosa fosse: rimasi a

bocca aperta. Era William, non avevo dubbi, allora Ada diceva sul serio, era

veramente riuscito ad uscire dal laboratorio, ma il suo aspetto era terribilmente

cambiato, anzi in quel momento stava cambiando ancora di più (William sta

passando dalla prima forma alla seconda): si accasciò a terra e cominciò a crescere

fino a lacerare del tutto i vestiti, dalla sua mano destra uscirono dei lunghi ed

affilatissimi artigli mentre dalla spalla fuoriuscì una protuberanza che solo in un

secondo momento la identificai come una seconda testa. Mi misi la mano davanti la

bocca per evitare di respirare e aspettai che se ne andasse. Non riuscivo a

muovere neanche un muscolo, ero paralizzata, non mi era mai successa una cosa

simile, non avevo mai visto un mostro talmente orribile da incutermi tutta questa

paura. Passò qualche minuto, non percepivo più la presenza di William. Stavo già

uscendo dal mio nascondiglio quando sentii un rumore, proveniente da dove prima

si trovava lui, in avvicinamento. Dall’ombra che vedevo non poteva essere che uno

zombie: perfetto, lo avrei sistemato subito. Aspettai che superasse l’incrocio dove

ero nascosta e mi desse le spalle, aveva una divisa da poliziotto, chissà come era

arrivato fin qui, mi accorsi solo in un secondo momento che stava impugnando una

pistola. Ma allora non poteva essere uno zombie! Era per caso un essere umano?

Così concentrata nei miei ragionamenti non mi accorsi di aver messo il piede in

fallo e per evitare di cadere feci rumore. Il poliziotto davanti a me reagì d’stinto e

si voltò per puntarmi contro la sua arma ma io, preparata, gli colpii il polso,

facendogli cadere la pistola e gli puntai il coltello alla gola (non era un’arma molto

utile contro le BOW ma contro gli esseri umani si). –Dovresti stare più attento,

negli scontri ravvicinati, un arma da taglio è molto meglio di una pistola: ricordatelo

la prossima volta- Lo schernii abbassando la lama e aspettando che assimilasse il

tutto: probabilmente era così teso che appena aveva sentito un rumore, era

scattato pensando fossi un mostro… in fondo non era tanto lontano dalla verità. Lo

vidi squadrarmi attentamente dalla testa ai piedi, soffermandosi un po’ di più sul

simbolo dell’Umbrella che tenevo sulla divisa e sul mio viso. Probabilmente

pensava come potessi essere un soldato alla mia età. –Scusami , pensavo fossi una

di quelle creature… piacere, Leon Kennedy- Gli porsi la mano e risposi

cortesemente al saluto –Carol Smith- Chissà cosa faceva qua giù. Glielo domandai

e lui mi rispose che era caduto da un cavalcavia mentre stava combattendo insieme

ad una sua amica contro un enorme mostro. Probabilmente si stava riferendo a

William. Un amica? Quindi era lui il poliziotto che stava accompagnando Sherry?! E

adesso lei dov’era?! –Conosci per caso una bambina di nome Sherry?!- Gli chiesi

agitata, lui mi guardò per un attimo sorpreso –Si, l’abbiamo incontrata nel distretto

ma poi l’abbiamo persa dentro nei sotterranei. Accidenti! Questo non ci voleva! Se

William la trovava era la fine! –Devo ritrovarla!- Feci per voltarmi senza

aggiungere altro quando una presa forte mi fece fermare –Attenta!- Leon mi

strattonò via prima che un enorme creatura mi andasse contro. Con un solo pugno

era riuscita a sfondare il muro, muro dove poco prima io ero appoggiata. Era una

creatura dalle sembianze umanoidi ma non poteva essere assolutamente un uomo,

era alto almeno due metri e mezzo, indossava un grosso e pesante giubbotto

(probabilmente anti-proiettili) e il colore della sua pelle, che si poteva scorgere

solo dalla testa, era bianco. Probabilmente era il nuovo modello di Tyrant che la

sezione Europea dell’Umbrella aveva appena creato: il Tyrant modello T-103. –Oh

No! Ancora lui!- Esclamò Leon al mio fianco: quindi era lui che stava seguendo.

Con un rapido movimento estrassi dalla tasca una delle fiale di T virus e me la

iniettai al collo. –Cos’hai fatto?- Mi domandò confuso –Vattene! A questo

energumeno ci penso io!- Ringhiai stringendo i pugni. –Non dire sciocchezze! Non

puoi neanche immaginare quanto può essere pericoloso!- -Sei tu che non immagini

quanto io possa essere… BOOOMM!- Non ebbi il tempo di completare la frase che

il mostro mi aveva assestato un diretto dritto sulla faccia: Ok, dovevo ammetterlo,

mi aveva fatto male. Mi pulii il labbro sanguinante, sotto lo sguardo sconvolto di

Leon, probabilmente non si spiegava come avessi fatto ad incassare un colpo del

genere così facilmente. –Vai via da qui!- Gli gridai mettendomi fra di lui e il

Tyrant: non potevo permettere che Sherry girasse da sola in questo posto,

qualcuno doveva badare a lei. vidi con la coda dell’occhio Leon fuggire, seppur

ancora titubante. Il mostro mi riandò nuovamente addosso ma questa volta ero

preparata, evitai all’ultimo momento il suo colpo per poi bloccargli il braccio con

entrambe le mani, poi approfittando della sua distrazione gli assestai un potente

calcio all’altezza del petto che lo fece cadere a terra. Mi tenni il piede leggermente

dolorante, era resistente l’amico. Cercai di allontanarmi ma lui mi afferrò il piede e

dopo essersi rialzato mi scaraventò contro il muro, sfondandolo. Il T-103 mi caricò

contro per l’ennesima volta ma io fui più veloce e gli lancia un grosso pezzo di

muro contro la faccia. Lo vidi barcollare a causa del colpo subito. Ma certo! Quel

giubbotto gli proteggeva il corpo, quindi l’unico punto scoperto era la testa! Era li

che dovevo colpire! Con un balzo gli diedi una ginocchiato e poi lo riempii di pugni

finchè non lo vidi crollare a terra. Era morto? Improbabile ma adesso dovevo

sbrigarmi, Sherry era da sola in un luogo pieno di mostri! Cominciai a correre nella

direzione dove era già passato Leon quando sentii il rumore di uno sparo: e adesso

cosa stava succedendo? 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Resident Evil / Vai alla pagina dell'autore: clif